Vittorio Amedeo I di Savoia

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Vittorio Amedeo I di Savoia
Vittorio Amedeo I di Savoia in un ritratto settecentesco, Reggia di Venaria Reale
Duca di Savoia
Stemma
Stemma
In carica26 luglio 1630 –
7 ottobre 1637
PredecessoreCarlo Emanuele I
SuccessoreFrancesco Giacinto
Altri titoliMarchese di Saluzzo
Principe di Piemonte
Conte d'Aosta
Conte di Moriana
Conte di Nizza
Re di Cipro
Re di Gerusalemme
Custode della Sacra Sindone
NascitaTorino, 8 maggio 1587
MorteVercelli, 7 ottobre 1637 (50 anni)
SepolturaDuomo di Vercelli
Casa realeCasa Savoia
PadreCarlo Emanuele I di Savoia
MadreCaterina Michela di Spagna
ConsorteCristina Maria di Francia
FigliLuigi Amedeo
Francesco Giacinto
Carlo Emanuele II
Luisa Cristina
Margherita Violante
Enrichetta Adelaide
Caterina Beatrice
ReligioneCattolicesimo

Vittorio Amedeo I di Savoia (Torino, 8 maggio 1587Vercelli, 7 ottobre 1637) fu duca di Savoia e sovrano dello Stato sabaudo dal 1630 al 1637. Fu anche re titolare di Cipro e Gerusalemme.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Trascorse buona parte della fanciullezza alla corte di Madrid, secondo la volontà del padre Carlo Emanuele I di Savoia. Alla morte del fratello Filippo Emanuele, principe ereditario, Vittorio Amedeo venne nominato legittimo erede e a Racconigi, il 21 gennaio 1607, Carlo Emanuele I volle che la corte giurasse fedeltà al figlio secondogenito.

Matrimonio[modifica | modifica wikitesto]

Maria Cristina di Borbone-Francia (miniatura di Giovanna Garzoni, 1635)

In seguito alla crisi di rapporti con la Spagna e all'avvicinamento del padre alla Francia, Vittorio Amedeo venne fatto sposare alla sorella di Luigi XIII, Maria Cristina di Borbone-Francia, la futura prima "Madama Reale". A chiedere la mano della principessa francese erano andati, come ambasciatori, il cardinale Maurizio di Savoia e il vescovo di Annecy Francesco di Sales.

Il 10 febbraio 1619, giorno in cui Cristina compì tredici anni, i due vennero sposati.

Fasti della corte[modifica | modifica wikitesto]

Rimasti fino a settembre 1619 a Parigi, la coppia partì in seguito per il Piemonte. In novembre, raggiunta Chambéry, venne ricevuta dalla corte e si diede inizio alle feste.

Cristina portò a Torino quella spensieratezza che da tempo si respirava alla corte parigina. Vittorio Amedeo, uomo poco avvezzo alla vita mondana, partecipava malvolentieri alle feste organizzate dalla moglie, sebbene l'amasse profondamente. Alla gioia di vivere introdotta da Cristina preferiva solitarie passeggiate nei boschi o la caccia.

Politica[modifica | modifica wikitesto]

Vittorio Amedeo salì al trono alla morte del padre, nel 1630. La politica di Carlo Emanuele (in particolare il suo coinvolgimento nella seconda guerra del Monferrato) aveva portato forte instabilità nei rapporti con Francia e Spagna, e pochi vantaggi per il Ducato di Savoia nella conquista di alcuni territori monferrini, visto che l'intero Monferrato, era tenuto ancora saldamente dal Duca di Mantova Carlo I Gonzaga nonostante questi avesse diversi problemi a cui badare, dopo il Sacco di Mantova. Per difendere lo stato, Vittorio Amedeo I aveva bisogno di milizie, ma mancava sia il denaro per reclutare truppe mercenarie sia la possibilità di creare un forte esercito piemontese.

Vittorio Amedeo cercò in ogni caso di potenziare il piccolo esercito che aveva ereditato dal padre, decimato dalle guerre di successione del Monferrato. Dall'esempio che Gustavo II Adolfo di Svezia stava dando all'Europa, il duca di Savoia aveva capito l'importanza di un esercito stabile e ben addestrato. Vittorio Amedeo I ordinò di potenziare l'artiglieria, che divenne una delle più imponenti d'Europa, anche grazie all'apertura di un'apposita scuola per artiglieri. Nei sette anni del suo regno, il duca di Savoia riuscì a contare sotto le armi ben 20.000 uomini[1].

Decise pertanto di sottoscrivere un trattato di pace con la Spagna, schierandosi apertamente dalla parte dei francesi. Le trattative andarono avanti per tutto il 1630 e alla fine, a Cherasco, tra il 5 e il 7 aprile 1631 le varie potenze si riunirono per stabilire gli accordi di pace. Secondo i trattati, Pinerolo, allora in mano francese, sarebbe dovuta tornare ai Savoia, ma un accordo segreto stretto l'anno prima a Torino prevedeva, come pegno di alleanza franco-piemontese, che la munitissima piazzaforte rimanesse alla Francia, mentre Parigi si sarebbe prodigata per far cadere in mano a Vittorio Amedeo la città di Ginevra. Avvenne una finta restituzione: il duca ricevette le chiavi di Pinerolo e le riconsegnò a Luigi XIII, poco dopo. In questo modo la Francia si assicurava la proprietà dell'importantissima piazza pinerolese, mentre al Ducato di Savoia vennero annesse Trino ed Alba.[2].

Alla nascita dell'erede maschio, Francesco Giacinto di Savoia, Vittorio Amedeo I cercò di aumentare il prestigio della casata attribuendosi il titolo reale di Cipro, in quanto discendente dei Lusignano, senza peraltro che nessuno glielo avesse mai concesso. Pertanto assunse la forma chiusa alla sua corona, simbolo di potere regio.

Morte[modifica | modifica wikitesto]

Cercando di creare, sotto la regia del cardinale Richelieu, una lega antispagnola in Italia, Vittorio Amedeo condusse alcune operazioni militari tra il 1636 e il 1637, infliggendo una pesante sconfitta agli spagnoli a Mombaldone.

«...abbiamo costretto il nemico a ritirarsi nei suoi dominii, e lo abbiamo scacciato a forza d'arme con l'acquisto delli sei pezzi di canone che aveva, con tutte le munitioni da guerra, carri, allettaggi et altre provigioni che portava.»

La sera del 25 settembre 1637 il duca di Créquy offrì al duca di Savoia una sontuosa cena, al termine della quale molti convitati si sentirono male e furono costretti a rimanere a letto. Vittorio Amedeo venne trovato grave e morì a Vercelli alle ore 2 e 30 del mattino del 7 ottobre per una probabile intossicazione alimentare[3], lasciando alla moglie la reggenza per il figlio.

Vittorio Amedeo I è sepolto in una cappella del duomo di Vercelli, accanto alle tombe di Carlo I, Carlo II e della duchessa Jolanda.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Dal matrimonio con Maria Cristina di Borbone-Francia (1606-1663), che fu poi reggente del ducato dal 1637 al 1663, figlia di Enrico IV di Francia e sorella di Luigi XIII, nacquero:

Tutti i figli erano cugini primi del re di Francia Luigi XIV.

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Carlo II di Savoia Filippo II di Savoia  
 
Claudina di Brosse  
Emanuele Filiberto di Savoia  
Beatrice di Portogallo Manuele I del Portogallo  
 
Maria d'Aragona e Castiglia  
Carlo Emanuele I di Savoia  
Francesco I di Francia Carlo di Valois-Angoulême  
 
Luisa di Savoia  
Margherita di Francia  
Claudia di Francia Luigi XII di Francia  
 
Anna di Bretagna  
Vittorio Amedeo I  
Carlo V d'Asburgo Filippo I d'Asburgo  
 
Giovanna di Castiglia  
Filippo II di Spagna  
Isabella di Portogallo Manuele I del Portogallo  
 
Maria d'Aragona e Castiglia  
Caterina Michela d'Asburgo  
Enrico II di Francia Francesco I di Francia  
 
Claudia di Francia  
Elisabetta di Valois  
Caterina de' Medici Lorenzo de' Medici  
 
Maddalena de La Tour d'Auvergne  
 

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Gran maestro dell'ordine supremo della Santissima Annunziata - nastrino per uniforme ordinaria
Gran maestro dell'ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Renata Stroisa Comoglio, La prima Madama Reale, 2003, Daniela Piazza Editore. pp. 46-47
  2. ^ Il trattato di Cherasco fu siglato tra Francia, il Sacro Romano Impero (Ferdinando II) e il Ducato di Savoia. Con esso vennero regolate le questioni del ducato di Mantova e del marchesato del Monferrato (rinuncia dell'imperatore a favore del candidato francese, Carlo I di Gonzaga-Nevers), e dell'occupazione dei Grigioni da parte dei francesi (rinuncia della Francia).
  3. ^ Felice Carrone di San Tommaso, Tavole genealogiche della real casa di Savoia, ed. Giuseppe Bocca libraio, 1837, p. 60

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Storia d'Italia, Fratelli Fabbri editori.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Duca di Savoia Successore
Carlo Emanuele I 1630 - 1637 Francesco Giacinto
Predecessore Pretendente al trono del regno di Gerusalemme Successore
Carlo Emanuele I di Savoia 1630 - 1637
Vittorio Amedeo I
Francesco Giacinto di Savoia
Predecessore Custode della Sacra Sindone Successore
Carlo Emanuele I di Savoia 1630 - 1637 Francesco Giacinto di Savoia
Controllo di autoritàVIAF (EN76193579 · ISNI (EN0000 0000 5559 7829 · SBN TO0V581854 · BAV 495/72115 · CERL cnp01148544 · Europeana agent/base/147141 · ULAN (EN500372634 · LCCN (ENnr93048308 · GND (DE135979773 · BNE (ESXX1071339 (data) · BNF (FRcb134950726 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-nr93048308