Eliezer ben Jacob II

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Eliezer ben Jacob II (ebraico: רבי אליעזר בן יעקב השני) (Israele, ... – ...; fl. II secolo) era un saggio ebreo, rabbino Tanna, del II secolo e.v. - annoverato tra i discepoli più giovani di Rabbi Akiva che sopravvissero alla caduta del Forte di Bethar e le successive persecuzioni dell'Imperatore Adriano[1].

Con i sopravvissuti ebbe numerosi dibattiti halakhici.[2] Fu il fondatore di una scuola citata nel Talmud col suo nome, "Debe Rabbi Eliezer ben Jacob", che a volte si opponeva alla scuola "Debe Rabbi Ishmael"[3]

Insegnamenti[modifica | modifica wikitesto]

Come il suo omonimo più anziano, Eliezer ben Jacob I, Eliezer II è citato sia nella Halakhah che nell'Aggadah. Sull'ingiunzione del passo biblico dal Deuteronomio 22:5[4], "La donna non indosserà abiti da uomo, né l'uomo indosserà abiti da donna", Eliezer afferma che una donna non deve mai portare armi o andare in guerra, e che l'uomo non deve usare ornamenti che le donne di solito indossano.[5] Eliezer ha anche detto: "Chiunque esegua un'azione pia si guadagna un difensore [innanzi al Cielo], e chiunque commette un peccato si crea un accusatore. Penitenza e opere pie costituiscono uno scudo contro le visite celesti".[6]

Si racconta di lui che una volta cedette il posto d'onore ad un povero cieco. La distinzione così conferita al visitatore da un uomo di tal fama indusse poi la gente generosamente a prendersi cura dell'indigente che, quando si rese conto della causa della sua fortuna, ringraziò il suo autore e disse: "Tu hai mostrato benevolenza a colui che è visto ma non può vedere: possa Colui che vede ma non può essere visto, ascoltare le tue preghiere e mostrarti benevolenza".[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Gen. R. lXI. 3; Cant. R. II. 5; vedi anche Ber. 63b; Yeb. 62b.
  2. ^ Neg. X. 4; Tosef., Yeb. X. 5; ibid. B. Ḳ. v. 7; ibid. Ker. I. 11; ibid. Parah, III. 10.
  3. ^ Sanh. 90b; Ḥul. 132a; Yoma 45b.
  4. ^ Deuteronomio 22:5, su La Parola - La Sacra Bibbia in italiano in Internet.
  5. ^ Sifre, Deut. 226; Nazir 59a.
  6. ^ Pirkei Avoth IV. 11.
  7. ^ Yer. Peah VIII. 21b.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Questa voce incorpora informazioni estratte da una pubblicazione ora nel dominio pubblico: Jewish Encyclopedia (1901–1906) - con la seguente bibliografia:

  • W. Bacher, Ag. Tan. i. 67-72, ii. 283-291;
  • Brüll, Mebo ha-Mishnah, i. 71 et seq.;
  • Z. Frankel, Darke ha-Mishnah, pp. 73 et seq.;
  • Heilprin, Seder ha-Dorot, ed. Warsaw, 1897, ii. 57b et seq.;
  • Weiss, Dor, ii. 41 et seq., 166 et seq.;
  • Zacuto, Yuḥasin, ed. Filipowski, pp. 31b et seq., 51a.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]