CLN Belluno

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Il Comitato di Liberazione Nazionale di Belluno (CLN) fu uno dei primi comitati che organizzarono la Resistenza sul territorio del Nord Italia occupato dall'esercito nazista, come parte del Comitato di Liberazione Nazionale del Veneto.

Il Comitato d'Azione[modifica | modifica wikitesto]

Subito dopo il 25 luglio 1943, dopo la caduta il regime fascista, nel territorio bellunesi si attivarono sia il Partito d'Azione che il Partito Comunista Italiano per promuovere un Comitato d'Azione con il compito di cooperare al riassetto politico e di orientare l'opinione pubblica.

Tra i primi organizzatori sono segnalati:

Dopo l'8 settembre[modifica | modifica wikitesto]

L'8 settembre 1943 il Comitato d'Azione si presentò formalmente al prefetto di Belluno, dott. Galatà, e al questore Zavagno. I rappresentanti dei partiti furono:

Il CLN[modifica | modifica wikitesto]

Nei giorni successivi il Comitato d'Azione seguirà le indicazioni del CLN nazionale e si costituirà il 15 ottobre 1943,[3] con l'aggiunta di rappresentanti del PLI, in Comitato di Liberazione Nazionale per la zona di Belluno. Il CLN si era proposto di avere una funzione politica, per gli aspetti logistici militari organizzò un Comitato Esecutivo Militare composto prevalentemente da militari. Tra i componenti si ricordano:

  • Angelo Giuseppe Zancanaro, tenente colonnello degli alpini, medaglia d'oro al VM alla memoria, pluridecorato.
  • Francesco Pesce Milo, (Belluno 1917), capitano, comandò la "Divisione Garibaldi - Nino Nannetti", Medaglia d'argento al VM
  • Aldo Praloran Nike (Belluno … - 15 luglio 1944) studente di giurisprudenza, fu vicecommissario della "Brigata Tollot" appartenente alla Divisione Nannetti, morì in combattimento il 15 luglio 1944 presso il ponte di San Felice con altri nove partigiani
  • Aldo Sirena, partigiano, nel 1949 sposerà la giornalista Tina Merlin e dalla loro unione nel 1951 nascerà Antonio.
  • Luigi Dall'Armi Franco (Longarone 16 febbraio 1921), ufficiale degli alpini, fu uno dei primi comandanti della Divisione Garibaldi "Belluno"[4]
  • Guido Forcellini e Egidio Forcellini
  • Gianni Lazzaroni
  • Gino Bortolon
  • Decimo Granzoto Rudy

Belluno e la Zona operativa Prealpi[modifica | modifica wikitesto]

A differenza delle altre province ancora non liberate, che facevano parte della repubblica di Salò, la provincia di Belluno fu direttamente annessa alla Germania. Fin dal 10 settembre 1943, il fuhrer, Adolf Hitler, ordinò l'annessione delle provincie di Trento, Bolzano e Belluno al Terzo Reich, andando a costituire la Operationszone Alpenvorland, ovvero la Zona d'operazioni delle Prealpi. L'area era affidata a Franz Hofer, in qualità di Commissario supremo, il quale aveva pieni poteri, compreso quello di vita e di morte: rispondeva solo e direttamente a Hitler.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bollettino della Parrocchia Duomo Belluno – settembre 2007[collegamento interrotto] link del 28 dicembre 2008
  2. ^ Ferruccio Vendramini. Un anno da partigiano; venti anni da emigrante. Giacomo Coppe "Bocia" Archiviato l'8 maggio 2006 in Internet Archive., documento; link del 28 dicembre 2008
  3. ^ Ferruccio Vendramini (a cura di) –Guerra e politica in clandestinità. Do-cumenti del CLN mandamentale di Feltre (1943-45)- ISBREC—CLEUP Padova 2006 – p13
  4. ^ Luigi Dall'Armi. Passato prossimo. La resistenza bellunese... - ISBREC - Belluno 2007
  5. ^ Il 6 novembre 1943, il commissario Hofer istituì il "Sondergericht für die Operationszone Alpenvorland", ovvero uno speciale tribunale, che aveva competenza nel caso in cui il reo o la parte lesa fosse un cittadino appartenente al Reich. Nella provincia di Belluno l'occupazione, affidata a truppe composte in buona parte da arruolati sudtirolesi (compreso il secondo battaglione del noto SS-Polizei-Regiment "Bozen") e pure da trentini del Cst (Corpo di sicurezza trentino), fu molto feroce anche nei riguardi della popolazione civile, rea di aiutare diffusamente il movimento di liberazione.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • I CLN di Belluno e Treviso nella lotta di liberazione: atti e documenti, a cura di F. Vendramini e M. Borghi, Istituto veneto per la storia della Resistenza e dell'età contemporanea - CLEUP, Padova 1999.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]