Corrado Malaspina (il Vecchio)

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Stemma dei Malaspina dello Spino Secco.

Corrado Malaspina detto l'Antico (1180 circa – post luglio 1254) fu il capostipite del ramo dello Spino Secco.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Corrado Malaspina nacque approssimativamente intorno al 1180 da Opizzo II. Risale infatti al 1198 l'attribuzione a Corrado in persona della conferma della cessione dei poggi della corte di Grondola a Piacenza, iniziata anni prima dallo zio Alberto e siglata dallo zio Moroello con Piacenza e Pontremoli nel 1194.

La sua carriera diplomatica iniziò quindi insieme agli zii, che fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età di Corrado agivano a suo nome, e ai cugini, tutti discendenti del marchese Opizzo I. In questo periodo risolsero i contrasti sorti con il vescovo-conte di Luni e in seguito stipularono accordi con Genova, Milano, Piacenza, Tortona e Modena.

La controversia con il vescovo di Luni[modifica | modifica wikitesto]

A partire dall'ultimo decennio del XIII secolo la famiglia entrò in contrasto con il vescovo-conte di Luni, a causa del cospicuo patrimonio conquistato, nel punto di confluenza tra i fiumi Magra e Vara, alla famiglia dei da Vezzano dalla famiglia d'Este, ceduto poi ai Malaspina.

Nel 1202 la soluzione trovata comportava: la protezione reciproca delle parti all'interno dei confini della diocesi lunense e la divisione e metà dell'eredità estense per la quale il vescovo doveva pagare ai Malaspina 155 lire e riconoscere alla famiglia una corresponsione di un canone nominale annuo.

Altri accordi[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1210 e il 1218 Corrado siglò vari accordi.

Furono stipulati tra il 1210 e il 1212 gli accordi con Piacenza, Milano e Tortona che miravano alla sicurezza dei mercanti lombardi sulle strade appenniniche.

In documenti del 1212 è attestato invece l'appoggio della famiglia Malaspina, in particolare Corrado e lo zio Guglielmo subentrato alla morte degli altri zii, ad Ottone di Brunswick nella lotta contro Innocenzo III, Pavia e il Marchesato di Monferrato.

Nonostante la sconfitta del fronte imperiale nella battaglia di Bouvines (1214) la famiglia Malaspina continuò comunque la belligeranza contro Pavia, la quale intralciava viandanti e pellegrini diretti a Roma, appoggiando prima Milano e poi Piacenza. Nel frattempo tra il 1215 e il 1216 Corrado tentò di occupare alcune alture della riviera di Levante causando così la reazione genovese.

Alla pace sul fronte pavese e genovese si giunse a più riprese tra il 1217 e il 1218.

La nascita del ramo dello Spino Secco[modifica | modifica wikitesto]

Tra l'aprile e l'agosto 1221 Corrado e il figlio dello zio Guglielmo, Opizzo, portarono a compimento la prima grande divisione del patrimonio familiare.

Il dominio dei Malaspina fu diviso in due parti che diedero avvio al ramo dello Spino Secco con capostipite Corrado e al ramo dello Spino Fiorito con Opizzo.

La divisione venne preceduta dalla spartizione preventiva della eredità di Alberto tra lo zio Guglielmo e il nipote Corrado.

La risoluzione delle controversie legate all'eredità e la conferma dei diritti di tutti i beni che Corrado e Opizzo detenevano nell'area lombardo-ligure e in Lunigiana fu definitivamente confermata su richiesta dall'Imperatore Federico II nel 1220. La divisione su base geografica assegnava a Corrado alcuni possedimenti nell'appennino lombardo-ligure tra i quali la Val Trebbia e il castello di Pregola; in Lunigiana invece occupò Mulazzo e le terre a destra del fiume Magra.

I rapporti con l'Imperatore Federico II[modifica | modifica wikitesto]

Furono prolifici i rapporti di Corrado e il cugino con l'imperatore Federico II, esistenti già poco dopo l'incoronazione di quest'ultimo.

Dopo la conferma dei possedimenti e dei diritti del 1220, nel 1226 Corrado scortò l'Imperatore attraverso il passo degli Appennini. In questi anni Corrado e Opizzo parteciparono attivamente alla sua curia itinerante nel Nord e centro Italia appoggiando le sue campagne ma non con un ruolo di primo piano. Infatti Corrado fu al fianco di Federico II a Monterosi (1220), Capua (1222) e Pontremoli (1226).

L'alleanza di Corrado con Federico II si interruppe per un breve periodo nel 1246 poiché i due cugini parteggiavano con Milano e Piacenza contro la parte imperiale. Mentre la separazione di Opizzo perdurò, Corrado dopo pochi mesi tornò fedele all'Imperatore; così nel 1248Federico II affidò tutta la Lunigiana al dominio di Pisa eccetto il castello di Pontremoli e le terre di Corrado.

Con la fine dell'Imperatore si ebbe un ritorno di Corrado agli impegni familiari oltre ad un ritrovato equilibrio con il ramo dello Spino Fiorito documentato dal fatto che nel 1253 Corrado e Opizzo rioccuparono per breve tempo Pontremoli.

Dal luglio del 1254 non si hanno più attestazioni di Corrado, è invece del 1259 un riferimento alla sua vedova, Agnesina.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Corrado durante la sua vita ebbe sette figli:

  • Moroello
  • Franceschino
  • Alberto
  • Manfredi
  • Federico
  • Selvaggia
  • Beatrice

ed allevò come suo figlio il nipote Corradino (figlio illegittimo di Federico). Per quanto riguarda la moglie la questione è più complessa: dagli alberi genealogici più antichi fino a pubblicazioni recenti la moglie è riconosciuta nella figura di Costanza,[1] figlia di Federico II, ma non vi sono documenti certi.[2] Inoltre è attestata nel 1259 un'altra consorte di nome Agnesina.

I Malaspina e il mecenatismo[modifica | modifica wikitesto]

La gestione comune del patrimonio familiare e la strategia politica seguita da Alberto, Corrado e Guglielmo riflettono lo spirito del periodo cortese che visse la famiglia e durante il quale i suoi esponenti divennero mecenati di diversi trovatori provenienti dalla Provenza e itineranti nelle corti signorili del Nord Italia.

In particolare tra il 1212 e il 1220 la corte malaspiniana di Oramala divenne meta prediletta di poeti celebri come Raimbaut de Vaqueiras, Aimeric de Pegulhan, Abertet de Sisteron e Guilhelm de la Tor.

Ai membri della famiglia furono dedicate canzoni, sirventesi e tenzoni talvolta anche di carattere politico.

Inoltre, troviamo riferimenti al mecenatismo della famiglia Malaspina anche nell'VIII canto del Purgatorio di Dante Alighieri, dove nel corso dell'incontro del poeta-personaggio con l'omonimo nipote di Corrado si celebra la liberalità e il valore cortese della famiglia come noti in tutto l'Occidente cristiano.

«"Oh" diss’io lui, "per li vostri paesi
già mai non fui; ma dove si dimora
per tutta Europa ch’ei non sien palesi?
La fama che la vostra casa onora,
grida i segnori e grida la contrada,
sì che ne sa chi non vi fu ancora;
e io vi giuro, s’io di sopra vada,
che vostra gente onrata non si sfregia
del pregio de la borsa e de la spada"[3]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Malaspina, Milano, 1852.
  2. ^ Secondo lo storico Ferretto sembra che l'iniziale della moglie fosse la lettera A e che fosse già morta nel 1234.
  3. ^ Dante ricorda le virtù cavalleresche per eccellenza come a pagare un debito di gratitudine verso la famiglia Malaspina.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Historia diplomatica Friderici secundi sive Constitutiones, privilegia, mandata, instrumenta quae supersunt istius imperatoris et filiorum ejus: accedunt epistolae Papam et documenta varia collegit ad fidem chartarum et codicemrecensuit juxta seriem annorum disposuit et notis illustravit, J. L. A. Huillard-Bréholles, Parisiis 1852-1861, ad annum.
  • Historiae Patriae Monumenta, Chartarum, II, Torino 1853, n. 1270.
  • Annales Mediolanenses minores. Memoriae Mediolanenses, in Monumenta Germaniae Historica Scriptores, ed. G. H. Pertz, Hannoverae 1863, XVIII, p. 401.
  • Annales Placentini Gibellini, in Monumenta Germaniae Historica Scriptores, ed. G. H. Pertz, Hannover 1863, XVIII, 469-481.
  • Annales Placentini Guelfi, in Monumenta Germaniae Historica Scriptores, ed. G. H. Pertz, Hannover 1863, XVIII, 431-432.
  • Acta imperii inedita saeculi XIII. Urkunden und Briefe zur Geschicthte des Kaiserreichs und des Königreichs Sicilien in den Jahren 1198-1273, ed. E. Winckelmann, Innsbruck 1880-1885, 1, 358-359; II, 13-14.
  • Iohannis Codagnelli, Annales Placentini, ed O. Holder-Egger, in Monumenta Germaniae Historica Scriptores rerum germanicarum in usum scholarum XXIII, Hannoverae 1901, 18, 55, 92.
  • Annali Genovesi di Caffaro e de' suoi continuatori, a cura di L. T. Belgrano, e C. Imperiale di Sant'Angelo, voll II-IV, Roma 1901-1926, ad annum.
  • A. Ferretto, Documenti intorno ai trovatori Percivalle e Simone Doria, in Studi medievali, I (1904-1905), p. 130, n.VII.
  • G. Gorrini, Documenti sulle relazioni tra Voghera e Genova (960-1325) , in Bollettino Storico Bibliografico Subalpino, XLVIII (1908), nn. XXXI, CLII, CLXXVIII-CLXXX, CLXXXVIII CCXVIII-CCXIX.
  • M. Lupo Gentile, Il regesto del codice Pelavicino, in Atti della Società Ligure di Storia Patria, XLIV (1912).
  • Il Registrum Magnum del Comune di Piacenza, a cura di E. Falcone e R. Peveri, Milano 1984-1986 voce Malaspina dell'indice.
  • M. N. Conti, Le carte anteriori al 1400 nell'archivio malaspiniano di Caniparola nel repertorio del 1760, Pontremoli 1988.
  • I Libri Iurium della Repubblica di Genova, Roma 1992-2000, voce Malaspina dell'indice.
  • A. Grossi, Il ‘Liber iurium’ del Comune di Lodi, Roma-Lodi 2004, n. 3.
  • Dante Alighieri, La Divina Commedia, ed. G. Petrocchi, Torino 1975.
  • T. Porcacchi, Historia dell'origine et successione dell'illustrissima famiglia Malaspina, descritta da Thomaso Porcacchi da Castiglione Arretino, et mandata in luce da Aurora Bianca d'Este sua consorte, Verona 1585.
  • Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane. Malaspina, Tavola II, Milano, 1852.
  • E. Branchi, Storia della Lunigiana feudale, Pistoia 1897-1899, I, 134-165.
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  • G. Guagnini, I Malaspina, Milano 1973.
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  • N. Tonelli, Purgatorio VIII 46-139: l'incontro con Nino Visconti e Corrado Malaspina, in "Tenzone", 3 (2002), 263-281.
  • A. Soddu, I Malaspina nella Sardegna dei giudici (XII-XIII secolo) , in "Giornale Storico della Lunigiana", LIV (2003), pp. 190–191.
  • G. Caiti-Russo, Les trobadours et la cour des Malaspina, Montpellier 2005.
  • A. Soddu, I Malaspina e la Sardegna. Documenti e testi dei secoli XII-XIV, Cagliari 2005, alla voce Malaspina, Corrado dell'indice.
  • E. Salvatori, Les Malaspina: bandits de grands chemins ou champions du raffinement courtois? Quelques considérations sur une cour qui a ouvert ses portes aux troubadours (XIIème - XIIIème siècles) , in Les élites lettrées, a cura di Patrick Gilli, Montpellier in corso di stampa.
  • E. Salvatori, Imperatore e signori nella Lunigiana della prima metà del XIII secolo, in Pier delle Vigne in catene da Borgo San Donnino alla Lunigiana medievale Itinerario alla ricerca dell'identità storica, economica e culturale di un territorio, Sarzana in corso di stampa.
  • Enrica Salvatori, MALASPINA, Corrado, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 67, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2006. URL consultato il 31 agosto 2017. Modifica su Wikidata

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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