Diocesi di Caltagirone

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Diocesi di Caltagirone
Dioecesis Calatayeronensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Catania
Regione ecclesiasticaSicilia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoCalogero Peri, O.F.M.Cap.
Vicario generaleSalvatore De Pasquale
Presbiteri86, di cui 75 secolari e 11 regolari
1.562 battezzati per presbitero
Religiosi12 uomini, 53 donne
Diaconi13 permanenti
 
Abitanti139.907
Battezzati134.349 (96,0% del totale)
StatoItalia
Superficie1.551 km²
Parrocchie57 (5 vicariati)
 
Erezione12 settembre 1816
Ritoromano
CattedraleSan Giuliano
Santi patroniSan Giacomo
IndirizzoPiazza S. Francesco d'Assisi 9, 95041 Caltagirone [Catania], Italia
Sito webwww.diocesidicaltagirone.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La basilica di Santa Maria del Monte a Caltagirone.

La diocesi di Caltagirone (in latino Dioecesis Calatayeronensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Catania appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2021 contava 134.349 battezzati su 139.907 abitanti. È retta dal vescovo Calogero Peri, O.F.M.Cap.

Territorio[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi comprende la città di Caltagirone e i seguenti comuni della città metropolitana di Catania: Castel di Judica, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Militello in Val di Catania, Mineo, Mirabella Imbaccari, Palagonia, Raddusa, Ramacca, San Cono, San Michele di Ganzaria, Scordia, Vizzini.

Sede vescovile è la città di Caltagirone, dove si trovano la basilica cattedrale di San Giuliano e due basiliche minori: Santa Maria del Monte e San Giacomo Apostolo. A Caltagirone sorge anche il santuario della Madonna del Ponte, divenuto santuario mariano diocesano nel 1987.[1] A Militello in Val di Catania si trova il santuario di Santa Maria della Stella, prima chiesa della diocesi ad essere elevata alla dignità di santuario mariano diocesano nel 1969.

Il territorio si estende su 1.551 km² ed è suddiviso in 57 parrocchie, raggruppate in 5 vicariati.[2]

Lo stesso argomento in dettaglio: Parrocchie della diocesi di Caltagirone.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita della diocesi di Caltagirone faceva parte del piano di ampliamento delle diocesi siciliane per favorire la cura pastorale della popolazione, deciso dal Parlamento di Sicilia e presentato a re Ferdinando III il 5 aprile 1778.[3] Il re, favorevole al progetto, dette incarico alla Deputazione del Regno di studiare la fattibilità dell'operazione, previa una indagine conoscitiva in vista di un riesame complessivo delle diocesi dell'isola.

L'iter di fondazione delle nuove diocesi fu interrotto durante il periodo della rivoluzione francese e ripreso dal parlamento siciliano il 24 marzo 1802, quando fu presentata una nuova istanza per il riordino delle diocesi siciliane.[4] In questa seconda occasione, anche Caltagirone presentò formale richiesta di avere una sede episcopale, desiderio che già nel 1582 e a inizio Seicento, era stato inoltrato, ma senza successo. L'iter fu nuovamente rallentato dagli eventi politici internazionali e da "pressioni campanilistiche"[5] di altre città che reclamavano la sede episcopale. Finalmente, dopo il congresso di Vienna si diede attuazione alle prime decisioni.

Caltagirone divenne così diocesi il 12 settembre 1816 con la bolla Romanus Pontifex di papa Pio VII, ricavandone il territorio dalla diocesi di Siracusa. Originariamente era suffraganea dell'arcidiocesi di Monreale.

I primi vescovi organizzarono la nuova diocesi e nella sua relazione per la visita ad limina del 1859 il vescovo Luigi Natoli poteva dichiarare che «sebbene di recente erezione», la diocesi aveva «tutto quanto può desiderarsi in una ben ordinata diocesi».[6] Lo stesso vescovo fece per due volte la visita pastorale della diocesi, promuovendo associazioni laicali e consigli di amministrazione per la gestione dei beni ecclesiastici; la sua politica filoborbonica lo costrinse a vivere in esilio per alcuni anni dopo l'Unità d'Italia. Nel 1867 la diocesi rimase vacante per il trasferimento di mons. Natoli all'arcidiocesi di Messina; la sede vacante si protrasse per i tentativi del governo liberale di intervenire nella nomina dei vescovi, che era soggetta all'exequatur e alla pretesa di subentrare nel regio patronato ai precedenti monarchi, ossia di godere del diritto di presentazione dei vescovi. Dopo la frattura tra Chiesa e Stato con la presa di Porta Pia del 20 settembre 1870, la Santa Sede rifiutò di concordare le nomine dei vescovi e fra il 1871 e il 1872 procedette a nomine unilaterali per le diocesi siciliane, scegliendo per Caltagirone Antonino Morana (1872-1875). Ancora nel 1875 non aveva ricevuto l'exequatur e pertanto aveva ricevuto l’ingiunzione di lasciare il palazzo episcopale. Un'eventuale resistenza avrebbe potuto comportare non solo l'uso della forza, ma anche l'allontanamento coatto dalla diocesi e l'affidamento della diocesi a un vicario capitolare.[7]

Il suo successore mons. Giovanni Battista Bongiorno ebbe rapporti difficili con il suo clero e con le autorità civili a tal punto che la Santa Sede lo costrinse dapprima a lasciare la sede e poi a dare le dimissioni, nominando amministratore apostolico Giuseppe Benedetto Dusmet, arcivescovo di Catania. Il vescovo Saverio Gerbino (1887-1898) celebrò il primo sinodo diocesano e organizzò il seminario.

Il 20 maggio 1844 per effetto della bolla In suprema di papa Gregorio XVI acquisì l'odierno assetto territoriale ed entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Siracusa: cedette i comuni di Butera, Mazzarino, Niscemi, Riesi e Terranova alla diocesi di Piazza Armerina, acquisendo contestualmente i comuni di Ramacca dalla diocesi di Catania e di Mirabella Imbaccari dalla diocesi di Piazza Armerina.[8]

Nel Novecento si distinsero, per a loro opera, i vescovi Damaso Pio De Bono (1898-1925), che riuscì ad ottenere definitivamente i locali per l'episcopio, la curia e il seminario presso l'ex convento di San Francesco d'Assisi; il milanese Giovanni Bargiggia (1927-1937), che indisse un secondo sinodo (1933) e un congresso catechistico diocesano (1936); Pietro Capizzi (1937-1960), che per cinque volte compì la visita pastorale e indisse le missioni popolari nella quaresima 1947.

Dal 2 dicembre 2000, in forza della bolla Ad maiori consulendum di papa Giovanni Paolo II, la diocesi è diventata suffraganea dell'arcidiocesi di Catania elevata a sede metropolitana.

Il 20 marzo 2010 per la prima volta un vescovo, Calogero Peri, ha ricevuto la consacrazione episcopale nella cattedrale di Caltagirone.

Cronotassi dei vescovi[modifica | modifica wikitesto]

Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

Vescovi oriundi della diocesi[modifica | modifica wikitesto]

Statistiche[modifica | modifica wikitesto]

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 139.907 persone contava 134.349 battezzati, corrispondenti al 96,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 151.200 151.600 99,7 150 121 29 1.008 34 196 41
1959 162.500 162.850 99,8 157 123 34 1.035 44 268 47
1969 159.126 159.639 99,7 140 98 42 1.136 51 256 56
1980 168.500 170.600 98,8 113 89 24 1.491 27 195 59
1990 152.197 154.400 98,6 106 87 19 1.435 23 173 60
1999 154.545 156.976 98,5 95 83 12 1.626 5 13 145 59
2000 153.146 155.587 98,4 96 84 12 1.595 6 14 151 57
2001 153.524 156.026 98,4 93 81 12 1.650 8 13 147 57
2002 155.113 157.690 98,4 86 77 9 1.803 8 10 139 57
2003 154.983 157.729 98,3 86 77 9 1.802 8 13 134 57
2004 154.323 157.082 98,2 88 78 10 1.753 9 13 133 57
2006 151.430 154.290 98,1 89 77 12 1.701 9 15 121 57
2013 145.467 151.745 95,9 86 73 13 1.691 11 26 105 57
2016 141.638 149.618 94,7 84 72 12 1.686 13 25 79 57
2019 137.237 146.290 93,8 83 72 11 1.653 14 13 49 57
2021 134.349 139.907 96,0 86 75 11 1.562 13 12 53 57

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dal sito web del santuario.
  2. ^ Dal sito web della diocesi.
  3. ^ Gaetano Zito, Nascita di una diocesi: Noto (1778-1844), in Synaxis XVI/2 (1998), p. 574.
  4. ^ Zito, Nascita di una diocesi..., pp. 576-577.
  5. ^ Zito, Nascita di una diocesi..., p. 578.
  6. ^ Dal sito BeWeb - Beni ecclesiastici in web.
  7. ^ Gaetano Zito, L'arcivescovo Guarino, la Santa Sede e le Chiese di Sicilia. Nomine vescovili tra regio patronato ed exequatur, in Il cardinale Giuseppe Guarino e il suo tempo. Chiesa, movimenti, istituzioni civili nella Sicilia di fine Ottocento, a cura di Cesare Megazzù e Giovan Giuseppe Mellusi, Atti del Convegno di studi, Messina 16-17 marzo 2012, Messina, 2013, pp. 257-260, 272, ISBN 978-88-87617-56-6
  8. ^ (LAIT) Bolla In suprema, in Collezione degli atti emanati dopo la pubblicazione del Concordato dell'anno 1818, parte X, Napoli, 1847, pp. 122–14
  9. ^ Nominato vescovo titolare di Flaviopoli.
  10. ^ Nominato vescovo titolare di Troade.
  11. ^ Nominato arcivescovo titolare di Amorio.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]