Heinrich Andergassen

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Heinrich Andergassen
NascitaHall in Tirol, 30 luglio 1908
MorteLivorno, 26 luglio 1946
Cause della morteimpiccagione
Luogo di sepolturaFirenzuola, Cimitero Militare Germanico Della Futa[1]
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Germania nazista
Forza armataSchutzstaffel
UnitàGestapo, Sicherheitsdienst
GradoSS-Untersturmführer
GuerreSeconda guerra mondiale
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Heinrich Andergassen (Hall in Tirol, 30 luglio 1908Livorno, 26 luglio 1946) è stato un ingegnere e militare austriaco, ufficiale delle SS e criminale di guerra, fu condannato a morte per la tortura e l'omicidio di sette prigionieri Alleati. Fu prima SS-Sturmscharführer[2] e successivamente promosso SS-Untersturmführer nel nord Italia.

Heinrich Andergassen durante il suo processo a Napoli, 15 gennaio 1946

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I genitori di Heinrich furono August Andergassen, orafo e in seguito agente di polizia, e Maria. I nonni Franz Alexander Andergassen, ebanista della Corte di Enzenberg a Castel Tratzberg e Salva Guardia, con Anna sono originari rispettivamente di Caldaro sulla Strada del Vino e Schwaz.

Heinrich non si sposò e non si conoscono notizie su eventuali figli.[3] Visse in Italia, Innsbruck, Hall e Volders vicino alla cosiddetta proprietà Lachhof del Gauleiter Hofer.[4][5] La moglie, o domestica del cugino, Maria Andergassen morì nel castello di Hartheim, centro di sterminio del programma T4.

Stolperstein per Maria Andergassen

Il cugino Franz Josef Andergassen, figlio di Ignaz, nel marzo 1934 si convertì alla Chiesa luterana di confessione augustana. Lo zio di Heinrich Andergassen, Josef Domenikus Andergassen, fu ebanista e collaboratore nelle arti decorative in stile neogotico in alcuni importanti chiese locali nel regno asburgico, in Austria e all'estero.

Suo fratello, Anton Johann Andergassen, studiò come odontotecnico a Monaco: per la maggior parte della sua vita professionale lavorò a Brixlegg, non fu in grado di superare il ricovero per malattie mentali nel dopoguerra e morì di tubercolosi. Nella seconda guerra mondiale si arruolò nella Wehrmacht come artigliere, fu in Francia fino al 1941 ma si ferì volontariamente con un colpo alla mano. Un problema polmonare lo costrinse a nascondersi a Kitzbühel[6] fuori dal castello di Lebenberg, fino a quando non fu trovato e portato in ospedale prima di essere trasferito al campo di liberazione francese di Wörgl nel 1945, per chiarire il suo ruolo.[7]

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Heinrich studiò come macchinista presso Swarowski a Wattens. Nel 1929 si arruolò volontariamente nell'esercito e fu addestrato all'Arsenale di Vienna, nel 1937 diventò gendarme. Dopo l'Anschluss aderì al Partito nazista ed entrò nella Gestapo.[3] Durante l'occupazione tedesca dei Sudeti, nell'ottobre 1938, prestò servizio in un'unità di polizia di 100 uomini. Fu trasferito a Innsbruck come ufficiale della Gestapo,[3] e successivamente inviato in Italia dove prestò servizio come ufficiale del Sicherheitsdienst a Merano. La notte del 15 settembre 1946, condusse le incursioni che portarono all'arresto di 25 ebrei residenti a Merano: furono rinchiusi in uno scantinato e deportati la mattina seguente in camion al campo di concentramento di Reichenau in Austria dove rimasero per circa sei mesi, durante i quali morirono quattro di loro. A marzo del 1944 gli altri furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Solo uno degli ebrei rapiti, Valeska von Hoffmann, sopravvisse all'Olocausto.[8]

Manlio Longon[modifica | modifica wikitesto]

Il 15 dicembre 1944, le SS catturarono Manlio Longon, del Comitato di Liberazione Nazionale leader della Resistenza italiana in Alto Adige. Su ordine di August Schiffer, Longon fu torturato e impiccato da Andergassen e Storz presso il Corpo d'Armata di Bolzano il 1º gennaio 1945.[9]

Roderick Stephen Hall[modifica | modifica wikitesto]

Il 26 gennaio 1945, il Capitano dell'OSS Roderick Stephen Hall,[10][11] attivo da alcuni mesi nell'Italia occupata fu catturato dalle SS a Cortina d'Ampezzo e portato in custodia alla Gestapo di Bolzano. Il 19 febbraio 1945 Roderick Stephen Hall fu torturato e ucciso da Andergassen e dall'SS-Oberscharführer Albert Storz su ordine dell'SS-Sturmbannführer August Schiffer.[12]

Arresto, processo ed esecuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il 30 aprile 1945, insieme a Schiffer e Storz, fuggì dalle forze armate americane in avvicinamento su una Mercedes nera passando dal Brennero.[13] L'8 maggio fu catturato dal 206º corpo di controspionaggio fuori Innsbruck.[14] Furono tutti accusati di crimini di guerra, insieme all'ufficiale della Gestapo Hans Butz. Durante il loro processo, tenuto a Napoli da militari statunitensi,[15] Andergassen dichiarò volontariamente che l'omicidio di Roderick Hall fu approvato dalle massime autorità naziste.[16]

Il 26 gennaio 1946 Andergassen, Schiffer e Storz furono condannati a morte per impiccagione per la tortura e l'uccisione di Roderick Stephen Hall, altri quattro soldati americani e due britannici: Butz fu condannato all'ergastolo per non aver partecipato direttamente,[17] il 26 luglio 1946, Andergassen, Schiffer e Storz furono tutti impiccati a Livorno.[18]

Nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Il commissario del dipartimento investigativo della Provincia di Bolzano Arthur Schuster accusò il criminale di guerra di essere "l'incarnazione del sadismo e della brutalità; era incredibilmente assetato di sangue, specialmente quando era sotto l'influenza di alcolici, per i quali aveva una grande predilezione, ed è stato incoraggiato in tutti i suoi eccessi dal suo superiore", questo è August Schiffer.[19] Al giorno d'oggi la ricerca mostra che i nazisti preferivano il Pervitin,[20] le compresse Stuka di Hermann Göring, piuttosto che l'alcool.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Heinrich Andergassen, in Find a Grave.
  2. ^ Michael Salter, Nazi War Crimes, US Intelligence and Selective Prosecution at Nuremberg, p. 111.
  3. ^ a b c Bundesarchiv. Heinrich Andergassen. Documents.CV
  4. ^ AufBauWerk. Unternehmen für junge Menschen. Volders/Lachhof, su aufbauwerk.com. URL consultato il 29 ottobre 2019.
  5. ^ DerStandard. Wissenschaft. Welt. Der Hofer war's. 10.09.2002.11:54., su derstandard.at. URL consultato il 29 ottobre 2019.
  6. ^ Bauernhaus mit Backofen. Museum Tiroler Bauernhöfe. Kramsach. Austria., su holidaycheck.at. URL consultato il 12 dicembre 2020.
  7. ^ Tiroler Landesarchiv employee statement. Phone call 2017
  8. ^ Persecuzioni nazifasciste e famiglie smembrate nella Merano tra le guerre - Venosta, su altoadige.it. URL consultato il 13 settembre 2022.
  9. ^ Piero Agostini, Trentino e Alto Adige: province del Reich, a cura di Carlo Romeo, Temi, 2002, p. 270.
  10. ^ CIA. 2010 Featured Story Archive. Roderick Stephen Hall: The Saboteur of Brenner Pass, su cia.gov. URL consultato il 10 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 24 novembre 2013).
  11. ^ Capt Roderick Stephen Goodspeed “Steve” Hall..., su it.findagrave.com. URL consultato l'11 febbraio 2023.
  12. ^ Quibble, Anthony. Fall 1967: 4-41-1: Roderick "Steve" Hall (An Alpine Tragedy During the Last Convulsions of World War II). Fall 1967: 4-41-1., su catalog.archives.gov. URL consultato il 28 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 28 ottobre 2019).
  13. ^ Patrick K. O'Donnell, The Brenner Assignment..., Philadelphia, Da Capo, 2008, p. 213.
  14. ^ O'Donnell, p. 233.
  15. ^ Roderick Stephen Hall: The Saboteur of Brenner Pass - CIA, su www.cia.gov. URL consultato l'11 febbraio 2023.
  16. ^ Kerstin von Lingen, Conspiracy of Silence: How the „Old Boys“ of American Intelligence Shielded SS General Karl Wolff from Prosecution. (PDF), in Holocaust and Genocide Studies, vol. 22.1, 2008, pp. 74- 109.
  17. ^ United States Holocaust Memorial Museum, Defendant Heinrich Andergassen confers with the interpreter for the defense during his trial as an accused war criminal, su collections.ushmm.org. URL consultato il 27 ottobre 2019., courtesy of National Archives and Records Administration, College Park. Photo
  18. ^ 3 S.S. Officers Hanged, in New York Times, 27 luglio 1946, p. 5.
  19. ^ Roderick "Steve" Hall, CIA. Historical Review Program., su cia.gov, 22 settembre 1993. URL consultato il 27 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2018).
  20. ^ How methamphetamine gave Nazis the edge in the first years of World War II, su www.9news.com.au. URL consultato il 10 febbraio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]