Cavallasca

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Cavallasca
frazione
Cavallasca – Veduta
Cavallasca – Veduta
Panoramica su Cavallasca dal Monte Sasso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Lombardia
Provincia Como
Comune San Fermo della Battaglia
Territorio
Coordinate45°49′N 9°02′E / 45.816667°N 9.033333°E45.816667; 9.033333 (Cavallasca)
Altitudine400 m s.l.m.
Superficie2,69 km²
Abitanti2 971[1] (31-12-2010)
Densità1 104,46 ab./km²
Altre informazioni
Cod. postale22042 (già 22020)
Prefisso031
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT013061
Cod. catastaleC374
TargaCO
Cl. sismicazona 4 (sismicità molto bassa)[2]
Cl. climaticazona E, 2 638 GG[3]
Nome abitanticavallaschini
Patronosan Michele
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Cavallasca
Cavallasca
Cavallasca – Mappa
Cavallasca – Mappa
Posizione della frazione di Cavallasca nella provincia di Como

Cavallasca (Cavalasca in dialetto comasco[N 1], AFI della pronuncia locale: [kavaˈlaʃka]) è una frazione[4] di 2 722 abitanti del comune di San Fermo della Battaglia in provincia di Como, in Lombardia.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Cavallasca sorge nel mezzo di un sistema collinare tra Como e Varese, a una quota che oscilla attorno ai 400 m d’altezza rispetto al livello del mare e che ha il suo picco nei 614 m della vetta del Monte Sasso, situato sul confine italo-svizzero.

I rilievi su cui sorge il paese risultano essere gli ultimi verso la vallata del Po.

Il sistema collinare è costituito da rocce sedimentarie che hanno avuto origine in un accumulo di detriti di natura e dimensioni diverse, soprattutto gonfolite[5]. Dal momento che tali elementi rocciosi sono tenuti insieme da una sorta di cemento naturale calcareo-ferrifero o siliceo, il terreno è caratterizzato dall'infiltrazione di falde acquifere, prevalentemente di origine sorgiva[5].

Sul territorio sono note due sorgenti. La prima di esse nasce all’Olcellera ed è ricca di calcare contenente ferro e magnesio[5]. La seconda, situata in località Colombirolino[5] sul pendio meridionale del Monte Sasso, dà origine al fiume Seveso che da piccolo ruscello si trasforma, a poca distanza dalla chiesa parrocchiale un torrente che attraversa la strada provinciale e tutto il paese[5]. Da Cavallasca, il Seveso prosegue poi in direzione sud-est verso il nuovo Ospedale Sant'Anna, per poi dirigersi verso la Brianza ove diventa un vero e proprio fiume che, nella zona nord di Milano, confuisce nel Naviglio della Martesana.

Origini del nome[modifica | modifica wikitesto]

Sull'origine del toponimo “Cavallasca” sono state formulate due ipotesi[5]. Secondo la prima, il nome deriverebbe dal celtico e sarebbe la composizione delle parole kava, ossia "vangare/scavare" e asgall (da asha, cioè "rifugio")[5]. La seconda ipotesi, che prevede un'origine dal latino volgare, fa risalire l'origine al termine caballus (ossia "cavallo") con l'aggiunta della terminazione “asca” o “asco” tipica di località poste in altura[5].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Stemma del Comune di Cavallasca, fino al 2016.

In seguito alla fondazione di Novum Comum, nel 59 a.C., da parte di Giulio Cesare, è probabile che Cavallasca rientrasse tra le località scelte dai patrizi romani per costruirvi le proprie ville[5].

La prima testimonianza certificata dell'esistenza di Cavallasca risale alla fine dell'XI secolo, quando l'ex-arciprete della chiesa di Cavallasca Guido Grimoldi fu elevato a vescovo di Como[5].

Tra il 1295 e il 1510 non si registrano particolari menzioni storiche di Cavallasca, che seguì le sorti di Como all'interno dello stato milanese prima dominato dai Visconti e poi dagli Sforza[5]. Nel 1510[6], Cavallasca fu colpita dai saccheggi attuati da parte delle truppe svizzere che avevano invaso la Lombardia[7].

A partire dal 1526, con la dominazione spagnola sulla Lombardia, il territorio di Cavallasca visse circa due secoli di pace e stabilità[5].

Nella metà del XVI secolo, la nobile famiglia milanese degli Imbonati si stabilì a Cavallasca[5]. Nel 1631 Giuseppe Maria Imbonati, nato a Cavallasca, estese le sue proprietà insieme al fratello Carlo, che costruì “Villa Imbonati”[5].

Nel corso del XVIII secolo, Cavallasca fu scelta come luogo di residenza e villeggiatura anche da esponenti delle nobili famigli milanesi degli Archinto, dei Della Porta e dei Parravicino[7].

Nel 1859 Cavallasca ospitò il quartier generale di Garibaldi, che a poco più di 1 km dal centro fu impegnato nella battaglia di San Fermo[5].

Durante la prima guerra mondiale, Cavallasca fu uno dei perni difensivi d’Italia per la difesa sul confine svizzero, mediante la costruzione di trincee sul Monte Sasso, molte delle quali ancora visibili all’interno del Parco Regionale della Spina Verde. Le trincee fanno parte delle fortificazioni della Frontiera Nord, costruite per difendere il confine nord nel caso in cui gli imperi centrali, Austria e Germania, avessero tentato un attacco attraverso la neutrale Svizzera.

Durante il periodo fascista, nel 1928, i comuni di Cavallasca, Parè e Drezzo furono uniti in un unico complesso amministrativo chiamato Lieto Colle, nome suggerito da Margherita Sarfatti a Mussolini in uno dei frequenti soggiorni a Cavallasca.

Cavallasca tornò comune autonomo nel 1956.

A seguito di un referendum popolare, il 9 ottobre 2016 è stato deciso lo scioglimento del comune, che è stato incorporato tramite fusione per incorporazione a partire dal 1º gennaio 2017, nel limitrofo comune di San Fermo della Battaglia.[8]

Dall'8 maggio 2017, Poste Italiane ha assegnato un nuovo codice di avviamento postale a San Fermo della Battaglia e la relativa località Cavallasca: 22042.[9]

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

«Semitroncato partito: nel primo, di rosso, alla lettera C maiuscola, d'oro; nel secondo, di verde, ai due bisanti d'oro, posti in palo; nel terzo, d'oro, al cavallo spaventato, di nero. Ornamenti esteriori di Comune.[10]»

Il gonfalone era un drappo partito di giallo e di verde.

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Architetture civili[modifica | modifica wikitesto]

Villa Imbonati[modifica | modifica wikitesto]

Ultimata nel 1656 (o 1651[12][13] - data riportata in cima a un portale che conduce alle ex-scuderie[14]), Villa Imbonati fu arricchita di notazioni artistiche e munita di curiosi sistemi di ingegneria idraulica[5].

Sotto l'impulso degli Imbonati, nel XVIII secolo Villa Imbonati divenne un importante centro culturale[5][14]. Nello specifico, il conte Giuseppe Maria Imbonati era solito ospitare presso la villa adunanze di illustri letterati[13] appartenenti all'Accademia dei Trasformati, di cui egli era il mecenate[7]. Tra gli ospiti della villa si ricordano Pietro Verri, Cesare Beccaria, Giuseppe Parini e Alessandro Manzoni[15]. A questo periodo risale la pavimentazione a piccoli ciottoli del piano terra.[12]

All'inizio dell'800[15], dagli Imbonati la proprietà della villa passò agli esponenti della famiglia Butti. Tra di essi si ricorda Giuseppe Butti, detto anche “Peppớt”, sindaco di Cavallasca dal 1871 al 1894, il quale accolse don Pietro Buzzetti, importante parroco di Cavallasca e nipote di don Guanella[5]. Giuseppe Butti inoltre ospitò spesso in Villa Imbonati l’amico Luigi Pirandello[5]. La villa passò poi nelle mani del barone belga Bayet, a cui si deve la presenza di essenze esotiche nel giardino della villa[15]. Villa Imbonati è infatti circondata da un parco a terrazze composto da un giardino all'italiana, risalente alla metà del Settecento, e da un giardino all'inglese, realizzato nei primi decenni del Novecento[15]. All'interno del giardino trovano posto due esemplari storici di Liriodendron tulipifera e Catalpa bignonioides[15].

Esternamente, la villa si presenta come un edificio a pianta rettangolare, collocata in posizione dominante su un terrazzo che ospita il giardino.[14]

All'interno della villa, uno scalone d'onore e soffitti lignei di pregio a cassettoni,[14] oltre a una serie di cicli pittorici parietali a tema mitologico e biblico[15]. Un salone al pianterreno presenta un pavimento a ciottoli e pareti con decorazioni a spugna e conchiglie[14].

Fino all'incorporazione con San Fermo della Battaglia, Villa Imbonati fu sede municipale e della Biblioteca Comunale di Cavallasca[5].

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Chiesa di San Michele Arcangelo[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa parrocchiale di Cavallasca, dedicata a San Michele Arcangelo[16], si presenta oggi nelle sue forme settecentesche e conserva al suo interno pregevoli dipinti del XVIII e XIX secolo[7].

Un'attestazione dell'esistenza della chiesa si ha tuttavia già verso la fine del XVI secolo, con la visita pastorale da parte del vescovo Ninguarda alle parrocchie della pieve di Zezio[17]. Nel 1768, la visita pastorale da parte del vescovo Giambattista Mugiasca rivelò come la giurisdizione religiosa della parrocchiale di Cavallasca si estendesse agli oratori pubblici dei Santi Carlo e Antonio di Padova in Sottovigna (di giuspatronato del conte Giuseppe Maria Imbonati), della Beata Vergine Maria Assunta in Cielo in località Dasia (di giuspatronato del conte Nicolò Porta di Como) e all’oratorio privato sito in Villa Imbonati[17].

Al suo interno, la chiesa conserva dipinti ottocenteschi e un altare marmoreo dotato di balaustra.[6]

Oratorio di San Carlo Borromeo e Sant'Antonio da Padova[modifica | modifica wikitesto]

Alle spalle della chiesa di San Michele Arcangelo e di fronte a Villa imbonati si trova l'oratorio di San Carlo Borromeo e Sant'Antono di Padova[18]. Al suo interno, l'oratorio conserva stucchi realizzati nella seconda metà del XVII secolo da Agostino Silva, scultore di Morbio[19]. Gli stucchi sono oggetto di una campagna di restauro avviata nel 2016[19].

Chiesa di San Rocco[modifica | modifica wikitesto]

Detta anche "chiesetta dei pittori", la chiesa di San Rocco[20] si trova in località Colombirolino, ai confini del Parco Regionale Spina Verde.

La chiesa costruita nel 1857 e consacrata l'anno successivo, fu eretta in sostituzione di una precedente cappelletta del 1826, situata nel luogo in cui erano stati sepolte le vittime della peste del 1630[21]. Come testimoniato da una lapide collocata sopra al portale d'ingresso, la chiesa di San Rocco fu costruita come ex-voto in ringraziamento al fatto che, secondo la popolazione, l'intercessione dei morti per contagio nella suddetta pestilenza avrebbe nel corso dei secoli salvato l'abitato da altre epidemie[21].

Sopraelevata rispetto a livello stradale, la chiesa si trova in prossimità del corso del fiume Seveso[21].

Si tratta di un edificio di color rosa, con quattro lesene gialle ai lati del portone d'ingresso. La facciata è movimentata da due cavità blu, ognuna delle quali è situata tra due delle lesene[21]. La parte superiore della facciata termina con un frontone triangolare, al di sopra del quale si staglia un campanile a vela[21]. I decori della porta sono in rame e rappresentano San Rocco[21].

Il soprannome "chiesetta dei pittori" deriva dal fatto che, nel 1978, per decorare le 14 stazioni della Via Crucis, furono chiamati ben 14 diversi artisti[21].

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[22]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Esplicative[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografiche[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dato Istat - Popolazione residente al 31 dicembre 2010.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ VAS di San Fermo della Battaglia, su comune.sanfermodellabattaglia.co.it.
  5. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t Comune di Cavallasca, su halleyweb.com. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  6. ^ a b Borghese, p. 161.
  7. ^ a b c d Comune di Cavallasca - Storia, su italiapedia.it. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  8. ^ Fusioni: negli ultimi 15 anni scomparsi 12 comuni, in Corriere di Como. URL consultato il 2 dicembre 2016 (archiviato dall'url originale il 28 novembre 2016).
  9. ^ Cambiamento CAP (PDF), su Comune di San Fermo della Battaglia.
  10. ^ Cavallasca, su Stemmi dei Comuni della Provincia di Como.
  11. ^ Cavallasca, decreto 1991-07-22 DPR, concessione di stemma e gonfalone, su Archivio Centrale dello Stato.
  12. ^ a b Belloni et al., p. 248.
  13. ^ a b TCI, Guida d'Italia [...], p. 284.
  14. ^ a b c d e Langè, p. 262.
  15. ^ a b c d e f Il Parco Più Bello, su ilparcopiubello.it. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  16. ^ http://www.comune.cavallasca.co.it/ch/ch_p_chiesa_dettaglio.php?idchiesa=1&x= Storia della parrocchia
  17. ^ a b Redazione, Chiesa San Michele Arcangelo, su Parrocchia San Michele - Cavallasca, 1º marzo 2016. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  18. ^ Oratorio di S. Carlo Borromeo e S. Antonio da Padova, Via San Fermo - Cavallasca (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  19. ^ a b San Carlo, restauro a costo zero Cavallasca ringrazia gli svizzeri, su laprovinciadicomo.it. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  20. ^ Chiesa di S. Rocco, Via alla Torre - Cavallasca (CO) – Architetture – Lombardia Beni Culturali, su lombardiabeniculturali.it. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  21. ^ a b c d e f g Redazione, Chiesa di San Rocco, su Parrocchia San Michele - Cavallasca, 1º marzo 2014. URL consultato il 18 febbraio 2020.
  22. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 28-12-2012.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Santino Langè, Ville delle province di Como, Sondrio e Varese, a cura di Pier Fausto Bagatti Valsecchi, Vol. Lombardia 2, Milano, Edizioni SISAR, 1968.
  • Luigi Mario Belloni, Renato Besana e Oleg Zastrow, Castelli basiliche e ville - Tesori architettonici lariani nel tempo, a cura di Alberto Longatti, Como - Lecco, La Provincia S.p.A. Editoriale, 1991.
  • Annalisa Borghese, Cavallasca, in Il territorio lariano e i suoi comuni, Milano, Editoriale del Drago, 1992, p. 161.
  • Touring Club Italiano (a cura di), Guida d'Italia - Lombardia (esclusa Milano), Milano, Touring Editore, 1999, ISBN 88-365-1325-5.

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