Cloruro di renio(III)

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Cloruro di renio(III)
Struttura cristallina del tricloruro di renio
Struttura cristallina del tricloruro di renio
Nome IUPAC
Cloruro di renio(III), nonacloruro di trirenio
Nomi alternativi
Tricloruro di renio
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareReCl3
Massa molecolare (u)292,56
Aspettosolido cristallino rosso scuro
Numero CAS13569-63-6
Numero EINECS236-987-1
PubChem83581
SMILES
Cl[Re](Cl)Cl
Proprietà chimico-fisiche
Densità (g/cm3, in c.s.)4,80
Solubilità in acquaidrolizza
Temperatura di ebollizione>550 °C (>773 K) dec
Indicazioni di sicurezza
Simboli di rischio chimico
irritante
Frasi H315, 319, 335
Consigli P261, 302+352, 305+351+338, 321, 405, 501

Il cloruro di renio(III), o tricloruro di renio, è il composto inorganico di formula minima ReCl3, ma che in realtà è costituito da unità Re3Cl9. In condizioni normali è un solido cristallino inodore di colore rosso scuro. In questo composto il renio è nello stato di ossidazione +3. Si può usare come precursore per la sintesi di complessi di renio.

Struttura e proprietà[modifica | modifica wikitesto]

Molecole di formula ReCl3 non esistono. Allo stato cristallino il tricloruro di renio è composto da unità cluster ben definite Re3Cl9, con simmetria D3h, connesse tra loro da atomi di cloro a ponte. Re3Cl9 è diamagnetico, indicando che il frammento Re3 è legato da doppi legami Re=Re. La distanza Re–Re risulta di 249 pm.[1][2] Il composto è poco volatile, ma per sublimazione sotto vuoto forma un vapore di colore verde, suggerendo che il cluster Re3Cl9 non sia stabile allo stato vapore.[2] La struttura Re3Cl9 si mantiene anche per dissoluzione in vari solventi; una possibile eccezione è la struttura dimera che si forma in acido acetico.[3]

Sintesi[modifica | modifica wikitesto]

Re3Cl9 fu descritto per la prima volta nel 1932.[4] Si ottiene per decomposizione termica del cloruro di renio(V), che in realtà è un dimero, Re2Cl10.[2] Si può inoltre ottenere per reazione tra cloruro di solforile e renio polverizzato con o senza aggiunta di cloruro di alluminio, per decomposizione termica di sali dell'acido esaclororenico(IV),[1] o per riscaldamento di Re2(O2CCH3)4Cl2 in corrente di HCl gas.[5]

Reattività[modifica | modifica wikitesto]

Re3Cl9 è solubile in acqua, ma si idrolizza lentamente formando Re2O3 idrato.[2] L'unità Re3Cl9 è piuttosto robusta e rimane integra in varie reazioni chimiche, come esemplificato nel caso delle seguenti reazioni con basi di Lewis:[6]

Re3Cl9 + 3py → Re3Cl9(py)3
Re3Cl9 + 3PR3 → Re3Cl9(PR3)3

Con cloruri dei metalli alcalini si ottengono composti tipo M[Re3Cl10], M2[Re3Cl11] e M3[Re3Cl12].[6]

Indicazioni di sicurezza[modifica | modifica wikitesto]

ReCl3 è disponibile in commercio. Il composto è irritante per gli occhi, le vie respiratorie e la pelle. Non ci sono dati che indichino proprietà cancerogene. Viene considerato poco pericoloso per le acque.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Cotton et al. 1999, p. 979.
  2. ^ a b c d Greenwood e Earnshaw (1997), p. 1053.
  3. ^ Colton 1965
  4. ^ Geilnann et al. 1932
  5. ^ Lincoln e Wilkinson 1980
  6. ^ a b Housecroft e Sharpe 2008
  7. ^ Alfa Aesar, Scheda di dati di sicurezza del cloruro di renio(III) (PDF), su alfa.com. URL consultato il 4 giugno 2021 (archiviato dall'url originale il 13 maggio 2016).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • R. Colton, Chemistry of rhenium and technetium, Londra, Interscience Publishers, 1965.
  • F. A. Cotton, G. Wilkinson, C. A. Murillo e M. Bochmann, Advanced Inorganic Chemistry, 6ª ed., Wiley-Interscience, 1999, ISBN 978-0-471-19957-1.
  • W. Geilnann, F. W. Wriuce e W. Biltz., Nachr. Ges. Wiss. Göttingen, 1932, p. 579.
  • N. N. Greenwood e A. Earnshaw, Chemistry of the elements, 2ª ed., Oxford, Butterworth-Heinemann, 1997, ISBN 0-7506-3365-4.
  • C. E. Housecroft e A. G. Sharpe, Inorganic chemistry, 3ª ed., Harlow (England), Pearson Education Limited, 2008, ISBN 978-0-13-175553-6.
  • R. Lincoln e G. Wilkinson, Trirhenium Nonachloride, in Inorg. Synth., vol. 20, 1980, p. 44, DOI:10.1002/9780470132517.ch12. URL consultato il 25 gennaio 2012.

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