Utente:Riccardo Regaiolo/Sandbox2

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Maciste alpino
Locandina pubblicitaria per il film negli Stati Uniti
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1916
Durata95 min
Dati tecniciB/N (colorato)
rapporto: 1,33: 1
film muto
Genereguerra
RegiaLuigi Romano Borgnetto e Luigi Maggi
SoggettoGiovanni Pastrone
SceneggiaturaGiovanni Pastrone
Casa di produzioneItala Film
FotografiaGiovanni Tomatis, Carlo Franzoni, Augusto Battagliotti
Effetti specialiSegundo de Chomón
Interpreti e personaggi

Maciste alpino è un film del 1916 diretto da Luigi Romano Borgnetto e Luigi Maggi e interpretato da Bartolomeo Pagano nel ruolo di Maciste.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio del 1915, in un piccolo paese al confine tra l’Italia e l’Austria, Maciste si trova con una troupe dell’Itala intenta a realizzare le riprese di un film. La direzione italiana li avvisa dell’imminente dichiarazione di guerra e li invita a rientrare, ma la loro esultanza a tale notizia attira l’attenzione delle guardie austriache e ne provocano l’arresto.

La troupe con tutta la popolazione del villaggio viene destinata a un campo di prigionia. Maciste insorge a difesa di tutti i prigionieri, riesce a liberarli e dopo una lunga fuga la “colonna dei miseri” trova rifugio nel castello del Conte di Pratolungo, dove Giorgio Lanfranchi si sta congedando dalla fidanzata Giulietta, nipote del Conte, per raggiungere come volontario il fronte.

I soldati austriaci circondano il castello, ma Maciste attira la loro attenzione per permettere al Conte e a Lanfranchi di portare i fuggiaschi in salvo oltre il confine. Riuscita l’impresa, il Conte torna al castello da Giulietta mentre Maciste sfugge ai suoi inseguitori e si arruola in un battaglione d’alpini.

In alta montagna tornano a fronteggiarsi il gigante italiano e l’esercito austriaco incarnato da Fritz Pluffer, nemico giurato di Maciste. I due si sfidano a duello e Maciste ne esce vincitore.

Centinaia di soldati, ispirati dall’esempio di Maciste, sfidano il pericolo della montagna per portare vittoriosamente a termine la loro missione. Nel frattempo, gli austriaci tornano al castello e se ne impadroniscono. Giulietta riesce con un servitore a nascondersi in un casolare, ma il Conte viene imprigionato.

Maciste e Lanfranchi s’incontrano al fronte e durante i combattimenti il giovane viene ferito. Il battaglione d’alpini raggiunge il castello e sferra un violento attacco. Mentre lo scontro infuria Maciste arriva appena in tempo per salvare Giulietta dalla violenza di due ufficiali, liberare il vecchio Conte e riunire infine i due giovani innamorati.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Maciste Alpino è uno dei film italiani di propaganda bellica più famosi che, oltre a rimarcare il dovere di arruolarsi, ridicolizza il nemico austriaco mostrando il conflitto in maniera caricaturale senza affrontare gli aspetti più cruenti e critici della guerra. La pellicola non si limita a giustificare la guerra evidenziandone i risultati ma celebra il fante italiano che in questo conflitto era incaricato di difendere la patria dal nemico invasore. Nelle opere cinematografiche prodotte durante la Prima guerra mondiale, proprio come in Maciste Alpino, il tema della guerra era presentato solamente di contorno rispetto alla narrazione centrale e non offriva una rappresentazione verosimile dell’evento bellico, nonostante il pubblico chiedesse con insistenza di vedere le immagini del fronte austriaco.[1][2]

Il film deve il suo successo ad un'attenta regia, supervisionata da Giovanni Pastrone, capace di creare scene memorabili e caratterizzate da un ritmo incalzante. I direttori della fotografia giocano con la luce e coi riflessi della neve nelle riprese montane, mentre il mago degli effetti speciali Segundo De Chomón trucca le riprese per far apparire ancora più eroiche le imprese dei soldati.[3]

Questo è uno dei primi film dei tantissimi dedicati al personaggio di Maciste, che nacque grazie a Giovanni Pastrone in Cabiria del 1914 e che diede un enorme successo in Italia e all'estero a Bartolomeo Pagano. Il nome Maciste si deve a Gabriele D'Annunzio che creò così un neologismo d'uso ancor oggi. Il film non si distanzia da quella che sarà (con l'eccezione di Maciste all'inferno) una serie di tipo situazionista e tendente all'evasione.[4]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Maciste Alpino uscì in sala il 16 Dicembre 1916.[5]

Il restauro digitale di Maciste alpino è stato realizzato dalla Biennale di Venezia in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino a partire da frammenti del negativo camera e da un positivo nitrato conservati al Museo del Cinema, integrati da due copie positive nitrato conservate dalla Fondazione Cineteca Italiana di Milano e dal British Film Institute di Londra.[6]

Gli elementi di partenza sono stati scansionati in 4K. Le didascalie originali sono state ricostruite sulla base della documentazione di produzione, delle didascalie su lastra conservate al Museo di Torino e sullo studio dei cartigli utilizzati dalla casa di produzione Itala Film. Le colorazioni originali sono state riprodotte a partire dalla copia di Milano, dagli appunti vergati sul negativo e dai fogli di montaggio e tintura conservati a Torino.

La copia restaurata nonostante sia stata ampliata con inquadrature mancanti nelle versioni sino a ora accessibili misura 1944 metri rispetto il metraggio originale di 2084 metri, accertato dal primo visto di censura del 21 Novembre 1916. Grazie a questa operazione di restauro è stato possibile ritrovare e reintegrare inquadrature assenti nelle copie fino a oggi conosciute, la cui presenza era accertata solamente dai documenti di produzione, rendendo più chiari alcuni passaggi narrativi.[7]

Il restauro è stato realizzato presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna nel 2014.[6]

La Biennale di Venezia il 26 agosto 2014 ha proiettato in anteprima la copia restaurata del film in preapertura della settantunesima Mostra del Cinema di Venezia.[8]

Nella versione restaurata l'accompagnamento musicale è stato registrato, composto ed eseguito da Raffaele Casarano e i Locomotive.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nicola Bultrini e Antonio Tentori, Il cinema della grande guerra, Nordpress, 2008, p. 28.
  2. ^ Marco Mondini, La guerra italiana. Partire, raccontare, tornare, Bologna, Il Mulino, 2014, p. 251.
  3. ^ a b Brochure Maciste Alpino (PDF), su cinetecadelfriuli.org.
  4. ^ Bartolomeo Pagano, su treccani.it.
  5. ^ Prima visione Maciste Alpino, su cinematografo.it.
  6. ^ a b Il Cinema Ritrovato, su festival.ilcinemaritrovato.it.
  7. ^ Restauro Maciste Alpino (PDF), su cinetecadelfriuli.org.
  8. ^ Maciste Alpino film di preapertura della 71. Mostra, su labiennale.org (archiviato dall'url originale il 15 novembre 2014).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Bultrini Nicola, Tentori Antonio, Il cinema della grande guerra, Nordpress, 2008.
  • Mondini Marco, La guerra italiana. Partire, raccontare, tornare, 1914-1918, Il Mulino, Bologna 2014.
  • Alonge Giaime, Cinema e guerra: il film, la grande guerra e l'immaginario bellico del Novecento, UTET Università, 2001.

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