Riti della Settimana Santa in Sicilia: differenze tra le versioni

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* La processione dell"Incontro"<ref>"''U Scontru''" ([[Cassaro]]), u 'ncontru ([[Ribera]]), "''u 'Ncuontru'' (Petralia Sottana), "''a Giunta''" (Aidone), "''a Junta''" (Caltagirone), "''a Paci''" (Biancavilla, Comiso).</ref>, che inizia geeneralmente molto presto la mattina di Pasqua, con la statua della Madonna che va lungamente in cerca del figlio. Dopo un lungo itinerario, che spesso procede con rituale lentezza, avviene l'incontro tra la statua del Cristo risorto e quella della Madonna per la quale spesso viene prevista una subitanea metamorfosi con la sostituzione della statua o del manto (Ribera, Alcara li Fusi) e volo di colombe (Aragona), per esprimere il potere di rinascita della Resurrezione.<ref>S. D'Onofrio, ''op. cit'', 1997, pag.178-179</ref> La tradizione dell"Incontro" è presente anche in Calabria con in nome di "''affruntata''" o "''cumprunta''"<ref>Vito Teti, ''Il senso dei luoghi: memoria e storia dei paesi abbandonati'', 2004, ISBN 88-7989-914-7</ref>, Probabilmente il rito dell'"incontro" è derivato da sacre rappresentazioni quattrocentesche.<ref>Vito Teti, ''op. cit.''</ref> Non mancano casi in cui il simulacro della Madonna si china o si sporge a baciare Cristo o altri in cui è trasformato in una sorta di automa con braccia mobili che possono alzarsi a benedire.
* La processione dell"Incontro"<ref>"''U Scontru''" ([[Cassaro]]), u 'ncontru ([[Ribera]]), "''u 'Ncuontru'' (Petralia Sottana), "''a Giunta''" (Aidone), "''a Junta''" (Caltagirone), "''a Paci''" (Biancavilla, Comiso).</ref>, che inizia geeneralmente molto presto la mattina di Pasqua, con la statua della Madonna che va lungamente in cerca del figlio. Dopo un lungo itinerario, che spesso procede con rituale lentezza, avviene l'incontro tra la statua del Cristo risorto e quella della Madonna per la quale spesso viene prevista una subitanea metamorfosi con la sostituzione della statua o del manto (Ribera, Alcara li Fusi) e volo di colombe (Aragona), per esprimere il potere di rinascita della Resurrezione.<ref>S. D'Onofrio, ''op. cit'', 1997, pag.178-179</ref> La tradizione dell"Incontro" è presente anche in Calabria con in nome di "''affruntata''" o "''cumprunta''"<ref>Vito Teti, ''Il senso dei luoghi: memoria e storia dei paesi abbandonati'', 2004, ISBN 88-7989-914-7</ref>, Probabilmente il rito dell'"incontro" è derivato da sacre rappresentazioni quattrocentesche.<ref>Vito Teti, ''op. cit.''</ref> Non mancano casi in cui il simulacro della Madonna si china o si sporge a baciare Cristo o altri in cui è trasformato in una sorta di automa con braccia mobili che possono alzarsi a benedire.
* L'incoronazione della Vergine Addolorata. La sera di pasqua alla statua della Madonna Addolorata viene messa cul capo la corona che porta durante l'anno ma che viene tolta il venerdi Santo come segno luttuoso per la morte del Figlio. ([[Corleone]])
* L'incoronazione della Vergine Addolorata. La sera di pasqua alla statua della Madonna Addolorata viene messa sul capo la corona che porta durante l'anno ma che viene tolta il venerdi Santo come segno luttuoso per la morte del Figlio. ([[Corleone]])


=== Altri elementi ricorrenti ===
=== Altri elementi ricorrenti ===

Versione delle 20:58, 4 gen 2014

Uno dei "Misteri" di Ispica

I riti della Settimana Santa sono l'insieme delle manifestazioni religiose organizzate nei diversi paesi e città della Sicilia ad opera delle diocesi delle varie parrocchie e soprattutto delle locali confraternite in occasione della Pasqua.

Questi antichi riti, di grande richiamo turistico, vogliono rappresentare i momenti più significativi della Passione di Gesù Cristo, descritti nei Vangeli, dal suo arresto da parte dei romani alla Resurrezione e fanno parte, insieme alle normali funzioni religiose, delle celebrazioni della Settimana Santa.

Caratteri generali

I "santoni" di Aidone
San Michele durante una processione di Ribera
I Diavoli e la Morte a Prizzi

I riti della Settimana Santa presentano in Sicilia una complessità di contenuti e di simbologie dovute ai numerosi influssi, soprattutto dovuti alla cultura spagnola, dominante tra il XVI ed il XVII secolo, ed ai temi teologici della religiosità controriformista.

Tali riferimenti culturali non esauriscono però la complessità e l'importanza di tali riti all'interno delle comunità. Lo scrittore Gesualdo Bufalino ha scritto:

«A Pasqua ogni siciliano si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d'un mistero che è la sua stessa esistenza.[1]»

Si evidenzia così come nel mistero della morte e della resurrezione ci siano, nella cultura popolare dell'isola, riferimenti più ampi di quelli seicenteschi, arrivando alla cultura bizantina che rappresenta un sostrato religioso importante e alla memoria dei più antichi riti di una tradizione mediterranea, più antichi di quelli dello stesso cristianesimo.

Le diverse manifestazioni si caratterizzano per la grande variatà che assumono nei vari centri dell'isola, diventando elemento caratterizzante della comunità, nonostante i mutamenti sociali e culturali della modernità.

Nonostante questa variabilità si possono rintracciare alcuni elementi comuni o quanto meno ricorrenti sotto riportati.

La Domenica delle Palme

  • La processione della Domenica delle Palme. Tale ricorrenza è comune al resto dell'Italia ed a tutta la Cristianità, ma in Sicilia si svolge con particolare enfasi, con rievocazioni figurate, eredi di tradizioni di teatro religioso tardomedievali. Durante la processione, in quasi tutti i paesi della Sicilia, si utilizzano i ramoscelli di ulivo e anche foglie di palma, artisticamente intrecciate in forme tradizionali, che vengono portate in processione, generalmente da fanciulli. Praticamente solo a tale scopo venivano coltivate, in luogo assolato e protetto alcuni esemplari di palma da dattero o altre varietà che in Sicilia non hanno mai fruttificato. Ugualmente utilizzate, soprattutto in passato, fronde di alberi sempreverdi come l'alloro. Tali fronde assumono un valore magico-religioso apotropaico e vengono conservate tutto l'anno per preservare dai rischi di malattie e disgrazie.

Il Mercoledì Santo

I giorni precedenti il Venerdì, che rappresenta il tempo della crocefissione e morte, si svolge in molti paesi la processione del "Cristo alla colonna".

Il Giovedì Santo

  • I "Sepolcri", allestimenti all'interno delle chiese per l'adorazione a partire dal Giovedì Santo. Elemento particolare è la presenza negli altari predisposti per tali allestimenti, di vasetti con germogli di grano fatti crescere al buio ("i lavureddi" cioè "piccole messi") che alcuni studiosi riferiscono a tradizioni elleniche.[2] Le spighe di grano verdi sono inoltre presenti in altri momenti delle manifestazioni religiose.

Il Venerdì santo

File:Venerdisantocatenanuova.png
Uno dei "Misteri" di Catenanuova
La processione del Venerdì Santo a Santa Maria di Licodia

Il venerdì è caratterizzato dalla processione del Cristo Morto, caratterizzata quasi sempre da una notevole durata (a Trapani la processione dura ben 24 ore) o da una esasperata lentezza, che spesso portano la manifestazione fino al buio della sera. La processione è caratterizzato in genere dalla presenza non solo del Crocefisso o del Cristo morto adagiato su di una lettiga o in un'urna di vetro ("cataletto"), ma anche dei "Misteri" e della statua della L’Addolorata.

Spesso tale processione è preceduta o seguita dalla processione della "Cerca" che si svolge anch'essa quasi sempre al Venerdì Santo (spesso di mattina) e che vede il simulacro della Madonna "cercare" Cristo a volte inutilmente, a volte incontrando (Cerda) il Cristo morto; in questo caso la processione prende il nome di "Giunta" (Licodia Eubea). A volte tale "cerca" si svolge al sabato (Cassaro).

  • I "Misteri" sono statue lignee o di stucco, che richiamano i vari momenti della Passione di Cristo (Gesù alla colonna della flagellazione, Gesù schernito, Ecce Homo, Gesù caricato della croce, Gesù crocifisso, Gesù morto posto in una lettiga), che vengono mostrate e portate in processione in vari momenti durante la Settimana Santa (Ispica, Caltanissetta, Trapani, Biancavilla,Barcellona pozzo di Gotto e tantissime altre località). In alcuni casi, come nelle processioni di Enna, oppure nella processione del Mercoledì santo di Assoro la rappresentazione effettiva dei momenti della passione viene sostituita da oggetti simbolici (la lancia, il martello, la corona di spine, ecc).
  • I crocefissi "snodabili", in cui arti mobili che rendono possibile la rappresentazione della Crocefissione e della Deposizione, in cui il simulacro di Cristo viene tolto della croce e deposto in una lettiga. Tale particolare tradizione era comune in tutta Italia nel Medioevo[3] e sopravvive in Sardegna ed in alcuni centri della Sicilia (Avola, Corleone, Licodia Eubea, Biancavilla) che conservano esemplari di questa particolare opera d'arte.

La Domenica di Resurrezione

"'a Giunta" a Caltagirone
  • La processione dell"Incontro"[4], che inizia geeneralmente molto presto la mattina di Pasqua, con la statua della Madonna che va lungamente in cerca del figlio. Dopo un lungo itinerario, che spesso procede con rituale lentezza, avviene l'incontro tra la statua del Cristo risorto e quella della Madonna per la quale spesso viene prevista una subitanea metamorfosi con la sostituzione della statua o del manto (Ribera, Alcara li Fusi) e volo di colombe (Aragona), per esprimere il potere di rinascita della Resurrezione.[5] La tradizione dell"Incontro" è presente anche in Calabria con in nome di "affruntata" o "cumprunta"[6], Probabilmente il rito dell'"incontro" è derivato da sacre rappresentazioni quattrocentesche.[7] Non mancano casi in cui il simulacro della Madonna si china o si sporge a baciare Cristo o altri in cui è trasformato in una sorta di automa con braccia mobili che possono alzarsi a benedire.
  • L'incoronazione della Vergine Addolorata. La sera di pasqua alla statua della Madonna Addolorata viene messa sul capo la corona che porta durante l'anno ma che viene tolta il venerdi Santo come segno luttuoso per la morte del Figlio. (Corleone)

Altri elementi ricorrenti

Il "calvario" di Cianciana
  • Alcuni dei riti fanno tappa o si svolgono al "Calvario", un luogo sacro all'aperto, posto generalmente in posizione elevata (Ventimiglia), o sul cocuzzolo di un'altura (Alcara li Fusi, Corleone), caratterizzato da un recinto, una lunga gradonata, una croce e un altare in muratura, o una piccola cappella (Centuripe). Il luogo rappresenta la trasposizione simbolica del Golgota sul quale avvenne la crocefissione di Cristo e si ricollega alla tradizione dei Sacri Monti dell'Italia settentrionale e dell'Europa centrale. Tuttavia i "calvari" siciliani si distinguono per essere luoghi ai margini o vicini al centro abitato e santuari extraurbani, e per l'essere generalmente privi di edifici monumentali essendo ridotti ad un recinto sacro, un templum che rappresenta quasi una chiesa all'aperto che trova un corrispondente nella tradizione iberica e forse nella cultura mediterranea.
  • La presenza, nelle varie manifestazione degli appartenenti alle varie confraternite, che sono spesso i soggetti organizzatori dei riti. I confratelli sono coperti dal tradizionale abito penitenziale costituito da tonaca e cappuccio, spesso detto babbalucco
  • La manifestazione, durante le varie manifestazioni, di rivalità o quanto meno di emulazione tra gruppi diversi, distinti in diverse confraternite o associazioni oppure in base alla localizzazione nella struttura urbana (Catalfaro, Comiso[8]) o nell'organizzazione sociale (San Biagio Platani)
  • La presenza dei simulacri di altri santi, oltre quelli normalmente coinvolti nelle rappresentazioni della Settimana Santa. Nella parte meridionale dell'isola compaiono spesso sotto forma di "giganti" (Barrafranca), localmente detti santuna (Aidone) o sanpauluna (San Cataldo), ed in particolare durante la processione dell'"Incontro". Rappresentano soprattutto gli Apostoli (Aidone, Barrafranca, San Cataldo, Monterosso), ma anche solo San Pietro (Caltagirone), San Pietro e Paolo (Aragona), San Giovanni, San Michele Arcangelo (nell'agrigentino).[9] In alcuni casi, come a Riesi i "Sanpauluna" sono stati aboliti perché le autorità ecclesiastiche ritenevano che avessero un carattere carnevalesco e poco dignitoso. La presenza dei giganti è da riferirsi sia ad antichi miti mediterranei, sia ad analoghi elementi processionali presenti in Spagna o nelle Fiandre, regioni con cui la Sicilia ha avuto intensi scambi culturali.[10][11]

Simbologie

Cuddure

Generalmente i riti pasquali siciliani vengono riferiti ad un'influenza spagnola, molto presente sulla società siciliana del XVII secolo. Tuttavia non si può non rilevare moltissime somiglianze con le tradizioni di altre regioni come la Calabria e la Puglia, ed altre non interessate dal dominio spagnolo come la Sardegna (Riti della Settimana Santa in Sardegna).

Certamente con gli elementi prevalenti religiosi di tipo penitenziale tipici della religiosità seicentesca, convivono, anche se alcune sempre più con difficoltà, alcuni elementi che risalgono a tradizioni precedenti spesso riferibili ad un'area più estesa di quella della sola isola. Sono state, infatti rintracciati tradizioni relative a vari periodi della complessa storia isolana:

  • Tradizioni medievali come le sacre rappresentazioni e le "diavolate".
  • Tradizioni della chiesa ortodossa a cui la religiosità isolana aderì da prima del Medioevo e continua sino ad oggi, con le comunità albanesi che tuttora praticano il rito greco-ortodosso. La comunità di Piana degli Albanesi, che conserva lingua, tradizioni e costumi albanesi, si distingue per il rito greco-bizantino. Nelle celebrazioni liturgiche vengono utilizzate sia la lingua greca che la lingua albanese. Le manifestazioni religiose, solenni e ricche di simbolismi, si svolgono lungo tutto l’anno ma raggiungono il loro culmine nella celebrazione della Java e Madhe (Settimana Santa). Tra le varie tradizioni sono da ricordare alcuni dolci tradizionali: Panaret tipico di Piana degli Albanesi, a forma di cesto con manico di pasta frolla, Verdhët, una sorta di torta, e Vetë të kuqe, tipico della medesima comunità e riscontrabile nei paesi ortodossi della Grecia, ricca di simboli che richiamano la vita, la fertilità e la Resurrezione.
  • Tradizioni della religiosità popolare greca. Sono stati infatti riferiti ai «giardini di Adone», utilizzati nel culto pagano del dio morto e resuscitato, i "lavureddi" di grano cresciuto al buio esposti nei "Sepolcri". Anche la processione della "cerca" è stata riferita ad analoghe manifestazioni religiose in cui Afrodite andava alla ricerca dello sposo/figlio Adone.
  • Tradizioni precristiane di rinascita primaverile. Tale riferimento del resto è comune a tuttao il mondo cattolico, visto il cristianesimo, fin dalle origini, sovrappose la celebrazione della Pasqua al il simbolismo dei riti pagani legati al rinnovamento stagionale. Tra questi aspetti: le fave verdi (Biancavilla, Bronte, Isnello), le fronde di alloro (Caltavuturo, Cammarata, Naso, Caltabellotta, Forza d'Agrò), arancio (Terrasini) e mirto portati in processione, gli archi addobbati con elementi vegetali (San Biagio dei Platani) gli alberi, più o meno simbolici, innalzati (Terrasini), le pertiche (Pietraperzia, Ribera), le maschere (San Fratello, Prizzi), i dolci rituali, le torce (Alimena, Caltanissetta, Ferla) e i falò (Leonforte, Sortino).[12][13] Nel caso degli elementi vegetali è chiara l'origine da riti di rigenerazione e di celebrazione della fertilità propiziatoria e della rinascita primaverile preesistenti al cristianesimo e che interpretano la Pasqua come rigenerazione periodica dell'anno e della natura attraverso la rappresentazione simbolica del dio salvatore che muore e rinasce, sconfiggendo la morte ed assicurando la rinascita individuale, il rinnovamento della natura e l'abbondanza del raccolto.

La Settimana Santa nelle varie località

un "giudeo" di San Fratello
La preparazione degli archi di Pasqua a San Biagio Platani
  • San Fratello. La "Festa dei Giudei" è una manifestazione della settimana pasquale molto insolita, studiata da molti etnologi[14]. Si caratterizza per la presenza dei "Guidei", gruppi di persone che scorrazzano per il borgo suonando trombe, indossando un'uniforme colorata e disturbando addirittura le manifestazioni religiose, senza però profferire parola. Impersonano più demoni allegri e chiassosi che i carnefici di Cristo e sul loro significato gli studiosi hanno fatto varie ipotesi. Sciascia vi ha visto una sorta di rovesciamento sociale in cui oppressi si fingono oppressori.[15]
  • Prizzi: Ballo dei diavoli. Durante la processione di Pasqua, due "diavoli" e la "morte" cercano di ostacolare l'incontro tra la Madonna e Gesù risorto e sono scacciati dagli angeli.
  • Assoro. Il crocefisso è portato in processione in vari punti ai margini dell'abitato dove avviene la benedizione delle campagne, facendo progressivamente ruotare il simulacro verso i quattro punti cardinali.[16]
  • Biancavilla:Giovedì Santo: "I Cruciddi", visita ai tradizionali "Sepolcri" che custodiscono il SS. Sacramento. Venerdì Santo: Dall'alba, la "Cerca" dell'Addolorata, una lunga processione di sette ore del simulacro cereo di Maria alla ricerca del Figlio lungo le vie della città, per le chiese cittadine e i luoghi del dolore. Dal crepuscolo, il corteo dei "Misteri": un'imponente processione di otto gruppi statuari rievocanti i momenti della Passione e morte di Cristo, accompagnati a spalla dalle rispettive antiche confraternite in abiti tradizionali e della Reliquia della Santa Croce. Sabato Santo: "A cascata da tila" presso la chiesa dell'Annunziata, durante la Veglia pasquale. Domenica di Pasqua: A mezzogiorno, "'A Paci": l'incontro e il bacio tra i simulacri di Cristo risorto e Maria, alla presenza del simulacro danzante di Gabriele Arcangelo.

I canti pasquali

In alcuni centri minori della Sicilia (Montedoro[17], Capizzi, Leonforte, Cerami, Tusa Delia, Alcara li Fusi,[18] Longi) è sopravvissuta, sempre con maggior difficoltà, una tradizioni di musica polivocale, che si manifestava nel repertorio di canti tradizionali eseguiti senza l'accompagnamento strumentale ma semplicemente accordando tra di loro le diverse voci dei vari cantori che si accavallano nell'esecuzione, in modo simile alla tradizione sarda, maggiormente conservata e valorizzata e a quella andalusa. Tali canti coprivano un vasto repertorio ed erano eseguiti in vari occasioni durante l'anno, anche se una rilevanza particolare assumevano quelli eseguiti durante la Settimana Santa[19].

Un particolare rilievo tra i canti pasquali hanno le "lamentanze", inni di dolore in latino o in dialetto, cantati da gruppi di giovani cantori, anziani o confratelli (Enna, Caltanissetta, Bivona).[20].

La Pasqua Albanese (Pashkët Arberëshe)

La Pasqua per le comunità italo-albanesi di rito greco-bizantino è la ricorrenza centrale, dalla cui data dipendono le altre feste. Rappresenta la festa delle feste, e i riti della Passione, della morte e della Resurrezione di Gesù vengono vissuti secondo la ricca simbologia orientale. Molto suggestiva è l'intera Settimana Santa (Java e Madhe).

Il programma delle celebrazioni prende il via il venerdì precedente la Settimana Santa, quando si celebra la resurrezione di Lazzaro con il Projasmena (Messa dei presantificati) e il canto di Lazzaro (kënga e Lazërit) per le vie del paese. Particolarmente suggestiva e coinvolgente è la celebrazione della Domenica delle Palme (E Dillja e Rromollidhet) a Piana degli Albanesi, che ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme su un asino da parte dell'Eparca e la benedizione delle palme e dei rami d’ulivo. Il Giovedì Santo si celebra la lavanda dei piedi durante la quale l'Eparca lava i piedi ai papàdes proprio come Cristo fece con i suoi Apostoli; mentre il Venerdì Santo gli uffici delle lamentazioni (Vajtimet), canti funebri a cui partecipano tutti gli abitanti di Piana degli Albanesi, la processione che attraversa tutto il paese accompagnata dai canti evangelici, in lingua greca e albanese, che narrano la passione di Cristo. Il Sabato santo avvengono i battesimi (pagëzimet) per immersione, si tolgono i veli neri dalle chiese e suonano a festa le campane per annunciare la Risurrezione di Cristo (të Ngjallurit e Krishtit). Dalla notte del Grande Sabato, poi, si intona il celebre "Christos Anèsti" (Cristo è risorto). Nella Domenica di Pasqua, per il Solenne Pontificale di Pasqua (Pashkët), l'inno della Resurrezione viene cantato ripetutamente durante l'Officio dell'Aurora (órthros) dell'innografo bizantino Giovanni Damasceno. Segue la liturgia di S. Giovanni Crisostomo officiata dai Concelebranti avvolti nei preziosi paramenti sacri. A Piana degli Albanesi il Pontificale si conclude con uno splendido e folto corteo di donne in sontuosi costumi tradizionali arbëreshë, che, dopo aver partecipato ai sacri e solenni riti, sfila per il Corso Kastriota raggiungendo la piazza principale. Al termine del corteo, in un tripudio di canti e colori, viene impartita la benedizione seguita dalla distribuzione delle uovo rosse, simbolo della nascita e della rinascita.

Note

  1. ^ Gesualdo Bufalino, La luce e il lutto, in "Opere" 1996
  2. ^ S. D'Onofrio, Le parole delle cose. Simboli e riti sociali in Sicilia,Università di Lecce, 1997, pag.179
  3. ^ Claudio Bernardini, Deposizioni e Annunciazioni, in "Il teatro delle statue: gruppi lignei di Deposizione e Annunciazione tra XII e XIII secolo", 2005, ISBN 88-343-1149-3, pag.83
  4. ^ "U Scontru" (Cassaro), u 'ncontru (Ribera), "u 'Ncuontru (Petralia Sottana), "a Giunta" (Aidone), "a Junta" (Caltagirone), "a Paci" (Biancavilla, Comiso).
  5. ^ S. D'Onofrio, op. cit, 1997, pag.178-179
  6. ^ Vito Teti, Il senso dei luoghi: memoria e storia dei paesi abbandonati, 2004, ISBN 88-7989-914-7
  7. ^ Vito Teti, op. cit.
  8. ^ Gesualdo Bufalino, La luce e il lutto, in "Oprere" 1996, p.1246
  9. ^ S. D'Onofrio, op. cit., 1997, pag.177-178
  10. ^ Salvatore D'Onofrio, op. cit, 1997, pp.175-176
  11. ^ I "giganti" sono presenti in Sicilia anche in altre festività: a Messina, Mistretta, Modica.
  12. ^ Ignazio Buttitta, Le fiamme dei santi: usi rituali del fuoco nelle feste siciliane, 1999, ISBN 88-8353-016-0, pag.71-76
  13. ^ Ignazio Buttitta, La memoria lunga: simboli e riti della religiosità tradizionale, 2002, ISBN 88-8353-142-6, pag.86-88
  14. ^ Fu descritta gia in: Giuseppe Pitrè, Cartelli, pasquinate, canti, leggende, usi del popolo siciliano, 1903
  15. ^ Corrada Blazzo Curry, La Sicilianità come Teatralità in Sciascia e Bufalino, in Quaderni d'italianistica, Vol. XXII, n. 2, 2001 p.150.
  16. ^ Ignazio Buttitta, I morti e il grano. Tempi del lavoro e ritmi della festa, 2006, ISBN 88-8353-459-X, pag.241
  17. ^ Ignazio Macchiarella, I canti della Settimana Santa in Sicilia, Folkstudio, Palermo 1993.
  18. ^ Mario Sarica, Giuliana Fugazzotto, Canti della tradizione ad Alcara li Fusi, 1997, CD Phoné
  19. ^ Giuliana Fugazzotto, Viaggio musicale in Sicilia, in "Journal of Musical Antropology of the Meditterranean" n.9, 2005
  20. ^ Orietta Sorgi, Conoscenza, tutela e valorizzazione dell patrimonio immateriale della regione Sicilia, in "El Patrimonio Cultural Inmaterial", 2008, pag.168, ISBN 8475643892

Giuseppe Valenza Kaori Sakurada Settimana Santa in Sicilia La Cercha di Collesano ,2013, pag.144. foto colore e b/n. ISBN 9788890885402

Voci correlate