Renato Perico

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Renato Perico
NascitaSirone, 18 marzo 1895
MorteRevine Lago, 20 febbraio 1944
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armata Regio Esercito
Esercito Nazionale Repubblicano
ArmaFanteria
CorpoAlpini
GradoTenente colonnello
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneOffensiva di De Bono
Campagna italiana di Grecia
Guerra di liberazione italiana
BattaglieBattaglia di Amba Aradam
Comandante diBattaglione "Pieve di Cadore"
Decorazioni2 medaglie di bronzo al valor militare
3 croci di guerra al valor militare
voci di militari presenti su Wikipedia

Renato Perico (Sirone, 18 marzo 1895Revine Lago, 20 febbraio 1944) è stato un militare italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Perico, con il grado di capitano prese parte alla guerra d'Etiopia nel 2º Reggimento alpini della 5ª Divisione alpina "Pusteria" meritando come prima decorazione una croce di guerra al valor militare.

La seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Il 3 settembre 1939 Perico con il grado di maggiore[1] assunse il comando del Battaglione alpini "Pieve di Cadore" del 7º Reggimento alpini della "Pusteria"[2] mantenendolo per tutta la durata della seconda guerra mondiale prima sul fronte francese, poi in Albania[3].

Il 4 dicembre 1940 il "Cadore" occupò l'altura strategica di Gallina di Ciaf. L'esercito greco l'8 dicembre lanciò una imponente offensiva direttamente contro il "Cadore" riuscendo a penetrare in più punti nello schieramento italiano, nonostante ciò il battaglione riuscì a ricacciare indietro l'avversario e a riprendere le posizioni. Nei duri scontri cadde anche il colonnello Rodolfo Psaro, comandante del 7º Reggimento alpini[2]. Il giorno seguente i greci condussero una nuova offensiva. Il "Cadore" ormai a corto di munizioni si difese anche con la baionetta e dopo 36 ore di combattimento ripiegò a Sciarova dove Perico costituì insieme al "Bassano" una testa di ponte sul fiume Osum[2]. La battaglia fu poi conosciuta come "combattimento delle 36 ore" e il battaglione ricevette l'elogio del Comandante d’Armata "per le alte virtù militari e guerriere della forte gente cadorina"[2] mentre Perico fu decorato con la medaglia di bronzo al valor militare[4].

Quando tra il 13 e il 22 aprile 1941, quando iniziò il ripiegamento dell'esercito greco, guidò il II° Gruppo alpino Valle nell'incalzare le retroguardie e alla conquista dei territori abbandonati.

Dopo un periodo trascorso in Montenegro presso Čajniče il 23 aprile 1943 il battaglione rientrò in Italia per essere ridislocato in Provenza[3], prima a Manosque poi a Sospello[5]. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 Perico ricevette l'ordine di posizionarsi sul Col di Brins per proteggere il fianco dell'armata italiana in ritirata dalla Francia da possibili attacchi tedeschi. Spostatosi poi nella zona di Boves, si sciolse il 22 settembre[5].

Treviso, Renato Perico alla testa del battaglione Cadore il 9 febbraio 1944 (in seconda fila il capitano Lorenzo Malingher)

Perico in seguito aderì alla Repubblica Sociale Italiana e, forte del prestigio acquisito in Albania e in Grecia, il 10 novembre 1943 istituì a Conegliano un Centro Raccolta Alpini (CRA) dove ricostituì il Battaglione alpino "Cadore" sulle classiche 67ª, 68ª e 75ª compagnia[6][7]. Il battaglione ottenne di mantenere le proprie mostrine di epoca regia e di non essere impiegato in azioni antipartigiane[2]. Al fine di convincere i richiamati a presentarsi ne centri raccolta Perico il 5 febbraio 1944 pubblicò sul Gazzettino un appello rivolto "agli alpini e agli artiglieri alpini" affinché si arruolassero[8]. Il 9 febbraio 1944 con alla testa Perico il battaglione tenne il proprio giuramento a Treviso[9] presso la Caserma "Salsa".

Negli stessi giorni Perico fu contattato dal CLN Belluno tramite alcuni suoi emissari comunisti del Distaccamento Garibaldi "Tino Ferdiani". Secondo la testimonianza di Ines Bizzi Perico veniva sondato dal partigiano Granzotto in un ristorante di Belluno presso Porta Dojona[10]. Nel febbraio 1944 Granzotto dopo essere ritornato dall'ultimo incontro con Perico, verificata l'indisponibilità di Perico a disertare per aderire al movimento partigiano commissionò l'uccisione del colonnello a due partigiani che accompagnò personalmente fino a Longarone, dove si separarono. I due partigiani proseguirono per Revine dove giunti a casa di Perico chiesero di parlargli dopo essersi qualificati come due suoi ex ufficiali[11]. Quando Perico raggiunse la soglia di casa fu freddato con una raffica di mitra davanti ai familiari[10][11][12].

Tumulato nel cimitero di Conegliano sulla sua lapide fu scritto "Ten. col. alpini Renato Perico, caduto per la rinascita della Patria"[11]. Alla sua memoria fu intitolato il Centro Raccolta Alpini "Renato Perico" della Repubblica Sociale Italiana[13][14].

Dopo il comando interinale del capitano Lorenzo Malingher[7], alla guida del battaglione fu posto il tenente colonnello Ippolito Radaelli[15]. Il Battaglione "Cadore" dopo un periodo trascorso al Centro addestramento reparti speciali nel settembre 1944 fu inserito nel Raggruppamento cacciatori degli Appennini come II° battaglione alpini "Cadore".

Il dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Nel dopoguerra la memoria di Renato Perico fu tenuta viva dalla sezione dell'Associazione Nazionale Alpini di Conegliano[16][17] e quando nel 1976 fu ricostituito il battaglione "Cadore" fu chiamata Anna Tavelli, la vedova di Perico, per consegnare la bandiera di guerra[18].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente colonnello 7º reggimento alpini. Vigorosa tempra di combattente, durante due giorni di asprissimo combattimento, si prodigava infaticabilmente ove più necessaria si rendeva l'opera sua. Nella fase più cruenta della lotta, si portava in primissima linea rincuorando con la parola e stimolando con l'esempio i dipendenti. Vista l'imminente minaccia di accerchiamento per una delle proprie compagnie, riuniva alcuni elementi disponibili con un plotone di rincalzo e assunto il comando del reparto contrassaltava più volte il nemico, risolvendo a nostro favore la situazione minacciata.»
— Gallina di Ciaf (Fronte greco), 8-9 dicembre 1940-XIX[4]
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente colonnello 7º alpini. Comandante di un battaglione alpini, improvvisamente attaccato da forze preponderanti, opponeva strenua resistenza all'impeto nemico, animando con l'esempio e la parola i dipendenti alla lotta. Dopo più ore di combattimento, riusciva dapprima a contenere ogni velleità offensiva del nemico e, in successivo contrattacco all'arma bianca lo volgeva in fuga con notevoli perdite.»
— Ciajnice (Balcania), 1º maggio 1942[19]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«I° capitano II° reggimento alpini - Ufficiale a disposizione, nei combattimenti dei giorni 18 e 19 ottobre, più volte si recò, attraversando zone assai battute, presso i reparti avanzati, per recapitare ordini ed assumere informazioni, dando prova di coraggio e sprezzo del pericolo. Già distintosi per belle prove di valore in precedenti fatti d'arme (Amba Aradam - Amba Bohora- Saeftì)»
— Regione torrente Minuà e M. Rufà, 18-19 ottobre 1936 XIV[20]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente colonnello s.p.e., 7º reggimento alpini, battaglione "Pieve di Cadore". Comandante di un battaglione alpini, in due giorni di violenti combattimenti trascinava con ardimento e perizia il reparo in successivi e aspri assalti e contrassalti, incitando i dipendenti a aggiungere gli obiettivi fissati.»
— Salanij (fronte greco), 9-10 marzo 1941[21]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tenente colonnello fanteria (a), comando II° gruppo alpini "Valle". Comandante di un battaglione prima, e di una colonna poi, per dieci giorni consecutivi, incalzava ininterrottamente, con marce forzate forti retroguardie avversarie. Ricevuto l'ordine di occupare una munita posizione, trascinava i dipendenti reparti all'attacco, e con geniale manovra, riusciva in breve a raggiungere l'obiettivo, aprendo così la via ad ulteriori, decisivi successi.»
— Borova - Vreke - Radem - Siriam (fronte greco), 13-22 aprile 1941[22]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Copia archiviata, su anaconegliano.it. URL consultato il 25 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2016).
  2. ^ a b c d e Copia archiviata, su anavicenza.it. URL consultato il 22 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2016).
  3. ^ a b Copia archiviata, su anaconegliano.it. URL consultato il 22 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2016).
  4. ^ a b http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1942%20vol_2/e-1942%20vol_2_00000249.JPG
  5. ^ a b Copia archiviata, su anaconegliano.it. URL consultato il 22 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2016).
  6. ^ Rinaldi, p. 47.
  7. ^ a b http://ricerca.gelocal.it/corrierealpi/archivio/corrierealpi/2003/11/08/AT3PO_AT302.html
  8. ^ Rinaldi, p. 49.
  9. ^ Rinaldi, p. 51.
  10. ^ a b Serena, p. 390.
  11. ^ a b c Rinaldi, p. 54.
  12. ^ Scarone, p. 81.
  13. ^ Scarone, p. 7.
  14. ^ Copia archiviata, su beniculturali.ilc.cnr.it:8080. URL consultato il 22 febbraio 2020 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2016).
  15. ^ Scarone, p. 21.
  16. ^ Copia archiviata, su anaconegliano.it. URL consultato il 22 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2016).
  17. ^ Copia archiviata, su anaconegliano.it. URL consultato il 22 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2016).
  18. ^ Rinaldi, p. 56.
  19. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/#
  20. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1938%20vol_1/e-1938%20vol_1_00000027.JPG
  21. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1945%20vol_2/e-1945%20vol_2_00000109.JPG
  22. ^ http://decoratialvalormilitare.istitutonastroazzurro.org/view_doc.php?img=e-1951%20vol_3/e-1951%20vol_3_00000094.JPG

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Serena - Benedetti assassini - Ritter - 2015
  • Emilio Scarone - Il btg. alpini "Cadore" nella R.S.I. - NovAntico Editrice - 1943-1945
  • Gian Luigi Rinaldi - Chei da la Bala Rossa, storia del battaglion Cadore nella RSI, Tiziano Edizioni