Eccidi di Reggiolo

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Eccidi di Reggiolo
strage
La rocca di Reggiolo, sotto le cui mura furono fucilati i quattro dissidenti il 19 settembre 1944.
Data19 settembre 1944
14 aprile 1945
17 aprile 1945
LuogoReggiolo
StatoBandiera dell'Italia Italia
ResponsabiliXXX Brigata Nera "Francesco Davolio Marani" (Banda Ferri)
3ª Brigata Nera Mobile "Attilio Pappalardo"
Motivazionerappresaglia
rastrellamento
Conseguenze
Morti13

Gli eccidi di Reggiolo sono stati due stragi fasciste perpetrate nell'omonimo comune della bassa reggiana rispettivamente il 18 settembre 1944 e tra il 14 ed il 17 aprile 1945. I due fatti, che costarono la vita complessivamente a 13 persone, ebbero dinamiche ed obbiettivi completamente diversi. Il primo fu una rappresaglia contro un gruppo di antifascisti e dissidenti fascisti locali, il secondo invece si trattò di un'operazione di rastrellamento ed eliminazione fisica di partigiani in vista dell'imminente ritirata a nord del Po da parte delle truppe nazifasciste.

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

La rappresaglia del 1944[modifica | modifica wikitesto]

La notte tra il 16 e il 17 settembre 1944 a Reggiolo avvenne una sparatoria tra partigiani gappisti ed una pattuglia della Brigata Nera nel corso della quale morirono i due militi[1] Ambrogio Zanotti e Arturo Bianchini. Quello stesso giorno era stato nominato nuovo federale di Reggio Emilia Guglielmo Ferri, esponente dell'ala oltranzista del Partito Fascista Repubblicano di Parma, città dove già si era distinto per i metodi contro la Resistenza locale.

In occasione dei funerali dei due fascisti uccisi a Reggiolo, Ferri preannunciò quello che di lì a poco sarebbe avvenuto:[1]

«In questo momento di estrema violenza omicida dei sicari della Patria, è necessaria la più energica e decisa reazione, una reazione inesorabile, spietata, perché si possa alla fine trionfare sull'opera dei disfattisti, dei traditori, tendente a collaborare col nemico per annientare la nostra Patria.»

Così, il 19 settembre, circa 200 militi della Brigata Nera affluirono a Reggiolo e fermarono una trentina di persone scelte tra quelle che dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 si erano distinti nella propaganda antifascista o che pur essendo già iscritte al PNF, si erano rifiutati di rinnovare la tessera al PFR e quindi accusate di essere traditori del fascismo[2]. La lista degli arrestati fu stilata dal figlio di una delle vittime[3]. Di costoro ne furono fucilate quattro, il geometra Antonio Angeli, l'ingegner Erminio Marani, l'avvocato Massimiliano Polacci, e Giuseppe Sacchi, tutti estranei all'attacco e al movimento partigiano[4].

Il giorno dopo la rappresaglia il Commissario Prefettizio Augusto Nasuelli, si tolse la vita con un colpo di pistola nella sua abitazione[5], motivando con uno scritto "l'impossibilità di sopravvivere al dolore causatogli dagli avvenimenti di quei giorni"[6]. Ferri considerò la rappresaglia un'azione dimostrativa rivolta alla popolazione accusata di fiancheggiare la lotta partigiana, più preoccupato il segretario comunale di Reggiolo che espresse le sue perplessità al capo della Provincia di Reggio Emilia Almo Vanelli[7] denunciando come la popolazione maschile si fosse allontanata dal paese per timore di nuove rappresaglie[8].

L'eccidio del 1945[modifica | modifica wikitesto]

Il 12 aprile 1945 un reparto della 3ª Brigata Nera Mobile "Attilio Pappalardo", impegnato in un'operazione di rastrellamento in vista dell'imminente ritirata a nord del Po, circondò il centro di Luzzara. Al termine delle operazioni furono fermati e condotti a Reggiolo 72 uomini. Il giorno seguente il gruppo dei prigionieri fu diviso, 62 di loro vennero condotti a Reggio nell'Emilia, mentre i restanti dieci vennero trattenuti nelle scuole locali per degli interrogatori.

Nelle ore successive i fermati vennero interrogati dai fascisti e sottoposti a torture disumane mediante l'uso di coltelli, bastonature e somministrazione forzata di benzina[9]. Per mantenere lucide le vittime durante le sevizie, gli aguzzini praticarono loro delle iniezioni. Nonostante ciò, due dei prigionieri morirono durante le torture[9]. Il giorno seguente i fascisti condussero cinque prigionieri (più i cadaveri dei due morti sotto tortura) lungo il muro del cimitero e li fucilarono[9]. Tutte le vittime appartenevano alla 77ª Brigata SAP "Fratelli Manfredi".

Domenica 15 aprile i militi della Brigata Nera "Pappalardo" continuarono la loro opera di rastrellamento nei dintorni catturando e fucilando otto partigiani in località Righetta, tra Fabbrico e Rolo. Il 17 aprile infine, gli stessi fascisti autori delle stragi dei giorni precedenti fucilarono a Reggiolo i partigiani luzzaresi Arnaldo Avanzi ed Ermes Ferrari[10].

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Uccisi il 19 settembre 1944[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Angeli, classe 1911;
  • Erminio Marani, classe 1865;
  • Massimiliano Polacci, classe 1899;
  • Giuseppe Sacchi, classe 1882.

Uccisi il 14 aprile 1945[modifica | modifica wikitesto]

  • Walter Compagnoni, classe 1910;
  • Enzo Dalai "Folletto", classe 1922;
  • Claudio Franchi, di Robbio, classe 1926;
  • Celestino Iotti, classe 1923;
  • Balilla Nodolini, classe 1923;
  • Lino Soragna, classe 1924;
  • Federico Tagliavini "Ermes", classe 1923.

Uccisi il 17 aprile 1945[modifica | modifica wikitesto]

  • Arnaldo Avanzi, classe 1922;
  • Ermes Ferrari, classe 1922.

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Il 17 settembre 1945 fu scoperta sulla rocca di Reggiolo un lapide in omaggio ai caduti della rappresaglia del 1944.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Copia archiviata (PDF), su istoreco.re.it. URL consultato il 23 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014). p.46
  2. ^ Copia archiviata (PDF), su istoreco.re.it. URL consultato il 23 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014). p.47
  3. ^ Storchi, p. 269.
  4. ^ Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia - EPISODIO DI REGGIOLO, 17.09.1944
  5. ^ Storchi, p. 252.
  6. ^ Copia archiviata (PDF), su istoreco.re.it. URL consultato il 23 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014). pp.47-48
  7. ^ Copia archiviata (PDF), su istoreco.re.it. URL consultato il 23 giugno 2014 (archiviato dall'url originale il 14 luglio 2014). p. 48
  8. ^ Storchi, pp. 252-253.
  9. ^ a b c Istoreco - L'eccidio di Reggiolo. Il racconto.
  10. ^ Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia - EPISODIO DI REGGIOLO, 14-17.04.1945

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Guerrino Franzini, Storia della Resistenza reggiana, Reggio Emilia, ANPI, 1966.
  • Massimo Storchi, Anche contro donne e bambini: stragi naziste e fasciste nella terra dei fratelli Cervi, Reggio Emilia, Imprimatur, 2016.