Vai al contenuto

Diocesi di Cremona

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Diocesi di Cremona
Dioecesis Cremonensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Milano
Regione ecclesiasticaLombardia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoAntonio Napolioni
Vicario generaleMassimo Calvi
Vescovi emeritiDante Lafranconi
Presbiteri278, di cui 258 secolari e 20 regolari
1 123 battezzati per presbitero
Religiosi29 uomini, 270 donne
Diaconi15 permanenti
 
Abitanti360 956
Battezzati312 400 (86,5% del totale)
StatoItalia
Superficie1 917 km²
Parrocchie222 (5 vicariati)
 
ErezioneIV secolo
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
Santi patroniSant'Omobono
Santa Maria del Fonte
IndirizzoPiazza S. Antonio M. Zaccaria 5, 26100 Cremona, Italia
Sito webwww.diocesidicremona.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Il palazzo vescovile

La diocesi di Cremona (in latino Dioecesis Cremonensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Milano appartenente alla regione ecclesiastica Lombardia. Nel 2021 contava 312 400 battezzati su 360 956 abitanti. È retta dal vescovo Antonio Napolioni.

Santi patroni

[modifica | modifica wikitesto]

I patroni della diocesi sono sant'Omobono e Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, proclamata nel 1962 dal vescovo Danio Bolognini con l'approvazione della Sede Apostolica[1]. Patroni secondari sono sant'Imerio e sant'Antonio Maria Zaccaria.[2]

La diocesi comprende l'area orientale della provincia di Cremona sino a Casalmaggiore e il territorio collocato tra i fiumi Oglio e Po in provincia di Mantova, ossia la zona di Viadana, eccetto la frazione di Cizzolo (Viadana) che appartiene alla diocesi di Mantova. Anche a nord ovest supera gli attuali confini provinciali, in quanto comprende parte del territorio della bassa Bergamasca a sud del fosso bergamasco, tra cui il centro principale è Caravaggio con il suo santuario nonché la cittadina milanese di Cassano d'Adda: ciò è dovuto all'assetto amministrativo pre-napoleonico, mantenutosi nel tempo a livello religioso, che contemplava una provincia di Bergamo limitata a sud proprio dal fosso, ed una Gera d'Adda di medievale appartenenza cremonese sotto il generale dominio del Ducato di Milano.[3] Non fa parte della diocesi cremonese l'area cremasca, sottoposta alla giurisdizione della diocesi di Crema.

Sede vescovile è la città di Cremona, dove si trova la cattedrale di Santa Maria Assunta. A Caravaggio sorge la basilica minore e santuario di Santa Maria del Fonte.

Parrocchie e zone pastorali

[modifica | modifica wikitesto]
Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Cremona.

Il territorio si estende su 1.917 km² ed è suddiviso in 222 parrocchie, raggruppate in 5 zone pastorali[3].

Posizionata in un contesto strategico sulle vie di comunicazione dell'Italia del nord, Cremona dovette accogliere ben presto i missionari cristiani, anche se ormai è storicamente accertato che la fondazione della comunità cristiana ad opera di san Barnaba nel I secolo è frutto solo di leggende medievali. La prima testimonianza della diffusione del cristianesimo a Cremona è legata alla figura di sant'Eusebio, discepolo di san Girolamo, tra il IV e il V secolo.[4]

Risale a questo stesso periodo l'erezione della diocesi. Il primo vescovo storicamente documentato è Giovanni, che prese parte al concilio provinciale milanese del 451, indizio che originariamente Cremona era suffraganea dell'arcidiocesi di Milano. Scarse sono le notizie intorno alla diocesi nei secoli successivi, nei quali sono noti solo altri due vescovi, Eustachio (501) e Desiderio (680). Unicamente a partire da Stefano sul finire dell'VIII secolo la serie episcopale cremonese si conserva pressoché ininterrotta fino ai nostri giorni.[5]

La rinascita della diocesi coincide con la fine della dominazione longobarda e l'inizio del periodo carolingio. A partire dall'VIII secolo e ancora per tutto il IX e il X secolo i vescovi cremonesi ottennero vari privilegi ed esenzioni da parte dell'imperatore. Al vescovo Pancoardo (metà del IX secolo) l'imperatore Lotario I confermò tutti i privilegi e i possedimenti della chiesa cremonese, che si estesero anche a sud della linea del Po.[6]

Liutprando, nella seconda metà del X secolo fu probabilmente il vescovo più famoso dell'epoca medievale. Fu un celebre diplomatico e cronista e si impegnò in una difficile missione a Costantinopoli. A lui si deve l'aver importato a Cremona il culto di sant'Imerio, vescovo di Amelia, che fu a lungo il patrono della città, prima che si affermasse il culto di sant'Omobono.[5]

Il vescovo Sicardo, all'inizio del XIII secolo prese parte alle crociate. Fu anche un fervoroso promotore del culto di sant'Omobono, che morto a Cremona il 15 novembre 1197, ebbe dalla Santa Sede l'approvazione del culto già il 12 gennaio 1198 con la bolla Quia pietas di papa Innocenzo III.[7] Anche Sicardo lasciò ai posteri una cronaca.[8][9]

Lo stesso vescovo Sicardo ottenne 1212 che le parrocchie di Crema (sia della cittadina sia del contado) venissero restituite alla diocesi dopo che papa Alessandro III le aveva affidate alla diocesi di Piacenza, ma per le pressioni del comune cremasco si giunse nel 1284 alla divisione delle stesse tra le due diocesi di Cremona e di Piacenza, con la città di Crema divisa tra le sue stesse mura tra le due giurisdizioni episcopali, situazione che rimarrà tale fino al tardo Cinquecento.[10]

Il primo sinodo diocesano documentato da fonti coeve fu celebrato nel 1298 durante l'episcopato di Rainerio.[5] Il territorio della diocesi si presenta alla fine del XIV secolo suddiviso in 30 pievi, con la presenza di almeno 60 monasteri, tra maschili e femminili, di cui ben 40 nella sola città episcopale.[8]

Nella seconda metà del XV secolo e all'inizio del secolo successivo Cremona fu travagliata da guerre. Nel periodo di dominazione veneziana le fu dato come vescovo Gerolamo Trevisan, che dovette abbandonare la città quando fu riconquistata dai francesi in seguito alla vittoria di Agnadello.[11]

Il XVI secolo fu un secolo di forti contrasti. Cremona diede i natali, nel 1502, a sant'Antonio Maria Zaccaria, fondatore dell'ordine dei Chierici regolari di San Paolo, chiamati barnabiti, tra i protagonisti della riforma cattolica cinquecentesca. Contestualmente fu anche centro di un movimento favorevole alla riforma luterana; per controbattere questa presenza fu proprio a Cremona che venne data alle stampe una delle prime opere apologetiche antiluterane, la Revocatio Martini Lutherii del domenicano Isidoro Isolani, pubblicata nel 1519 con una seconda edizione già l'anno successivo. Tra i principali fautori dell'applicazione dei decreti tridentini vi fu il vescovo Niccolò Sfondrati che indisse sinodi diocesani, compì la visita pastorale e fondò il seminario nel 1566; questa sua attività gli valse l'elezione al soglio pontificio il 5 dicembre 1590.[12]

Tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo la diocesi dovette rinunciare ad una vasta porzione di territorio: l'11 aprile 1580 perse 21 parrocchie in seguito alla creazione della diocesi di Crema;[13] il 12 febbraio 1601 le 25 parrocchie dell'Oltrepò (nella zona tra Monticelli d'Ongina, Zibello, e Busseto) entrarono nella nuova diocesi di Borgo San Donnino (oggi diocesi di Fidenza).[14]

Durante l'occupazione francese il vescovo Omobono Offredi ottenne da Napoleone Bonaparte il calice d'oro usato da san Carlo Borromeo e in seguito dal viceré d'Italia la restituzione di quattro chiese che si volevano abbattere.[15]

Il 16 febbraio 1820, in forza della bolla Paternae charitatis di papa Pio VII, Cremona acquisì le parrocchie delle diocesi di Parma e di Borgo San Donnino che si trovavano a nord del Po.[16]

Tra Ottocento e Novecento si distinse in particolare la figura del vescovo Geremia Bonomelli, che diede impulso al rinnovamento spirituale e pastorale della diocesi e che nella questione romana «rappresentò per anni il riferimento dell'ala liberale moderata, con i suoi numerosi scritti e, in particolare, con le intense e lungimiranti lettere pastorali».[17] Giovanni Cazzani fu il vescovo che resse la diocesi durante entrambe le guerre mondiali: nel suo lungo episcopato celebrò tre sinodi diocesani.[17] Altra figura di rilievo nel panorama della Chiesa italiana del Novecento il sacerdote e parroco di Bozzolo, don Primo Mazzolari, «considerato uno dei precursori o anticipatori dello spirito del concilio Vaticano II».[17]

Nel 1975 fu disposta una riorganizzazione territoriale della diocesi, con l'abolizione dei vicariati e la costituzione delle unità pastorali.[18]

Nel 2006 ha ceduto la parrocchia di Sant'Antonio abate di Salvirola alla diocesi di Crema.[19]

Nella cattedrale è presente il perinsigne Capitolo, denominato ufficialmente "Capitolo dei canonici della Beata Vergine Assunta nella chiesa cattedrale di Cremona", il più antico e illustre collegio della città. La sua esistenza è attestata dallo storico Giuseppe Bresciani già nell'VIII secolo.[20]

Tanti i poteri, le proprietà e i privilegi appartenuti nella storia al Capitolo, i cui membri, solitamente cadetti del patriziato, nel IX secolo sono chiamati "fratelli canonici" o "cardinali della Santa Chiesa cremonese". Oggi l'unico privilegio è l'uso della croce patriarcale (concessa nel 1414 dall'antipapa Giovanni XXIII per l'ospitalità ricevuta).[20]

Quanto all'abito, dopo il concilio Vaticano II il capitolo ha rinunciato all'uso dell'ermellino, della cappa magna (concessa nel 1591 da papa Gregorio XIV, che era stato per trent'anni vescovo di Cremona e regalò al capitolo anche la reliquia della Sacra Spina), della veste filettata di rosso con fascia violacea e fiocchi, della veste paonazza e del fiocco rosso sul tricorno, nonché della mantelletta paonazza, oltre a quelli confermati da papa Pio XI nel 1923 (i privilegi dei Protonotari apostolici ad instar participantium, con il privilegio dei pontificali, della mitria e della croce pettorale, con l'anello gemmato).[20]

I canonici, che oggi hanno conservato il titolo di monsignore e con la facoltà di indossare la mozzetta violacea, hanno sempre esercitato un rilevante ruolo nel governo della diocesi, con la facoltà di elezione dei vescovi (fino alle bolle in contrario di papa Bonifacio VIII). Oggi hanno perso tutta questa rilevanza, compresa la nomina dell'amministratore diocesano in sede vacante e l'esame delle pratiche amministrative di maggior importanza, attualmente demandato al Collegio dei Consultori. Dal 1990 il Capitolo non si occupa più nemmeno dell'amministrazione della cattedrale: un solo canonico fa parte, per diritto, del Consiglio della Cattedrale, nominato dal vescovo.[20]

Rito offrediano

[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso dei secoli la diocesi di Cremona ha sviluppato un rito liturgico proprio detto offrediano, dal nome del vescovo Offredo degli Offredi, che lo restaurò nel XII secolo. Nel 1297 il vescovo Ranieri impose a tutte le parrocchie l'osservanza del rito: prescrizione che dovette cadere nell'oblio, visto che alla fine del XV secolo era osservato solo nella Cattedrale e nelle chiese dell'Oltrepò. Nel 1458, grazie a un indulto di papa Callisto III la diocesi adottò il rito romano: il rito offrediano scomparve del tutto, anche se alcune usanze restano fino al XIX secolo nelle liturgie della Cattedrale e di alcune chiese della diocesi di Fidenza.[21]

Le informazioni riguardanti il rito sono scarsissime, visto che tutti i libri liturgici, a eccezione del Martirologio, sono andati distrutti in un incendio dell'Archivio capitolare.[22]

Nel corso della Messa veniva invocato frequentemente (nel Confiteor, all'Offertorio e nel Canone) san Barnaba, chiamato Padre nostro e considerato il primo evangelizzatore del territorio cremonese. Avanti l'Introito, l'Epistola e durante la Consacrazione si cantavano dei tropi. Nel canone venivano nominati i santi venerati nella Chiesa cremonese.[23]

Cronotassi dei vescovi

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1599 l'ecclesiastico Biagio Rossi (Blasius Rubeus) compilò il primo catalogo dei vescovi cremonesi, ognuno corredato da un'esatta cronologia e da note biografiche, a partire dall'inizio del IV secolo. Successivamente, a questo catalogo furono aggiunti altri nomi per completare l'elenco dei vescovi fino a san Barnaba (I secolo), ritenuto il fondatore della diocesi. Molti dubbi in seguito sono stati sollevati sulla genuinità di questo catalogo, dato che sono solo tre i vescovi storicamente documentati fino a Stefano II (fine VIII secolo).[24]

Nella presente cronotassi si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Calendario liturgico proprio della diocesi

[modifica | modifica wikitesto]

Il calendario liturgico proprio della diocesi ricorda e celebra i seguenti santi e beati:[2]

Data Celebrazione Grado
2 gennaio Beata Stefana Quinzani, vergine Memoria
3 gennaio Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa Memoria
18 gennaio San Facio Memoria facoltativa
23 gennaio Santa Paola Elisabetta Cerioli, religiosa Memoria
6 febbraio San Francesco Spinelli, sacerdote Memoria facoltativa
7 febbraio Santi Paolo Miki e compagni, martiri Memoria
7 maggio Beato Alberto di Villa d'Ogna Memoria facoltativa
10 maggio Beato Enrico Rebuschini Memoria facoltativa
26 maggio Santa Maria del Fonte presso Caravaggio, patrona della diocesi Solennità
2 giugno Dedicazione della cattedrale Festa
Solennità in cattedrale
18 giugno Sant'Imerio, patrono secondario della diocesi Memoria
4 luglio Sant'Alberto Quadrelli, vescovo Memoria facoltativa
5 luglio Sant'Antonio Maria Zaccaria, sacerdote, patrono secondario della diocesi Memoria
16 agosto San Rocco Memoria
12 ottobre Dedicazione della propria chiesa[33] Solennità
19 ottobre Sant'Eusebio, sacerdote Memoria facoltativa
7 novembre San Vincenzo Grossi, sacerdote Memoria
13 novembre Sant'Omobono, laico, patrono della città e della diocesi Solennità
10 dicembre Beato Arsenio da Trigolo, sacerdote Memoria facoltativa

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 360 956 persone contava 312 400 battezzati, corrispondenti all'86,5% del totale.[34]

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 388 040 389 510 99,6 497 443 54 780 102 1 925 234
1970 361 616 361 686 100,0 348 289 59 1 039 105 1 608 236
1980 349 439 349 609 100,0 433 382 51 807 84 1 260 236
1990 337 700 338 000 99,9 402 368 34 840 83 1 000 223
1999 314 000 319 000 98,4 396 357 39 792 8 88 780 223
2000 313 500 318 000 98,6 377 339 38 831 12 87 746 223
2001 325 000 337 249 96,4 369 337 32 880 12 90 704 223
2002 330 000 339 111 97,3 363 336 27 909 13 117 657 223
2003 330 000 338 848 97,4 365 334 31 904 13 101 629 223
2004 328 000 340 000 96,5 366 336 30 896 13 88 584 223
2006 330 000 348 393 94,7 374 333 41 882 13 88 546 224
2013 331 250 368 797 89,8 336 308 28 985 14 46 389 222
2016 317 208 366 503 86,5 323 295 28 982 14 49 301 222
2019 313 170 361 863 86,5 294 274 20 1 065 13 29 288 222
2021 312 400 360 956 86,5 278 258 20 1 123 15 29 270 222
  1. ^ Dal V centenario alla visita del Papa, dal sito ufficiale del santuario di Caravaggio.
  2. ^ a b Proprio cremonese dal sito web della diocesi.
  3. ^ a b Mappa della diocesi.
  4. ^ Le origini sul sito della diocesi.
  5. ^ a b c Diocesi di Cremona, su beweb.chiesacattolica.it, 17 novembre 2021. URL consultato il 17 novembre 2021.
  6. ^ Il testo del diploma imperiale, che contiene i nomi di tutti i possedimenti su cui il vescovo esercitava la sua giurisdizione, in Cappelletti, op. cit., pp. 132-134.
  7. ^ Testo della bolla in Cappelletti, op. cit., pp. 181-184.
  8. ^ a b L'età medievale sul sito della diocesi.
  9. ^ (EN) Cremona, in Catholic Encyclopedia, New York, Encyclopedia Press, 1913.
  10. ^ Si veda Francesco Piantelli, Folclore Cremasco, Crema, 2ª ediz. Arti Grafiche Cremasche, 1985, p. 103 e Cappelletti, op. cit., pp. 247-251 per la bolla di erezione della diocesi di Crema che mise una soluzione alla complicata situazione ecclesiastica di Crema. Si veda anche G. Zucchelli, La Cattedrale di Crema, Cremona, edizioni Il Nuovo Torrazzo, 2003, p. 64 (la costruzione del Duomo di Crema subì un'interruzione per il ritorno di Crema alla diocesi cremonese nel corso del Duecento).
  11. ^ Cappelletti, op. cit., pp. 212-213.
  12. ^ L'età della Riforma sul sito della diocesi.
  13. ^ Papa Gregorio XIII, bolla Super universas. Testo in Giuseppe Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, Venezia, 1857, vol. XII, pp. 247–251
  14. ^ Clemente VII, bolla Super universas, in Bullarum diplomatum et privilegiorum sanctorum Romanorum pontificum Taurinensis editio, Vol. X, pp. 653–658
  15. ^ Memorie di religione, di morale e di letteratura, Modena, 1829, tomo XV, pp. 275-309.
  16. ^ (LA) Bolla Paternae charitatis, Bullarii romani continuatio, vol. VII, Roma, 1853, pp. 176-178, in particolare il paragrafo 9.
  17. ^ a b c Dal sito della diocesi.
  18. ^ Parrocchia di San Bassiano vescovo, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 10 gennaio 2022.
  19. ^ Decreto della Congregazione per i vescovi del 13 maggio 2006 menzionato nel decreto del Presidente della Repubblica, che riconosce gli effetti civili di questo cambiamento, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 176 del 31 luglio 2007, p. 18.
  20. ^ a b c d Il Perinsigne Capitolo della Cattedrale, su diocesidicremona.it. URL consultato il 25 novembre 2021.
  21. ^ Antonio Dragoni, Sulla storia ecclesiastica Cremonese nei primi tre secoli del Cristianesimo. Discorsi, Cremona, 1838, pp. 245 e seguenti.
  22. ^ Interessanti frammenti di un Sacramentario episcopale dell'epoca di Offredo, o di poco posteriore, sono attualmente conservati nell'Archivio di Stato di Cremona, recentemente riordinati e studiati da Simone Manfredini, Scheda n. 37, in Cremona: una Cattedrale, una città, Cinisello Balsamo, Silvana Editore, 2007, pp. 133-137.
  23. ^ Nel communicantes venivano invocati i santi venerati nella Chiesa cremonese, che fossero essi vescovi o no; molti di questi furono creduti vescovi della città ed inseriti da Biagio Rossi nel catalogo episcopale cremonese da lui redatto alla fine del XVI secolo.
  24. ^ La presente cronotassi riporta il catalogo a partire dal IV secolo con esclusione dei dati cronologici che, a detta di Lanzoni, sono frutto di pure congetture con evidenti errori di cronologia e «inquinati da favole» (op. cit., p. 947); per l'elenco dei presunti vescovi precedenti cfr. Lanzoni, op. cit., p. 946; e Sanclemente, op. cit., pp. 1-2.
    Il sito web della diocesi riporta solo i nomi dei vescovi documentati storicamente, con esclusione di tutti gli altri.
  25. ^ A riprova della criticità del catalogo episcopale cremonese, secondo Lanzoni, è la presenza di questo vescovo, di nome germanico, improponibile nell'Italia del IV secolo.
  26. ^ a b c d e f g h i Fedele Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. La Lombardia. Parte II. Vol. II: Cremona-Lodi-Mantova-Pavia, Bergamo, 1932, pp. 1-145.
  27. ^ Paolo Chiesa, LIUTPRANDO di Cremona, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 65, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005.
  28. ^ Scomunicato e deposto per simonia da papa Gregorio VII il 13 marzo 1078 rimase sulla sua sede con il sostegno dell'imperatore.
  29. ^ Dopo Arnolfo, Gams aggiunge il vescovo Usberto (o Oberto, 1087-1095), confuso con il vescovo omonimo del XII secolo. Fedele Savio, Gli antichi vescovi d'Italia dalle origini al 1300. La Lombardia. Parte II. Vol. II: Cremona-Lodi-Mantova-Pavia, Bergamo, 1932, p. 69.
  30. ^ Elezione cassata da papa Innocenzo IV.
  31. ^ Il 22 settembre 1749 fu nominato arcivescovo titolare di Lepanto.
  32. ^ Il 21 febbraio 1839 fu nominato arcivescovo titolare di Cesarea di Palestina.
  33. ^ Per le chiese di cui si ignora il giorno della dedicazione.
  34. ^ Tabella dei dati statistici riportata da (EN) David Cheney, Diocesi di Cremona, su Catholic-Hierarchy.org. Modifica su Wikidata.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN312843615 · LCCN (ENn93095844 · J9U (ENHE987007346501805171