Alcara Li Fusi

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Alcara Li Fusi
comune
Alcara Li Fusi – Stemma
Alcara Li Fusi – Bandiera
Alcara Li Fusi – Veduta
Alcara Li Fusi – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Città metropolitana Messina
Amministrazione
SindacoEttore Dottore (lista civica) dal 13-6-2017
Territorio
Coordinate38°01′N 14°42′E / 38.016667°N 14.7°E38.016667; 14.7
Altitudine400 m s.l.m.
Superficie62,94[1] km²
Abitanti1 713[2] (30-6-2022)
Densità27,22 ab./km²
Comuni confinantiCesarò, Longi, Militello Rosmarino, San Fratello, San Marco d'Alunzio
Altre informazioni
Cod. postale98070
Prefisso0941
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT083001
Cod. catastaleA177
TargaME
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[3]
Cl. climaticazona C, 1 310 GG[4]
Nome abitantialcaresi
Patronosan Nicolò Politi
Giorno festivo3 maggio 17 agosto
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Alcara Li Fusi
Alcara Li Fusi
Alcara Li Fusi – Mappa
Alcara Li Fusi – Mappa
Posizione del comune di Alcara Li Fusi all'interno della città metropolitana di Messina
Sito istituzionale

Alcara Li Fusi (Larcara in siciliano) è un comune italiano di 1 713 abitanti[2] della città metropolitana di Messina in Sicilia.

Si trova nel parco dei Nebrodi.

Geografia fisica[modifica | modifica wikitesto]

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

Il paese si trova a 398 m s.l.m. sulle pendici dei Nebrodi, che si estendono dalle cime del monte Crasto (circa 1.300 m s.l.m.) a nord est, all'altopiano di Miraglia, con il monte Soro (1.847 m s.l.m.).

Il territorio è ricco di corsi d'acqua; in particolare è percorso dal fiume Rosmarino, una fiumara che ha inciso una profonda valle che divide in due parti distinte e ben diverse il territorio comunale e dai suoi affluenti di destra e di sinistra. Il centro abitato si trova sulla riva destra sottostante a grandiosi rilievi rocciosi di origine calcarea. Il versante sinistro del Rosmarino è invece costituito da rilievi ricchi di vegetazione che arrivano al crinale dei monti Nebrodi ed alla vetta del monte Soro (1847 m s.l.m.)

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Demenna.
Torretta del vecchio Castello Turiano

Le origini[modifica | modifica wikitesto]

Una leggenda riportata dagli eruditi dei secoli scorsi, ma senza alcun riferimento nella tradizione popolare, narra della fondazione del paese da parte di Patrone, un greco della città di Turio, in Magna Grecia (detto dunque Turiano) al seguito di Enea, che l'avrebbe raggiunta dopo essere sbarcato sulla costa con alcuni compagni. In realtà non risulta nessuna evidenza storica che possa collegare Alcara con Turio ovvero identificare Alcara con la città greco-romana di Turiano documentata nelle fonti, a parte la denominazione di "Castel Turio" dei resti di una fortificazione che domina il paese.

Ugualmente senza alcuna evidenza storica l'identificazione di Alcara con la città spartana di Demenna che comunque potrebbe ragionevolmente essere localizzata nell'area compresa tra San Marco d'Alunzio e Alcara.

Controversa anche la localizzazione della città greca di Crasto (Krastos) che secondo i vari storici locali oscilla dalla Sicilia Occidentale, Meridionale e Orientale, ma che non dovrebbe discostarsi troppo dall'area tra Agrigento e Imera, nonostante la presenza dei rilievi rocciosi del "Crasto" poco sopra l'abitato di Alcara.

Secondo la vulgata locale, che assume come fonti eruditi del XVI, XVII e XVIII secolo[5], l'abitato avrebbe avuto origine in seguito alla distruzione dell'855 ad opera dei Saraceni di Crasto e Démena, a seguito della quale una parte degli abitanti si trasferì in un'area più a valle. La stessa versione viene data, spostando di poco la posizione delle due mitiche città, anche per altri centri dei Nebrodi (per esempio per Demenna).

L'improbabilità dell'identificazione con Krastos e la controversa localizzazione di Demenna, non esclude che l'attuale abitato sia nato dal progressivo abbandono di insediamenti posti più a monte come del resto è comune in molte aree appenniniche. A questa conclusione potrebbero portare per esempio i resti di antropizzazione presenti fino a pochi anni fa proprio in località Crasto.

Il Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

L'insediamento prese probabilmente, dai Saraceni, il nome arabo di Akaret (con il significato di "fortezza").[6] Non sembra improbabile che gli arabi dopo la difficile conquista di questa zona dei Nebrodi, (una delle ultime conquistate, dopo quasi un secolo dallo sbarco nell'isola) abbiano previsto una rete di fortificazioni di controllo del territorio.

Comunque il primo vero riferimento storico dell'esistenza di Alcara è dato da un documento del 1096, un diploma del Conte Ruggero, redatto in lingua greca[7] che indica Alcara, come possesso del vescovo di Messina e che così recita: "…diedi anche il castello di Alcara, presso Demenna, con i suoi possedimenti…"[8]

Il periodo normanno dovette essere quello più importante per l'insediamento e dovrebbe essere meglio studiato. Da notare che il quartiere più vecchio del paese, sorto ai piedi del castel Turio (oggi una torre su di uno sperone roccioso, malamente ricostruita di recente su un rudere preesistente) prende il nome di Motta che è da riferirsi al modello tipico delle fortificazioni normanne e francesi che prevedevano una torre detta donjon (mastio) circondato da una cinta muraria detta motte.[9] È quindi probabile che a dare una struttura urbana ad un insediamento forse, precedentemente, di carattere sparso fu proprio il periodo normanno. Tuttavia non sembra possibile, al momento, ricostruire l'andamento delle mura della "Motta" se non per brevi tratti.

Nel 1359 sotto il regno di Federico IV d'Aragona la fortificazione e i possedimenti sono assegnati a Vinciguerra d'Aragona.[10]

Età moderna[modifica | modifica wikitesto]

Il nome divenne in seguito "Alcara Valdemone", per la sua appartenenza alla suddivisione amministrativa del Val Demone, anche se sono documentate nel tempo, versioni diverse del nome come "L'Alcara", "Arcara[11]", "L'Arcara".

Nel XV secolo è attestata una comunità ebraica, probabilmente più antica e particolarmente consistente in questa zona dei Nebrodi[12], confermando che ad Alcara erano centro di scambi commerciali ed economici. La comunità sarà scomparsa o quasi nel XVII secolo con l'espulsione dalla Sicilia di tutti gli ebrei non convertiti.[13]

Nel 1812, con l'abolizione delle circoscrizioni che aveva fino ad allora diviso la Sicilia (Val di Noto, Val di Mazara e Val Demone), prese il nome di Alcara "Li Fusi" in quanto centro di produzione dei fusi adoperati per la filatura. Sono attestate nell'Ottocento delle varianti come "Alcara de fusa", "Alcara dei fusi", "Alcara de li fusi"[14] e "Alcara delle Fusa"[15]. Tale denominazione fu dovuta alla necessità di distinguere questo centro abitato da un'altra "Alcara" o "L'Alcara" che per gli stessi motivi prese il nome di Lercara Friddi.

Il 17 maggio 1860, Alcara fu interessata da una rivolta contadina che anticipò quella simile e più famosa di Bronte (e ad altre avvenute in vari centri della Sicilia nord-orientale, come Caronia e Francavilla). I braccianti esasperati da condizioni di vita disperate, nutrendo aspettative di riscatto e giustizia sociale per la notizia dell'imminente arrivo dei garibaldini, assaltarono il "casino dei nobili"[16] trucidando con falci e coltelli numerose persone fra membri dell’alta borghesia o della nobiltà locale come l’esattore Don Vincenzo Artino e il figlio di 13 anni Don Pasquale, il sindaco e notaio Don Giuseppe Bartoli con il figlio Don Ignazio e il nipote Don Salvatore. Furono uccisi anche Don Luigi Lanza, Don Salvatore Lanza e Don Francesco Lanza. In seguito fu raccolto da Donna Teresa Artino moglie di Don Ignazio Bartolo e nipote di Don Vincenzo Artino, in un manoscritto un elenco dei testimoni contro i congiurati affinché il giudice della Commissione Speciale prendesse in considerazione anche il contributo dato da Don Manfredi Bartolo, Adorno e Cozzo affinché la congiura si realizzasse, grazie a questo manoscritto sono state ritrovate molte testimonianze riguardanti la rivolta. I garibaldini, sopraggiunti e comandati dal colonnello Giovanni Interdonato [17], [18], imprigionarono alcuni dei rivoltosi che, dopo un rapido processo da parte della Commissione Speciale, furono giustiziati in 26 e ad altri comminate pene detentive [19]. L'episodio è al centro del capolavoro Il sorriso dell'ignoto marinaio, opera dello scrittore Vincenzo Consolo, e si presta al dibattito sul carattere più o meno popolare del Risorgimento e sui rapporti tra gli avvenimenti storici e la realtà degli strati più bassi della popolazione meridionale.

Simboli[modifica | modifica wikitesto]

«D'azzurro, all'aquila d'oro, linguata, armata e rostrata di rosso, coronata con corona all'antica di tre punte visibili, dello stesso. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone è un drappo partito di giallo e di rosso.[20]

Monumenti e luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]

Le Rocche del Crasto
Insediamento di pastori, con costruzioni in pietra a secco, in località "Stidda", ovvero Stella, a nord dell'abitato di Alcara, sui monti Nebrodi

Architetture religiose[modifica | modifica wikitesto]

Il convento dei Cappuccini con l'annessa chiesa di sant'Elia fu fondato nel 1574. Sorse su di un'area che allora era un quarto di miglia fuori dalle mura del paese e fu completato definitivamente nel 1624[21]. Il complesso era composto oltre che dalla chiesa, dagli spazi per la vita monastica dei quali cui non rimane traccia. Dopo la soppressione del complesso edilizio divenne un bene pubblico, ma subì un rapido degrado, fino alle distruzioni novecentesche che hanno cancellato ogni traccia del convento sostituito da edifici residenziali e dalla cosiddetta "Villa comunale".

Altro[modifica | modifica wikitesto]

Aree naturali[modifica | modifica wikitesto]

Società[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione demografica[modifica | modifica wikitesto]

Abitanti censiti[22]

Tradizioni e folclore[modifica | modifica wikitesto]

Festa di San Giovanni Battista[modifica | modifica wikitesto]

U muzzuni

Il 24 giugno, festività di san Giovanni Battista, si tiene nel paese la festa di "U Muzzuni".

Il termine muzzuni si riferisce alle brocche prive di collo ("mozzate"), ai fasci di grano dopo la raccolta (mazzuna) e alla decapitazione del santo titolare. La festa, probabilmente, ha un legame più profondo con la sacralità antica del solstizio d'estate più che con la festa di san Giovanni. La ritualità della festa studiata ripetutamente da numerosi studiosi, conserva numerosi elementi pagani, risalenti al culto della dea Demetra e in origine legati al solstizio d'estate (21 giugno).

Al tramonto vengono preparati dalle donne agli angoli delle strade i luoghi di esposizione, decorati con le pizzare, tappeti caratteristici, tessuti a mano. Intorno ad un tavolo vengono collocati i laureddi (steli di grano germogliati in assenza di luce in un piatto). Viene quindi preparato u muzzuni, una brocca priva di collo ornata di stoffa e di decorazioni d'oro, con spighe di orzo e di grano, lavanda, garofani e ancora laureddi, che viene posta sul tavolo nel luogo preparato.

Si intonano quindi canti popolari (chianote e ruggere), duetti che trattano di vita contadina, corteggiamenti scherzosi o amori non corrisposti.

Durante la festa si svolge il rito del "comparatico" che sancisce i rapporti di amicizia, suggellata dalla recita di un canto tradizionale e dallo scambio di confetti (a cunfetta).

(SCN)

«Iriteddu facitini amari

chi 'nni ficimu cumpari

'nzoccu avemu 'nni spartemu

e mai 'nni sciarriamu

cumpari semu e cumpari ristamu

quannu veni 'a morti 'nni spartemu.»

(IT)

«Mignolino facci amare

perché ci siamo fatti compari

quello che abbiamo ci dividiamo

e giammai ci bisticciamo

compari siamo e compari restiamo

quando viene la morte ci separiamo.»

Cultura[modifica | modifica wikitesto]

Musica[modifica | modifica wikitesto]

Ad Alcara li Fusi è sopravvissuta, fino a pochi anni fa, una delle ultime tradizioni di musica polivocale della Sicilia con un repertorio di canti tradizionali eseguiti senza l'accompagnamento strumentale ma semplicemente accordando tra di loro le diverse voci dei vari cantori che si accavallano nell'esecuzione. Tali canti coprivano un vasto repertorio ed erano eseguiti in vari occasioni durante l'anno, anche se una rilevanza particolare assumevano quelli eseguiti durante la Settimana Santa.[23][24]

Capitello di San Luca di Demenna

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Suddivisioni storiche[modifica | modifica wikitesto]

Il vasto territorio di Alcara, ora abbastanza disabitato ma in passato interessato da un insediamento sparso legato all'agricoltura ed alla pastorizia presenta, un gran numero di toponimi riferite a contrade agricole o specifici luoghi, interessanti per la loro difficile etimologia. Una ricerca accurata permetterebbe da una parte di documentare un aspetto di storia del territorio legato alla sola tradizione orale e che comunque minaccia di sparire nella memoria collettiva e dall'altra di dare conto della complessita delle trasformazioni storico-linguistiche che hanno interessato quest'area dei Nebrodi. Ecco un elenco non esaustivo ed in via di ampliamento:

  • Mangalavite: Sembra da riferirsi al termine greco-bizantino di manglabites che indicava un grado piuttosto elevato dell'esercito e della guardia imperiale. Pertanto la contrada doveva essere un fondo assegnato in premio ad un alto ufficiale. Questo non era infrequente soprattutto in una zona di confine come fu a lungo l'area tra Taormina, Maniace e S.Marco duramente contesa per decenni tra Bizantini e Arabi. Verga nel suo "Mastro Gesualdo" chiama "feudo di Mangalavite" uno dei possedimenti del protagonista, ma comunque il toponimo è presente anche nella Sicilia meridionale.
  • Papaleo: Papa o papas era ed è ancora il termine che utilizza la lingua greca per indicare il prete e pertanto il toponimo si riferisce senz'altro ai possedimenti di un prete ortodosso dal nome di Leone, del tutto comune in tutta l'area bizantina. Da non dimenticare che fino al XIV secolo la religione più diffusa sui Nebrodi, in Salento ed in Calabria (dove rimangono delle isole cosiddette grecaniche) era quella greco-ortodossa e solo lentamente il rito latino appoggiato dalle autorità prese il sopravvento. Il clero ortodosso poteva sposarsi e possedere beni (come a tutt'oggi) e pertanto questa conferma il carattere prediale del toponimo. Del tutto infondato il riferimento ad un'origine alcarese del Papa Leone II.
  • Calanna. Il toponimo è presente sia in Sicilia (Bronte) sia in Calabria. Il significato più probabile dovrebbe derivare dalla radice pre-latina kal o dalla parola araba kalat che significano entrambe "roccia" e quindi il significato (appropriato) dovrebbe essere luogo roccioso o simile. Molto meno probabile sembra la derivazione dal greco Kalanna che è un nome proprio femminile di persona derivato da Anna.
  • Calamoni. Possiamo considerare che l'etimologia sia incerta. Si potrebbe far risalire all'arabo Kal-at-Munach che significa fortilizio di sosta o dipendere dalla radice kalat vista sopra. Si nota che il toponimo è presente sull'appennino tosco-emiliano, in Umbria, in Sardegna ed in Campania, oltre che in Sicilia e spesso riferito a luoghi ricchi d'acqua (lago, rio, ponte). Tuttavia il significato più probabile è quello che fa riferimento al greco calamon[25] cioè "canneto" in quanto si adatta alla natura dei luoghi.
  • Ciraseri e Vignazza non presentano difficoltà etimologiche essendo riferite a colture agricole
  • Lemina. Si vorrebbe che derivasse da Demenna, la mitica città bizantina sulle montagne dei Nebrodi. Qui si propone un significato alternativo, seppure ipotetico, dal latino "limina" cioè "confini" in quanto contrada posta ai confini del territorio della comunità.
  • Macchiazza e Cannizzuni fanno riferimento alla vegetazione spontanea dei luoghi.
  • S. Fantino. Il nome di questa, come di altre, località conferma l'impronta bizantina che ebbe questo territorio nell'alto Medioevo. Si tratta infatti del nome di due santi della chiesa greco-ortodossa, entrambi calabresi: il primo, più conosciuto, fu un monaco del IV secolo, ed il cui culto si diffuse in tutto l'oriente fino a Venezia; il secondo fu un eremita del X secolo. Pertanto il luogo doveva essere sede di una qualche chiesa o cappella votiva, dedicata ad uno di questi due santi della tradizione greca.
  • S.Giorgi
  • Carbuncolo
  • Curateri
  • Murà
  • Cammara
  • Bacco
  • Baratta
  • Lanzeri
  • Mangione
  • Pascì
  • Crasto
  • ????

Amministrazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sindaci durante il Regno d'Italia
  • 1860 Mileti Nicolò Sindaco
  • 18611863 Frangipane Giuseppe Sindaco
  • 1863 Savoia Antonio Commissario
  • 18641870 Bartolo Gentile Giuseppe Sindaco
  • 1870 Mileti Nicolò Sindaco
  • 1871 Galvagno Pietro Commissario
  • 18721876 Bartolo Gentile Giuseppe Sindaco
  • 18761878 Gentile Giovanni Sindaco
  • 18781880 Bartolo Giuseppe Sindaco
  • 18801884 Bartolo Artale Giuseppe Sindaco
  • 18841891 Ciuppa Celestino Sindaco
  • 1891 Rosso Alfonso Commissario
  • 18921895 Bartolo Giuseppe Sindaco
  • 1895 Spampinato Carlo Commissario
  • 1896 Costa Quartarone Domenico Commissario
  • 1897 Strocchi Roberto Commissario
  • 18981900 Lanza Giuseppe Sindaco
  • 19001913 Mileti Giuseppe Sindaco
  • 19131919 Bartolo Giuseppe Sindaco
  • 1919 Ceraolo Vincenzo Commissario
  • 1919 Di Battista Decio Commissario
  • 1920 Miceli Salvatore Commissario
  • 19201922 Mileti Salvatore Sindaco
  • 1923 Ciofalo Antonio Commissario
  • 1924 Coco Giuseppe Commissario
  • 19241926 Sirna Francesco Commissario
  • 19261930 Lanza Salvatore Podestà
  • 19301931 Miceli Giuseppe Commissario
  • 19311932 Lo Presti Crisostomo Commissario
  • 19321936 Satullo Gaetano Podestà
  • 19361939 Aquino Salvatore Podestà
  • 1939 Mazza Luigi Commissario
  • 19391941 Lipari Gioacchino Commissario
  • 19411944 Satullo Gaetano Podestà
  • 1944 Urso Pietro Commissario
  • 1944 Conti Giovanni Commissario
  • 1944 Di Bartolo Francesco Commissario
  • 19451946 Di Bartolo Francesco Sindaco
Sindaci durante la Repubblica
  • 19461949 Lanza Salvatore Sindaco
  • 19491950 Morelli Gaetano Sindaco
  • 1950 L'Abbate Giuseppe Commissario
  • 19511952 Scafidi Francesco Commissario
  • 19521956 Rundo Nunzio Sindaco
  • 19561960 Spinello Angelo Sindaco
  • 19601970 Rundo Giuseppe Sindaco
  • 1970 - 1975 Satullo Nicolò Sindaco
  • 1975 - 1980 Rundo Giuseppe Sindaco
  • 1980 - 1988 Spinello Angelo Sindaco
  • 1989 Commissario
  • 19891993 Lombardo Ignazio Sindaco
  • 19931998 Pirronello Giuseppe Sindaco
  • 19982002 Lombardo Ignazio Sindaco
  • 20022007 Vasi Antonino Sindaco
  • 20072012 Spinello Giuseppe Sindaco
  • 20122017 Valeria Nicola Sindaco
  • 2017 - in carica Dottore Ettore

Altre informazioni amministrative[modifica | modifica wikitesto]

Il comune di Alcara Li Fusi fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.2 (Nebrodi nord-occidentali)[26].

Sport[modifica | modifica wikitesto]

Calcio[modifica | modifica wikitesto]

La squadra di calcio è l' A.C.D. Alcara 1987 che milita in Seconda Categoria, dopo la storica promozione conquistata il 29/05/22.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dati Istat 2011, su istat.it. URL consultato il 22 maggio 2014.
  2. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2021 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 9 settembre 2022. URL consultato il 20 settembre 2022.
  3. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  4. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  5. ^ Tommaso Falzello, Antonino Surdi.
  6. ^ Alcuni indicano invece Al-qarah con il significato di "quartiere": Graziadio Isaia Ascoli, Carlo Salvioni, Archivio glottologico italiano, 1997.
  7. ^ …kastellion tes Akhares sen tes diacrateseos autou…
  8. ^ Giuseppe Spata, Le pergamene greche esistenti nel grande archivio di Palermo, tr. ed illustr., 1862.
  9. ^ Il toponimo è presente nell'area dei Nebrodi (Motta Camastra, Motta d'Affermo), in Sicilia (Motta Sant'Anastasia) e altrove
  10. ^ Pagine 134, 135, 136 e 137 del libro di Di Francesco San Martino De Spucches, Mario Gregorio, La Storia dei feudi e dei titoli nobiliari di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, Palermo, volume sesto.
  11. ^ Tommaso Fazello, Storia di Sicilia, 1830, p. 343.
  12. ^ Ancora all'inizio del XX secolo viene attestato il motto ingiurioso dato dai messinesi agli abitanti di Alcara e dei comuni vicini come "semi-giudei": vedi Giuseppe Pitrè, Feste patronali in Sicilia, 1900.
  13. ^ Giovanni di Giovanni, L'ebraismo della Sicilia ricercato, ed esposta, 1748.
  14. ^ Vito Amico e Gioacchino Di Marzo, Dizionario topografico della Sicilia, 1855.
  15. ^ Antonino Busacca, Dizionario geografico, statistico e biografico della Sicilia, 1850.
  16. ^ Edificio che si affacciava sulla piazza principale, demolito negli anni sessanta per aprire una nuova strada.
  17. ^ Giovanni Interdonato, su Enciclopedia Treccani-Dizionario biografico degli italiani.
  18. ^ INTERDONATO, Giovanni, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 62, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2004.
  19. ^ I 150 anni dalla Spedizione dei Mille, su Regione Sicilia.
  20. ^ Alcara li Fusi, su araldicacivica.it. URL consultato il 21 agosto 2022.
  21. ^ M. D'Alatri (a cura di), I Conventi Cappuccini nell'Inchiesta del 1650: L'Italia meridionale e insulare, 1984
  22. ^ Statistiche I.Stat ISTAT  URL consultato in data 28-12-2012.
  23. ^ Giuliana Fugazzotto, Viaggio musicale in Sicilia, in "Journal of Musical Antropology of the Mediterranean" n.9, 2005
  24. ^ Mario Sarica, Giuliana Fugazzotto, Canti della tradizione ad Alcara li Fusi, 1997, CD Phoné
  25. ^ M.Pasqualino, Dizionario etimologico siciliano,1789
  26. ^ GURS Parte I n. 43 del 2008, su gurs.regione.sicilia.it. URL consultato il 21 maggio 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G. Stazzone,'U Muzzuni, festa popolare di canti, Messina 1986.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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