4ª Divisione alpina "Monterosa"

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4ª Divisione alpina "Monterosa"
Descrizione generale
Attiva1º gennaio 1944 - 28 aprile 1945
NazioneBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
ServizioEsercito Nazionale Repubblicano
TipoFanteria
RuoloTruppe da montagna
Dimensioneoltre 20.000 uomini
MottoLa Divisione "Monterosa" è e rimarrà una divisione di ferro
Battaglie/guerreSeconda Guerra Mondiale
Campagna d'Italia
Parte di
ott. 1944: Korps Lombardia
nov. 1944: LI. Gebirgskorps
apr. 1945: Armee Ligurien
Reparti dipendenti
1º Rgt. alpini
2º Rgt. alpini
1º Rgt. artiglieria alpina
1ª Cp. cacciatori di carri
I Gp. esplorante
I Btg. genio pionieri
I Btg. genio collegamenti
CI Btg. complementi alpini "Ivrea"
I Btg. trasporti e rifornimenti
Simboli
Fregio, mostrina e nappina generale comandante
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La 4ª Divisione alpina "Monterosa" è stata un'unità di alpini dell'esercito della Repubblica Sociale Italiana, attiva tra il gennaio 1944 e la fine della seconda guerra mondiale.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La divisione nacque il 1º gennaio 1944 a Pavia, ma fu mobilitata solamente il 15 febbraio dello stesso anno. Formata da circa 20.000 uomini, di cui il 20% provenienti dal Regio Esercito, fu costituita dai dirigenti della Repubblica Sociale per combattere in ambiente montano a fianco dell'esercito tedesco.

Per l'addestramento la divisione fu inviata in Germania per 6 mesi, dove gli uomini furono addestrati da istruttori tedeschi e armati con materiale proveniente dai magazzini della Wehrmacht. Nell'organico della divisione si contavano anche 30 ausiliarie alpine, le prime nella storia del corpo. Il 16 luglio dello stesso anno Benito Mussolini consegnò la bandiera ai reggimenti, a Münsingen.

In luglio, all'arrivo in Italia, fu posta sotto il comando del Corpo d'armata «Lombardia», nell'area ligure, per contrastare un eventuale sbarco delle forze alleate. Successivamente fu spostata nella Garfagnana, tra il fiume Serchio e le Alpi Apuane, bloccando i reparti brasiliani e le forze della 5ª Armata statunitense, riuscendo tra il 25 e il 30 dicembre 1944, con l'operazione Wintergewitter, a respingere le forze alleate, obbligandole a ripiegare; nell'occasione furono anche catturati 250 prigionieri e ingenti quantità di viveri e materiale bellico: si tratta dell'unica azione durante la guerra nel corso della quale le forze congiunte della RSI e tedesche riuscirono a far arretrare gli Alleati.

Nel gennaio 1945 circa, la metà della divisione fu spostata sulle Alpi occidentali, per contrastare l'avanzata statunitense e francese, e in quella occasione le fu aggregato il Battaglione «Cadore», ricevuto dal Raggruppamento «Cacciatori degli Appennini».

In Garfagnana, a Cogna, il reparto fu anche protagonista di una delle tante sanguinose rappresaglie che caratterizzarono il passaggio del fronte nel Nord ovest della Toscana. Dopo un attentato in cui aveva perso la vita un giovane alpino, Giuseppe Grigoli, il 1º febbraio 1945 furono fucilati da un reparto della Divisione «Monterosa» Adriano Tardelli, detto «il Baionetta» e cinque civili già arrestati in precedenza, accusati di essere partigiani.[1]

La Divisione riuscì a impedire ai francesi e agli americani di procedere speditamente in Piemonte.

Nell'autunno del 1944, due compagnie del Battaglione Compl. «Vestone» della Monterosa al comando del maggiore Paroldo disertarono a seguito di accordi con unità partigiane; la maggior parte dei disertori fece rientro presso le proprie famiglie, altri entrarono nelle file della resistenza ligure,[2] partecipando nella primavera successiva alla battaglia per la liberazione della città di Genova.

Alla fine della guerra la divisione contò 1.100 caduti, 142 decorazioni assegnate dalla RSI e dal comando tedesco, tra le quali tre medaglie d'oro al valor militare all'alpino Renato Assante, al sottotenente Eraldo Boschi e al sottotenente medico Mario Da Re.[3][4][5] Fu sciolta il 28 aprile 1945 dal maresciallo Rodolfo Graziani, con l'emanazione dell'ordine di cessazione delle ostilità.

Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Nel dopo guerra i reduci, a cominciare dal 1946, diedero vita a diversi raduni, fondando nel novembre 1951 l'Associazione «Divisione Monterosa»; tra gli scopi dell'associazione anche il sostegno economico agli invalidi di guerra, in quanto lo Stato italiano non riconosceva i combattenti della Repubblica Sociale Italiana. A Palleroso (comune di Castelnuovo di Garfagnana) è stato eretto un Sacrario ai caduti della divisione. L'archivio storico della Divisione è stato affidato allo stato maggiore dell'esercito italiano.

La Divisione alpina «Monterosa» non fu riconosciuta ufficialmente nei raduni degli alpini in congedo; pertanto coloro che avevano combattuto unicamente in questa formazione, secondo l'ANA, non potevano fregiarsi del titolo di alpini, ma il 27 maggio 2001 l'ANA decise di annullare questa discriminazione di carattere soprattutto politico, approvando una delibera che andava in questo senso: «L'Assemblea dei Delegati, preso atto e confermata la validità di tutto quanto precedentemente deliberato in merito alla Divisione Monterosa e altri simili della Repubblica Sociale Italiana, dichiara e riconosce che tutti i giovani che hanno prestato servizio militare in un reparto Alpino, in qualsiasi momento della storia d'Italia, e quindi anche dal 1943 al 1945, poiché hanno adempiuto il comune dovere verso la patria, siano considerati Alpini d'Italia».[6][7]

Comandanti[modifica | modifica wikitesto]

Mostreggiature della divisione[modifica | modifica wikitesto]

Comando Divisione. Dispaccio 2251 del 22 aprile 1944 e dispaccio 2254 del 23 aprile 1944.

Descrizione Immagine note
generale Comandante
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
Quartier generale
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
I Gruppo Esplorante Divisionale
Fregio e mostrina
Fregio e mostrina

L'unità era composta da Bersaglieri che non indossavano il cappello alpino ma il fez.

Battaglioni Fucilieri autonomi
Fregio, mostrina e nappine
Fregio, mostrina e nappine

In tempi successivi alla sua costituzione, furono aggregati alla Divisione due battaglioni operativi autonomi (i btg "Vestone" e "Ivrea") che indossavano fregi e fiamme uguali a quelli degli altri btg fucilieri.

Compagnia Anticarro Pesante Divisionale
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
Sezione Polizia da campo
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
Testimonianze dirette riferiscono l'uso del fregio seguente
Fregio
Fregio

La circolare 2251 del 22 aprile 1944 prevedeva che le unità sprovviste di numero applicassero un fascetto littorio nel tondo del fregio; in questo caso, però, si tratta del fascetto da bavero della Polizia.

Ufficio Posta da campo
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
1º e 2º Reggimento Alpini - Compagnia Comando e colonna leggera
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
1º e 2º Reggimento Alpini - Battaglioni Fucilieri
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
1º e 2º Reggimento Alpini - Compagnia Anticarro Reggimentale
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
Mostrina
Mostrina
Nello specchio allegato alla circolare 2254 del 23 aprile 1944, si parla anche, forse per errore, di fiamme verdi per la compagnia anticarro del 1º Rgt.
1º Reggimento Artiglieria
Fregio, mostrina e nappine
Fregio, mostrina e nappine
.
  • a) Batteria Comando
  • b) Gruppo "Aosta"
  • c) Gruppo "Bergamo"
  • d) Gruppo "Vicenza"
  • e) Gruppo "Mantova"
I Battaglione Pionieri
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
Battaglione Genio Collegamenti
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
Battaglione Trasporti e Rifornimenti
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
1ª e 2ª Compagnia Sanità - Sezione Autoambulanze
Fregio, mostrina e nappina
Fregio, mostrina e nappina
1ª Compagnia Veterinaria
Fregio e mostrina
Fregio e mostrina
Amministrazione e Sussistenza
Fregio e mostrina
Fregio e mostrina

Persone legate alla Divisione[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gianluca Fulvetti, Uccidere i civili: le stragi naziste in Toscana (1943-1945), 2009, p. 265.
  2. ^ Claudio Bertolotti, Storia del Battaglione "Bassano", ed. Lo Scarabeo, 2007, p. 260.
  3. ^ Copia archiviata, su paginedidifesa.it. URL consultato il 17 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 29 ottobre 2007)..
  4. ^ *1916 †1944 fucilato con altri 16 a Forte Tortagna nel savonese.
  5. ^ Eccidio dei 17 alpini sul Colle Tortagna/Calizzano: il racconto di Roberto Nicolick, su savonanews.it, 2 Mar. 2016.
  6. ^ Stefano Rossi e Luca Soldati con la collaborazione del Centro Studi dell'Associazione Nazionale Alpini, Gli Alpini Uomini Storia Uniformi, Edizioni Del Prado, 2006, p. 420.
  7. ^ Gli alpini della "Monterosa" (considerazioni di Domenico Curletti sez. TO)., su ana.it, 9 ottobre 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Claudio Bertolotti, Storia del battaglione Bassano, Divisione Monterosa RSI 1943-1945, Milano, Lo Scarabeo Editore, 2007, ISBN 88-8478-110-8.
  • Carlo Cornia, Monterosa - Storia della Divisione Alpina Monterosa della R.S.I., Udine, Tip. Del Bianco, 1971.
  • Franco Panizon, La bella gioventù. Memorie di un alpino della «Monterosa», Milano, Ugo Mursia Editore, 2011, ISBN 978-8-84254-243-8.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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