Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia

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Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia
Archidioecesis Surrentina-Castri Maris o Stabiensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli
Regione ecclesiasticaCampania
 
Mappa della diocesi
 
ArcivescovoFrancesco Alfano
Vicario generaleMario Cafiero
Presbiteri154, di cui 123 secolari e 31 regolari
1.590 battezzati per presbitero
Religiosi52 uomini, 284 donne
Diaconi5 permanenti
 
Abitanti248.500
Battezzati245.000 (98,6% del totale)
StatoItalia
Superficie205 km²
Parrocchie88 (4 vicariati)
 
ErezioneV secolo (Sorrento)
V secolo (Castellammare)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanti Filippo e Giacomo
ConcattedraleSantissima Maria Assunta e San Catello
Santi patroniAntonino di Sorrento
Catello di Castellammare
Indirizzo
  • Via Santa Maria della Pietà 46, 80067 Sorrento (Napoli)
  • Via Sant'Anna 1, 80053 Castellammare di Stabia (Napoli)
  • Via Mons. Natale 7, 80069 Vico Equense (Napoli)
Sito webwww.diocesisorrentocmare.it
Dati dall'Annuario pontificio 2021 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Facciata della concattedrale di Castellammare di Stabia.
La chiesa della Santissima Annunziata, ex cattedrale della diocesi di Vico Equense.
Il santuario di San Michele Arcangelo al Monte Faito.
La basilica santuario di Santa Maria di Pozzano.

L'arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia (in latino: Archidioecesis Surrentina-Castri Maris o Stabiensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Napoli, appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2020 contava 245.000 battezzati su 248.500 abitanti. È retta dall'arcivescovo Francesco Alfano.

Sono patroni dell'arcidiocesi sant'Antonino di Sorrento e san Catello di Castellammare.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi comprende 16 comuni della città metropolitana di Napoli: Sorrento, Castellammare di Stabia, Anacapri, Capri, Casola di Napoli, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Pompei[1], Sant'Agnello, Sant'Antonio Abate, Santa Maria la Carità, Vico Equense.

La diocesi di Castellammare di Stabia, alla vigilia della plena unione, comprendeva 49 parrocchie nei comuni di Castellammare di Stabia, Gragnano, Pimonte, Casola, Lettere, Santa Maria la Carità e Sant'Antonio Abate, e nelle frazioni Mariconda e Messigno del comune di Pompei.[2]

Sede arcivescovile è la città di Sorrento, dove si trova la basilica cattedrale dei Santi Filippo e Giacomo; a Castellammare di Stabia sorge la concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello.

Nel territorio diocesano si trovano anche:

Il seminario arcivescovile ha sede a Vico Equense.[3] La chiesa dell'Oratorio, chiesa sconsacrata di Castellammare di Stabia, ospita i locali del museo diocesano sorrentino-stabiese.

Parrocchie e zone pastorali[modifica | modifica wikitesto]

Il territorio si estende su 205 km² ed è suddiviso in 88 parrocchie, raggruppate in 15 unità pastorali, che a loro volta costituiscono 4 zone pastorali:[4]

  • zona pastorale 1: unità pastorali di Capri (1), Massa Lubrense (2) e Sorrento (3);
  • zona pastorale 2: unità pastorali di Sant'Agnello-Piano-Meta (4), Vico Equense centro (5), Vico Equense collina (6);
  • zona pastorale 3: unità pastorali di Castellammare centro antico (7), Castellammare centro moderno (8), Castellammare periferia (9), Castellammare collina (10);
  • zona pastorale 4: unità pastorali di Casola-Lettere (11), Pimonte-San Tommaso di Canterbury in Gragnano (12), Gragnano (13), Sant'Antonio Abate (14), Santa Maria la Carità in Pompei-Santa Maria delle Grazie in Gragnano-Santa Maria Goretti in Fontanelle-Castellammare di Stabia (15).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'odierna arcidiocesi nasce nel 1986 con l'unione di due precedenti sedi, l'arcidiocesi di Sorrento e la diocesi di Castellammare di Stabia, entrambe storicamente attestate dalla fine del V secolo.

Sorrento[modifica | modifica wikitesto]

Incerte sono l'origine e la diffusione del cristianesimo nella penisola sorrentina. Secondo una tradizione leggendaria, l'apostolo Pietro, nel suo viaggio verso Roma si sarebbe fermato nel fiordo di Crapolla, oggi nel territorio di Massa Lubrense, dove nel medioevo sorse un'abbazia benedettina dedicata all'apostolo.

Gli antichi martirologi attestato il martirio a Sorrento di Marco, Quinto e compagni, ricordati il 19 marzo.

Altrettanto incerta è l'origine della diocesi di Sorrento. Le tradizioni agiografiche e liturgiche ricordano quattro santi vescovi, Renato, Valerio, Atanasio e Bacolo, vissuti in epoca sconosciuta fra il V ed il VII secolo. Il primo di questi, Renato[5], vissuto forse nella prima metà del V secolo, è ritenuto da alcuni storici il protovescovo sorrentino, benché la sua biografia menzioni un predecessore ignoto.

Il primo vescovo storicamente accertato è Rosario che, assieme a Orso di Stabia, prese parte al sinodo romano indetto da papa Simmaco nel 499. Un secolo dopo, l'epistolario di papa Gregorio Magno ci fa conoscere il vescovo Giovanni, a partire da una lettera del mese di aprile 591; lo stesso vescovo prese parte ad un sinodo a Roma celebrato agli inizi di luglio del 595; infine, Giovanni è ancora il destinatario di alcune lettere del papa negli ultimi mesi del 598. Morì quasi certamente tra il 599 e gli inizi del 600, perché a partire da marzo 600 è noto il suo presumibile successore, sant'Amando, la cui lapide mortuaria, oggi scomparsa, riportava, come data di decesso, il 13 aprile 617, dopo 17 anni e 21 giorni di governo pastorale.

Incerta è anche l'epoca in cui la Chiesa sorrentina fu elevata al rango di sede metropolitana.[6] Secondo i dittici sorrentini, primo arcivescovo sarebbe stato Leopardo, vissuto nella prima metà del X secolo, tesi tuttavia che già Ferdinando Ughelli aveva confutato nel XVII secolo. Il Liber Confratrum di San Matteo di Salerno attesta che il primo arcivescovo fu Maraldo, vissuto nella prima metà dell'XI secolo; tuttavia, come riporta Bartolomeo Capasso, l'unico documento che testimonia l'esistenza di questo prelato (1005) lo indica come vescovo, e non come arcivescovo. Di certo, fu arcivescovo metropolita Giovanni, attestato per la prima volta nel 1059, quando prese parte al sinodo di Benevento indetto da papa Niccolò II; nel 1071 partecipò alla consacrazione della nuova chiesa dell'abbazia di Montecassino.[7] Appartenevano alla provincia ecclesiastica di Sorrento le diocesi di Vico Equense, Massa Lubrense e Stabia, le prime due presumibilmente erette nella stessa epoca in cui Sorrento fu elevata al rango metropolitico.

A partire dal XVI secolo alcuni arcivescovi si distinsero per l'attuazione delle decisioni del concilio di Trento. Giulio Pavesi (1558-1571) si applicò alla riforma della disciplina ecclesiastica e dei monasteri, e convocò un concilio provinciale del 1567, imitato da Giuseppe Donzelli (1574-1588) nel 1584. Antonio Angrisani (1612-1641) favorì ed incrementò lo sviluppo delle confraternite, mentre Diego Petra (1680-1699) fondò il seminario arcivescovile, istituzione che fu particolarmente curata dai suoi successori, Filippo Anastasio (1699-1724) e Ludovico Agnello Anastasio (1724-1758).

A seguito del concordato stipulato il 27 giugno 1818 tra la Santa Sede e Ferdinando di Borbone, con la bolla De utiliori di papa Pio VII vennero soppresse ed unite a Sorrento le sedi di Vico Equense, vacante dal 1799 (l'ultimo vescovo Michele Natale aveva aderito alla Repubblica partenopea ed era morto sul patibolo dopo la restaurazione borbonica), Massa Lubrense e Capri. Con queste disposizioni Castellammare di Stabia rimase l'unica suffraganea di Sorrento.

Castellammare di Stabia[modifica | modifica wikitesto]

La presenza di una primitiva chiesa cristiana nell'area stabiese è da datarsi nel periodo compreso tra il III ed il IV secolo[8] come testimoniato dal ritrovamento di reperti archeologici nella cosiddetta area christianorum, al di sotto della concattedrale di Santissima Maria Assunta e San Catello: si tratta di lucerne con simboli cristiani, di una fibula in avorio sulla quale è incisa la raffigurazione di un abbraccio tra gli apostoli Pietro e Paolo, sarcofagi ed una tegola con il monogramma di Cristo. Gli scavi condotti nel 2005 hanno riportato alla luce dipinti cristiani del III-IV secolo.[9]

Il primo vescovo di Castellammare attestato dalle fonti è Orso, citato negli atti del sinodo celebrato a Roma nel 499 sotto papa Simmaco. Segue il vescovo Lorenzo, noto per il suo epitaffio, oggi perduto, che gli assegna dodici anni di episcopato, dal 600 fino alla sua morte, avvenuta il 26 febbraio 612. Il vescovo Lubenzio prese parte al concilio lateranense del 649. Ad un'epoca incerta, fra il VI e il VII secolo, è assegnato il santo vescovo Catello, le cui vicende sono strettamente legate con quelle di sant'Antonino di Sorrento, oggi entrambe patroni dell'arcidiocesi. In seguito la cronotassi dei vescovi di Stabia si fa molto incerta e lacunosa, fino all'XI secolo, epoca in cui presumibilmente la diocesi entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Sorrento.

Tra i vescovi stabiesi sono degni di menzione: Antonino di Sorrento (1327-1331), discepolo di Duns Scoto e poi metropolita di Amalfi; Juan Fonseca (1537-1559), che prese parte al concilio di Trento e fu cappellano maggiore del viceregno; Pio Tommaso Milante (1743-1749), autore del De Stabiis stabiana ecclesia et episcopis eius, importante per le studio della storia della diocesi e per i riferimenti documentari ivi riportati; a questo vescovo si deve anche l'istituzione del seminario per la formazione dei chierici nel palazzo vescovile.

Il 27 giugno 1818 papa Pio VII, in forza della bolla De utiliori, unì a Castellammare la soppressa diocesi di Lettere: Bernardo della Torre, ultimo vescovo di Lettere, venne trasferito alla sede di Castellammare, da tempo vacante. Fino a quel momento, la diocesi stabiese comprendeva la sola città sede episcopale.

Nel 1860 il vescovo Francesco Petagna (1850-1878), assieme al metropolita di Sorrento, fu costretto all'esilio a Marsiglia; il seguito prese parte al concilio Vaticano I. Nella seconda metà dell'Ottocento, i vescovi favorirono la fondazione di congregazioni religiose, tra le quali le suore dei Sacri Cuori, le compassioniste Serve di Maria e le alcantarine.

Nel 1935 la diocesi di Castellammare cedette una porzione del territorio della città di Pompei in forza del decreto della Congregazione Concistoriale che definì il territorio della prelatura territoriale di Pompei.

Nell'aprile 1967, Raffaele Pellecchia fu nominato coadiutore del metropolita sorrentino Carlo Serena e contestualmente amministratore apostolico di Castellammare, con obbligo di residenza in questa città. Il 30 luglio 1972 Raffaele Pellecchia, l'anno precedente nominato vescovo di Castellammare di Stabia, succedette a Carlo Serena come arcivescovo di Sorrento, unendo così in persona episcopi le due sedi.

Sorrento perse la dignità metropolitica, pur mantenendo la dignità arcivescovile, il 30 aprile 1979 in forza della bolla Quamquam Ecclesia di papa Giovanni Paolo II; contestualmente Sorrento e la sua suffraganea di Castellammare di Stabia entrarono a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli.

Sorrento-Castellammare di Stabia[modifica | modifica wikitesto]

Il 30 luglio 1972 Raffaele Pellecchia, già vescovo di Castellammare di Stabia, succedette a Carlo Serena come arcivescovo di Sorrento[10], unendo così in persona episcopi le due sedi.

Sorrento perse la dignità metropolitica, pur mantenendo la dignità arcivescovile, il 30 aprile 1979 in forza della bolla Quamquam Ecclesia di papa Giovanni Paolo II. Assieme alla sua suffraganea di Castellammare di Stabia entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Napoli.

Il 30 settembre 1986, in forza del decreto Instantibus votis della Congregazione per i Vescovi, l'unione delle due sedi è divenuta piena e l'arcidiocesi ha assunto il nome attuale; primo arcivescovo delle sedi unite è stato Antonio Zama.

Presieduto dall'arcivescovo Felice Cece, si è celebrato dal 25 settembre 2010 al 25 gennaio 2011 la fase conclusiva del primo sinodo della nuova arcidiocesi, indetto nel 2001; era dalla seconda metà dell'Ottocento che nel territorio non veniva più celebrato un sinodo delle Chiese locali.[11]

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Sede di Sorrento[modifica | modifica wikitesto]

  • San Renato † (V secolo ?)[12]
  • San Valerio † (V secolo ?)[12]
  • Rosario † (menzionato nel 499)
  • Sant'Atanasio † (VI secolo ?)[12]
  • Giovanni I † (prima del 591 - circa 599/600 deceduto)
  • Sant'Amando † (marzo 600 - 13 aprile 617 deceduto)
  • Filippo † (prima metà del VII secolo)[13]
  • Giacomo † (prima metà del VII secolo)[13]
  • Agapito † (menzionato nel 645 circa)
  • San Bacolo † (VII secolo ?)[12]
  • Giaquinto (o Giacinto) † (menzionato nel 680)
  • Landolfo ? † (all'epoca di papa Gregorio IV)[14]
  • Stefano † (prima dell'871 - 872 ? deceduto)[15]
  • Anonimo † (menzionato nell'876)
  • Leopardo † (prima metà del X secolo)
  • Sergio † (seconda metà del X secolo nominato arcivescovo di Napoli)
  • Maraldo † (menzionato nel 1005)[16]
  • Giovanni II † (prima del 1059 - dopo il 1071)
  • Barbato † (menzionato nel 1110)[17]
  • Orso † (menzionato nel 1141)[17][18]
    • Filippo † (? - 9 marzo 1149 deceduto) (vescovo eletto)[17]
  • Rufino † (circa 1180/1190)[19]
  • Anonimo † (menzionato nel 1192)[17]
  • Alferio † (prima del 1197 - dopo il 1227)[17][20]
  • Pietro I †[21]
  • Pietro II † (26 marzo 1252 - dopo il 1254)[17]
  • Anonimo † (menzionato nel 1258 e 1259)[17]
  • Ludovico d'Alessandro ? † (1266 - 2 dicembre 1266 deceduto)
  • Pietro de Corneliaco, O.F.M. † (marzo 1268 - dopo il 1275 deceduto)[17]
  • Giovanni Mastrogiudice † (22 giugno 1278 - 1285 deceduto)
  • Marco Mirabello † (25 febbraio 1286 - 1305 deceduto)
  • Francesco † (27 febbraio 1306 - ? deceduto)
  • Riccardo † (8 giugno 1319 - 1320 deceduto)
  • Matteo da Capua, O.F.M. † (3 ottobre 1320 - circa 1332 deceduto)
  • Pietro † (20 ottobre 1332 - circa 1341 deceduto)
  • Andrea Sersale † (10 marzo 1341 - ? deceduto)
  • Pietro † (23 giugno 1348 - ? deceduto)
  • Guglielmo d'Aleyrac † (17 marzo 1361 - ? deceduto)
  • Francesco de Fulgineo, O.E.S.A. † (26 aprile 1374 - 1390 deceduto)
  • Roberto Brancia † (9 maggio 1390 - 5 settembre 1409 nominato arcivescovo di Amalfi)
  • Angelo † (27 marzo 1410 - 19 dicembre 1412 nominato arcivescovo di Santa Severina)
  • Bartolomeo de Miserata † (21 dicembre 1412 - ? deceduto)
  • Antonio Bretone † (18 aprile 1440 - 23 luglio 1442 nominato vescovo di Orange)
  • Domizio Falangola † (17 ottobre 1442 - 8 gennaio 1470 deceduto)
  • Scipione Cicinelli † (15 gennaio 1470 - 22 marzo 1474 nominato vescovo di Tricarico)
  • Giacomo de Sanctis † (22 giugno 1474 - agosto 1479 deceduto)
  • Nardo Mormile † (12 maggio 1480 - 1493 deceduto)
  • Menelao Gennari † (28 agosto 1493 - 17 marzo 1501 deceduto)
  • Francisco de Remolins † (31 marzo 1501 - 1512 dimesso)
  • Gilberto Remolón † (22 ottobre 1512 - 1525 deceduto)
  • Filippo Strozzi, O.P. † (18 agosto 1525 - 20 giugno 1530 dimesso)
  • Florent Coquerelle † (20 giugno 1530 - fine del 1544 deceduto)
  • Bernardino Silverj Piccolomini † (13 aprile 1545 - ottobre 1552 deceduto)
  • Bartolomeo Albani † (22 ottobre 1552 - maggio 1558 deceduto)
  • Giulio Pavesi, O.P. † (20 luglio 1558 - 11 febbraio 1571 deceduto)
  • Lelio Brancaccio † (20 giugno 1571 - 15 luglio 1574 nominato arcivescovo di Taranto)
  • Giuseppe Donzelli, O.P. † (14 luglio 1574 - 22 aprile 1588 deceduto)
  • Muzio Bongiovanni † (27 aprile 1588 - 27 novembre 1590 deceduto)
  • Carlo Baldini † (18 febbraio 1591 - 24/31 marzo 1598 deceduto)
  • Gerolamo Provenzale † (1º giugno 1598 - 22 marzo 1612 deceduto)
  • Giovanni Antonio Angrisani, C.R. † (4 giugno 1612 - 29 agosto 1641 deceduto)
  • Antonio del Pezzo † (27 novembre 1641 - 12 marzo 1659 deceduto)
  • Paolo Suardo, C.O. † (10 novembre 1659 - 29 luglio 1679 deceduto)
  • Diego Petra † (29 aprile 1680 - 1º febbraio 1699 deceduto)
  • Filippo Anastasio † (11 aprile 1699 - 13 dicembre 1724 dimesso[22])
  • Lodovico Agnello Anastasi † (20 dicembre 1724 - 19 febbraio 1758 deceduto)
  • Giuseppe Sersale † (13 marzo 1758 - 10 gennaio 1759 deceduto)
  • Silvestro Pepe † (4 aprile 1759 - 23 giugno 1803 deceduto)
  • Vincenzo Calà † (26 giugno 1805 - 1º maggio 1817 deceduto)
  • Michele Spinelli, C.R. † (6 aprile 1818 - 23 ottobre 1824 deceduto)
  • Gabriele Papa † (20 dicembre 1824 - 26 aprile 1837 deceduto)
  • Nicola Giuseppe Ugo † (18 febbraio 1839 - 14 agosto 1843 deceduto)
  • Domenico Silvestri † (17 giugno 1844 - 15 settembre 1848 deceduto)
  • Leone Ciampa, O.F.M.Disc. † (22 dicembre 1848 - 9 settembre 1854 deceduto)
  • Francesco Saverio Apuzzo † (23 marzo 1855 - 24 novembre 1871 nominato arcivescovo di Capua)
  • Mariano Ricciardi † (24 novembre 1871 - 23 agosto 1876 deceduto)
  • Leopoldo Ruggiero † (12 marzo 1877 - 11 marzo 1886 deceduto)
  • Giuseppe Giustiniani † (7 giugno 1886 - 2 luglio 1917 deceduto)
  • Paolo Jacuzio † (9 luglio 1917 - 19 maggio 1944 deceduto)
  • Carlo Serena † (22 ottobre 1945 - 30 luglio 1972 deceduto)
  • Raffaele Pellecchia † (30 luglio 1972 succeduto - 3 maggio 1977 deceduto)
  • Antonio Zama † (27 agosto 1977 - 30 settembre 1986 nominato arcivescovo di Sorrento-Castellammare di Stabia)

Sede di Castellammare di Stabia[modifica | modifica wikitesto]

Sede di Sorrento-Castellammare di Stabia[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

L'arcidiocesi nel 2020 su una popolazione di 248.500 persone contava 245.000 battezzati, corrispondenti al 98,6% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
arcidiocesi di Sorrento
1950 72.320 72.320 100,0 212 142 70 341 215 530 38
1970 78.317 78.505 99,8 153 91 62 511 133 329 40
1980 94.750 95.600 99,1 121 79 42 783 61 329 42
diocesi di Castellammare di Stabia
1950 90.200 90.297 99,9 140 102 38 644 46 253 37
1959 96.000 96.500 99,5 119 84 35 806 40 250 41
1970 121.000 122.501 98,8 125 77 48 968 63 377 44
1980 126.400 135.500 93,3 123 75 48 1.027 94 391 47
arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia
1990 222.000 226.000 98,2 217 140 77 1.023 92 762 91
1999 224.000 227.500 98,5 195 129 66 1.148 74 500 87
2000 224.200 226.800 98,9 198 136 62 1.132 68 490 87
2001 224.000 226.000 99,1 197 136 61 1.137 6 67 488 87
2002 236.000 240.000 98,3 181 130 51 1.303 6 56 484 87
2003 236.190 240.200 98,3 176 131 45 1.341 6 49 478 87
2004 237.996 240.146 99,1 176 132 44 1.352 6 49 480 87
2010 240.000 240.900 99,6 169 132 37 1.420 6 42 459 87
2014 240.600 243.700 98,7 160 129 31 1.503 5 34 306 87
2017 227.000 231.201 98,2 153 121 32 1.483 5 34 308 88
2020 245.000 248.500 98,6 154 123 31 1.590 5 52 284 88

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Eccetto il territorio e le parrocchie che appartengono alla Prelatura territoriale di Pompei.
  2. ^ Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, nº 259, 7 novembre 1986, pp. 18-19. In questo numero della Gazzetta Ufficiale è contenuto l'elenco delle 49 parrocchie della diocesi che ottennero la qualifica di "ente ecclesiastico civilmente riconosciuto" dal Ministero dell'Interno, in forza della Legge 20 maggio 1985 n. 222, art. 29. Tale qualifica fu concessa con decreto ministeriale del 25 ottobre 1986 su richiesta del vescovo di Castellammare di Stabia del 27 giugno precedente.
  3. ^ Dal sito web Archiviato il 5 aprile 2013 in Internet Archive. del seminario arcivescovile di Vico Equense.
  4. ^ Struttura della diocesi dal sito web dell'arcidiocesi.
  5. ^ Le reliquie di san Renato nel XIV secolo vennero traslate ad Angers da Roberto d'Angiò; da qui l'identificazione del santo sorrentino con un omonimo vescovo di Angers.
  6. ^ La questione in: Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 407.
  7. ^ L'Annuario Pontificio riporta come data di elevazione a metropolia il 1068.
  8. ^ Valcaccia, p. 14.
  9. ^ Mario Pagano, Il primitivo cristianesimo a Stabiae: nuove scoperte, in Ipsam Nolam barbari vastaverunt. L'Italia e il Mediterraneo occidentale tra il V secolo e la metà del VI, Atti del Convegno internazionale di studi (Cimitile-Nola-Santa Maria Capua Vetere, 18-19 giugno 2009), Cimitile 2010, pp. 129-140.
  10. ^ Nell'aprile 1967, Pellecchia era stato nominato coadiutore di Carlo Serena e contestualmente amministratore apostolico di Castellammare, con obbligo di residenza in questa città.
  11. ^ Dagli Atti del sinodo, pp. 7 e 15.
  12. ^ a b c d Sui santi vescovi Renato, Valerio, Atanasio e Bacolo, le rispettive tradizioni agiografiche non definiscono con chiarezza il periodo storico in cui hanno vissuto, e le proposte cronologiche dei vari autori non sono unanimi e variano dal IV al VII secolo.
  13. ^ a b Vescovo menzionato nella vita di sant'Antonino di Sorrento
  14. ^ Capasso, Memorie storiche della chiesa sorrentina, p. 50.
  15. ^ Queste sono le date tradizionali riportate da Capasso (Memorie storiche della chiesa sorrentina, p. 51). Kehr (Italia pontificia, VIII, p. 409) documenta l'esistenza di questo vescovo ancora nell'876 (corrispondente all'anonimo vescovo seguente).
  16. ^ Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 407.
  17. ^ a b c d e f g h Kamp, Kirche und Monarchie…, 1, pp. 376-381.
  18. ^ Cappelletti e Gams inseriscono dopo Orso un vescovo Giovanni, documentato nel 1147. Come argomenta Capasso (Memorie storiche della chiesa sorrentina, pp. 59-60), Giovanni fu vescovo di Sorres in Sardegna.
  19. ^ In precedenza vescovo di Assisi, autore del trattato De bono pacis (Monumenta Germaniae Historica).
  20. ^ La diocesi era vacante l'11 ottobre 1238 (Eubel, Hierarchia catholica, II, p. XXXIX).
  21. ^ Menzionato dai dittici sorrentini tra Alferio e Pietro II, ma di lui «non abbiamo alcun sicuro documento» (Capasso, Memorie storiche della chiesa sorrentina, pp. 63-64).
  22. ^ Il 20 dicembre 1724 fu nominato patriarca titolare di Antiochia.
  23. ^ Vescovo menzionato nella Vita di san Bacolo di Sorrento, inserito da Ughelli dopo san Catello; potrebbe tuttavia appartenere ad un'epoca diversa. Milante, Della città di Stabia…, vol. II, p. 42.
  24. ^ Questo vescovo è riportato da Ughelli e da tutti gli autori che ne dipendono, ma senza alcun documento di riferimento.
  25. ^ Vescovo ignoto a Ughelli, Milante e Kehr, ma documentato da Cappelletti e Gams.
  26. ^ Leone Mattei Cerasoli, Di alcuni vescovi poco noti, 2, in Archivio storico per le province napoletane, 44 (nuova serie 4), 1919, p. 329.
  27. ^ Sulla datazione di questo vescovo: Kehr, Italia pontificia, VIII, p. 413.
  28. ^ a b c Kamp, Kirche und Monarchie…, 1, pp. 382-384.
  29. ^ Abbastanza confusa è la cronotassi di questo periodo centrale del XIV secolo. Gams e Cappelletti infatti menzionano, dopo Landolfo (1331) e prima di Paolo (1362): Pietro II, Guglielmo, Matteo I, Pietro III, Matteo II, Giovanni III.
  30. ^ Incerta è la cronotassi di questo periodo. Infatti, secondo Eubel (II, p. 176), Felice Fajadelli sarebbe stato trasferito dall'arcidiocesi di Gaeta alla sede titolare Libariensis (forse diocesi di Liberalia) lo stesso giorno (22 maggio 1444) in cui veniva nominato il suo successore a Gaeta.
  31. ^ Secondo Eubel, questo Ludovico Certa potrebbe essere lo stesso Luigi Certa, deceduto fin dal 1443.
  32. ^ Così Eubel. Gams riporta come data di decesso il 6 settembre 1726.
  33. ^ Nominato vescovo titolare di Dorileo.
  34. ^ Nominato vescovo titolare di Prusiade.
  35. ^ Nominato vescovo titolare di Dioclea di Frigia.
  36. ^ Nominato vescovo titolare di Ezani.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Castellammare di Stabia[modifica | modifica wikitesto]

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