Festival di Berlino 1983

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I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway è uno dei film più apprezzati nel Forum di questa edizione.

La 33ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino si è svolta a Berlino dal 18 febbraio al 3 marzo 1983, con lo Zoo Palast come sede principale.[1] Direttore del festival è stato per il quarto anno Moritz de Hadeln.

L'Orso d'oro è stato assegnato ex aequo al film britannico Ascendancy di Edward Bennett e al film spagnolo L'alveare di Mario Camus.

In questa edizione è stato assegnato per la prima volta il premio CIFEJ, conferito dal Centre International de Film pour l'enfance et la Jeunesse ad un film della sezione "Kinderfilmfest".

Il festival è stato aperto dal film Tootsie di Sydney Pollack, proiettato fuori concorso.[2]

La retrospettiva di questa edizione, intitolata "Exile. Six Actors from Germany", è stata dedicata agli attori tedeschi Wolfgang Zilzer, Curt Bois, Dolly Haas, Francis Lederer, Elisabeth Bergner e Hertha Thiele, costretti negli anni trenta a lasciare la Germania dopo l'ascesa del regime nazista.[3]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

«Non si riesce davvero a capire come questo lavoro di Frank Beyer, che descrive le difficoltà di un giovane ingiustamente sospettato di aver ucciso un bambino polacco, potrebbe alimentare il sentimento anti-polacco... Quindi si può solo considerare la mossa di Varsavia come isterica e la sottomissione della Germania Est come servile.»

L'edizione 1983 della Berlinale registrò oltre 4.500 accrediti di giornalisti e professionisti del cinema e confermò la tendenza degli ultimi anni, durante i quali il numero di visitatori e addetti ai lavori era cresciuto costantemente. Con 394 film provenienti da 43 Paesi ci furono lunghe code ai botteghini e molte proiezioni registrarono il tutto esaurito. Più di 110.000 spettatori videro i film nelle diverse sezioni, l'Info-Schau registrò il maggiore aumento del numero di visitatori e anche per il Forum internazionale del giovane cinema fu un anno record con oltre 63.000 visitatori.[1]

L'Info-Schau mostrò alcuni dei film più interessanti dell'intero festival, tra cui I senza valore di Mika Kaurismäki, Toute une nuit di Chantal Akerman, Abuse di Arthur J. Bressan Jr., Diva di Jean-Jacques Beineix e Oyeomdoen jashikdeul di Im Kwon-taek. Con programmi come la "Settimana francese" e una nuova serie sul cinema brasiliano fu visto una volta di più in competizione con il Forum, che quest'anno dovette subire tagli al bilancio con conseguente minor pubblicità dei film sulla stampa.[1][7] Il preferito del pubblico in questa sezione risultò I misteri del giardino di Compton House di Peter Greenaway, a proposito del quale il critico Erwin Schaar scrisse sulla Neue Zürcher Zeitung: «La struttura della musica del film, il dialogo artistico, l'eccessiva enfasi sugli oggetti alla moda a quel tempo rendono il film, nonostante la "realtà" del soggetto, un'incantevole partitura visiva sul problema della percezione».[7] Il film "No wave" Vortex di Scott e Beth B., So Is This di Michael Snow e Ashes and Embers di Haile Gerima (vincitore del Premio FIPRESCI) rappresentarono inoltre il continuo interesse del Forum per tutte le sfaccettature e i fenomeni marginali del cinema americano.[1][8]

Anche il Kinderfilmfest di quest'anno mostrò una gamma più ampia di film e, come già nel 1982, un'apposita giuria assegnò un premio al miglior film per ragazzi. La decisione dell'UNICEF di continuare a patrocinare la sezione fu legata alla richiesta di maggiore qualità nelle preselezioni e il vincitore di quest'anno, il dramma familiare Lukás del ceco Otakar Kosek, attraverso una storia di alcolismo e violenza domestica testimoniò il futuro del Kinderfilmfest.[1]

L'atteso Lucida follia di Margarethe von Trotta fu fischiato dal pubblico e stroncato da molti dei critici presenti, in particolare da Wolfram Schütte.[9]

Il concorso risultò più completo di quanto fosse stato negli anni precedenti e la scelta di Moritz de Hadeln di mantenere alto lo standard unendo arte, industria e audacia artistica fu chiaramente visibile nella selezione dei film, inclusi quelli fuori competizione.[1] Accanto al cinema popolare di Tootsie furono mostrate opere politicamente impegnate come In the King of Prussia di Emile de Antonio e il film collettivo Krieg und Frieden, il film d'essai Sans Soleil di Chris Marker e il documentario sperimentale Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio.[1] L'Orso d'oro venne assegnato ex aequo allo spagnolo L'alveare, dramma di Mario Camus sulla vita a Madrid dopo la guerra civile spagnola, e a Ascendancy dell'inglese Edward Bennett, che secondo quanto scrisse Manfred Delling sul Deutsches Allgemeines Sonntagsblatt, «anche se in modo un po' forzato ritrae l'impoverimento psicologico di una giovane donna e quello morale di suo padre, in un'Irlanda all'inizio della guerra d'indipendenza». Il riconoscimento del gran premio della giuria per Hakkari'de Bir Mevsim del turco Erden Kiral fu accolto con acclamazione.[7]

Le immancabili polemiche riguardarono quest'anno il ritiro dei film La scelta di Sophie di Alan J. Pakula, Kharij di Mrinal Sen, che i produttori preferirono mostrare a Cannes,[9] e Der Aufenthalt di Frank Beyer, inviato dalla Germania Est e ritirato senza spiegazioni. Venne poi rivelato che la Polonia era intervenuta accusando il film di suscitare sentimenti anti-polacchi e la scelta di ritirare il film fu ampiamente disapprovata dagli addetti ai lavori, molti dei quali lo avrebbero considerato degno della vittoria finale.[1]

Terminato il festival restò da affrontare la questione dell'imminente scadenza dei contratti di Moritz de Hadeln e Ulrich Gregor. Se la conferma di quest'ultimo alla guida del Forum non venne messa in discussione, quella di de Hadeln non fu altrettanto scontata. L'indipendenza che aveva mantenuto nel prendere decisioni specifiche non aveva rafforzato la sua posizione nei confronti delle autorità e la sua reputazione era stata danneggiata dai ripetuti conflitti degli anni precedenti.[1][10] Inoltre la CDU era salita al potere da poco a Bonn e de Hadeln si era già fatto dei nemici mostrando fuori concorso Krieg und Frieden e Das Gespenst di Herbert Achternbusch. Il ministro degli interni Friedrich Zimmermann si era personalmente opposto ai due film, dando un assaggio del clima politico inaugurato sotto la sua egida.[1] Le speculazioni sul suo successore iniziarono a circolare sulla stampa e il nome più menzionato fu quello del produttore e distributore Theo Hinz, che smentì la notizia e dichiarò alla rivista tip che avrebbe continuato la sua attività nell'industria cinematografica e che non sarebbe stato disponibile.[10] Le decise dichiarazioni di solidarietà a de Hadeln da parte dell'Associazione dei produttori cinematografici tedeschi e della Association of European Film Directors, il cui consiglio di amministrazione affermò che il festival era "sulla strada giusta", misero fine al dibattito.[1][10] Il 13 giugno 1983 entrambi i contratti furono rinnovati per altri tre anni.[11]

Giuria internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Selezione ufficiale[modifica | modifica wikitesto]

In concorso[modifica | modifica wikitesto]

Fuori concorso[modifica | modifica wikitesto]

Proiezioni speciali[modifica | modifica wikitesto]

Info-Schau[modifica | modifica wikitesto]

Settimana francese[modifica | modifica wikitesto]

Cinema brasiliano[modifica | modifica wikitesto]

Altri film[modifica | modifica wikitesto]

Forum internazionale del giovane cinema[modifica | modifica wikitesto]

Programma principale[modifica | modifica wikitesto]

- Documentari di Pier Paolo Pasolini

- Film di Ernie Gehr

- Film di Cristián Sánchez

Programma informativo[modifica | modifica wikitesto]

- The Third Coast - Film dal Texas

- Una lunga notte con i Super 8

  • Black Box, regia di Scott B e Beth B (Stati Uniti)
  • Faust auf Japanisch, prodotto dalla Labyrinth Filmproduktion (Germania Ovest)
  • Fitz K. Räldo, regia di Achim Ruppel e Claus Bredel (Germania Ovest)
  • Formel Super VIII, regia di Stiletto (Germania Ovest)
  • Il faut vivre, regia di William Röttger (Germania Ovest)
  • Invasion of the Aluminium People, regia di David Boone (Stati Uniti)
  • Ismism, regia di Manuel De Landa (Stati Uniti)
  • Jede Frau Trägt Ein Zimmer in Sich, regia di Ingrid Ernst (Germania Ovest)
  • Jelly Fish, regia di Cynthia Beatt (Germania Ovest)
  • Köche Beim Kochen, regia di Erwin Kneihsl (Austria, Germania Ovest)
  • Legitima Defensa, regia di Marie Louise Alemann (Argentina)
  • LORMEN, regia di Marie Louise Alemann (Argentina)
  • Ohne Titel, regia di Lukas Lumma (Germania Ovest)
  • Nest, regia di Marlene Sinicki (Germania Ovest)
  • Norma L., regia di Horst P. Markgraf (Germania Ovest)
  • Der Pilgerstrom, regia di Uli Sappok (Germania Ovest)
  • Schluss Aus, regia di Georg Ladanyi (Germania Ovest)
  • Der Sonntagsspaziergang, regia di Bertram Jedsinsky (Germania Ovest)
  • Stadt Expe, regia di Andrea Hillen (Germania Ovest)
  • Der Tanz Mechanikk, regia di Rs Wolkenstein (Germania Ovest)
  • Was für Geister, regia di Antje Fels (Germania Ovest)

Il Nuovo cinema tedesco[modifica | modifica wikitesto]

Kinderfilmfest[modifica | modifica wikitesto]

Retrospettiva[modifica | modifica wikitesto]

Premi[modifica | modifica wikitesto]

Premi della giuria internazionale[modifica | modifica wikitesto]

Premi delle giurie indipendenti[modifica | modifica wikitesto]

Premi dei lettori[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k 33rd Berlin International Film Festival - February 18 – March 3, 1983, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 4 maggio 2017.
  2. ^ Berlino - 23 film per 17 Paesi, in La Stampa, 15 febbraio 1983.
  3. ^ Retrospectives Since 1977, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 7 luglio 2019.
  4. ^ Jacobsen (2000), pp. 301-302.
  5. ^ Lietta Tornabuoni, Pollack e Rohmer, incontro a Berlino, in La Stampa, 20 febbraio 1983.
  6. ^ Jacobsen (2000), p. 301.
  7. ^ a b c Jacobsen (2000), p. 303.
  8. ^ Forum Archiv - 1983, su arsenal-berlin.de, www.arsenal-berlin.de. URL consultato il 22 dicembre 2018.
  9. ^ a b Jacobsen (2000), p. 302.
  10. ^ a b c Jacobsen (2000), p. 305.
  11. ^ Jacobsen (2000), p. 307.
  12. ^ Juries - 1983, su berlinale.de, www.berlinale.de. URL consultato il 23 giugno 2022.
  13. ^ 33rd International Film Festival Berlin, su inter-film.org, www.inter-film.org. URL consultato il 22 dicembre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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