Festival di Berlino 1981: differenze tra le versioni

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== Storia ==
== Storia ==
{{Citazione|Non avevate tempo o luogo per discuterne in anticipo? Per chiarire le contraddizioni o almeno formularle? Sto solo facendo delle domande. Perché in questo caso ci sarebbe stato effettivamente qualcosa di cui parlare. Ora tutto ciò che abbiamo è la politica dilettantesca di organizzazioni che agiscono come se fossero state insultate, che parlano dei loro sentimenti senza essere in grado di proporre un'idea che valga la pena discutere.|''[[Frankfurter Rundschau]]'' 23 febbraio 1981, Wolfram Schütte si rivolge ai cineasti tedeschi che minacciano di boicottare il festival.<ref name=Jacobsen.285>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 285}}</ref>}}
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Al suo secondo anno, [[Moritz de Hadeln]] fu accolto da una forte opposizione da parte dei cineasti tedeschi che lo accusarono di non essere riuscito a conferire al festival una nuova immagine.<ref name=Jacobsen.283>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 283}}</ref> Avendo diretto il [[Festival di Locarno]] fino al 1977, de Hadeln conosceva poco la scena nazionale e quando incluse solo un film della [[Germania Ovest]] nella competizione, ''[[Der Neger Erwin]]'' di [[Herbert Achternbusch]], il conflitto latente esplose. Il direttore giustificò la sua scelta con la scarsa qualità dei film presentati e parlò di una "crisi del cinema tedesco", ma la maggior parte dei registi dichiarò di non avere fiducia nella sua gestione e [[Alexander Kluge]] parlò di "incapacità di stabilire contatti", aggiungendo che de Hadeln si era preoccupato soprattutto dei desideri delle ''[[Maggiori studi di produzione cinematografica|major]]'' americane.<ref name=Jacobsen.284>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 284}}</ref> Le associazioni dei produttori e dei registi lo accusarono di dilettantismo e incapacità comunicativa, chiesero le sue dimissioni e annunciarono il boicottaggio futuro «se non fossero stati presi provvedimenti decisivi per garantire lo svolgimento di un festival rappresentativo».<ref name="berlinale.1981"/><ref name="Jacobsen.283"/>
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[[File:Alexander Kluge 02.jpg|upright=0.8|thumb|left|Il regista tedesco Alexander Kluge, uno dei più critici verso il direttore Moritz de Hadeln.]]
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Nel 1981 la questione relativa alla qualità dei film sembrò essere un problema tutto tedesco e non solo i film della [[Germania Ovest|Repubblica Federale]] furono considerati non all'altezza dei criteri di selezione. Nella competizione non venne inclusa nessuna produzione della [[Germania Est]] che per protesta ritirò i suoi film dalle altre sezioni e rifiutò l'offerta di mostrare quattro film [[Deutsche Film AG|DEFA]] nell'Info-Schau, la sezione informativa in cui furono proiettati anche ''[[Il pap'occhio]]'' di [[Renzo Arbore]] e una retrospettiva del regista turco [[Yilmaz Güney]].<ref name="lastampa.11f"/><ref name=Jacobsen.286>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 286}}</ref><ref name=Jacobsen.290>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 290}}</ref>
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Le polemiche attirarono l'attenzione di osservatori e critici, molti dei quali ritennero le accuse a de Hadeln premature dopo solo un anno alla guida del festival. Inoltre, i registi non erano riusciti a rendere più specifiche le loro rivendicazioni (ad esempio cosa intendessero per "festival rappresentativo")<ref name="Jacobsen.284"/> e il fronte anti-de Hadeln si rivelò meno unito di quanto la retorica aveva fatto sembrare.<ref name="berlinale.1981"/> Alcuni registi e produttori fecero dichiarazioni a favore della nuova gestione, che da parte sua espresse la speranza di una maggiore apertura al dialogo da entrambe le parti. «A volte desideriamo per il nostro Paese il tipo di solidarietà che è un dato di fatto in altri Paesi», scrissero in una dichiarazione congiunta de Hadeln e [[Ulrich Gregor]], direttore del Forum internazionale del giovane cinema, «una solidarietà tra istituzioni che lavorano per gli stessi obiettivi».<ref name="berlinale.1981"/> Ciò nonostante il risultato fu una direzione indebolita e un certo grado di impotenza nel trovare una soluzione alla crisi.
Le polemiche attirarono l'attenzione di osservatori e critici, molti dei quali ritennero le accuse a de Hadeln premature dopo solo un anno alla guida del festival. Inoltre, i registi non erano riusciti a rendere più specifiche le loro rivendicazioni (ad esempio cosa intendessero per "festival rappresentativo")<ref name="Jacobsen.284"/> e il fronte anti-de Hadeln si rivelò meno unito di quanto la retorica aveva fatto sembrare.<ref name="berlinale.1981"/> Alcuni registi e produttori fecero dichiarazioni a favore della nuova gestione, che da parte sua espresse la speranza di una maggiore apertura al dialogo da entrambe le parti. «A volte desideriamo per il nostro Paese il tipo di solidarietà che è un dato di fatto in altri Paesi», scrissero in una dichiarazione congiunta de Hadeln e [[Ulrich Gregor]], direttore del Forum internazionale del giovane cinema, «una solidarietà tra istituzioni che lavorano per gli stessi obiettivi».<ref name="berlinale.1981"/> Ciò nonostante il risultato fu una direzione indebolita e un certo grado di impotenza nel trovare una soluzione alla crisi.
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Solo gradualmente il pragmatismo arrivò ad avere il sopravvento. de Hadeln rafforzò l'autorità di Heinz Badewitz, già fondatore del Festival internazionale di [[Hof (Baviera)|Hof]] e responsabile per la serie del [[Nuovo cinema tedesco]] della ''Berlinale'', trasformandolo nell'uomo di contatto tra il festival e i registi della Germania Ovest di cui godeva la fiducia.<ref name="Jacobsen.285"/> Con la nomina di Gaby Sikorski a direttrice del Kinderfilmfest fu data anche una risposta alle richieste di rendere indipendente la sezione dedicata ai più giovani, nella quale furono aggiunte proiezioni separate per la stampa. In un programma particolarmente internazionale, uno dei film preferiti del pubblico risultò ''[[Der rote Strumpf]]'' di [[Wolfgang Tumler]]. «I bambini e gli anziani hanno molto in comune», disse la protagonista [[Inge Meysel]] dopo la prima proiezione, «parlano una lingua simile e credono ancora nei miracoli, o ci credono di nuovo».<ref name="berlinale.1981"/>
Solo gradualmente il pragmatismo arrivò ad avere il sopravvento. de Hadeln rafforzò l'autorità di Heinz Badewitz, già fondatore del Festival internazionale di [[Hof (Baviera)|Hof]] e responsabile per la serie del [[Nuovo cinema tedesco]] della ''Berlinale'', trasformandolo nell'uomo di contatto tra il festival e i registi della Germania Ovest di cui godeva la fiducia.<ref name="Jacobsen.285"/> Con la nomina di Gaby Sikorski a direttrice del Kinderfilmfest fu data anche una risposta alle richieste di rendere indipendente la sezione dedicata ai più giovani, nella quale furono aggiunte proiezioni separate per la stampa. In un programma particolarmente internazionale, uno dei film preferiti del pubblico risultò ''[[Der rote Strumpf]]'' di [[Wolfgang Tumler]]. «I bambini e gli anziani hanno molto in comune», disse la protagonista [[Inge Meysel]] dopo la prima proiezione, «parlano una lingua simile e credono ancora nei miracoli, o ci credono di nuovo».<ref name="berlinale.1981"/>


Sul ''[[Frankfurter Rundschau]]'' il critico [[Wolfram Schütte]] intitolò il suo rapporto conclusivo "La ricerca della storia sepolta", sottolineando l'orientamento tematico di molti dei film presenti. Alcuni esempi furono ''[[La febbre (film)|La febbre]]'' di [[Agnieszka Holland]], ''[[La barca è piena]]'' di [[Markus Imhoof]] (uno dei numerosi film svizzeri di quest'anno) e il documentario iraniano ''[[Jostoju]]'' di [[Amir Naderi]], a proposito del quale scrisse: «Il suo film, con il suo trattamento altamente artistico di immagine e suono, documentazione e immaginazione, è un requiem e un incantesimo, un epitaffio e un invito allo stesso tempo».<ref name="berlinale.1981"/> Insieme a ''[[Stalker (film 1979)|Stalker]]'' di [[Andrej Tarkovskij]] e ''[[Si salvi chi può (la vita)]]'' di [[Jean-Luc Godard]] fu il film meglio accolto del Forum che quest'anno si svolse nel Delphi Filmpalast di [[Charlottenburg]], una vecchia sala in pessime condizioni che garantì un maggior numero di spettatori ma molti problemi durante le proiezioni.<ref name=Jacobsen.289>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 289}}</ref>
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Nonostante le polemiche, la 31ª ''Berlinale'' riuscì a registrare un nuovo record con circa il 15% di visitatori in più rispetto all'edizione precedente e alla fine l'organizzazione fu elogiata da tutti i partecipanti. Inoltre le principali case cinematografiche statunitensi tornarono dopo essere state assenti negli anni precedenti e la continua internazionalizzazione del festival fu evidenziata da una maggiore partecipazione dei Paesi del [[Sud-est asiatico]].<ref name=Jacobsen.287>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 287}}</ref>
Nonostante le polemiche, la 31ª ''Berlinale'' riuscì a registrare un nuovo record con circa il 15% di visitatori in più rispetto all'edizione precedente e alla fine l'organizzazione fu elogiata da tutti i partecipanti. Inoltre le principali case cinematografiche statunitensi tornarono dopo essere state assenti negli anni precedenti e la continua internazionalizzazione del festival fu evidenziata da una maggiore partecipazione dei Paesi del [[Sud-est asiatico]].<ref name=Jacobsen.287>{{Cita|Jacobsen (2000)|p. 287}}.</ref>


== Giuria internazionale ==
== Giuria internazionale ==

Versione delle 18:48, 1 lug 2019

Jack Lemmon, uno dei due vincitori dell'Orso d'argento per il miglior attore.

La 31ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 13 al 24 febbraio 1981, con lo Zoo Palast come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il secondo anno Moritz de Hadeln.

L'Orso d'oro è stato assegnato al film spagnolo In fretta in fretta di Carlos Saura.

Il festival è stato aperto dal film Toro scatenato di Martin Scorsese, proiettato fuori concorso.[2]

La retrospettiva di questa edizione è stata dedicata al produttore britannico Michael Balcon,[3] mentre la sezione Homage ha visto un programma dedicato al documentarista tedesco Peter Pewas.[4]

Storia

«Non avevate tempo o luogo per discuterne in anticipo? Per chiarire le contraddizioni o almeno formularle? Sto solo facendo delle domande. Perché in questo caso ci sarebbe stato effettivamente qualcosa di cui parlare. Ora tutto ciò che abbiamo è la politica dilettantesca di organizzazioni che agiscono come se fossero state insultate, che parlano dei loro sentimenti senza essere in grado di proporre un'idea che valga la pena discutere.»

Al suo secondo anno, Moritz de Hadeln fu accolto da una forte opposizione da parte dei cineasti tedeschi che lo accusarono di non essere riuscito a conferire al festival una nuova immagine.[6] Avendo diretto il Festival di Locarno fino al 1977, de Hadeln conosceva poco la scena nazionale e quando incluse solo un film della Germania Ovest nella competizione, Der Neger Erwin di Herbert Achternbusch, il conflitto latente esplose. Il direttore giustificò la sua scelta con la scarsa qualità dei film presentati e parlò di una "crisi del cinema tedesco", ma la maggior parte dei registi dichiarò di non avere fiducia nella sua gestione e Alexander Kluge parlò di "incapacità di stabilire contatti", aggiungendo che de Hadeln si era preoccupato soprattutto dei desideri delle major americane.[7] Le associazioni dei produttori e dei registi lo accusarono di dilettantismo e incapacità comunicativa, chiesero le sue dimissioni e annunciarono il boicottaggio futuro «se non fossero stati presi provvedimenti decisivi per garantire lo svolgimento di un festival rappresentativo».[1][6]

Il regista tedesco Alexander Kluge, uno dei più critici verso il direttore Moritz de Hadeln.

Nel 1981 la questione relativa alla qualità dei film sembrò essere un problema tutto tedesco e non solo i film della Repubblica Federale furono considerati non all'altezza dei criteri di selezione. Nella competizione non venne inclusa nessuna produzione della Germania Est che per protesta ritirò i suoi film dalle altre sezioni e rifiutò l'offerta di mostrare quattro film DEFA nell'Info-Schau, la sezione informativa in cui furono proiettati anche Il pap'occhio di Renzo Arbore e una retrospettiva del regista turco Yilmaz Güney.[2][8][9]

Le polemiche attirarono l'attenzione di osservatori e critici, molti dei quali ritennero le accuse a de Hadeln premature dopo solo un anno alla guida del festival. Inoltre, i registi non erano riusciti a rendere più specifiche le loro rivendicazioni (ad esempio cosa intendessero per "festival rappresentativo")[7] e il fronte anti-de Hadeln si rivelò meno unito di quanto la retorica aveva fatto sembrare.[1] Alcuni registi e produttori fecero dichiarazioni a favore della nuova gestione, che da parte sua espresse la speranza di una maggiore apertura al dialogo da entrambe le parti. «A volte desideriamo per il nostro Paese il tipo di solidarietà che è un dato di fatto in altri Paesi», scrissero in una dichiarazione congiunta de Hadeln e Ulrich Gregor, direttore del Forum internazionale del giovane cinema, «una solidarietà tra istituzioni che lavorano per gli stessi obiettivi».[1] Ciò nonostante il risultato fu una direzione indebolita e un certo grado di impotenza nel trovare una soluzione alla crisi.

Solo gradualmente il pragmatismo arrivò ad avere il sopravvento. de Hadeln rafforzò l'autorità di Heinz Badewitz, già fondatore del Festival internazionale di Hof e responsabile per la serie del Nuovo cinema tedesco della Berlinale, trasformandolo nell'uomo di contatto tra il festival e i registi della Germania Ovest di cui godeva la fiducia.[5] Con la nomina di Gaby Sikorski a direttrice del Kinderfilmfest fu data anche una risposta alle richieste di rendere indipendente la sezione dedicata ai più giovani, nella quale furono aggiunte proiezioni separate per la stampa. In un programma particolarmente internazionale, uno dei film preferiti del pubblico risultò Der rote Strumpf di Wolfgang Tumler. «I bambini e gli anziani hanno molto in comune», disse la protagonista Inge Meysel dopo la prima proiezione, «parlano una lingua simile e credono ancora nei miracoli, o ci credono di nuovo».[1]

Sul Frankfurter Rundschau il critico Wolfram Schütte intitolò il suo rapporto conclusivo "La ricerca della storia sepolta", sottolineando l'orientamento tematico di molti dei film presenti. Alcuni esempi furono La febbre di Agnieszka Holland, La barca è piena di Markus Imhoof (uno dei numerosi film svizzeri di quest'anno) e il documentario iraniano Jostoju di Amir Naderi, a proposito del quale scrisse: «Il suo film, con il suo trattamento altamente artistico di immagine e suono, documentazione e immaginazione, è un requiem e un incantesimo, un epitaffio e un invito allo stesso tempo».[1] Insieme a Stalker di Andrej Tarkovskij e Si salvi chi può (la vita) di Jean-Luc Godard fu il film meglio accolto del Forum che quest'anno si svolse nel Delphi Filmpalast di Charlottenburg, una vecchia sala in pessime condizioni che garantì un maggior numero di spettatori ma molti problemi durante le proiezioni.[10]

Nonostante le polemiche, la 31ª Berlinale riuscì a registrare un nuovo record con circa il 15% di visitatori in più rispetto all'edizione precedente e alla fine l'organizzazione fu elogiata da tutti i partecipanti. Inoltre le principali case cinematografiche statunitensi tornarono dopo essere state assenti negli anni precedenti e la continua internazionalizzazione del festival fu evidenziata da una maggiore partecipazione dei Paesi del Sud-est asiatico.[11]

Giuria internazionale

Selezione ufficiale

In concorso

Fuori concorso

Forum internazionale del giovane cinema

Retrospettiva di Manoel de Oliveira

I film di Kenneth Anger

Omaggio a Oumarou Ganda

Film Super 8 da New York

I film di Bruce Baillie

I film di Stan Brakhage

I primi film di Joris Ivens

I film di Klaus Wyborny

I film di Leo Hurwitz

Premi

Premi della giuria internazionale

Premi delle giurie indipendenti

Note

  1. ^ a b c d e f 31st Berlin International Film Festival - February 13 - 24, 1981, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 28 febbraio 2019.
  2. ^ a b Toro scatenato apre a Berlino Festival Cinema, in La Stampa, 11 febbraio 1981.
  3. ^ Retrospectives Since 1977, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 28 febbraio 2019.
  4. ^ The Guests of the Homage Since 1977, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 2 febbraio 2019.
  5. ^ a b Jacobsen (2000), p. 285.
  6. ^ a b Jacobsen (2000), p. 283.
  7. ^ a b Jacobsen (2000), p. 284.
  8. ^ Jacobsen (2000), p. 286.
  9. ^ Jacobsen (2000), p. 290.
  10. ^ Jacobsen (2000), p. 289.
  11. ^ Jacobsen (2000), p. 287.

Bibliografia

Collegamenti esterni

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