Utente:Lynnthree/Sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La Foresta dell'Abetone è situata nella località montana dell'Abetone, in provincia di Pistoia, Toscana. La foresta dell’Abetone copre cinque comprensori: Libro Aperto, Abetone, Sestaione, Le Regine – Cecchetto, La Piastra. Questa si estende per 1.331,2248 ettari, completamente in provincia di Pistoia, occupando il comune dell’Abetone per 812,7181 ettari e di Piteglio 463,2197 ettari, in misure ridotte si estende anche sul comune di Cutigliano 53,1970 ettari e marginalmente il Comune di S. Marcello Pistoiese 2,0900 ettari.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita della Foresta dell’Abetone deriva dal Piano dell’Abetina del Monte Maiore a nome del professore Perona, ma in realtà il suo inizio è avvenuto in tempi più remoti verso la metà del Settecento, quando il Granduca di Toscana e il duca di Modena, diedero vita all’Azienda delle Macchie del Boscolungo.

Azienda delle Macchie di Boscolungo[modifica | modifica wikitesto]

La Foresta dell’Abetone è tra le più antiche della Regione Toscana, la nascita si fa risalire al 1777. Inizialmente la gestione della foresta fu in collaborazione con la Magona, ma fu piuttosto disastrosa tanto che vennero distrutte le fustaie di faggio della Lima e del Sestaione, la capacità riproduttiva fu ridotta al limite. Nel 1817 l’Azienda era divisa in nove appezzamenti: Monte Maiori I, Monte Maiori II, Monte Maiori III, Boscolungo, Monte Faidello, Lago Nero, Abetone del Sorbeto, Pian degli Ontani e Sorbeto. L’amministrazione Magona, con a capo Thomas Thyron fu rovinosa, poiché molte specie di piante miste tra abeti e faggi furono drasticamente tagliate e le superfici lasciate alla vegetazione spontanea; questo provocò nel 1825 l’intervento del Granduca di Toscana che inviò una commissione formata dal signor Atto Taddeoli, Ministro delle reali Possessioni di Pisa e Abate Antonio Fornaini, questi rilevarono che la situazione era poco florida, l’abetina quasi distrutta, le nuove piantagioni male eseguite e la faggetta del Pian degli Ontani rovinata dai tagli intensi e superflui. L’esito dei periti fu quello di sospendere la gestione. Inizialmente il consiglio non fu preso in ascolto, fino a che nel 1835 il Soprintendente alle Regie Possessioni Giovanni Bonci segnalò nuovamente la situazione al Granduca Leopoldo II di Toscana e questo optò per il trasferimento della gestione all’Azienda della Reale Miniera e Fonderia di Follonica.

Sotto la guida di Carlo Siemoni la Foresta vide una notevole e florida ricrescita, sempre grazie a lui si deve l’inclusione della Foresta nella legge 20 giugno 1871, stabilendo l’inalienabilità dei beni e passò all’Amministrazione Forestale dello Stato nel 1873. La nuova Amministrazione si occupò di favorire i faggi ad alto fusto promuovendo la crescita di 250 piante per ettaro. Il rimboschimento fu effettuato anche in quelle zone nude o lasciate allo stato brado; in questo periodo nacquero le fustaie artificiali di faggio presso le Regine e Cecchetto, del larice a scopo estetico presso la strada del Brennero.

Durante il 1890 e il 1892 fu elaborato il primo Piano Economico dell’Abetina pura (245 ettari). Nel 1901 con la legge sulle stazioni climatiche la Foresta di Boscolungo fu protetta dai tagli. Secondo le statistiche del 1928 la Foresta aveva una superficie di 2160 ettari: 700 ettari di fustaia di abete bianco, 750 ettari di fustaia di faggio, 450 ettari di ceduo di faggio, 260 ettari di alpe nuda e pascolo. Fino agli anni ’70 la Foresta fu gestita dall’Ufficio di Amministrazione Foreste Pistoiesi dell’Azienda di Stato Foreste Demaniale con sede a Pistoia. Dal 1972 al 1977 la gestione passa dallo Stato alla Regione Toscana, a seguito di una normativa regionale del 1976 viene affidata alla Comunità Montana "Alto Appennino Pistoiese".

Area geografica[modifica | modifica wikitesto]

La Foresta dell’Abetone si estende su una superficie abbastanza grande, immersa in un paesaggio tipicamente montanaro occupando la parte alta dei bacini dei Torrenti Sestaione e Lima. La superficie non è dunque omogenea ma anzi è diviso da due bacini separati da un crinale sulla Selletta da Monte Torto a Monte Cardoso.

La Foresta si estende su cinque comprensori:

  • "Libro Aperto", si estende per 36,8280 ettari occupando la parte del sottobacino del Rio Botre
  • "Abetone", si estende su 74,8956 ettari occupando la parte di crinale partendo da la Selletta fino a Le Regine
  • "Le Regine - Cecchetto", si estende su una superficie di 168,3529 ettari
  • "Sestaione" si estende su 518,7545 ettari ed è totalmente staccato dalla Riserva Naturale del Pian degli Ontani

Montagne[modifica | modifica wikitesto]

La montagna più elevata della Foresta dell'Abetone è l'Alpe Tre Potenze (1940 m), a seguire c'è il Libro Aperto (1937 m) un gruppo formato da due monti Monte Rotondo (1937 m) e Monte Belvedere (1896 m) e poi il Monte Gomito (1892,3 m).

Geologia[modifica | modifica wikitesto]

Presso la Foresta dell’Abetone è possibile trovare le serie geologiche alloctona e autoctona.

  • La "formazione delle argille scagliose" fa parte della serie alloctona, si trova a Sud dal crinale che va dal Passo dell’Abetone al Monte Maiori, composta di materiali argillosi depositati in profondità marine nei periodi giurassico ed oceanico. Principalmente la composizione è data da rocce scistose, calcaree, ofiolitiche e arenacee. Il colore di questa serie è molto vario si va da un grigio più o meno intenso, fino ad un rosso vinoso e in alcune zone addirittura azzurro e verdastro. Sono caratterizzate anche da un’elevata franosità e fertilità scadente.
  • La "formazione dell’areniera macigno" è la serie autoctona ed è la parte più sviluppata della foresta, originaria dei sedimenti oligocenici ricoperti dalle più antiche della serie alloctona, in seguito ai movimenti orogenetici ebbe origine la Catena Appenninica, e a causa dell’erosione su molti tratti è stata messa a nudo l’arenaria, questa è denominata macigno, prodotta da granuli di quarzo, mica bianca, ortoclasio ed altri silicati, tutti tenuti assieme da un cemento di nuvola argillosa; il colore è tipicamente giallastro.

Presso la Foresta dell’Abetone son presenti due circhi glaciali: al Lago Nero e sotto la foce del Campolino.

Sono molto estesi e comuni anche i detriti di falda, queste derivano dal macigno, chiamati macerati, sono degli ammassi di pietroni molto grossi e instabili. Solitamente derivano dalla caduta di falda. I macerati possono essere ospitati in zone vergini e completamente immersi nella vegetazione. Sono piuttosto frequenti soprattutto sulle piccole superfici e profondi anche due metri e possono essere ospitati su torbe di sfagni, degli esempi sono il Lago del Greppo e Lamacca, altri su torbe di ciperacee o torba di bosco (Lago delle Bruciate, Lago Nero, Lago Baccioli).

Clima[modifica | modifica wikitesto]

Durante gli anni 1951 - 2004 è stato svolto uno studio sul clima presso la stazione meteorologica di Boscolungo e gestita dall'Ufficio Idrografico e Mareografico di Pisa.

Sotto il profilo meteorologico la zona si presenta molto dinamica e soggetta a gran parte di agenti atmosferici.

La zona è caratterizzata da un'elevata piovosità dovuta al transito delle perturbazioni atlantiche e attività delle depressioni che si generano nel Golfo di Genova.

Precipitazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sulla base dei dati riscontrati durante lo studio effettuato negli anni 1951 - 2004 è riscontrato che il valore medio annuo delle piogge è di 2449,4 mm e 126,8 giorni di pioggia.

Il mese più piovoso risulta essere novembre con 343 mm e 13 giorni di pioggia, mentre luglio risulta quello meno uggioso con 70,2 mm e 6,5 giorni di pioggia.

Precipitazioni nevose[modifica | modifica wikitesto]

Situato nell'Appenino, trovandosi su altezze favorevoli la Foresta è soggetta anche a precipitazioni nevose, il numero medio annuo è di 29,9 giorni, la variazione è piuttosto estesa passando da 9 giorni nel 2002 al 55 giorni nel 1979.

Solitamente il periodo più favorevole per le nevicate è gennaio e a seguire febbraio.

La quantità media di neve annua è circa 331 cm, la minima manifestazione è avvenuta sempre nel 2002 con 91 cm e il massimo livello raggiunto è stato nel 1980 con 648 cm.

La durata media della neve al suolo è di 142 giorni.

Temperatura[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni 1951 - 2004 presso la stazione Meteorologica di Boscolungo, uno studio giornaliero ha rilevato dati sufficienti per poter definire il clima del luogo mite, con una temperatura media di 6,7 °C, temperatura minima di 2,9 °C e temperatura massima di 10,5 °C.

L'escursione termica risulta essere pari a 17,3 °C.

Il mese più freddo è gennaio con -1,2 °C, la temperatura media si manifesta verso luglio/agosto con 16,1 °C.

Flora[modifica | modifica wikitesto]

La Foresta dell'Abetone è ubicata in una zona a clima mite e perumido, la sua vegetazione è influenzata da ciò e anche dalla costante presenza dell'uomo che ha modificato gran parte della vegetazione naturale.

La vegetazione prevalente è di tipo montano (vegetazione orofila), area delle latifoglie sciafile (vegetazione montana inferiore), caratterizzata dalla presenza di abetine, abete bianco, faggette, faggio, peccio e prati di monte.

Nei pressi del Lago Nero è situata una prateria costituita da Alchemilla saxatilis e Festuca ricceri nardeti, brachipodieti, parziali tratti di brughiera dove sono presenti piante di mirtilli e/o ginepriti. Le brughiere in questa zona sono in continuo aumento a causa di una diminuzione del pascolo.

Verso i 1000 m di quota è possibile trovare un bosco di caducifoglie eliofile formate da alberi di castagno e cerro.

Praterie[modifica | modifica wikitesto]

La Foresta dell'Abetone è caratterizzata dalla vasta presenza di praterie, queste si estendono quasi esclusivamente nella Valle del Sestione.

Sono presenti varie tipologie di prateria:

  • "Prateria discontinua primaria di crinale su silice"
  • "Prateria mesoxerofila a Brachypodium genuense"
  • "Prateria acidofila a nardo" (poco diffuse), queste provengono per lo più dalla distruzione di boschi di faggio
  • "Prateria delle vallette nivali" (morfologia quasi pianeggiante)
  • "Prateria igrofila a Deschampsia cespitosa", situate in prossimità di aree palustrali e suolo saturo d'acqua
  • "Prateria mesoxerofila a bromo" (presenti nel comprensorio di La Piastra)

Arbusteti[modifica | modifica wikitesto]

Sono particolari specie vegetali caratterizzate dalle ramificazioni già alla base del fusto.

Quelli presenti sono di due tipi:

  • brughiera a Vaccinium myrtillus
  • arbusteto acidofilo a Cytisus scoparius e Pteridium aquilinum

Soprassuoli forestali[modifica | modifica wikitesto]

Le date composizioni sono presenti a circa 1736 metri di quota.

In queste sezioni si individuano le faggete a dominanza Fagus sylvatica e sono presenti:

  • Bosco acidofilo di Fagus sylvatica su suoli umidi lisciviati (presente nella Valle del Sestaione)
  • Bosco acidofilo di Fagus sylvatica misto con Abies alba, Picea abies e sottobosco di Vaccinium su suoli umidi lisciviati (si trova tra il fosse del Lago Nero e il Lago delle Bruciate). Il bosco è molto ricco di Abies alba e Picea abies, Festuca gigantea, Stellaria nemorum e Senecio fucsii
  • Bosco xeroacidofilo di Fagus sylvatica su suoli degradati (si trova sul comprensorio della Piastra). Questi boschi sono caratterizzata da una scarsa capacità idrica del suolo e si sostanze organiche. Le piante che lo compongono sono Fagus sylvatica, anche Castanea sativa, Quercus cerris e Abies alba, Hieracium sylvaticum, Luzula pedemontana, L. nivea, Veronica officinalis, V. urticiaefolia, Poa nemoralis, Avenella flexuosa, Oxalis acetosella, Teucrium scorodonia, Vaccinuim myrtillus
  • Bosco xeroacidofilo di Fagus sylvatica su suoli superficiali, erosi con Sesleria argentea (distribuiti nella parte Ovest nella Valle di Pian degli Ontani)
  • Bosco eutrofico di Fagus sylvatica a Cardamine (presenti nell'area delle Regine e del torrente Sestaione), in questo tipo di bosco domina il faggio, l'abete bianco e rosso, il larice e il pino nero. Per quanto riguarda il piano erbario è caratterizzato dalla presenza di Sanicula europea, Cardamine bulbifera, Euphorbia dulcis, Galium odoratum, Actaea spicata, Cardamine heptaphylla, Cardamine impatiens, Viola reichembachiana, Geranium nodosum, Dryopteris filix-mas
  • Bosco rupestre di Fagus sylvatica

Vegetazione rupestre[modifica | modifica wikitesto]

È una vegetazione caratterizzata da una vasta presenza di detriti di falda, si trova tra l'Alpe delle Tre Potenze e il Monte Gomito vicino alla foce del Campolino.

Si divide in:

  • Vegetazione delle rupi silicee nel piano culminale
  • Vegetazione delle falde detriche silicee del piano culminale

Vegetazione palustre[modifica | modifica wikitesto]

Caratterizzata da un terreno molto umido che in seguito a forti precipitazioni vede la formazione di piccoli stagni e una dominanza di vegetazione di carici. Nel periodo estivo l'acqua superficiale si asciuga e la flora si secca.

La zona palustrale più estesa è quelle in prossimità del Lago Nero.

Fauna[modifica | modifica wikitesto]

Mammalofauna[modifica | modifica wikitesto]

La fauna della Foresta dell'Abetone è molto varia e ricca, per quanto riguarda i mammiferi è caratterizzata dalla presenza di:

Nel complesso la situazione non presenta casi di emergenza faunistica, sono presenti specie protette dalla normativa naturale nazionale e regionale (chirotteri, micromammiferi, puzzola, lupo).

Ornitofauna[modifica | modifica wikitesto]

Le specie di uccelli presenti nella Foresta dell'Abetone sono in totale 75.

Biancone Circaetus gallicus Codirossone Monticola saxatilis Astore Accipiter gentilis
Merlo dal collare Turdus torquatus Sparviere Accipiter nisus Merlo Turdus merula
Poiana Buteo buteo Tordo bottaccio Turdus philomelos Aquila reale Aquila chrysaetos
Tordela Turdus viscivoruss Falco pecchiaiolo Pernis apivorus Sterpazzola Sylvia communis
Gheppio Falco tinnunculus Merlo acquaiolo Cinclus cinclus Verzellino Serinus serinus
Ballerina bianca Motacilla alba Fringuello Fringilla coelebs Scricciolo Troglodytes troglodytes
Cornacchia grigia Corvus cornix Ballerina gialla Motacilla cinerea Corvo imperiale Corvus corax
Prispolone Anthus trivialis Ghiandaia Garrulus glandarius Spioncello Anthus spinoletta
Rampichino comune Certhia brachydactyla Calandro Anthus campestris Averla piccola Lanius collurio
Rondine Hirundo rustica Rampichino alpestre Certhia familiaris Balestruccio Delichon urbicum
Cinciallegra Parus major Rondine montana Ptyonoprogne rupestris Picchio muratore Sitta europaea
Tottavilla Lullula arborea Cinciarella Parus caeruleus Allodola Alauda arvensis
Cincia dal ciuffo Parus cristatus Picchio rosso minore Dendrocopos minor Cincia mora Parus ater
Picchio verde Picus viridis Cincia bigia Parus palustris Picchio rosso maggiore Dendrocopos major
Pigliamosche Muscicapa striata Upupa Upupa epops Codibugnolo Aegithalos caudatus
Allocco Strix aluco Fiorrancino Regulus ignicapilla Rondone comune Apus apus
Luì piccolo Phylloscopus collybita Cuculo Cuculus canorus Regolo Regulus regulus
Colombaccio Columba palumbus Luì verde Phylloscopus sibilatrix Tortora selvatica Streptopelia turtur
Falco pellegrino Falco peregrinus Falco pellegrino Falco peregrinus Luì bianco Phylloscopus bonelli
Beccafico Sylvia borin Lodolaio Falco subbuteo Capinera Sylvia atricapilla
Verdone Carduelis chloris Passera scopaiola Prunella modularis Cardellino Carduelis carduelis

Le specie di uccelli presenti sono molto varie, questo testimonia quanto questa foresta abbia un elevato valore ambientale. Non tutti i volatili che popolano la foresta nidificano al suo interno, alcuni sono presenti in via transitoria o per la caccia come il biancone, il lodaiolo e l'aquila reale. Animali come l'astore, il falco pecchiaiolo, lo sparviere e il la poiana invece nidificano all'interno della foresta.

Attrazioni turistiche[modifica | modifica wikitesto]

La Foresta dell'Abetone inizialmente era un valico frontaliero immerso in un ambiente poco ospitale e selvaggio, nel corso degli anni a seguito di campagne volte alla valorizzazione del territorio è divenuto uno dei centri turistici montani più importanti in Toscana.

Orto botanico forestale dell'Abetone[modifica | modifica wikitesto]

Inaugurato formalmente nel 1987 in collaborazione con la Regione Toscana, il Corpo Forestale dello Stato, la Comunità Montana Appennino Pistoiesi e le Università di Firenze, Pisa e Siena.

L'Orto botanico raggiunge una superficie di 14000 m², ha in uso a forestiera nel villino del Corpo Forestale dello Stato, a Fontana Vaccaia, ed è adibito ad alloggio di giovani studenti e laureati che durante il periodo estivo hanno il compito di curare il giardino.

L'Orto botanico nasce con due obiettivi:

  • Promuovere la conoscenza del territorio soprattutto sotto il profilo forestale, infatti il percorso nella zona del Monte Fortezza - Sorbeto, non è più stata soggetta a manutenzioni selvicolturali ed è caratterizzata dalla nascita di una vegetazione spontanea. Un altro itinerario simile è quello che si percorre dalla ex Pista Rossa (chiusa negli anni '70-'80) e sul versante opposto della valle c'è quello che collega il Viale del Belvedere e raggiunge il Lago Nero, oppure l'Abetone, le Regine o il Centro naturalistico di Fontana Vaccaia
  • Valorizzare e preservare l'habitat e le specie presenti sull'Appennino

L'Orto botanico pistoiese nel suo insieme costituisce una parte dell'Ecomuseo della Montagna Pistoiese, creato nel 1988 in collaborazione con l'Amministrazione provinciale.

Abetone - Stazione sciistica[modifica | modifica wikitesto]

Il comprensorio è situato tra una serie di vette interessanti: l'Alpe delle Tre Potenze, la Selletta, il Monte Gomito e il Libro Aperto (vette che si aggirano sui 1700 e 1950 metri). L'Abetone conta un totale di 50 km di piste, fornito di 17 impianti di risalita con portata oraria di 25000 persone.

Il turismo sciistico all'Abetone nasce nel 1920 con lo Sci Club Abetone Boscolungo e nel 1937 nacque "lo slittone" (storico B&B del luogo).

L'Abetone è patria di nascita di atleti come Zeno Colò, Celin Seghi e Paride Milianti.

La Stazione sciistica è situata tra la Toscana e l'Emilia Romagna, ed è raggiungibile percorrendo la Statale 12 dell'Abetone e del Brennero.

Progetti per la valorizzazione del territorio[modifica | modifica wikitesto]

Progetto LIFE+ PProSpoT[modifica | modifica wikitesto]

Un progetto attivo in tutta Italia, particolarmente centrato nella regione Toscana, volto a favorire la tecnica della selvicoltura d’albero e conservazione delle specie sporadiche in bosco. Questa valorizzazione del bosco è promossa per aumentare la biodiversità, la stabilità ecologica e il valore dei boschi che nel corso degli anni sta andando a decadere.

Nell’area mediterranea e appenninica nel corso degli anni si è assistito a una diminuzione delle specie, tanto da dar vita a un fenomeno denominato "specie forestale sporadiche". Questa diminuzione può dipendere:

  • Tecniche di coltivazione che puntano a favorire la biomassa
  • Invecchiamento dei boschi
  • Scarsa conoscenza e poca diffusione di informazioni tra i proprietari dei terreni
  • Ottenimento di licenze per interventi intenzionali sul bosco molto difficili

Le specie sporadiche secondo il Regolamento forestale (8 agosto 2003, n.48/R) all’articolo 12, individua le piante divenute rare e che necessitano di una maggiore cura e mantenimento.

Specie riconosciute nel progetto[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Relazione "Foreste pistoiesi" - Foresta dell'Abetone, a cura del Dott. Marco Pierozzi
  • Riserva naturale dell'Abetone, corpo forestale dello Stato, Pistoia
  • Carta della Vegetazione Potenziale Naturale d’Italia (Tomaselli 1970)
  • La Vegetazione d’Italia - Carta delle Serie di Vegetazione edito da Blasi (2010)
  • Policy and Protection of Sporadic tree species in Tuscany forest

[[Categoria: Toscana]]