Corpo volontari della libertà
Il Corpo volontari della libertà (CVL) è stato la struttura militare di coordinamento generale della Resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale ufficialmente riconosciuta sia dagli Alleati che dai governi del Comitato di Liberazione Nazionale[1].
Storia
[modifica | modifica wikitesto]A partire dal settembre 1943 formazioni irregolari di partigiani iniziarono ad operare per la cacciata degli occupanti nazisti e dei fascisti che, loro collaborazionisti, avevano creato nel nord del Paese la repubblica di Salò.
Il 9 gennaio 1944 il Comitato di Liberazione Nazionale deliberò la creazione di un comando generale che coordinasse l'azione dei gruppi di combattenti per la liberazione[2]; il provvedimento diventò operativo il 9 giugno 1944[3], anche se la delibera definitiva è datata 19 giugno[4].
Estate-autunno 1944
[modifica | modifica wikitesto]Il comando generale fu costituito dal Comitato Liberazione Nazionale con il supporto delle forze alleate e del governo di unità nazionale e operò inviando norme generali, formando comandi regionali e sezioni interne (operazioni, sabotaggio, mobilitazione e servizi) e garantendo, per quanto possibile, un indirizzo unitario alla lotta partigiana[3].
Il comando generale stabilì la sua sede a Milano; i primi comandanti furono Luigi Longo in rappresentanza delle brigate Garibaldi (PCI), Ferruccio Parri per le Brigate Giustizia e Libertà (Partito d'Azione), Enrico Mattei per le Brigate del popolo, Giovanni Battista Stucchi per le brigate Matteotti e Mario Argenton per le formazioni autonome[3].
Le attività del CVL si strutturarono, oltre che sulle operazioni militari, intorno agli aviorifornimenti di armi e materiale da parte degli alleati, le attività di raccolta e trasmissione informazioni, i servizi di assistenza e sanitari per i partigiani e le loro famiglie, e l'ufficio stampa e propaganda[5][4].
Nell'agosto 1944 il generale Cadorna, dopo essere stato paracadutato in nord Italia e aver raggiunto Milano, assunse il ruolo di consulente militare del comando su mandato del governo Bonomi e del comando alleato. Il suo arrivo modificò gli equilibri interni al CVL, che fino a quel momento erano stati retti principalmente da Longo e Parri (PCI e PdA), e creò una direzione a tre[5][4].
Inverno 1944-45
[modifica | modifica wikitesto]L'estate del 1944 segnò l'apice dell'offensiva partigiana, condotta nell'ottica di un'imminente disfatta totale delle Potenze dell'Asse e della preparazione all'insurrezione generale[5]. In questa prospettiva, il proclama Alexander del 13 novembre 1944, che richiedeva di cessare ogni operazione organizzata e di attestarsi su posizioni difensive in vista dell'inverno, fu un colpo duro e inatteso[5]. Il 2 dicembre 1944 il CVL diramò una direttiva[6] per l'applicazione "dinamica" del messaggio di Alexander: venne accolta l'indicazione degli alleati di spostare in pianura alcuni gruppi e attività, mentre fu sostanzialmente disatteso l'ordine di sospendere le attività di guerriglia[3].
Il 7 dicembre 1944 fu firmato a Roma un accordo noto come Protocolli di Roma[7] fra una delegazione del CVL in rappresentanza del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia e gli alleati sulla struttura e il funzionamento del comando, che vedeva Cadorna come comandante e Parri e Longo come vice-comandanti per le operazioni, con il controllo di fatto della maggior parte delle formazioni combattenti[4]. La repressione nazifascista si intensificò durante l'inverno e Parri fu arrestato dalle SS a Milano, di ritorno dalla missione a Roma; dopo un tentativo fallito di liberazione da parte dei partigiani, fu rilasciato in seguito a una trattativa dello statunitense Allen Welsh Dulles con il comandante SS Karl Wolff[5].
Nel febbraio 1945 Cadorna diede le dimissioni dal comando generale, in protesta per la mancata definizione della sua autorità di comandante; le dimissioni però non furono accettate e il 28 febbraio Cadorna le ritirò, partendo poi per una missione in Svizzera, a Lione e nell'Italia liberata con Parri[3], per esaminare insieme agli alleati il piano per l'insurrezione nazionale in vista dello sfondamento sulla linea Gotica[5].
Primavera 1945
[modifica | modifica wikitesto]Nel marzo-aprile del 1945 le formazioni partigiane furono unificate[8] in regolari unità militari sotto il comando del CVL[9]. Il 16 aprile fu diramato l'ordine di passare all'attuazione dei piani prestabiliti[10] e il 23 di "intensificare l'azione per la battaglia decisiva"[11].
Terminata la guerra, come stabilito negli accordi con gli alleati a seguito della resa delle forze nazifasciste sul territorio italiano, entro il 15 giugno 1945 le formazioni partigiane del CVL procedettero alla riconsegna delle armi, sciogliendosi in quanto organizzazione armata e devolvendo ogni potere alle autorità alleate ed al governo italiano[12].
Dopo la guerra
[modifica | modifica wikitesto]Con legge 21 marzo 1958, n. 285, il CVL ottenne il riconoscimento giuridico a tutti gli effetti di legge come Corpo militare regolarmente inquadrato nelle forze armate italiane[13].
Comando
[modifica | modifica wikitesto]Inizialmente il comitato militare del CLN era formato da Manlio Brosio (PLI), Giorgio Amendola (PCI), Riccardo Bauer (PdA), Giuseppe Spataro (DC), Sandro Pertini (PSIUP) e Mario Cevolotto (DL).
Nel giugno 1944 con la costituzione del CVL fanno parte del vertice il comunista Luigi Longo, l’azionista Ferruccio Parri, il democratico-cristiano Enrico Mattei, il socialista Giovanni Battista Stucchi e, per le formazioni autonome, Mario Argenton. Consulente militare è il generale Giuseppe Bellocchio.
Il 3 novembre 1944 il Comando del CVL è assegnato al generale Raffaele Cadorna, affiancato, in qualità di vice-comandanti, dal comunista Luigi Longo e dall’azionista Ferruccio Parri[14]. Capo dello stato maggiore fu il tenente colonnello Vittorio Palombo e dopo il suo arresto nel febbraio 1945, il maggiore Mario Argenton.
Nel 1947 i componenti del Comando generale del CVL: Raffaele Cadorna (Presidente), Ferruccio Parri (Partito d’Azione), Luigi Longo (Partito Comunista), Enrico Mattei (Democrazia Cristiana), Gian Battista Stucchi (Partito Socialista), e Mario Argenton (Partito Liberale, Autonomi) divennero il primo comitato direttivo della "Fondazione CVL". Inoltre furono chiamati a farne parte, in rappresentanza delle formazioni partigiane storiche, Francesco Scotti per le Brigate Garibaldi, Eugenio Cefis per le Brigate del Popolo, Enrico Martini per le formazioni Militari e Autonome, Enrico Gandolfi per Giustizia e Libertà, Guido Mosna per le Brigate Matteotti. [15]
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]— Guerra di Liberazione, 1943 - 1944 - 1945.[16]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Si tratta degli esecutivi Badoglio II, Bonomi II, Bonomi III, Parri e De Gasperi I.
- ^ Giorgio Rochat, Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 538-539.
- ^ a b c d e Arrigo Boldrini, Enciclopedia della resistenza, Milano, Teti editore, 1980, pp. 145-149.
- ^ a b c d Giorgio Rochat, Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 1-35.
- ^ a b c d e f Enzo Collotti, Renato Sandri, Frediano Sassi (a cura di), Corpo volontari della libertà, comando generale per l'Alta Italia occupata, in Dizionario della Resistenza, II - Luoghi, formazioni, protagonisti, Torino, Einaudi, 2001, pp. 191-194, ISBN 8806158554.
- ^ Giorgio Rochat, 147 - Protocollo n.165 Oggetto: Istruzioni del generale Alexander per la campagna invernale, in Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, p. 265-272.
- ^ Pietro Secchia e Filippo Frassati, La Resistenza e gli Alleati, Milano, Feltrinelli, 1962, pp. 192–195.
- ^ Giorgio Rochat, 272 - Protocollo n.242 Oggetto: Unificazione, in Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, p. 459-465.
- ^ Giorgio Rochat, 293 - Protocollo n.262 Oggetto: Regolamento interno del CVL, in Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 486-494.
- ^ Giorgio Rochat, 292 - Protocollo n.260 Oggetto: Impiego delle formazioni partigiane, in Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 485-496.
- ^ Giorgio Rochat, 299 - Protocollo n.269 Oggetto: Intensificare azione per la camapgna decisiva, in Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 498-500.
- ^ Giorgio Rochat, II-P proclama del comando generale a tutti i partigiani all'atto del suo scioglimento, in Atti del comando generale del C.V.L., Milano, Franco Angeli, 1972, pp. 633-634.
- ^ Legge del 21 marzo 1958, n. 285 (Riconoscimento giuridico del Corpo volontari della libertà)
- ^ isrlaspezia.it
- ^ CVL, dal 1947 la Fondazione per valorizzare il contributo italiano alla Liberazione, su fondazionecvl.it.
- ^ Dettaglio decorato, su quirinale.it. URL consultato il 19 dicembre 2017.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]- Brigata partigiana
- Guerra di liberazione italiana
- Resistenza italiana
- Esercito Cobelligerante Italiano
- Corpo Italiano di Liberazione
- Associazione Nazionale Partigiani d'Italia
- Istituto nazionale Ferruccio Parri
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Andrea Liparoto, Quando i partigiani divennero il Corpo Volontari della Libertà, in Patria Indipendente, 26/10/2008 (PDF), su anpi.it. URL consultato il 26 gennaio 2012 (archiviato dall'url originale il 10 ottobre 2014).
- Corpo volontari per la libertà, su storicamente.org. URL consultato il 3 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 18 dicembre 2010).
- Fondo archivistico Corpo volontari della libertà Cvl (1943-1950), su bdl.servizirl.it.