Diocesi di Nardò-Gallipoli

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Diocesi di Nardò-Gallipoli
Dioecesis Neritonensis-Gallipolitana
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce
Regione ecclesiasticaPuglia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoFernando Filograna
Vicario generaleGiuliano Santantonio
Presbiteri146, di cui 127 secolari e 19 regolari
1.393 battezzati per presbitero
Religiosi26 uomini, 91 donne
Diaconi13 permanenti
 
Abitanti204.944
Battezzati203.462 (99,3% del totale)
StatoItalia
Superficie587 km²
Parrocchie66 (6 vicariati)
 
Erezione12 gennaio 1413 (Nardò)
VI secolo (Gallipoli)
in plena unione dal 30 settembre 1986
Ritoromano
CattedraleSanta Maria Assunta
ConcattedraleSant'Agata
Santi patroniGregorio Illuminatore
Sant'Agata
IndirizzoPiazza Pio XI 24, 73048 Nardò [Lecce], Italia
Sito webwww.diocesinardogallipoli.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
Basilica concattedrale di Sant'Agata

La diocesi di Nardò-Gallipoli (in latino: Dioecesis Neritonensis-Gallipolitana) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Lecce appartenente alla regione ecclesiastica Puglia. Nel 2021 contava 203.462 battezzati su 204.944 abitanti. È retta dal vescovo Fernando Filograna.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Basilica di Santa Maria della Coltura.

La diocesi comprende la porzione occidentale del Salento.

Sede vescovile è la città di Nardò, dove si trova la basilica cattedrale dell'Assunzione di Maria Vergine. A Gallipoli si trova la basilica concattedrale di Sant'Agata.

Parrocchie e zone pastorali[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Nardò-Gallipoli.
Santuario di Santa Maria della Lizza, Alezio

Il territorio è suddiviso in 66 parrocchie, raggruppate in 6 zone pastorali o foranie:

Rettorie[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Rettorie della diocesi di Nardò-Gallipoli.

Nelle 6 zone pastorali o foranie vi sono alcune chiese che godono dello status di rettorie essendo, la gran parte, sedi di confraternite.

Santuari[modifica | modifica wikitesto]

In diocesi sono presenti i seguenti santuari[1]:

Luoghi spirituali di interesse diocesano
  • San Giuseppe da Copertino, Copertino;
  • Santa Maria della Grottella, Copertino.

Strutture formative e residenziali[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo del vecchio Seminario, Nardò

Il Palazzo vescovile è attiguo alla Cattedrale di Gallipoli. Il vescovo Massa nel 1652 fece demolire la struttura preesistente in quanto in stato fatiscente e, nel 1700, il vescovo Oronzo Filomarini lo abbellì di suppellettili, mobili pregiati, tele e affreschi realizzati dall'artista gallipolino Michele Lenti. L'edificio è ampio e disposto in tre ampi piani e dispone di un giardino e di una cappella privata del vescovo. Nel corso degli anni vi hanno fatto visita sovrani e personalità eminenti del panorama politico e religioso. È doveroso citare la visita svolta nel 1844 da re Ferdinando II con la consorte Maria Teresa d'Austria. In passato ha ospitato diverse istituzioni scolastiche, tra cui il Liceo Quinto Ennio ed è stato dimora fissa dei vescovi che negli anni si sono succeduti nella chiesa gallipolina.

Dopo anni di chiusura dovuta ad una ristrutturazione radicale, il 15 ottobre 2015 il vescovo Filograna ha inaugurato l'episcopio che ospita anche la "Mensa della Carità" per i poveri e il Centro ascolto diocesano.

L'edificio[2], sede del Museo diocesano di Gallipoli è utilizzato per mostre, convegni e riunioni.

  • Casa per ferie e campiscuola "La Lizza" - Alezio;

La struttura,[2] ristrutturata recentemente, adiacente al santuario mariano di "Santa Maria della Lizza", è predisposta per incontri spirituali o culturali, vacanze e campiscuola.

  • Complesso formativo residenziale "Oasi Tabor" - Cenate;

L'opera,[2][3] realizzata sotto l'episcopato di Corrado Ursi, con annessa l'antica villa estiva dei vescovi di Nardò, fu realizzata per la formazione del clero e dei fedeli. Negli ultimi anni, dopo la ristrutturazione, la struttura è stata adibita anche a casa di vacanza o location per eventi culturali.

L'edificio[2] è utilizzato, in alcuni periodi dell'anno, per campiscuola, esercizi spirituali o convegni

Residenza[2] destinata ai gruppi parrocchiali per incontri spirituali o formativi.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Diocesi di Gallipoli[modifica | modifica wikitesto]

Incerte sono le origini della diocesi di Gallipoli. Secondo la "tradizione petrina"[4], la città di Gallipoli fu decorata, sin dai primi tempi del cristianesimo, della cattedra vescovile dallo stesso apostolo Pietro che, di passaggio a Gallipoli nel suo viaggio verso Roma, dopo aver fondato la diocesi, avrebbe lasciato la giovane chiesa al suo discepolo san Pancrazio, il quale in seguito si trasferì in Sicilia, subendo il martirio a Taormina.[5] Come scrive Nicola Maria Cataldi[6], Pietro sarebbe giunto in Italia sbarcando nel porto di Gallipoli con i discepoli e fedeli provenienti da Antiochia, nell'anno 42 o 43 sotto il regno di Claudio. A testimoniare il passaggio dell'apostolo fu costruita la chiesa di San Pietro dei Samari nel territorio diocesano, dove si crede che san Pietro abbia battezzato i primi fedeli; altro edificio religioso era San Pietro "cucurizzutu" (per via della forma piramidale della cupola), registrato nella visita pastorale di Pellegrino Cibo (1536-1540). Nella vicina Alezio esisteva nel XVI secolo una cappella dedicata al primo vescovo, la quale era affiancata da un pozzo le cui acque si veneravano come miracolose e prodigiose, perché Pancrazio aveva battezzato i fedeli convertiti alla nuova religione[7]. Sui quattro lati del pozzo leggevasi la seguente iscrizione: P.C.A.D. (Pancratio Callipolitano Antistiti Dicatum = Dedicato a Pancrazio primo vescovo gallipolitano). Il vescovo Vincenzo Capece (1596-1620) volle fare immortalare questa tradizione commissionando un'opera a Gian Domenico Catalano (oggi nella sacrestia del santuario della Lizza in Alezio).

Non si hanno delle fonti storiografiche che attestino il nome del Pontefice che elevò Gallipoli a sede vescovile; Ferdinando Ughelli, acuto storico dell'origine delle sedi episcopali, scrisse nel tomo IX della sua opera maggiore "Italia Sacra" che vetustissimus Callipolitanus Episcopatus est[8]. È certo però che la diocesi di Gallipoli sia anteriore ai tempi di papa Gregorio I. Primo vescovo attestato storicamente e largamente condiviso dagli storici è Domenico, che sottoscrisse un decreto di papa Vigilio del 551 contro Teodoro, arcivescovo monofisita di Cesarea.

Francesco Armellini Pantalassi de' Medici, amministratore apostolico di Gallipoli (1513 - 1518)
Sinodo nella cattedrale di Gallipoli convocato dal vescovo Nicola Margiotta

L'accademico e storico Giorgio Otranto, nella sua opera "Italia meridionale e Puglia paleocristiane: saggi storici", sostiene che la diocesi risalirebbe addirittura all'inizio del V secolo o alla fine del IV; certo è che Gallipoli, verso la fine del VI secolo, fosse una sede vescovile latina[9].

Tela della patrona della diocesi nella cattedrale di Sant'Agata (Giovanni Andrea Coppola)

Fino all'VIII secolo era una diocesi immediatamente soggetta alla Santa Sede[10]. Successivamente[11] dall'VIII all'XI secolo le diocesi salentine gravitarono nell'orbita del patriarcato di Costantinopoli, fino alla conquista normanna della regione. In epoca bizantina, Gallipoli era suffraganea dell'arcidiocesi di Santa Severina, come attestato dalla Notitia Episcopatuum attribuita all'imperatore bizantino Leone VI (886-912) e databile all'inizio del X secolo.

Un tempo comprendeva numerosi territori come Nardò, Copertino, Galatone, Seclì, Noha, Neviano, Tuglie, Parabita, Alliste, Felline, Taviano e Casarano[12]. A confermare l'ipotesi che Nardò ne abbia fatto parte, vi è un breve documento spedito da Clemente VI ad Avignone nel 1348[12].

Il capitolo dei canonici della cattedrale di Gallipoli eleggeva i vescovi fino al XIV secolo, ma numerosi furono i problemi che nacquero tra gli elettori e gli eletti. Clemente V fu il primo romano pontefice che provvide all'elezione dei vescovi gallipolitani[13].

In seguito ai cambiamenti politici nel Salento, subito dopo il sinodo di Melfi del 1067, Gallipoli divenne suffraganea dell'arcidiocesi di Otranto. Il rito latino si impose nella diocesi solo gradualmente: ancora nel XVI secolo la cattedrale era officiata da sacerdoti di rito bizantino.

Immagine storica della Processione dell'Addolorata a Gallipoli, organizzata dalla Confraternita di Maria Santissima del Monte Carmelo e della Misericordia Orazione e Morte. Al centro in abito corale l'allora vescovo Nicola Margiotta. In secondo piano si può notare il baldacchino sotto il quale è presente una stauroteca

Fu mantenuto il rito greco-bizantino fino al 1513 a causa della presenza dei monaci basiliani che si rifugiarono a Gallipoli per scampare alle persecuzioni iconoclaste[14]. A ricordo di questa antica tradizione del rito greco osservato nella diocesi, durante i solenni pontificali di Sant'Agata presieduti dal vescovo, il Vangelo viene proclamato in greco dal canonico del capitolo della cattedrale[15][16]. La diocesi di Gallipoli, con l'avvento dei Normanni, come attestato da un documento del 1172, dovette cedere la gran parte del suo territorio alla vicina abbazia di Sancta Maria de Nerito[11].

Il cardinale Andrea della Valle, amministratore apostolico di Gallipoli (1518 - 1524)

La diocesi generò molti vescovi tra cui: Filippo Gorgoni (vescovo di Ugento), Antonio Camaldari (vescovo di Montepeloso), Fra Ludovico Bevilacqua (vescovo di Catellammare), Fra Domenico Stradiotti (vescovo di Castro), Giovanni Carlo Coppola (abate e vescovo di Muro Lucano), Abate Ercole Coppola (vescovo di Nicotera), Guglielmo Camaldari (arcivescovo di Rossano) e Filippo D'Aprile (vescovo di Teano e in seguito traslato alla sede di Melfi e Rapolla). È certo che la diocesi gallipolitana generò importanti e conosciute personalità religiose: alcuni vescovi saranno elevati alla dignità cardinalizia come Corrado di Sabina, il cardinale camerlengo Francesco Armellini Pantalassi de' Medici ed Andrea della Valle; il vescovo Alessio Zelodano fu chiamato da papa Giulio II come segretario ufficiale, essendo riconosciuta la sua ottima preparazione in ambito teologico e filosofico; il cardinale Vincenzo Orsini arcivescovo di Benevento e poi eletto papa col nome di Benedetto XIII fu un commendatario dell'abbazia di San Mauro. Filippo V di Spagna chiamò presso la propria corte l'arcivescovo gallipolitano Antonio Maria Piscatori, nominandolo predicatore della Corte, qualificatore della Sacra Inquisizione, Teologo ed esaminatore nell'apostolica Nunziatura del Regno di Spagna[17].

Rupi dell'abbazia di San Mauro, a Sannicola, di cui fu commendatario Papa Benedetto XIII, al secolo Pietro Francesco (in religione Vincenzo Maria) Orsini
Papa Benedetto XIII (1650 - 1730)

Il 47º vescovo di Gallipoli Gonzalo de Rueda, per la sua austera e lodevole vita, fu proposto come modello a tutti i nuovi vescovi da Papa Urbano VIII, il quale affermava spesso: "Speculatevi in quel Santo Prelato di Gallipoli"[18][19].

Secondo il professore Antonio Barbino, questi vescovi hanno contribuito a rendere l'«antica diocesi gallipolina una della più importanti d'Italia», oltre ad essere una delle più antiche[20].

Diocesi di Nardò[modifica | modifica wikitesto]

San Pancrazio di Taormina, secondo la tradizione primo vescovo di Gallipoli, Chiesa di Santa Maria della Lizza (Gian Domenico Catalano)
Stefano Argercolo Pendinelli, vescovo di Nardò (1436 - 1451)
Giovanni Domenico De Cupis, vescovo di Nardò (1532 - 1536)
Papa Alessandro VII, nato Fabio Chigi, vescovo di Nardò (1635 - 1652)
Antonio Perez della Lastra, vescovo di Gallipoli (1679 - 1700)
Giuseppe Maria Giove, vescovo di Gallipoli (1834 - 1848)
Gaetano Müller, vescovo di Gallipoli (1898 - 1935) e di Nardò (1927 - 1935)
Salma del vescovo Gaetano Müller, 1935
Francesco Minerva, vescovo di Nardò (1948 - 1950)
Domenico Caliandro, vescovo di Nardò-Gallipoli (2000 - 2012)
Fernando Filograna, poi vescovo di Nardò-Gallipoli, con papa Paolo VI

Più giovane è la diocesi di Nardò, città elevata a sede vescovile nel 1413. Tuttavia negli ultimi anni sono state avanzate delle ipotesi azzardate che farebbero risalire la data della fondazione della diocesi all'VIII secolo, ossia due secoli dopo alla nascita della diocesi di Gallipoli; lo storico gallipolino Elio Pindinelli smentisce ufficialmente questa ipotesi, attribuendone l'origine a un noto falsario d'epoca illuminista, Pietro Polidori. Una recente pubblicazione porta alla luce la notizia che la diocesi fu istituita grazie ai favori dell'antipapa Clemente VII nel 1387[21]. È probabile che Nardò fosse già una diocesi nei primi secoli dell'era cristiana. Infatti esiste una lettera apostolica, dubbia, di papa Paolo I, del 761 o del 762, indirizzata alla diocesi, per porre fine all'elezione dell'ordinario[22]; con tale documento si disponeva, altresì, l'insediamento di una comunità di archimandriti basiliani, i quali erano stati vittima della persecuzione di Costantino V. Di tale tradizione il vescovo Girolamo De Franchis fece riferimento nella documentazione riguardante la visita pastorale del 1612, allorché menzionava alcune lettere apostoliche del V e VI custodite presso l'arcidiocesi di Brindisi. Tracce della grecità della diocesi neretina sono riportate, riguardo l'arredo sacro, nelle visite pastorali del XV secolo.

Documentata invece è l'erezione di Nardò, a partire dal 1090, a sede di abbazia territoriale benedettina. Donazioni, lasciti, privilegi e concessioni[11] a favore degli Abati, contribuirono alla fisionomia territoriale della diocesi di Nardò. Storicamente incerta appare, tuttavia, l'esistenza di una diocesi, prima della supplica per la sua erezione, da parte di Giovanni De Epifanis all'antipapa Giovanni XXIII. Proprio il De Epifanis divenne il 12 gennaio 1413 primo vescovo di Nardò. Tuttavia già durante lo scisma avignonese Nardò ebbe un vescovo, l'abate Matteo, nominato dall'antipapa Clemente VII il 28 giugno 1387.

Il 27 febbraio 1674 fu eretto dal vescovo Tommaso Brancaccio il seminario[23] diocesano di Nardò, dedicato a san Filippo Neri, ubicato, sino al 1964, accanto all'episcopio[24]. A tale istituto concorsero a dare vitalità e splendore i vescovi Orazio Fortunato, Antonio Sanfelice, Carmine Fimiani, Luigi Vetta, Michele Mautone[25] e Francesco Minerva[26]. Mentre la posa della prima pietra della nuova sede, sita in via dell'Incoronata, avvenne il 31 maggio 1960, sotto l'episcopato di Corrado Ursi. Tale complesso fu inaugurato il 7 maggio 1964 dal successore Antonio Rosario Mennonna. L'edificio, per volere del vescovo Aldo Garzia, fu ristrutturato e riaperto l'8 dicembre 1993. Il seminario ospita anche l'Istituto di Scienze Religiose. Nel medesimo edificio, con decisione del Consiglio presbiterale del 25 ottobre 2011, sarà realizzata la Casa diocesana del Clero, attrezzata all'accoglienza dei sacerdoti anziani o infermi.

Fabio Chigi, già vescovo di Nardò, fu eletto, il 7 aprile 1655, al soglio pontificio con il nome di papa Alessandro VII.

Diocesi di Nardò-Gallipoli[modifica | modifica wikitesto]

Sino al 20 ottobre 1980, data dell'erezione della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Lecce, la diocesi di Nardò era immediatamente soggetta alla Santa Sede, mentre la sede di Gallipoli era suffraganea dell'arcidiocesi di Otranto.

Il 30 settembre 1983 Aldo Garzia, già vescovo di Gallipoli e coadiutore di Antonio Rosario Mennonna, divenne per successione vescovo di Nardò, unendo così in persona episcopi le due diocesi.

Il medesimo vescovo, il 20 febbraio 1984, eresse il Centro Diocesano Beni Culturali, comprendente l'Archivio Storico e la Biblioteca "Antonio Sanfelice", fondata nel 1721. Tale centro, per la consistenza del patrimonio archivistico, è stato ritenuto dal Presidente della Regione Puglia, con decreti del 10 maggio 1984 e 21 maggio 1985, di "Interesse Storico Locale".

Il 30 settembre 1986, con il decreto Instantibus votis della Congregazione per i vescovi, le due sedi di Nardò e di Gallipoli furono unite plena unione e la nuova circoscrizione ecclesiastica ha assunto il nome di Nardò-Gallipoli. Seguirono accese reazioni della comunità gallipolina.[27]

Il 16 luglio 1988 vengono cedute all'arcidiocesi di Otranto le parrocchie delle frazioni di Collemeto, Noha e Santa Barbara del comune di Galatina.[28]

Il 12 luglio 2004 è stato inaugurato il Museo diocesano di Gallipoli[29], ubicato nella sede dell'ex seminario, realizzato in stile barocco tra il 1651 ed il 1660 su iniziativa dei presuli Serafino Brancone (Branconi) ed Ignazio Savastano, al fine di valorizzare gli innumerevoli reperti, oltre 500, appartenuti alla vecchia diocesi gallipolina. Ossia: cartepeste, busti, calici ed opere pittoriche. Infatti la diocesi pur essendo tra le più piccole della regione risultava essere tra le più ricche. Il progetto dell'istituzione del museo fu del vescovo Aldo Garzia. Completarono l'iniziativa i successori Vittorio Fusco e Domenico Caliandro.

Cronotassi degli abati e dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Abati di Nardò[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi di Nardò[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi di Gallipoli[modifica | modifica wikitesto]

Vescovi di Nardò-Gallipoli[modifica | modifica wikitesto]

Cardinali e vescovi oriundi della diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Comunità religiose[modifica | modifica wikitesto]

Religiose:

Religiosi:

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 204.944 persone contava 203.462 battezzati, corrispondenti al 99,3% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 140.000 140.000 100,0 120 94 26 1.166 34 119 26
1970 157.625 157.810 99,9 126 101 25 1.250 25 136 40
1980 170.415 171.208 99,5 117 101 16 1.456 21 127 44
1990 207.000 208.139 99,5 146 124 22 1.417 27 155 72
1999 210.376 211.596 99,4 146 126 20 1.440 23 116 72
2000 210.515 211.866 99,4 146 129 17 1.441 19 108 72
2001 210.670 211.735 99,5 148 129 19 1.423 22 110 72
2002 208.829 209.793 99,5 146 130 16 1.430 18 109 73
2003 209.936 210.704 99,6 141 125 16 1.488 21 109 73
2004 204.093 206.071 99,0 138 123 15 1.478 18 109 72
2013 210.417 211.352 99,6 142 124 18 1.481 14 24 110 66
2016 207.130 208.187 99,5 141 127 14 1.469 14 21 89 66
2019 208.223 209.863 99,2 154 132 22 1.352 14 26 101 66
2021 203.462 204.944 99,3 146 127 19 1.393 13 26 91 66

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Elenco dei Santuari diocesani dal sito ufficiale della diocesi.
  2. ^ a b c d e Dal Sito Ufficiale della diocesi di Nardò-Gallipoli: Ospitalità, case per ferie e campi-scuola, su diocesinardogallipoli.it. URL consultato il 6 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 29 dicembre 2012).
  3. ^ Dal Sito Ufficiale della diocesi di Nardò-Gallipoli: Oasi Tabor, su oasitabor.it. URL consultato il 6 ottobre 2012.
  4. ^ Di cui però è completamente all'oscuro Ferdinando Ughelli, che nella sua Italia sacra (vol. IX, seconda edizione 1721, coll. 98-100), pur ricordando l'antichità della diocesi, non accenna affatto a questa tradizione.
  5. ^ Questa tradizione è completamente ignorata ne La vita e il martirio di san Pancrazio di Taormina, opera agiografica dell'VIII secolo, dove si racconta che Pancrazio fu inviato dall'apostolo Pietro da Antiochia direttamente a Taormina, dove è venerato come protovescovo. Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. II, Faenza 1927, pp. 67 e seguenti.
  6. ^ In: Vincenzo D'Avino, op. cit., p. 243.
  7. ^ Vincenzo D'Avino, op. cit., p. 243
  8. ^ (trad. "l'episcopato gallipolino è antichissimo")
  9. ^ Guida degli Archivi capitolari d’Italia I - Gallipoli, pp.174 -178 (PDF), su archivi.beniculturali.it. URL consultato il 13 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale il 17 aprile 2012).
  10. ^ Memorie istoriche della Città di Gallipoli, pg.430
  11. ^ a b c Guida degli Archivi capitolari d’Italia I - Gallipoli, pp.174 -178.
  12. ^ a b Memorie istoriche della Città di Gallipoli, pg.431
  13. ^ Cenni Storici Sulle Chiese Arcivescovili, Vescovili, E Prelatizie (Nullius) del Regno Delle Due Sicilie, Abate Vincenzo D'Avino
  14. ^ Rito greco a Gallipoli, su prolocogallipoli.it. URL consultato il 4 marzo 2014.
  15. ^ La festività di Sant'Agata, su cattedralegallipoli.it. URL consultato il 4 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2014).
  16. ^ Gallipoli bizantina e grecità della sua massa, su anxa.it. URL consultato il 4 marzo 2014 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2014).
  17. ^ "Memorie istoriche della Città di Gallipoli" pg.490, Bartolomeo Ravenna
  18. ^ Don Onofrio Orlandino di Gallipoli nella "Tragedia di Sant'Agata" così affermò: "Quel santo Prelato di felice memoria Don Gonzalo de Rueda, la di cui santità diede dei voli così sublimi, che si poté dire giunto all'apogeo della perfezione, a segno che le sue lettere non solo in Napoli ed Ispagna dai signori viceré, dai grandi e da Filippo IV, ma anco nei famosi bolli del Vaticano, che si ponno dire tante catacombe di Corpi Santi, erano riverite da quei principi porporati come pregiatissime reliquie, e l'istesso Urbano VIII miracolo del mondo soleva dire ai vescovi di presto consagrati di questo Regno: Speculatevi in quel Santo Prelato di Gallipoli.
  19. ^ Memorie istoriche di Gallipoli, B. Ravenna, pg.472
  20. ^ Vescovi della diocesi di Gallipoli, su cattedralegallipoli.it. URL consultato il 17 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 3 marzo 2013).
  21. ^ Nardò e Gallipoli. Storia delle diocesi in oltre seicento anni (1387-2013), Congedo Editore (2014)
  22. ^ Annuario della Chiesa Neretina, 1986, pp. 9-10.
  23. ^ Dal Sito Ufficiale della diocesi di Nardò-Gallipoli: Seminario diocesano, su diocesinardogallipoli.it. URL consultato il 30 settembre 2012 (archiviato dall'url originale il 27 aprile 2012).
  24. ^ Foto vecchia sede del seminario diocesano, su commons.wikimedia.org. URL consultato il 24 dicembre 2012.
  25. ^ Anche in Annuario della Chiesa Neretina, p. 29 - 1986.
  26. ^ Da Comuni Italiani.it: Lapide a Mons. Francesco Minerva, su rete.comuni-italiani.it. URL consultato il 29 settembre 2012.
  27. ^ Il provvedimento della Congregazione per i vescovi del 1986 fu fortemente biasimato dalla comunità religiosa e civile gallipolina. Nei mesi di settembre e ottobre dello stesso anno si mobilitarono con decisione varie forze: alcuni sacerdoti chiesero alla Santa Sede le ragioni dell'accorpamento della storica diocesi di Gallipoli a quella di Nardò e inviarono al cardinale Bernardin Gantin un dossier sugli aspetti storici, religiosi, civili e sociali della realtà diocesana, oltre che una raccolta delle firme di 7618 cittadini. Fu istituito un comitato per la conservazione della sede episcopale, presieduto da Luigi Fontana, il quale chiese un incontro con il cardinale Casaroli; la delegazione inviata a Roma era composta da sacerdoti e laici, da mons. Gino Piccinno, presidente del capitolo della cattedrale, e dal sindaco Antonio De Marini. Il 30 ottobre, il pretore di Gallipoli, Michele Paone, ritenendo fondato il ricorso presentato relativo alla tutela del tesoro della Cattedrale e del patrimonio storico e archivistico della diocesi, convocò il vescovo Aldo Garzia nell'aula di giustizia. Il vescovo, accusato di essersi trasferito nottetempo a Nardò, prima ancora che venisse sancita l'ufficialità del provvedimento, non si presentò al cospetto del pretore, limitandosi a inviare un legale barese all'udienza istruttoria a porte chiuse. Seguirono proteste animate e tentativi di occupare il Duomo che non ebbero, però, alcun effetto sulle decisioni pontificie. Vedi: Articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno, 31 ottobre 1986. Articolo de La Stampa, 24 ottobre 1986
  28. ^ (LA) Congregazione per i vescovi, Decreto Ad liberius, AAS 81 (1989), pp. 107-108.
  29. ^ Da www.cattedralegallipoli.it: Il Museo diocesano, su cattedralegallipoli.it. URL consultato il 1º novembre 2012 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2013).
  30. ^ Il 26 giugno 1876 fu nominato vescovo ausiliare di Calvi e Teano e vescovo titolare di Dioclea di Frigia.
  31. ^ Nominato arcivescovo titolare di Pessinonte.
  32. ^ Questo vescovo, menzionato da Coletti, continuatore dell'Italia Sacra di Ughelli, e dal D'Avino, è ammesso da studiosi locali (Antonio Barbino, L'antichissima sede episcopale di Gallipoli Archiviato il 3 marzo 2013 in Internet Archive., Taviano 1987), ma è assente nelle cronotassi di Cappelletti, Lanzoni e Gabrieli e dalla stessa cronotassi del sito ufficiale della diocesi.
  33. ^ Questo vescovo, inserito da Ughelli nella sua Italia sacra, fu in realtà vescovo di Callipoli in Tracia.
  34. ^ Marcello Gigante, Poeti bizantini di Terra d'Otranto nel secolo XIII. Testo critico, introduzione, traduzione, commentario e lessico... (Byzantina et neo-Hellenica Neapolitana, 7), Napoli, 1979, pp. 168 (testo greco), 184 (traduzione) e 196 (commento). Vedi anche pp. 173 e 186-187.
  35. ^ Ugolino e Giovanni di Nardò sono nominati dall'antipapa Clemente VII.
  36. ^ Secondo Eubel è vescovo titolare di Callipoli in Tracia.
  37. ^ Così Cappelletti, che lo indica trasferito ad Andria l'anno successivo; è ignorato invece da Eubel, secondo il quale alla morte di Pietro succede Ludovico Spinelli; cfr. sede titolare di Callipoli, dove alle stesse date è menzionato il francescano Antonello.
  38. ^ Eubel inserisce un vescovo, Giovanni, nominato il 24 gennaio 1480, che potrebbe appartenere, come fa notare lo stesso autore, alla sede di Callipoli.
  39. ^ (ES) Rafael Lazcano, Episcopologio agustiniano, Guadarrama (Madrid), Agustiniana, 2014, vol. I, pp. 522-523.
  40. ^ Nel 1784 fu nominato vescovo di Melfi e Rapolla da Ferdinando IV, ma non ottenne mai la conferma pontificia. Il 27 febbraio 1792 venne nominato arcivescovo di Capua.
  41. ^ Il 12 maggio 1879 fu nominato vescovo titolare di Callinico.
  42. ^ Nominato arcivescovo titolare di Cio.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Per la sede di Nardò[modifica | modifica wikitesto]

Per la sede di Gallipoli[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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