Eccidio di Porta Brennone

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Eccidio di Porta Brennone
strage
Lapide ai Martiri di Porta Brennone.
Tipofucilazione
LuogoReggio nell'Emilia
StatoBandiera dell'Italia Italia
ProvinciaProvincia di Reggio Emilia
ComuneReggio nell'Emilia
Coordinate44°41′48.19″N 10°37′37.26″E / 44.69672°N 10.627018°E44.69672; 10.627018
Responsabili79ª legione Cispadana Guardia Nazionale Repubblicana
XXX Brigata Nera di Reggio Emilia
Motivazionerappresaglia
Conseguenze
Morti4

L'eccidio di Porta Brennone fu un crimine di guerra fascista perpetrato il 3 febbraio 1945 nel centro storico di Reggio nell'Emilia nel corso del quale furono fucilati quattro partigiani.

Antefatti[modifica | modifica wikitesto]

Nel primo pomeriggio del 2 febbraio 1945, presso la federazione dei fasci di Reggio nell'Emilia, si effettuò il passaggio di consegne alla carica di commissario federale tra Ignazio Battaglia e Renato Rossi.

Poche ore più tardi una pattuglia della polizia ausiliaria della questura repubblicana di Reggio fu attaccata in corso Garibaldi da una squadra di gappisti con il lancio di una bomba a mano. Nell'attacco rimasero feriti cinque poliziotti.

L'eccidio[modifica | modifica wikitesto]

Come rappresaglia per l'attentato le autorità fasciste reggiane ordinarono la fucilazione di quattro partigiani detenuti nel carcere dei Servi. I condannati erano tre sappisti ed un gappista. Durante la detenzione i quattro avevano subito pesanti torture e sevizie[1] ad opera dei fascisti dell'Ufficio Politico Investigativo. Una volta condotti lungo il muro laterale di palazzo Vicedomini, presso l'incrocio tra via Finlandia e via della Racchetta, i partigiani vennero fucilati ed loro corpi lasciati esposti per ventiquattr'ore[2].

Vittime[modifica | modifica wikitesto]

Risvolti processuali[modifica | modifica wikitesto]

Il 1º luglio 1946 Giovanni Battista Caneva, ex capo della Provincia, fu processato dalla Corte d'assise Straordinaria di Reggio nell'Emilia come responsabile dell'eccidio[4]. Riconosciuto colpevole, fu condannato a trent'anni di reclusione. Morì nel carcere di Portoferraio nel marzo dell'anno seguente.

Monumenti[modifica | modifica wikitesto]

Il 25 agosto 1945 fu inaugurata una lapide sul muro laterale di Palazzo Vicedomini a ricordo dei quattro partigiani uccisi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Massimo Storchi, Il sangue dei vincitori, p. 143
  2. ^ Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia VIA PORTA BRENNONE, REGGIO EMILIA, 03.02.1945
  3. ^ Valoroso combattente, catturato dal nemico durante un rastrellamento veniva sottoposto alle più crudeli sevizie che agli sopportava con animo fermo senza fare alcuna rivelazione compromettente per la Resistenza. Condannato alla pena capitale, affrontava la morte da eroe. Reggio Emilia, 3 febbraio 1945
  4. ^ Massimo Storchi, Il sangue dei vincitori, p. 131

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Rolando Cavandoli e Amleto Paderni, Scandiano 1915-1946: lotte antifasciste e democratiche, Scandiano, Amministrazione comunale, 1980.
  • Guerrino Franzini, Storia della Resistenza reggiana, Reggio Emilia, ANPI, 1966.
  • Massimo Storchi, Il sangue dei vincitori: saggio sui crimini fascisti e i processi del dopoguerra (1945-46), Roma, Aliberti, 2008.
  • Massimo Storchi, Anche contro donne e bambini: stragi naziste e fasciste nella terra dei fratelli Cervi, Reggio Emilia, Imprimatur, 2016.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]