Tequila Sunrise

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Tequila Sunrise
NazioneBandiera degli Stati Uniti Stati Uniti
Periodo1969-1971
IdeatoreRobert "Bobby" Lozoff
LocaleTrident, Sausalito
BicchiereHurricane
Base primariaTequila
DecorazioneFettina d'arancia, ciliegia
Tecnica di miscelazioneBuild
CapacitàLong drink
Momento del consumoAnytime
ClasseHighball
StileTropical
FamigliaOJ
Cocktail ufficiale IBA
Inclusione1987

Il Tequila Sunrise (in italiano Alba tequila) è un cocktail alcolico internazionale riconosciuto ufficialmente dalla International Bartenders Association a base di Tequila[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il primo cocktail denominato "Tequila Sunrise" risale alla fine degli anni '30. Fu ideato da Gene Sulit, barman dell'Arizona Biltmore Hotel di Phoenix, per un cliente abituale dell'albergo, il quale era di ritorno da una gita dove fu colpito dall'alba sul deserto; arrivato al bar chiese una bevanda dissetante a base di tequila. Sulit creò il cocktail definendolo appunto "Tequila Sunrise". Tale versione però differiva abbastanza dalla ricetta con cui si definisce il cocktail odierno, essendo una variazione del Gin Sling contenente tequila, soda, succo di lime e crème de cassis.[2]

La ricetta odierna fu invece ideata da Robert "Bobby" Lozoff, giovane barista del ristorante Trident di Sausalito, locale molto in voga negli anni '70. Lozoff si dilettava a ideare cocktail insieme al suo collega Billy Rice; uno di questi fu una variante del Tequila Sunrise di Sulit, a cui sostituirono il lime con sweet'n'sour e aggiungendo succo d'arancia. Il cocktail ebbe un buon successo nel locale e dovendo velocizzare la preparazione per far fronte all'alta richiesta, Lozoff semplificò la ricetta riducendolo a tequila, succo d'arancia e crème de cassis. La modifica finale risultante nelle ricetta attuale, ossia la sostituzione del liquore di ribes con la granatina, è dovuta alla moda del periodo dell'uso di questo sciroppo.[3] Nel 1972 i Rolling Stones organizzarono una festa per l'apertura dell'American Tour 1972 al Trident. Quando Mick Jagger chiese a Lozoff un Margarita, questi gli chiese se avesse già provato il suo Tequila Sunrise. Il gruppo fu talmente colpito dal cocktail che soprannominarono il tour "Cocaine & Tequila Sunrise Tour"[4]. Nel 1973 l'azienda produttrice di tequila Jose Cuervo, principale marca utilizzata al Trident, colpita dal successo del cocktail, si accordò con il ristorante e stampò la ricetta sul retro della bottiglia, diffondendo così il cocktail nel resto del mondo. Nello stesso anno il gruppo musicale Eagles si ispirò al successo del cocktail per dare il titolo alla canzone Tequila Sunrise[5]. Nel 1987 l'I.B.A. la incluse fra i cocktail della categoria "Anytime" (dal 2010 fra i "contemporary classics").[6]

Composizione[modifica | modifica wikitesto]

Ingredienti[modifica | modifica wikitesto]

Preparazione[modifica | modifica wikitesto]

Versare la tequila ed il succo d'arancia in un bicchiere hurricane riempito di ghiaccio in cubetti. Mescolare con uno stirrer, quindi incorporare delicatamente lo sciroppo di granatina secondo il metodo build, in modo che la granatina vada a depositarsi sul fondo donando al drink l'effetto sunrise (alba). Guarnire con una fetta d'arancia e una ciliegina candita.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il Tequila Sunrise è un long drink dissetante e fruttato, sebbene il sapore erboso della tequila e i toni esperidati del succo d'arancia ammortizzino la dolcezza della granatina, rendendolo un drink leggermente amarognolo[7]. Tecnicamente è un cocktail di classe Highball stile exotic. Ha un grado alcolico di circa 12° alc.[8]

Varianti[modifica | modifica wikitesto]

Dato il successo, il Tequila Sunrise ha dato seguito a varie ricette varianti.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b iba-world.com. URL consultato il 3 marzo 2016.
  2. ^ arizonabiltmore.com (PDF). URL consultato il 3 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 16 aprile 2015).
  3. ^ a b National Geographic, su ngablog.com. URL consultato il 3 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2014).
  4. ^ (EN) Keith Richards, 9, in Life, Feltrinelli, 2010.
  5. ^ giallozafferano.it, su ricette.giallozafferano.it. URL consultato il 3 marzo 2016.
  6. ^ everythinginthebar.blogspot.it. URL consultato il 3 marzo 2016.
  7. ^ drinkdruid.com. URL consultato il 3 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2016).
  8. ^ mybestcocktails.com. URL consultato il 3 marzo 2016.
  9. ^ greatideas.people.com. URL consultato il 3 marzo 2016 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
  10. ^ a b Mittie Hellmich, The Ultimate Bar Book, Chronicle Books, 2006, ISBN 978-0811843515.
  11. ^ AA.VV., Make, Shake, Cocktails, Parragon Book Service Ltd, 2014, ISBN 978-1472340559.
  12. ^ drinkmixer.com, su drinksmixer.com. URL consultato il 3 marzo 2016.
  13. ^ drinksmixer.com. URL consultato il 3 marzo 2016.
  14. ^ 1001cocktails.com. URL consultato il 3 marzo 2016.
  15. ^ drinkmixer.com, su drinksmixer.com. URL consultato il 3 marzo 2016.
  16. ^ drinkswap.com[collegamento interrotto]. URL consultato il 3 marzo 2016.
  17. ^ cocktails.about.com[collegamento interrotto]. URL consultato il 3 marzo 2016.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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