Nilde Iotti
Nilde Iotti | |
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Presidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 20 giugno 1979 – 22 aprile 1992 |
Predecessore | Pietro Ingrao |
Successore | Oscar Luigi Scalfaro |
Deputata della Repubblica Italiana | |
Legislatura | I, II, III, IV, V, VI, VII, VIII, IX, X, XI, XII, XIII |
Gruppo parlamentare | PCI |
Circoscrizione | Parma |
Incarichi parlamentari | |
Presidente della Camera dei deputati | |
Sito istituzionale | |
Deputata dell'Assemblea Costituente | |
Collegio | Parma |
Incarichi parlamentari | |
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Dati generali | |
Partito politico | PCI (1943-91) PDS (1991-98) DS (1998-99) |
Titolo di studio | Laurea in Lettere |
Professione | Insegnante |
Leonilde "Nilde" Iotti (Reggio nell'Emilia, 10 aprile 1920 – Poli, 4 dicembre 1999) è stata una politica italiana, prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire una delle tre massime cariche dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per tre legislature tra il 1979 e il 1992, che rappresenta il più lungo mandato istituzionale relativo a qualsiasi carica nazionale ricoperto da qualsivoglia politico dall'istituzione della repubblica.
Biografia
Rimase orfana del padre Egidio (ferroviere e sindacalista socialista) nel 1934. Si laureò in lettere all'Università Cattolica di Milano. Ebbe tra i suoi professori Amintore Fanfani e fu per qualche tempo insegnante ma decise di abbandonare la professione quando maturò un profondo spirito antifascista che la convinse ad occuparsi di politica.
Dopo l'8 settembre 1943 si iscrive al PCI e partecipa alla resistenza[1], svolgendo inizialmente la funzione di porta-ordini, poi aderendo ai Gruppi di difesa della donna, formazione antifascista del PCI, diventando organizzatrice e responsabile.[2][3] Fu presidente dell'Unione Donne Italiane di Reggio Emilia. Nel 1946 viene candidata dal Partito Comunista Italiano e viene eletta all'assemblea costituente.
Nello stesso anno inizia a Roma una relazione con il Segretario Nazionale del PCI, Palmiro Togliatti, di 27 anni più anziano (già marito di Rita Montagnana e padre di Aldo)[4], che terminerà soltanto con la morte del leader comunista, nel 1964. Il loro legame diviene pubblico nella contingenza dell'attentato del 1948. Togliatti lascia per lei moglie e figlio, decisione che fu dura da accettare per i militanti del PCI. Insieme chiesero e ottennero l'affiliazione di una bambina orfana, Marisa Malagoli, sorella minore di uno dei sei operai uccisi da agenti della Celere in assetto "antisommossa" il 9 gennaio 1950, a Modena, nel corso di una manifestazione operaia[5].
Ruolo istituzionale
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/thumb/8/86/Iotti_Camera.jpg/220px-Iotti_Camera.jpg)
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/75/Nilde_Jotti_02.jpg/194px-Nilde_Jotti_02.jpg)
Nell'Assemblea Costituente, Nilde Iotti fa parte della Commissione dei 75 della camera dei deputati incaricata della stesura della Costituzione.
Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, siede tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo tempo ne presiede l'Assemblea: viene infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992. Nessuno nella storia d'Italia ha ancora raggiunto il suo primato.
Nel 1987 ottiene un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si conclude senza esiti; è la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare così vicino alla Presidenza del Consiglio. Nel 1991, a seguito di indiscrezioni secondo le quali lo stesso Cossiga voleva nominarla senatore a vita, fece sapere di non essere interessata preferendo rimanere presidente della Camera.[6] Nel 1992 è inoltre la candidata di sinistra alla Presidenza della Repubblica.
Durante la sua vita ricevette inoltre numerose mansioni di prestigio quali: la presidenza della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali costituita il 9 settembre 1992 (dal marzo 1993, subentrando al dimissionario Ciriaco De Mita, sino al 7 aprile 1994); la presidenza della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa (1996 - 1999), di cui fu anche vicepresidente nello stesso periodo.
Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre 1999 a causa di gravi problemi di salute. La Camera dei deputati accolse le sue dimissioni con un lunghissimo applauso; il futuro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, suo vecchio compagno di partito, scrisse nell'occasione una lettera pubblica,[7] e tornò a ricordare la Iotti nel 2006, nel discorso pronunciato alle Camere durante il giuramento per la Presidenza della Repubblica: «E ancora, abbiamo da contare - mi si lasci ricordare la splendida figura di Nilde Iotti - sulle formidabili risorse delle energie femminili non mobilitate e non valorizzate né nel lavoro né nella vita pubblica: pregiudizi e chiusure, con l'enorme spreco che ne consegue, ormai non più tollerabili.»[8] Nilde Iotti morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre 1999, per arresto cardiaco, alla clinica Villa Luana di Poli, presso Roma.[9] I funerali furono tenuti con rito civile secondo sue disposizioni, poiché era atea.[10] È sepolta presso il Cimitero del Verano di Roma.
Note
- ^ Come scrive Miriam Mafai, "Questo (l'impegno di lotta) verrà poi, quando, durante l'occupazione tedesca, entrerà in contatto con i Gruppi di difesa della donna, un'organizzazione clandestina antifascista animata dal Pci. " Miriam Mafai, "Ma chi è quella signora?" da L'uomo che sognava la lotta armata, su bibliotecamarxista.org, Rizzoli, 1984. URL consultato il 19 ottobre 2008.
- ^ a cura di Katia Romagnoli, Biografia di Nilde Iotti, su romacivica.net, Storia XXI secolo. URL consultato il 19 ottobre 2008.
- ^ Nilde Iotti, su anpi.it, ANPI. URL consultato il 19 ottobre 2008.
- ^ romacivica.it, Katia Romagnoli: www.romacivica.it
- ^ Sei morti e cinquanta feriti
- ^ Senatori a vita, quando le dimissioni (due volte) furono respinte a Cossiga, su adnkronos.com, Adnkronos. URL consultato il 20 gennaio 2014.
- ^ Lettera di Giorgio Napolitano in occasione delle dimissioni di Leonilde Jotti
- ^ Messaggio e Giuramento davanti alle Camere del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel giorno del suo insediamento, su quirinale.it, Presidenza della Repubblica, 15 giugno 2006. URL consultato il 6 novembre 2007.
- ^ Nilde Iotti morta per arresto cardiaco, su repubblica.it, la Repubblica, 4 dicembre 1999. URL consultato il 29 settembre 2008.
- ^ Politici e gente comune per l'addio a Nilde Iotti, su repubblica.it, La Repubblica, 6 dicembre 1999. URL consultato il 25 maggio 2013.
Voci correlate
Altri progetti
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Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Nilde Iotti
Collegamenti esterni
- Nilde Iotti, una vita per la politica, sul portale RAI Storia, su raistoria.rai.it.
- Nilde Iotti, su anpi.it, ANPI. URL consultato il 20 febbraio 2012.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 51798757 · ISNI (EN) 0000 0001 2320 7061 · SBN CFIV107890 · BAV 495/282665 · LCCN (EN) n90619150 · GND (DE) 119090376 · BNF (FR) cb12523415k (data) · J9U (EN, HE) 987007279784405171 |
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