Vita da cani (film 1950)

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Vita da cani
Eduardo Passarelli, Aldo Fabrizi, Gina Lollobrigida e Bruno Corelli in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1950
Durata108 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37:1
Generecommedia, drammatico
RegiaMario Monicelli, Steno
SoggettoSteno, Mario Monicelli
SceneggiaturaSteno, Mario Monicelli, Sergio Amidei, Aldo Fabrizi, Fulvio Palmieri, Ruggero Maccari, Vittorio Nino Novarese
ProduttoreCarlo Ponti, Clemente Fracassi
Distribuzione in italianoLux Film (1950)
FotografiaMario Bava
MontaggioMario Bonotti
MusicheAldo Fabrizi, Nino Rota, Mario Ruccione
ScenografiaFlavio Mogherini
TruccoGiuseppe Annunziata
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Vita da cani è un film del 1950 diretto da Mario Monicelli e Steno; successivamente Monicelli rivelò di essere stato il solo regista[1].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Nino Martoni è il capocomico di una sgangherata compagnia d'avanspettacolo. Delle sue ballerine fanno parte Lucy, la soubrette, capricciosa e ostinata, Franca, che ha lasciato con amarezza e sofferenza il pur amato fidanzato Carlo, perché troppo povero per le ambizioni di lei, che aspira a una vita agiata e lussuosa e Vera, innamorata, ricambiata, di Mario, il figlio di un ricco e facoltoso borghese.

Alla troupe si unisce Margherita, fuggita dal paesello e ricercata dalla polizia per conto dei genitori, che viene accolta dal capocomico intenerito dalla ragazza spaurita e malinconica.

Allorché Lucy, dopo un ennesimo alterco con Nino, abbandona la compagnia, questo la rimpiazza con Margherita che rivela insospettate doti di ballerina e cantante. Il successo della ragazza, ribattezzata Rita Buton, nell'Alambra di Roma è travolgente e l'impresario del teatro, vivamente soddisfatto, firma un contratto con la compagnia per due mesi.

Purtroppo il successo e la fama non saranno per tutti:

Franca accetta malvolentieri le attenzioni di un ricchissimo, ma viscido e ripugnante imprenditore, attratta dalla vita agiata che questi può offrirle e che ella anela. Finirà poi per suicidarsi poco dopo il matrimonio gettandosi da una finestra, allorché il suo repellente marito le presenterà il suo neoassunto direttore tecnico, che non è altro che Carlo, il quale nel frattempo è riuscito a far apprezzare il suo talento e a brevettare una sua invenzione.

Il padre di Mario raggiunge il figlio che è fuggito di casa per correre dietro alla sua amata, ancora minorenne. Nella stazione di polizia, dove viene convocata la ragazza insieme a Nino, accusato di circonvenzione di minorenni, accade però l'imprevisto quando Vera riconosce nell'uomo, il tizio che le aveva dato un passaggio con l'auto e che aveva tentato, invano, di abusare di lei. A quel punto il padre di Mario, aspramente contrario alla relazione del figlio con una ballerina, si rende conto che Vera è una brava e seria ragazza e l'accetta chiedendole scusa e ritirando la sua denuncia. Vera, radiosa e felice, preferisce il matrimonio alla carriera.

Nino nel frattempo, innamorato della bella Rita, è pronto a farle la sua dichiarazione d'amore con un prezioso anello in regalo, ma assiste non visto a una importante offerta d'ingaggio della ragazza da parte di un noto e prestigioso impresario teatrale di Milano, che assistendo allo spettacolo è rimasto favorevolmente impressionato dal talento della giovane.

Nino, a malincuore, sacrificando il suo sentimento per Rita e non volendo così compromettere la carriera della giovane, l'accoglie in malo modo, cacciandola addirittura dalla sua compagnia. La ragazza, frastornata, non riuscendo a capire il comportamento dell'uomo, fugge dal teatro piangendo e si reca a firmare il contratto con l'impresario di Milano.

Ormai Margherita, alias Rita Buton, è divenuta una famosa e acclamata soubrette; Nino si reca di nascosto nel teatro dove lei sta effettuando uno spettacolo e lascia all'ingresso un mazzo di fiori anonimo da consegnare alla ragazza.

A Nino rimane il resto della compagnia, nella quale riprende Lucy, intanto senza lavoro, continuando a dirigere gli spettacoli nonostante le difficoltà.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Uscito nelle sale Italiane il 28 settembre 1950, venne esportato e presentato il 12 marzo del 1954 in Portogallo e il 3 agosto del 1955 in Francia, coi rispettivi titoli di Vida de Cão e Dans les coulisses.[2]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

«Steno e Monicelli (...) avvertendo senza dubbio il carattere ormai oleografico dell'argomento, hanno avuto la buona idea (...) di puntare sulla descrizione di un ambiente meno noto: quello dei paesini visitati, appunto, soltanto dalle compagnie di terzo e quart'ordine. (...) Tutta la prima parte del film è non soltanto divertente ma anche veritiera. Nella seconda parte, invece, il film passa (...) all'intreccio e subito decade nella ricetta e nel luogo comune (...).» (Giuseppe Marotta, L'Europeo, 15/11/1950)[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Intervento di Sonia Bergamasco a Cinematografo, puntata del 04/12/2010.
  2. ^ Date di uscita per Vita da cani (1950), su imdb.com, IMDb.
  3. ^ Vita da cani [collegamento interrotto], su cinematografo.it, Rivista del Cinematografo.

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