Maria Grazia Buccella

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Maria Grazia Buccella
Maria Grazia Buccella in una scena del film Sissignore (1968)
NazionalitàBandiera dell'Italia Italia
GenereMusica leggera
EtichettaCAR Juke Box, Hand, Ri-Fi, California

Maria Grazia Buccella (Milano, 15 agosto 1940) è un'attrice, cantante e showgirl italiana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Finalista a Miss Universo 1959 dopo essere arrivata terza a Miss Europa nello stesso anno, la sua carriera cinematografica, relativamente breve, si è sviluppata prevalentemente lungo i binari della commedia all'italiana. Ha incarnato soprattutto personaggi di una bellezza procace e svampita, a tratti buffa e comunque sempre teneramente sexy: una sorta di Marilyn Monroe a Cinecittà.

Nel tentativo di portare al successo questo tipo psicologico, dopo il Nastro d'argento ricevuto nel 1968 come miglior attrice non protagonista per il film Ti ho sposato per allegria di Luciano Salce, tra il 1968 e il 1971 Pasquale Festa Campanile, Ugo Tognazzi e ancora Salce le affidarono ruoli da protagonista in alcuni film prodotti da Mario Cecchi Gori, il cui figlio Vittorio era all'epoca fidanzato con l'attrice, come Sissignore (con Ugo Tognazzi e Gastone Moschin), Dove vai tutta nuda? (al fianco di Vittorio Gassman e Tomas Milian), Il provinciale (con Gianni Morandi) e Basta guardarla.

Maria Grazia Buccella nel film Basta guardarla di Luciano Salce (1970)

Basta guardarla è probabilmente il suo film più riuscito: uno sguardo al contempo ironico e affettuoso su un mondo che Salce conosceva bene, ovvero l'avanspettacolo. Buccella interpreta nella pellicola la soubrette Enrichetta, che si può ritenere la summa del suo personaggio-stereotipo, affiancata da eccellenti attori dell'epoca che si prestano a farle da spalla, tra cui Carlo Giuffré, Franca Valeri, Mariangela Melato, nonché il regista stesso nella parte dell'impresario Farfarello. All'uscita la pellicola suscitò opinioni più positive Oltralpe che presso la critica italiana, ma con il passare degli anni è assurta al rango di film culto tra gli appassionati del cinema di genere.

Altre sue interpretazioni da ricordare sono quelle in L'armata Brancaleone di Mario Monicelli, Caccia alla volpe di Vittorio De Sica, nella produzione internazionale La guerra segreta e ne Il gaucho di Dino Risi. Durante la lavorazione di quest'ultimo film, le tre protagoniste Silvana Pampanini, Annie Gorassini e Buccella, secondo le cronache dell'epoca, furono letteralmente aggredite da un gruppo di ammiratori[1]. Sempre di questo periodo è anche la sua unica esperienza cinematografica americana: la partecipazione al film Viva! Viva Villa!, per la regia di Buzz Kulik (1968).

Sempre tra le produzioni internazionali, Buccella fu una delle candidate per il ruolo di Domino, la Bond girl del film Thunderball (1965) della saga di James Bond. La parte alla fine venne affidata a Claudine Auger.

Dalla metà degli anni settanta, dopo le commedie sexy in costume Remo e Romolo - Storia di due figli di una lupa e Nerone di Castellacci e Pingitore, le sue apparizioni sul grande schermo si diradano. Nel luglio 1977 l'attrice compare nell'edizione italiana di Playboy.

Sulla soglia dei cinquant'anni, nel 1988, è l’ospite d'onore nella puntata Settimana bianca della serie I ragazzi della 3ª C, rimanendo fedele al suo ruolo: il flirt del professore di italiano. Nel 2000, a sorpresa, la sua ultima apparizione, nel film Hotel Otello.

Nel 2023 la Festa del Cinema di Roma omaggia l'attrice presentando due suoi film in versione restaurata: Sissignore e Basta guardarla.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Maria Grazia Buccella e Loris Gizzi in una sequenza del film La donna degli altri è sempre più bella (1963)

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicità[modifica | modifica wikitesto]

Una foto promozionale di Maria Grazia Buccella

Radio[modifica | modifica wikitesto]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Singoli[modifica | modifica wikitesto]

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Doppiatrici italiane[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dalla Domenica del Corriere, 1964
  2. ^ Marco Giusti, Il grande libro di Carosello, II edizione, Sperling e Kupfer, ISBN 88-200-2080-7, pp. 284 e 469 rispettivamente.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN233232695 · ISNI (EN0000 0003 6706 559X · SBN RAVV089386 · LCCN (ENno2013081673 · GND (DE1061439461 · BNF (FRcb14183143t (data) · WorldCat Identities (ENlccn-no2013081673