Gianni De Michelis

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Gianni De Michelis
Gianni De Michelis nel 1983

Segretario del Nuovo PSI
Durata mandato2001 –
2007
Predecessorefondazione partito
SuccessoreStefano Caldoro

Segretario del Partito Socialista
Durata mandato1998 –
2001
PredecessoreUgo Intini
Successoredissoluzione partito

Ministro degli affari esteri
Durata mandato22 luglio 1989 –
28 giugno 1992
Capo del governoGiulio Andreotti
PredecessoreGiulio Andreotti
SuccessoreVincenzo Scotti

Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana
Durata mandato13 aprile 1988 –
22 luglio 1989
Capo del governoCiriaco De Mita
PredecessoreGiuliano Amato
SuccessoreClaudio Martelli

Ministro del lavoro e della previdenza sociale
Durata mandato4 agosto 1983 –
17 aprile 1987
Capo del governoBettino Craxi
PredecessoreVincenzo Scotti
SuccessoreErmanno Gorrieri

Ministro delle partecipazioni statali
Durata mandato4 aprile 1980 –
4 agosto 1983
Capo del governoFrancesco Cossiga
Arnaldo Forlani
Giovanni Spadolini
Amintore Fanfani
PredecessoreSiro Lombardini
SuccessoreClelio Darida

Deputato della Repubblica Italiana
Durata mandato5 luglio 1976 –
14 aprile 1994
LegislaturaVII, VIII, IX, X, XI, XV (fino al 28/04/2006)
Gruppo
parlamentare
Partito Socialista Italiano
CoalizioneVIII-X: Pentapartito
XI: Quadripartito
XV: Casa delle Libertà
CircoscrizioneVII-XI: Venezia-Treviso
XV: Toscana
Sito istituzionale

Europarlamentare
Durata mandato20 luglio 2004 –
13 luglio 2009
LegislaturaVI
Gruppo
parlamentare
PSE
CircoscrizioneItalia nord-orientale
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoPSI (1960-1994)
PS (1997-2001)
NPSI (2001-2007)
PSI (2007-2009)
RI (2011-2016)[senza fonte]
Titolo di studioLaurea in chimica
UniversitàUniversità degli Studi di Padova
ProfessioneDocente universitario

Gianni De Michelis (Venezia, 26 novembre 1940Venezia, 11 maggio 2019) è stato un politico italiano, deputato dal 1976 al 1994, ministro delle partecipazioni statali dal 1980 al 1983, ministro del lavoro e della previdenza sociale dal 1983 al 1987, Vicepresidente del Consiglio dei ministri dal 1988 al 1989 e ministro degli affari esteri dal 1989 al 1992.

Già nel Partito Socialista Italiano dagli anni sessanta, membro della direzione socialista per tutta la durata della segreteria di Bettino Craxi, vicesegretario del partito tra il 1993 e il 1994, poi segretario nazionale del Nuovo PSI (2001-2007), aderì successivamente alla Costituente del PSI, e al progetto di Stefania Craxi denominato Riformisti italiani.[senza fonte]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Cresciuto in una famiglia metodista, quattro fratelli più giovani (tutti docenti universitari): Cesare, Marco, Giorgio e Maria-Ida; era anche nipote di Eurialo De Michelis;[1][2] dopo aver avuto simpatie adolescenziali e giovanili monarchiche, missine e infine radicali[3], aderì da studente universitario al Partito Socialista Italiano nel 1960, e nel 1962 divenne presidente dell'UGI, movimento universitario di sinistra, e si occupò di politica universitaria ricoprendo cariche nell'Unuri.

Nel 1963 si laureò in chimica all'Università degli Studi di Padova e iniziò subito l'attività accademica, prima come assistente e poi come professore incaricato[4], divenendo infine professore associato di chimica nel 1980[5] presso l'Università Ca' Foscari di Venezia.

Dopo un lungo periodo di aspettativa, dovuto agli impegni politici e istituzionali, decise di ritornare all'insegnamento universitario dal 1994[6] ma, prima dell'inizio dell'anno il rettore Paolo Costa lo sospese e deferì al Consiglio dell'Università perché si giudicasse la sua espulsione per indegnità, a seguito della condanna subita in precedenza. De Michelis attese fino al 1999 l'esito di questo giudizio, alla fine preferendo richiedere la sua collocazione in pensione di fronte al rischio di espulsione alla scadenza dei cinque anni di semplice sospensione.

Attività politica nel PSI[modifica | modifica wikitesto]

All'interno del partito socialista italiano De Michelis si collocò all'interno della corrente di sinistra, Alternativa Socialista, guidata da Riccardo Lombardi.

Componente della direzione socialista sin dal 1969, e poi responsabile dell'organizzazione, nella sua attività di partito venne considerato uno dei discepoli di Riccardo Lombardi[senza fonte], e con lui nel 1976 appoggiò l'elezione alla segreteria di Bettino Craxi, di cui rimase sostenitore anche dopo l'abbandono di Lombardi della sua stessa corrente, poi guidata da Claudio Signorile. De Michelis fece parte della direzione nazionale del partito per tutta la durata della segreteria Craxi, inoltre fu presidente del gruppo socialista alla Camera tra il 1987 e il 1988 e vicesegretario nazionale del partito tra il 1993 e il 1994.

Carriera nelle istituzioni e nel governo[modifica | modifica wikitesto]

Gianni De Michelis, Gianni Agnelli e Giovanni Spadolini all'inaugurazione della mostra 'Arte italiana' a Palazzo Grassi (1989).
Gianni De Michelis (ultimo a destra), con Giulio Andreotti, John Major e Nilde Iotti all'incontro a Roma per la Comunità europea il 14 dicembre 1990.

La sua esperienza nelle istituzioni iniziò come consigliere e assessore all'urbanistica del Comune di Venezia (1964); in seguito fu deputato alla Camera (dal 1976 al 1994), ministro delle partecipazioni statali (dal 1980 al 1983), ministro del lavoro e della previdenza sociale (1983-1987), vicepresidente del Consiglio dei ministri (1988-1989) e infine ministro degli affari esteri (dal 1989 al 1992). L'amore per Venezia fu, assieme all'attività politica e allo studio della storia, uno dei suoi principali interessi. Ciò lo portò, dopo l'alluvione di Venezia del 1966, a cercare soluzioni per garantirne la conservazione. Immaginò l'istituzione di un concessionario unico per la realizzazione delle opere di protezione dalle maree straordinarie. L'esito fu, nel 1984, un bando assegnato al Consorzio Venezia Nuova dell'incarico per l'attuazione di interventi straordinari per la protezione della laguna di Venezia. I lavori del cosiddetto MOSE si protrassero per molti anni, e furono afflitti da illeciti che portarono anche il CVN in amministrazione straordinaria dal 1º dicembre 2014. Le opere principali del MOSE furono completate per la fine del 2019 e collaudate il 3 ottobre 2020.

Da ministro del lavoro e della previdenza sociale dovette fronteggiare le critiche al taglio dei punti della scala mobile e il conseguente referendum abrogativo del 1985 promosso dal PCI.

Nella sua carriera da ministro degli Esteri, durante la quale ebbero luogo gravi e storici avvenimenti a livello internazionale quali la caduta del muro di Berlino (1989), la prima guerra del Golfo (1990-91) e la dissoluzione dell'Unione Sovietica (1991), fu impegnato assieme ai vari governi italiani nel processo di unificazione continentale — in particolare durante la presidenza italiana del Consiglio europeo nella seconda metà del 1990 — che portò nel 1992 al Trattato di Maastricht, di cui De Michelis fu uno dei firmatari insieme a Giulio Andreotti.[7]

Il personaggio pubblico[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso degli anni ottanta emerse agli occhi dell'opinione pubblica la sua passione per il ballo: De Michelis, che intanto ricopriva importanti incarichi di governo, era talmente appassionato di discoteche da decidere di raccogliere i più importanti locali notturni in una guida illustrata[8]. A questo proposito, è noto un commento di Enzo Biagi che lo definì "un avanzo di balera"[9][10], per sintetizzare in tre parole i problemi giudiziari e la propensione al ballo.

Famosa era anche la sua passione per le donne. Nadia Bolgan, per un periodo addetta stampa di De Michelis, riguardo allo staff romano del ministro scrisse nel suo diario: "[è costituito da] una cinquantina di persone, molte delle quali donne di passaggio e senza alcuna preparazione professionale; erano lì solo perché gli piacevano"[11].

Coinvolgimento in Tangentopoli e nella diaspora socialista[modifica | modifica wikitesto]

De Michelis venne travolto, come tutto lo stato maggiore e la classe dirigente socialisti, dagli scandali di Tangentopoli. Per quel che lo riguarda, a seguito delle inchieste giudiziarie del pool di "Mani pulite", venne sottoposto dal 1992 a 35 diversi procedimenti giudiziari; oltre a diverse assoluzioni, fu condannato in via definitiva a:

La pena, ammontante in totale a due anni di reclusione, fu sospesa con la condizionale. L'attività di corruzione per cui De Michelis fu condannato, come precisato dal Tribunale, «alimentava il suo principesco stile di vita sia pubblica sia privata»[12].

Nel 1997, tre anni dopo lo scioglimento del PSI, De Michelis cercò di dar seguito all'esperienza socialista e aderì al nuovo Partito Socialista, nato un anno prima su iniziativa di alcuni ex PSI, tra cui Ugo Intini e Margherita Boniver. De Michelis ne diventò segretario dopo pochi mesi su una linea di avvicinamento al Polo delle Libertà guidato da Silvio Berlusconi. L'anno successivo, l'ala dissidente guidata da Intini si separò per andare a confluire nello SDI, mentre nel 1999 molti esponenti del partito aderirono a Forza Italia.

L'esperienza nel Nuovo PSI[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2001 De Michelis fondò insieme a Bobo Craxi, figlio di Bettino, con quel che restava del piccolo movimento, il Nuovo PSI, partito che nacque in aperta polemica con la sinistra italiana e che, pertanto, scelse di confluire nella Casa delle Libertà, la coalizione di centrodestra guidata da Berlusconi. Dalla nascita del partito, De Michelis ricoprì la carica di segretario nazionale per sei anni.

Alle elezioni europee del 2004 venne eletto deputato del Parlamento europeo, per la lista "Socialisti Uniti per l'Europa" (costituita dal Nuovo PSI insieme ad altri movimenti d'ispirazione socialista) nella circoscrizione Sud, ricevendo 34 000 preferenze. Non aderì ad alcun gruppo parlamentare europeo in attesa che venisse presa in considerazione la sua richiesta, a nome del Nuovo PSI, di essere accolto nel gruppo del Partito del Socialismo Europeo.

Nell'ottobre 2005, in quello che avrebbe dovuto essere il quinto congresso del Nuovo PSI, si consumò una rottura tra la corrente guidata da Bobo Craxi che chiedeva di abbandonare subito la Casa delle Libertà per ricercare una più naturale alleanza a sinistra, e quella contraria, tra cui De Michelis. Quando la corrente fedele alla CdL lasciò i lavori, Bobo Craxi fu acclamato segretario dai rimanenti delegati, elezione contestata dal resto del partito. Il 28 dicembre 2005, con una sentenza di primo grado, il Tribunale Civile di Roma accolse, in un primo tempo, il ricorso di Bobo Craxi che presumeva di essere stato nominato nuovo segretario nazionale del Nuovo PSI ma, meno di un mese dopo, De Michelis si vide confermare in appello nella sua carica di segretario nazionale del Nuovo PSI.

Alle elezioni politiche del 2006 De Michelis venne eletto deputato nazionale per la lista formata in congiunzione con la Democrazia Cristiana per le Autonomie; tuttavia abbandonò presto l'incarico preferendo rimanere al Parlamento europeo. La decisione venne motivata dal fatto che al suo posto, al Parlamento europeo, sarebbe subentrato Luciano Racco, non più esponente del Nuovo PSI ma passato con I Socialisti Italiani di Bobo Craxi.

L'adesione alla Costituente Socialista e gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2007 fu celebrato un nuovo congresso che lo rielesse presidente con Mauro Del Bue, eletto deputato l’anno prima, alla segreteria. La componente di Stefano Caldoro ne contestò la legittimità, e alla fine De Michelis e la sua corrente lasciarono il partito per aderire al rinato Partito Socialista nel centro-sinistra; De Michelis così, in Europa, riuscì a venire accettato nel gruppo del PSE.

Nel marzo del 2009, in vista delle elezioni europee e amministrative, in polemica con la decisione della direzione nazionale del Partito Socialista di aderire alla lista elettorale Sinistra e Libertà, De Michelis abbandonò la vita del partito e sostenne una lista locale di centrodestra, facendosi sospendere[13]. Nel settembre 2009 divenne consulente di Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione nel governo di centrodestra presieduto da Silvio Berlusconi[14].

De Michelis fu fondatore e presidente dell'Aspen Institute Italia negli anni ottanta[15], per poi rimanerne consigliere. Nel 2015 ne fu nominato presidente onorario.[16]

Morì a Venezia l'11 maggio 2019 per le complicazioni della malattia di Parkinson, di cui soffriva da tempo, all'età di 78 anni.[17]

Cronologia degli incarichi di Gianni De Michelis[modifica | modifica wikitesto]

Foto di De Michelis come deputato agli inizi della carriera politica
  • 1962-1964: Presidente dell'UGI;
  • 1964: Eletto al Consiglio Comunale di Venezia;
  • 1969: Nominato assessore comunale all'Urbanistica;
  • 1976: Membro della Segretaria Nazionale del PSI; eletto al Parlamento Italiano (riconfermato fino al 1994);
  • 1980-1999: Professore Associato di chimica presso l'Università degli Studi di Venezia;
  • 1980-1983: Ministro delle Partecipazioni Statali;
  • 1983-1987: Ministro del Lavoro;
  • 1984-1992: Presidente di Aspen Institute Italia;
  • 1984-1992: Presidente della Lega Società di Pallacanestro di Serie A;
  • 1987-1988: Presidente del Gruppo Parlamentare del PSI;
  • 1988-1989: Vice Presidente del Consiglio dei ministri;
  • 1989-1992: Ministro degli Affari Esteri;
  • 1994: Consulente per Aziende Italiane nel Medio ed Estremo Oriente;
  • 1997: Entra nella lista denominata Partito Socialista di cui viene eletto segretario nazionale;
  • 1999: Consulente per Aziende Italiane nell'area dei Balcani;
  • 2001: Fonde il Ps con la Lega Socialista e crea il Nuovo PSI divenendone segretario nazionale;
  • 2004: Eletto eurodeputato per la lista Socialisti Uniti per l'Europa nella circoscrizione dell'Italia meridionale;
  • 2005: gli viene contestata la carica di Segretario Nazionale del Nuovo PSI, in seguito alla sentenza del Tribunale Civile di Roma per un ricorso di Bobo Craxi, che rivendica a sua volta di essere stato nominato nuovo segretario nazionale del Nuovo PSI, a seguito dell'incontro del 21 ottobre-23 ottobre (V Congresso Nazionale del partito-annullato).
  • 2006 gennaio: si vede confermare in Appello nella sua carica.
  • 2007 luglio: rieletto segretario del Nuovo PSI.
  • 2007 luglio-settembre: aderisce alla Costituente Socialista per il Partito Socialista.
  • 2009 settembre: consulente del Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • G. De Michelis, Rapporto sulle Partecipazioni Statali. I: Crisi, risanamento e rilancio II: Le politiche industriali, Min. Partecipazioni Statali, Vol. 1 e 2, Roma, 1980.
  • G. De Michelis, The employment policy for the next ten years, Min. Lavoro e Sicurezza Sociale, Roma, 1985.
  • G. De Michelis, Il piano del lavoro. La politica occupazionale in Italia, Laterza, Bari, 1986.
  • G. De Michelis, Verso il XXI secolo. Idee per fare politica, Marsilio, Venezia, 1987.
  • G. Spadolini, G. Chiaromonte e G. De Michelis (dibattito tra), E. Rotelli (moderatore), Nodi politici e nodi istituzionali: la crisi del sistema italiano, Editrice Sallustiana, Roma, 1987.
  • G. De Michelis, Dove andiamo a ballare questa sera? Guida a 250 discoteche italiane, Mondadori, Milano, 1988.
  • G. De Michelis e C. Scognamiglio, Come guidare l'Italia nel Duemila, Sperling & Kupfer, Milano, 1989.
  • G. De Michelis, Piano di rientro ed equità fiscale, Veutro Editore, Roma, 1989.
  • G. De Michelis, Oggi e domani, PGS, Pomezia, 1992.
  • G. De Michelis (attribuito), Conversazione su il califfo virtuale, a cura di A. Polidori, L'arcano, Roma, 2001.
  • G. De Michelis et al., L'Arabia americana, atti del convegno tenuto a Roma, 12 novembre 2002, La Tipografia, Roma, 2003.
  • G. De Michelis e Francesco Kostner, La lunga ombra di Yalta. La specificità della politica italiana, Marsilio, Venezia, 2003, ISBN 978-88-317-8245-6.
  • G. De Michelis e L. Necci, I socialisti e l'economia. Proposte (un po' provocatorie), Minerva, Roma, 2004.
  • G. De Michelis e Maurizio Sacconi, Dialogo a Nordest. Sul futuro dell'Italia tra Europa e Mediterraneo, Marsilio, Venezia, 2010, ISBN 978-88-317-9732-0.
  • G. De Michelis, Mediterraneo in ebollizione. Cause e prospettive della Primavera araba, Boroli, Milano, 2012.
  • G. De Michelis e Francesco Kostner, La lezione della storia. Sul futuro dell'Italia e le prospettive dell'Europa, Venezia, Marsilio, 2013, ISBN 978-88-317-1604-8.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Editoria. L’addio a De Michelis (Marsilio). Isotta: “La cultura fu la sua religione”, su barbadillo.it, 20 agosto 2018.
  2. ^ Stefano Vassere, De Michelis e i suoi nomi, su azione.ch, 23 marzo 2020. URL consultato il 22 gennaio 2021 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2022).
  3. ^ Claudio Sabelli Fioretti, "Intervista a Gianni De Michelis", Sette, inserto settimanale del Corriere della Sera, 2 ottobre 2003.
  4. ^ Curriculum vitae di Gianni De Michelis sul sito del Parlamento Europeo, su europarl.europa.eu.
  5. ^ Come previsto dalla riforma universitaria contenuta nel DPR 382/1980, De Michelis fu inquadrato nel ruolo dei professori associati non a seguito di un concorso ma con un semplice giudizio di idoneità, dal momento che era già professore incaricato.
  6. ^ De Michelis risale in cattedra, di chimica. L'ex ministro Gianni De Michelis deciderà quindi di tornare ad insegnare chimica inorganica alla facoltà di scienze dell'Università di Venezia, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 19 aprile 1994.
  7. ^ Alberto Mazzuca, Penne al vetriolo, Argelato, Minerva Edizioni, 2017, p. 663
  8. ^ Gianni De Michelis, Dove andiamo a ballare questa sera? Guida a 250 discoteche italiane, Milano 1988, Mondadori.
  9. ^ Marco Travaglio, Bottini & Bocconi (PDF), in l'Unità, 22 dicembre 2002, p. 3. URL consultato l'11 maggio 2019 (archiviato l'11 maggio 2019).
    «Gianni De Michelis, quello che Enzo Biagi chiamava affettuosamente «Illustre forforato». Non è più ministro degli Esteri, con grave disappunto della diplomazia internazionale e soprattutto delle discoteche della Romagna (dove era noto come«Avanzo di Balera»).»
  10. ^ Rubare sì, ma solo il tre per cento, in L'Espresso, 17 dicembre 2010. URL consultato l'11 maggio 2019 (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2019).
    «La tipica compagnia di un esponente del socialismo europeo [Gianni De Michelis]. Ma l'Illustre Forforato (come lo chiamava Enzo Biagi), Altissimo e Pomicino hanno un altro tratto in comune: una condanna a testa per la maxitangente Enimont. A cui l'Avanzo di Balera (sempre Biagi) cumula un patteggiamento per corruzione sulle mazzette per le autostrade venete.»
  11. ^ Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti, p. 96, Il Saggiatore, 2006.
  12. ^ Marco Travaglio, La scomparsa dei fatti, Il Saggiatore 2006, pag. 95: "[Le feste di De Michelis erano] entrate nella leggenda. A Venezia ne organizzò una alla Stazione marittima con duemila invitati; a Roma, per un compleanno, affittò l'intero ippodromo di Tor di Valle. [...] Nel 1993, De Michelis ha lasciato un conto non pagato di 490 milioni all'Hotel Plaza di Roma, dove ha occupato una suite che costava 370 mila lire al giorno soltanto per gli «extra»".
  13. ^ Affaritaliani - Socialisti/ Nencini (Ps) ad Affaritaliani: "Non temo scissioni. Si resta nel partito se ne si condividono gli orientamenti", Sabato 11.07.2009 19:49 Archiviato il 19 giugno 2015 in Internet Archive..
  14. ^ Corriere della Sera - De Michelis consulente di Brunetta «Io, un padre che torna ai figli», 23 settembre 2009, p. 15.
  15. ^ Marcello Pamio, Aspen Institute Italia, il club mondialista…, su disinformazione.it, 22 luglio 2018. URL consultato il 13 luglio 2019 (archiviato il 25 luglio 2018). Ospitato su sito dell'autore.. Estratto dal libro di Epiphanius, Massoneria e sette segrete : la faccia occulta della storia, su issu.com, Napoli, Controcorrente, 2008, ISBN 9788889015636, OCLC 1020123022. URL consultato il 13 luglio 2019 (archiviato il 13 luglio 2019)..
  16. ^ Organi direttivi Aspen, su aspeninstitute.it (archiviato dall'url originale il 23 settembre 2015).
  17. ^ Venezia, è morto Gianni De Michelis, 11 maggio 2019.
  18. ^ Repubblica.it» spettacoli_e_cultura» Dal Pci a Craxi a Berlusconi Nanni "veggente" dei miti in crisi.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vicepresidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana Successore
Giuliano Amato 13 aprile 1988 – 22 luglio 1989 Claudio Martelli
Predecessore Ministro degli affari esteri Successore
Giulio Andreotti 22 luglio 1989 – 28 giugno 1992 Vincenzo Scotti
Predecessore Ministro del lavoro e della previdenza sociale Successore
Vincenzo Scotti 4 agosto 1983 – 17 aprile 1987 Ermanno Gorrieri
Predecessore Segretario del Nuovo PSI Successore
fondazione partito 2001 – 2007 Stefano Caldoro
Predecessore Segretario del Partito Socialista Successore
Ugo Intini 1998 – 2001 dissoluzione partito
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