Eccidio del Torrazzo

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Eccidio del Torrazzo
strage
Il Torrazzo di Bagnolo, teatro dell'eccidio del 14 febbraio 1945.
Tipofucilazione
Data14 febbraio 1945
LuogoBagnolo in Piano
StatoBandiera dell'Italia Italia
Coordinate44°45′47.47″N 10°40′23.78″E / 44.763185°N 10.673273°E44.763185; 10.673273
ResponsabiliXXX Brigata Nera di Reggio Emilia
GNR di Reggio Emilia
Motivazionerappresaglia
Conseguenze
Morti11

L'eccidio del Torrazzo fu un crimine di guerra fascista consumatosi il 14 febbraio 1945 a Bagnolo in Piano, in provincia di Reggio Emilia, nel corso della quale furono uccisi undici civili bagnolesi.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

La zona di Bagnolo in Piano, così come tutta la pianura reggiana, era un'area di fervida ed intensa attività partigiana. A scatenare la furia omicida degli uomini della Brigata Nera di Reggio vi fu infatti la morte, il 10 febbraio 1945, di due bersaglieri della 1ª Divisione bersaglieri "Italia" dell'esercito repubblicano, uccisi in uno scontro a fuoco con esponenti della Resistenza locale nella frazione di Pieve Rossa[1].

La strage[modifica | modifica wikitesto]

All'alba del 14 febbraio alcuni reparti della Brigata Nera di Reggio circondarono il paese con l'obbiettivo di compiere una rappresaglia esemplare nei confronti della popolazione civile bagnolese. Venne così effettuato un vasto rastrellamento e quindi prelevati dalle loro case nove esponenti storici dell'antifascismo e della resistenza locale assieme al Commissario Prefettizio Aristide Carboni, reggente dell'amministrazione comunale bagnolese[2]. Mentre le milizie repubblicane rastrellavano Bagnolo, don Barbieri tentò invano di mediare una soluzione con gli ufficiali fascisti[3]. I dieci prigionieri, dopo essere stati raggruppati presso la locale Casa del Fascio, vennero condotti nella piazza del paese, allineati sotto il Torrazzo e quivi giustiziati.

I corpi delle vittime vennero lasciati sul luogo dell'esecuzione sino alle 14:00, quando vennero trasferiti presso il locale cimitero su iniziativa di don Barbieri[4].

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

La notizia della fucilazione dei dieci civili bagnolesi provocò una dura reazione presso le autorità militari tedesche di stanza nella provincia reggiana. Il giorno seguente l'eccidio fu indetto in Prefettura un summit italo-tedesco al quale presero parte tra gli altri il capo della Provincia Giovanni Battista Caneva, il colonnello delle SS Eugen Dollmann, il podestà di Reggio nell'Emilia Celio Rabotti ed il capitano Leibold[4]. I tedeschi, che il giorno stesso della strage di Bagnolo avevano fucilato venti partigiani a Calerno, ripresero duramente i fascisti per aver agito di loro libera iniziativa e senza le necessarie autorizzazioni ed imposero loro di risarcire le famiglie delle vittime[5].

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Il monumento ai Martiri del Torrazzo.
  • Aristide Carboni "Spento", di Bagnolo in Piano, classe 1902, Commissario prefettizio
  • Carlo Formentini "Nino", di Bagnolo in Piano, classe 1891
  • Oreste Gibertoni "Dante", di Bagnolo in Piano, classe 1920
  • Otello Gibertoni "Nilo", di Bagnolo in Piano, classe 1912
  • Evres Lazzaretti "Ottaviano"[6], di Bagnolo in Piano, classe 1915, Medaglia d'argento al Valor Militare alla memoria
  • Primo Malaguti "Bucov", di Bagnolo in Piano, classe 1878
  • Emilio Mattioli "Gianni", di Bagnolo in Piano, classe 1919
  • Arnaldo Storchi "Walter", di Bagnolo in Piano, classe 1891
  • Licinio Tedeschi "Eros", di Bagnolo in Piano, classe 1891
  • Imerio Tondelli "Eros", di Bagnolo in Piano, classe 1908

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

A ricordo del martirio dei dieci cittadini bagnolesi venne scoperta il 4 novembre 1945 una lapide recante i nomi dei caduti[7]. Successivamente il monumento subì alcune modifiche, fino all'ultimo restauro, occorso in occasione del 70º anniversario della strage[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Storchi, M., Anche contro donne e bambini. Stragi naziste e fasciste nella terra dei fratelli Cervi, Reggio Emilia: Imprimatur, 2016
  2. ^ a b Il Torrazzo, i martiri e il San Valentino di sangue
  3. ^ Storchi, p. 295.
  4. ^ a b Storchi, p. 296.
  5. ^ Storchi, p. 298.
  6. ^ Evres Lazzaretti
  7. ^ Brugnoli, Nicola, Canovi, Antonio, Le pietre dolenti. Dopo la Resistenza: i monumenti civili, il pantheon della memoria a Reggio Emilia, Reggio Emilia: Istoreco, 2000, p. 6

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guerrino Franzini, Storia della Resistenza reggiana, Reggio Emilia, ANPI, 1966.
  • Massimo Storchi, Anche contro donne e bambini: stragi naziste e fasciste nella terra dei fratelli Cervi, Reggio Emilia, Imprimatur, 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]