Dear Prudence

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Dear Prudence
ArtistaThe Beatles
Autore/iJohn Lennon
GenereRock
Rock psichedelico
Edito daEMI
Esecuzioni notevoliSiouxsie and the Banshees
Pubblicazione originale
IncisioneThe Beatles
Data1968
EtichettaApple Records
Durata3:56

Dear Prudence è una canzone scritta da John Lennon (e accreditata a Lennon-McCartney) del 1968, originariamente pubblicata come seconda traccia dell'album The Beatles, anche noto come White Album.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Origine e storia[modifica | modifica wikitesto]

La canzone parla di una benevola esortazione di John Lennon a Prudence Farrow, sorella minore dell'attrice Mia, ad uscire dalla sua stanza e condividere con loro i risultati delle lunghe sessioni di meditazione trascendentale all'interno della sua camera a Rishikesh. La ragazza, infatti, aveva persino smesso di mangiare tanto era assorta nella sua ricerca spirituale interiore. Dopo tre settimane in cui rimase chiusa nella sua stanza, George Harrison, seguito da John e Paul McCartney, cercò di portarla fuori dal suo stato di isolamento meditativo che, come affermato dalla stessa Prudence, la stava aiutando ad eliminare le grandi quantità di stress accumulato nel tempo [1]. John e Paul presero le loro chitarre e le dedicarono questo brano recentemente composto da Lennon[2]. La dedicataria del brano, riguardo l'ispirazione del brano, ha dichiarato in un'intervista che "ciò che ispirò la canzone fu che John vide la mia assoluta dedizione verso quel che stavo facendo, la mia intensità per acquisire qualunque cosa fosse necessaria al fine di sentirmi completa di nuovo" e che il celebre verso "Won't you come out to play?" ("Non vieni fuori a giocare?") si riferisce ad una domanda posta tra di loro: "Cosa significa essere più illuminati interiormente? In fondo significa essere in grado di giocare"[1].

Struttura musicale[modifica | modifica wikitesto]

L'arpeggio in re maggiore che accompagna la strumentazione durante tutto l'arco del brano fu insegnato a John Lennon da Donovan, anche lui ospite del Maharishi Mahesh Yogi. Un'altra particolarità di questo brano è che la batteria è suonata da Paul McCartney per sopperire al momentaneo abbandono volontario del gruppo da parte di Ringo Starr. Alle registrazioni del 29 agosto, realizzate ai Trident Studios, erano presenti, oltre ai tre Beatles, anche Mal Evans e Jackie Lomax che intervennero cantando in coro e battendo le mani, contribuendo così alle sovraincisioni del nastro base[3].

Notizie e curiosità[modifica | modifica wikitesto]

Grazie al richiamo mediatico della presenza dei Beatles, molti giornalisti, attori, musicisti e vip vari si trasferirono in India nell'ashram del Maharishi per apprendere le sue tecniche di meditazione per "raggiungere" Dio. Infatti, oltre ai Beatles e alle loro partner, l'ashram accolse anche il cantante folk Donovan, Mike Love dei Beach Boys, Mia Farrow e sua sorella Prudence.

Con cori e battimani partecipò casualmente all'incisione del brano anche John McCartney, un cugino di Paul, che il 29 agosto 1968 era passato a salutarlo ai Trident Studios di Wardour Street.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Dear Prudence
singolo discografico
ArtistaSiouxsie and the Banshees
Pubblicazione23 settembre 1983
Durata3:48
GenerePost-punk
Rock gotico
Neopsichedelia
EtichettaPolydor, Geffen (USA)
ProduttoreSiouxsie and the Banshees, Mike Hedges
Registrazione1983
Formati7", 12" e CD
Siouxsie and the Banshees - cronologia
Singolo precedente
(1982)
Singolo successivo
(1984)

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Prudence Farrow on Meditation and Inspiring the Beatles' Song "Dear Prudence". URL consultato il 28 agosto 2019.
  2. ^ Secondo altre versioni, furono John e George a intervenire per scuotere Prudence Farrow. Cfr. Ian MacDonald, The Beatles. L'opera completa (Revolution in the Head, Fourth Estate, London 1994), Mondadori, Milano 1994, pag. 299, e Barry Miles che nel suo Paul McCartney – Many Years From Now, Rizzoli, Milano 1997, a pag. 331 riporta la dichiarazione di Lennon nell'intervista a Playboy.
  3. ^ Mark Lewisohn, Beatles - Otto anni ad Abbey Road, Arcana Editrice, Milano 1990, pag. 329.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Rock: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Rock