Discussione:Storia della Val Camonica (Età contemporanea)

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--CastaÑa 01:08, 23 apr 2009 (CEST)[rispondi]

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La Repubblica Bresciana[modifica wikitesto]

Dopo la fuga dei fedeli alla Serenissima dalla valle, essa rimase in mano all'ex Vicario, ora Capitano di Valle, Emilii, finchè venne spedito R. Franzoni, esponente del governo provvisorio bresciano, a riorganizzare l'area dopo la caduta della Comunità di Valle Camonica.[1]

La Valle Camonica venne quindi divisa in nove municipalità: Pisogne, Darfo, Borno, Breno, Bienno, Capo di Ponte, Cedegolo, Edolo e Ponte di Legno. Creata la municipalità, i patrioti radunavano gli uomini in chiesa e tentavano di convincerli della corruttezza e dei disordini del governo veneto. A Breno venne ordinato un sontuoso pasto patriottico nella casa dell'ormai ex Capitano di Valle, con invitati alcuni degli antichi membri della Comunità di Valle. Talune di queste persone vennero poi arrestate a tradotte nelle carceri bresciane, altri fuggirono in Valtellina. [1]

La struttura amministrativa divenne in questo periodo rivoluzionario decisamente confusa, con una continua ristrutturazione, frammentazione e accorpazione di identità che non teneva conto dell'orografia del terreno e delle tradizioni locali: ciò causò un malcontento incredibile tra il popolo.[2]

Il 1º maggio il territorio Bresciano venne diviso in dieci cantoni: la Valle Camonica era assegnata al terzo, il Cantone della Montagna. Fu ordinato che ogni comunità piantesse un albero della libertà: la giornata fissata per questa funzione fu il 3 maggio 1797. [1]

Oltre all'ormai disciolta Comunità di Valle Camonica, si ordinò la collettazione unica delle entrate delle vicinie, e proibita qualunque adunanza della stesse. [1]

Una delle conseguenze del nuovo ordine fu la lotta intestina che scoppiò tra i Gioghi o Giacobini (francofili) e i Codini o Marcheschi fedeli a Venezia.[3]

  1. ^ a b c d Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Bornato, Arti Grafiche Sardini, 1974 [1870], pg. 228.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore ertani170
  3. ^ Mario Gamba, Cedegolo - Memorie storiche religiose civili, Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1984, p. 19.
Nota: la voce Repubblica Bergamasca, senza fonti ma opera di utente non problematico, assegna la valle a questa repubblica e non a quella bresciana

Repubblica Cisalpina[modifica wikitesto]

La repubblica Bresciana confluì il 28 febbraio 1798 nella Repubblica Cisalpina. Essa fu divisa in 20 dipartimenti, gli antenati delle attuali province. [1]

Il 24 novembre 1797 un decreto smembra la valle in tre parti: la parte superiore viene aggregata alla Valtellina, il versante occidentale dell'Oglio a Bergamo e quello orientale a Brescia. Nel 1798 l'intera valle è aggregata alla Valtellina (Dipartimento dell'Adda), con riferimento Morbegno.[2]

Nel 1799 si obbliga la valle ad una leva obbligatoria di 9.000 giovani dai 18 ai 26 anni.[3]

Nel 1801 l'intera val Camonica è inserita nel Dipartimento del Serio o di Bergamo: vi rimarrà fino al 1859. [4]

Nel 1804 anche la Valle Camonica fu costretta ad adeguarsi all'editto di , con il quale Napoleone vietò di seppellire i morti entro le mura cittadine. Gran parte dei cimiteri, posti di fronte alle chiese parrocchiali, vennero trasformati in sagrati.

Nel 1809 scoppia la rivolta nel Tirolo, guidata da Andreas Hofer contro i francesi, rei di “ingiustizie” e provocatori della “completa abolizione dei nostri privilegi e dei nostri statuti”, senza “speranza di ottenere pace e tranquillità”.[5]

L'insurrezione giunge anche sul versante camuno il 29 aprile 1809, con 60 tirole. Nel maggio dello steso anno scoppiò la rivoluzione di Ponte di Legno, a cui si unirono quelli di Vione e poi quelli di Vezza, scesero fino ad Edolo facendo fuggire la gendarmeria francese. Il 9 si unirono anche quelli si Sonico, ma i rivoltosi, inconrtrando presso Berzo 300 francesi, scambiarono qualche colpo, e poi si diedero alla fuga. I francesi riconquistarono i territori che si erano ribellati, e le comunità pregarono di venire risparmiate dal saccheggio. Sebbene fomentati dagli giacobini italiani tra le schiere, i francesi non scaccheggiarono i paese, ma estorsero vivande e denari e diedero fuoco solo ad alcune abitazioni a Lecanù e presso il passo del Tonale.[6][7]

Nel 1813 venne concessa una generale amnistia.[8]

  1. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore brizzi228
  2. ^ Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Bornato, Arti Grafiche Sardini, 1974 [1870], pg. 13.
  3. ^ Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Bornato, Arti Grafiche Sardini, 1974 [1870], pg. 233.
  4. ^ Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Bornato, Arti Grafiche Sardini, 1974 [1870], pg. 13.
  5. ^ Andreas Hofer
  6. ^ Insurrezione a Edolo
  7. ^ Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Bornato, Arti Grafiche Sardini, 1974 [1870], pg. 216.
  8. ^ Lino Ertani, La Valle Camonica attraverso la storia, Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996, p. 172.
Nota: il riferimento all'editto di Saint Cloud è ovviamente corretto, ma non ha senso in una voce di storia locale. Per quel che concerne la rivolta di Hofer, la fonte indicata non fa alcun riferimento alla Val Camonica, mentre www.intercam.it non è fonte adeguata

Il Regno Lombardo-Veneto[modifica wikitesto]

[[:Immagine:Prestine affresco.jpg|250px|thumb|Affresco in Prestine dedicato a Francesco II d'Asburgo-Lorena]]

Nel 1826 inizia il censimento del regno Lombardo-Veneto.

Tra il 1828 ed il 1850 si apre la strada che da Pisogne porta a Marone, superando il Corno Trantapassi. I lavori, diretti dagli ing. Cusi e Donegani, costarono 558.000 lire, di cui 128.000 pagate dai comuni della Valle.[1]

Nel 1854 inizia la costruzione della strada Edolo-Corteno-Aprica, ad opera dell'ingegner Porro; sarà ultimata nel 1890.[2]

Inizia anche la costruzione della strada del Tinazzo, che collega Lovere a Bergamo e Milano, e l'inasprimento di tasse e imposte a favore della merce austriaca. Si rileva in questo periodo una forte crescita dell'agricoltura e dell'industria siderurgica.

Nel 1859, con la discesa in guerra di Piemonte e Francia contro l'Austria Ungheria durante la seconda guerra di indipendenza italiana le valli alpine insorsero.

Nel luglio del 1859 Giuseppe Garibaldi è a Breno.

  1. ^ Gian Maria Bonomelli, Storia di Gorzone e del suo castello, Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972, p. 218.
  2. ^ Giacomo Bianchi, La magnifica comunità di Corteno Golgi, Brescia, Massetti Rodella Editore, 2005 [1979], p. 100.
Nota: sull'immagine: sicuri che l'immagine sia quello che dichaira la didascalia? Anche fosse, comunque, la foto è orrenda

Il Regno d'Italia (1861-1946)[modifica wikitesto]

Con il Regio Decreto 3702 del 23 ottobre 1859 la Val Camonica è inserita nella neonata Provincia di Brescia, nel circondario di Breno e divisa in tre mandamenti.[1]

«Zotici genitori antepongono che i propri figli vadano al pascolo colla capra o colla vacca, anzichè alla scuolaad erudirsi di utili cognizioni»

Per questo motivo iniziò una profonda militarizzazione della frontiera in alta quota, creando trincee, sbarramenti, casematte.

La zona non fu mai sicura fino alla terza guerra di indipendenza, in quanto ancora il 4 luglio 1866 vi fu la battaglia di Vezza d'Oglio ed in seguito molti camuni si unirono ai Cacciatori delle Alpi, un gruppo paramilitare guidato da Giuseppe Garibaldi, che giunse addirittura a minacciare le porte di Trento.

Il 1880 vide la costruzione della strada che attraversava la valle fino al passo del Tonale. Il tracciato precedente, spesso a mezza costa sulla montagna, venne abbandonato a favore di una più scorrevole arteria che si snodava sul fondovalle.

Si svilupparono la raccolta delle castagne e l'industria serica, oltre che quella casearia. Nel 1872 nasce il "Comitato per la Ferrovia in Valle Camonica". Si dovrà aspettare fino al 1903 per attendere l'inizio dei lavori, appaltati alla Società Nazionale Ferrovie e Tranvie. Nel 1908 è conclusa la ferrovia Brescia-Iseo-Edolo.

La Valle camonica fu dichiarata zona di guerra, e ai paesi spettò l'onore e l'onere di procurare le vettovaglie alle truppe, in attesa di quelle ufficiali.

Nel primo dopoguerra scoppiò l'epidemia di spagnola, e si racconta che i morti erano talmente tanti che i sacerdoti non pronunciavano più l'orazione funebre, ma si accontentavano di una benedizione.

Nel 1921, con l'ascesa del Partito Nazionale Fascista, si formano anche in Valle Camonica alcuni gruppi d'azione, tra i più famosi quelli di Losine e di Pisogne (la "Beffarda")[2].

Il 3 luglio 1944 viene bruciato il paese di Cevo per rappresaglia contro i partigiani. 151 case vengono totalmente distrutte, altre 48 rovinate e 12 saccheggiate; furono uccise 4 persone. Su una popolazione di circa 1200 abitanti ben 800 rimasero senza tetto.

  1. ^ Bortolo Rizzi, Illustrazione della Valle Camonica, Bornato, Arti Grafiche Sardini, 1974 [1870], pg. 41.
  2. ^ Mauro Fiora, Storia della Valle Camonica, Link
Nota: la fonte, verificabile, inserita nella voce parla di due e non tre mandamenti; la voce Corpo Volontari Italiani (e non, come erroneamente indicato qui, Cacciatori delle Alpi) parla sì di volontari bresciani, ma del Lago d'Iseo e della Val Sabbia, non della Camonica (anche se è anch'essa senza fonti); sulla ferrovia, la voce Ferrovia Brescia-Iseo-Edolo, adeguatamente referenziata, dice cose leggermente differenti: sostituite

La Repubblica Italiana[modifica wikitesto]

Nel 1969 entra in funzione la stazione Troposcatter NATO del Dosso dei Galli (codice IDGZ), posta presso il passo di Crocedomini ma situata orograficamente e amministrativamente nei comuni di Collio e Bagolino, rispettivamente in Val Trompia e in Val Sabbia. Operante fino all'anno 1995, era divenuta di primaria importanza dopo l'uscita della Francia dal Patto Atlantico.

Nel 1997 un grande incendio distrugge 860 ettari di bosco sopra i paesi di Sellero e di Novelle in quello che è stato il più grande incendio boschivo della Valle.