Provincia di Rovigo

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonima provincia del Regno Lombardo-Veneto, vedi Provincia di Rovigo (Lombardo-Veneto).

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La provincia di Rovigo (Provincia de Rovigo in dialetto polesano e Provincia d' Ruig in dialetto ferrarese) è una provincia del Veneto di circa 247.500 abitanti con capoluogo a Rovigo. Confina a nord con le province di Verona, Padova e Venezia, a ovest con la provincia di Mantova (in Lombardia), e a sud con la provincia di Ferrara (in Emilia-Romagna). Confina a est con il Mar Adriatico.

Geografia

Il fiume Adige nel tratto in cui inizia a segnare il confine della provincia di Rovigo presso Badia Polesine.
Il fiume Po nel tratto in cui inizia a segnare il confine della provincia di Rovigo presso Melara.

Il territorio della provincia è interamente pianeggiante e rientra nella regione geografica dell'attuale Polesine, di cui occupa quasi l'intera superficie (fatta eccezione per una porzione dell'area delle Valli Grandi Veronesi, all'estremo ovest e per una parte del Comune di Cavarzere (VE) a centro-est). Essa si estende longitudinalmente per circa 100 km, dal confine con la provincia di Verona al litorale adriatico, ove si situano le bocche di Po, nei Comuni di Rosolina, Porto Viro, Porto Tolle e Ariano nel Polesine. Come detto, il territorio provinciale coincide sostanzialmente con il Polesine odierno[1] ovvero ne è interamente compreso[2]; è una striscia di terra lunga circa 100 km in direzione ovest-est e larga circa 18 km in direzione nord-sud; ha una superficie di 1.789 km² e un'altitudine compresa tra -2 e 15 m s.l.m.[3]. Il territorio è compreso tra il basso corso dei fiumi Adige e Po, che ne delimitano i confini rispettivamente a nord da Badia Polesine alla foce (con la sola eccezione del territorio di Cavarzere in provincia di Venezia) e a sud da Melara alla foce (Po di Goro). La parte orientale della provincia corrisponde al delta del Po e si espande costantemente verso est a causa dei sedimenti depositati dal fiume alle sue foci[2].

Il Po e l'Adige sono il primo e il terzo fiume italiano per portata, e inoltre un altro fiume attraversa la provincia in tutta la sua lunghezza, il Canal Bianco; questo significa che la maggior parte delle acque dolci in Italia sfocia in mare lambendo o attraversando la provincia di Rovigo. A causa dell'ingente quantità di acqua da gestire, sono presenti un gran numero di canali di scolo su tutto il territorio, tra cui i principali sono il Collettore Padano Polesano, lo Scolo Ceresolo e lo Scolo Valdentro.

Altri corsi d'acqua, la cui importanza è oggi soprattutto storica, sono l'Adigetto, corrispondente all'antico corso dell'Adige, che attraversa il capoluogo, il Poazzo, corrispondente all'antico corso del Po, e la fossa Polesella, interrata in seguito all'alluvione del 1951, che collegava il Canal Bianco al Po.

Il terreno, di formazione relativamente recente, è stato soggetto al fenomeno della subsidenza, sia per cause naturali (consolidamento dei sedimenti conseguente ai lavori di bonifica) sia a causa dell'estrazione di acqua metanifera dal sottosuolo, avvenuta con particolare consistenza negli anni '50 e '60 (in seguito a tale attività, proprio per gli effetti della subsidenza, particolarmente gravi per territori posti anche sotto la quota del medio mare, è stata messa al bando)[4].

Il clima è semicontinentale e condizionato dalla notevole umidità, con estati afose e inverni nebbiosi; le precipitazioni rientrano nella norma e si concentrano in primavera e autunno[4].

La provincia è tradizionalmente divisa in tre zone geografiche, da ovest verso est, seguendo il percorso ideale delle bonifiche del territorio: l'Alto Polesine, il cui capoluogo è Badia Polesine; il Medio Polesine, il cui capoluogo è Rovigo; il Basso Polesine, il cui capoluogo è Adria. Altri centri importanti della provincia sono Porto Viro, Lendinara, Porto Tolle e Taglio di Po. Negli ultimi decenni il comune di Occhiobello ha assunto un ruolo rilevante, anche per via della vicinanza alla città di Ferrara.

Vie di comunicazione

La strada di collegamento principale all'interno della provincia, lungo la direttrice est-ovest, è la Strada Statale 434 "Transpolesana" che ad oggi collega Verona con Rovigo, ma di cui è pianificato il prolungamento fino all'innesto con la citata Strada Statale "Romea", all'altezza di Adria. La direttrice di attraversamento nord-sud è invece rappresentata dalla Strada Statale 16 "Adriatica" che collega Padova a Ferrara, passando per la città di Rovigo. Il territorio provinciale vede anche l'attraversamento dell'autostrada A13 (Bologna-Padova), con tre caselli aperti all'interno della provincia denominati: Occhiobello, Villamarzana - Rovigo Sud (sulla "Transpolesana") e Rovigo, ed un quarto, Boara - Rovigo Nord, posto immediatamente a nord del confine padovano e che di fatto serve la zona nord di Rovigo. A est vi è l'attraversamento, sempre in direttrice nord-sud, della già citata SS "Romea" che collega Venezia a Ravenna.

Comuni principali

Di seguito è riportata la lista dei dieci principali comuni della provincia di Rovigo ordinati per numero di abitanti (dati: Istat 01/03/2010):

Pos. Stemma Comune di Popolazione
(ab)
Superficie
(km²)
Densità
(ab/km²)
Altitudine
(m s.l.m.)
File:Rovigo-Stemma.png
Rovigo 52.430 108,55 483 7
File:Adria-Stemma.png
Adria 20.442 113,51 180,1 4
Porto Viro 14.696 133,37 110,2 2
File:Lendinara-Stemma.png
Lendinara 12.251 55,40 221,1 9
Occhiobello 11.433 32,62 350,5 8
Badia Polesine 10.907 44,52 245 11
Porto Tolle 10.200 227,63 44,8 1
Taglio di Po 8.528 79,01 107,9 0
Rosolina 6.481 73,07 88,7 1
10º
Villadose 5.261 32,5 161,9 3

Demografia

Abitanti censiti

La provincia risente ancora oggi del fenomeno dell'emigrazione, soprattutto dei giovani che vanno a lavorare in zone più sviluppate dell'Italia, provocando un progressivo invecchiamento della popolazione. Esiste anche un fenomeno di migrazione interna alla provincia dalle zone rurali ai centri urbani più sviluppati[4].

Storia

Lo stesso argomento in dettaglio: Polesine e Provincia di Rovigo (Lombardo-Veneto).

In epoca antica il territorio che attualmente forma la provincia di Rovigo fu inizialmente colonizzato dai Greci, che nel XII-XI secolo a.C. fondarono la città di Adria. Nel VI-V secolo a.C. la città fu rifondata dagli Etruschi, che occuparono anche la parte meridionale del territorio, mentre nella parte settentrionale si stabilirono i Veneti. In seguito fu occupato dai Romani.

In epoca medievale il territorio fu governato dagli Estensi, ma non aveva una propria unità amministrativa; era infatti suddiviso in diverse "podesterie", che erano le unità amministrative del ducato Estense. Poteva capitare che queste podesterie avessero addirittura giurisdizione su territori a cavallo del fiume Po, come ad esempio la podesteria di Orcano (che è l'attuale frazione Raccano di Polesella).

I primi a riconoscere l'unità amministrativa al territorio furono i Veneziani quando, in seguito alla Guerra del Sale del 1482-1484, occuparono la parte settentrionale del Polesine; il capoluogo fu stabilito a Rovigo. Si può dunque dire che la provincia di Rovigo nacque così, anche se aveva un'estensione inferiore rispetto a quella attuale, dato che il confine fu fissato sul Canal Bianco con poche eccezioni: i territori di Polesella, Guarda Veneta e Adria passarono ai Veneziani, mentre la cosiddetta "Transpadana Ferrarese" rimase invece agli Estensi. Il delta del Po (tranne Ariano nel Polesine e Corbola) faceva invece parte del Dogado.

Cacciati definitivamente gli Estensi, la dominazione veneziana si protrasse per quasi tre lunghi secoli e non apportò in Polesine mutamenti sostanziali. Al termine di una guerra feroce, combattuta a più riprese e senza esclusione di colpi, tra la fine del '400 e il primo decennio del '500, la situazione economica e sociale del Polesine era, a dir poco, disastrosa.

La duratura pace che aveva fatto seguito a quegli avvenimenti sanguinosi coincise con una ricostruzione assai lenta e difficile, vanificata sovente dalla forza delle cose e talora confusa con una illusoria prosperità.

In realtà, ben più accortamente degli Estensi, i Veneziani diedero presto avvio ad una politica di sfruttamento intensivo e continuo delle già esauste risorse del territorio, depauperando in modo consistente e crudele terre già compromesse, impedendo di fatto uno sviluppo economico e sociale ed eliminando sul nascere ogni condizione indispensabile per una effettiva autonomia. Si trattò di una colonizzazione spietata, sempre più avida e soffocante con il trascorrere degli anni e l'esaurirsi delle ricchezze naturali.

Non tutto, ovviamente, va visto in una luce negativa, sta di fatto però che certa serenità e certo rigoglio di almeno una parte del territorio erano frutto non dell'illuminato impulso della Dominante, come si voleva invece far credere, quanto piuttosto della lotta disperata per la sopravvivenza di una popolazione che era stata abbandonata alla miseria e assoggettata a vincoli innumerevoli di natura amministrativa e sociale.

Si spiega anche così una simpatia, mai spenta, per la vicina Ferrara, una simpatia che affondava nella storia stessa del Polesine e che si traduceva in assidui legami culturali, così come nella sopravvivenza di modi di vita. Il territorio, anzi, proprio in questi anni, finisce per articolarsi, grazie anche alle capziose divisioni amministrative e politiche e alla particolare configurazione dei confini, in due diverse zone di influenza: da un lato, quella veneziana e dall'altro quella ferrarese, che grava principalmente sui centri rivieraschi e su quella porzione dell'Alto Polesine che ebbe il nome di Transpadana.

Un carattere composito, fatto di influssi diversi, che si avverte chiaramente ancora oggi e che ha dato al Polesine, fin da quei tempi, l'aria e il senso di una terra di confine.

Accanto a modelli ormai veneti, permanevano dunque indirizzi ferraresi ed emiliani, in una convivenza quasi naturale, che trovava riscontro soprattutto nel dialetto, nelle arti figurative e nell'architettura.

Fu solo in seguito al Congresso di Vienna del 1815 che i confini meridionali furono posti sul Po, mentre nel 1851 il delta passò dalla provincia di Venezia alla provincia di Rovigo, dandole l'aspetto che ha ancora oggi.

Natura

Il delta del Po è riconosciuto come patrimonio dell'umanità dall'UNESCO; la parte in provincia di Rovigo costituisce il Parco regionale del Delta del Po del Veneto.

Economia

Dal punto di vista economico, la provincia di Rovigo ha mantenuto una spiccata vocazione agricola ed è stata interessata solo marginalmente del rapido processo di industrializzazione che ha riguardato, in particolare a partire degli anni 70 - '80, le altre provincie venete ed il Nordest in generale. L'area della provincia in questo senso più sviluppata è quella intorno all'asse della Strada Statale 309 "Romea" con centri quali Portoviro, Taglio di Po, Rosolina.

Il territorio della provincia è coltivato prevalentemente a cerali quali frumento, mais e riso, frutteto mele, pere, pesche e ortaggi[4] questi ultimi in particolare nella zona di Lusia e Rosolina.

Si pratica l'acquacoltura, soprattutto nelle valli del delta del Po[2].

Le industrie sono medie e piccole imprese e riguardano prevalentemente i settori agro-alimentare (tra cui molti zuccherifici ed essiccatoi e molini per cereali[2]), meccanico, del legno, tessile-abbigliamento, costruzioni e materiali per costruzioni[4].

In provincia di Rovigo si trova anche la centrale termoelettrica di Polesine Camerini, attualmente in fase di conversione da petrolio a carbone, che produce l'8% circa del fabbisogno nazionale di energia elettrica.

Cultura

Come altre amministrazioni del Veneto, anche la provincia di Rovigo riflette la sofferenza della popolazione per la mancata autonomia, riconosciuta invece a regioni confinanti: l'11 aprile 2007 il consiglio provinciale di Rovigo ha votato provocatoriamente all'unanimità il passaggio della provincia dal Veneto al Trentino-Alto Adige[5].

Turismo

Oltre al delta del Po, in provincia di Rovigo ci sono altri famosi posti turistici quali Rosolina Mare e l'isola di Albarella. Degno di nota è il borgo polesano di Fratta Polesine, ricco di ville, dove si può visitare, fra le altre, Villa Badoer, progettata dall'architetto Andrea Palladio, e l'abbazia della Vangadizza, di Badia Polesine.

Note

  1. ^ polesine, in Il Vocabolario Treccani, Roma, Treccani, 1992.
  2. ^ a b c d Polesine, in Enciclopedia Generale Sapere.it, Novara, De Agostini Scuola, 2001.
  3. ^ Dati statistici e demografici dell'ISTAT.
  4. ^ a b c d e Rovigo (provincia), in Enciclopedia Generale Sapere.it, cit.
  5. ^ Testo della delibera del consiglio Provinciale.

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Collegamenti esterni

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