Viaggio di Hitler in Italia

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I reparti militari in Via dell'Impero.

Il viaggio di Hitler in Italia fu un grande evento organizzato nel 1938 per celebrare l'alleanza tra Italia e Germania nell'Asse Roma-Berlino. Nel maggio 1938 Hitler, cancelliere da cinque anni, visitò Roma, Napoli e Firenze, accompagnato da Benito Mussolini, da Vittorio Emanuele III e dalle autorità civili e militari dell'Italia fascista.

Il neo cancelliere tedesco assieme a Mussolini, a Venezia nel 1934.

Premessa[modifica | modifica wikitesto]

Il primo incontro ufficiale fra i due dittatori avvenne nel 1934, quando il neo Führer Adolf Hitler si recò a Venezia per incontrare Benito Mussolini, che il Cancelliere considerava un modello politico: il 28 ottobre 1922 Mussolini compì la Marcia su Roma, a seguito della quale riuscì ad ottenere la carica di Capo del Governo, così Hitler, vedendo il successo che ebbe il futuro alleato, tentò anche lui di prendere il potere, non muovendo però verso Berlino ma cercando di occupare la città di Monaco di Baviera con il Putsch di Monaco, nel 1923. Dieci anni dopo, a seguito di una grossa crisi economica, il Partito nazionalsocialista riuscì ad ottenere la maggioranza nelle elezioni, motivo per cui Hitler diventò Cancelliere e poi nel 1934 Capo di Stato, a seguito della morte di Paul Von Hindenburg[1].

Successivamente, essendo due nazioni con governo nazi-fascista, Italia e Germania iniziarono una corrispondenza diplomatica che si sviluppò ancora di più con la Guerra d'Etiopia: nel 1935 le truppe del Regio Esercito invasero l'Impero etiope e di conseguenza l'Italia venne sanzionata dalla Società delle Nazioni. Guastatisi così i rapporti diplomatici con Regno Unito e Francia, fautrici delle sanzioni, Mussolini decise di interessarsi alle relazioni con la Germania nazista, che aveva sostenuto l'impresa italiana, e che era in contrasto con gli anglo-francesi riguardo all'occupazione militare della Renania e, successivamente, alle mire espansionistiche tedesche verso l'Austria. Nel 1936 Mussolini annunciò la nascita dell'alleanza fra l'Italia fascista e la Germania nazista, chiamata ''Asse Roma-Berlino", che nel 1939 diventerà poi "Patto d'Acciaio" ed infine il "Patto tripartito", formato da Italia, Germania e Giappone [2][3].

La visita di stato di Hitler in Italia del 1938 fu un'occasione per mostrare al mondo intero la nuova alleanza; inoltre Mussolini voleva mostrare ad Hitler la grandezza dell'Italia, organizzando parate, riviste ed esercitazioni militari dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, e facendogli visitare numerosi luoghi d'arte romana e fascista. Inoltre il tour del Cancelliere avrebbe dovuto frenare alcune nuove tensioni fra i due paesi, causate dall'annessione dell'Austria da parte della Germania;[4] Mussolini infatti preferiva confinare con un paese neutrale e sostanzialmente amico come l'Austria, invece che il Terzo Reich, ovvero uno stato potente ed "ingombrante" [5].

Itinerario[modifica | modifica wikitesto]

Filiberto, Duca di Pistoia poi di Genova.

3 maggio, l'arrivo in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Partito in treno da Berlino, Hitler arriva alle 8.00 del mattina alla Stazione del Brennero dove venne accolto da Filiberto, Duca di Pistoia, rappresentante del Re, e Achille Starace, Segretario del PNF, rappresentante del Duce. Passata in rivista la compagnia d'onore, Hitler ed il suo seguito riparte e attraversa diverse città italiane; Bolzano, Verona, Bologna, dove il suono di trecento locomotive accoglie i visitatori tedeschi. Alle 20.30 il corteo giunge alla Stazione di Roma Ostiense di Roma, dove sulla banchina attendono il Re, Mussolini, il Conte Ciano ed altre autorità.[6] Dopo aver passato le truppe d'onore, un corteo di carrozze reali conducono gli ospiti al Palazzo del Quirinale, la residenza del re, dove è stato preparato un appartamento per Hitler. Inoltre si decise di illuminare tutto il tragitto così che Hitler potesse fin dal primo giorno vedere i grandi monumenti della capitale.

4 maggio, la visita della capitale[modifica | modifica wikitesto]

La deposizione della corona sulla Tomba del Milite Ignoto, l'Altare della Patria.

Al mattino Mussolini assieme ai ministri Ciano, Starace ed Alfieri, si reca al Quirinale, dal quale a bordo di un auto scoperta, una Lancia Astura Ministeriale, esce con l'alleato tedesco per recarsi al Pantheon dove rende omaggio alle tombe dei Savoia, mentre subito dopo viene scortato all'Altare della Patria per porre una corona sulla Tomba del Milite Ignoto. Nel pomeriggio Hitler assiste assieme a Mussolini ad una manifestazioni di giovani fascisti a Centocelle, nella periferia romana;[4] successivamente incontrano la comunità tedesca, residente a Roma, presso la Basilica di Massenzio.

Infine per la sera fu organizzata una fastosa cena regale con oltre duecento invitati fra cui il Re, la Regina, Hitler, Himmler, Ribbentrop, la principessa Maria di Savoia, Filippo d'Assia e la moglie, Mafalda di Savoia la quale era seduta di fianco ad Hitler.

Dopo il banchetto, alle 22.30 Hitler partì per raggiungere la città di Napoli, per poi ritornare nella capitale due giorni dopo.

Hitler e Mussolini sulla Corazzata Cavour, nel Golfo di Napoli.

5 maggio, la rivista della Marina[modifica | modifica wikitesto]

Piazza del Plebiscito, addobbata con gli emblemi di Casa Savoia, del fascismo e della Germania (scudi sabaudi, fascio littorio e svastiche).
La tribuna reale durante la parata, in prima fila da sinistra: Mussolini, Hitler, il Re e la Regina; in seconda fila, da sinistra: Von Ribbentrop, Goebbels, Hess e Himmler (volto nascosto dal cappello della regina Elena)

Alle 10.00 del mattino Hitler giunge in treno tedesco alla Stazione di Napoli Mergellina da dove poi parte in auto per raggiungere il porto, accompagnato da Vittorio Emanuele III. Imbarcatosi poi su di una lancia con il Re ed il Principe del Piemonte, Hitler sale poi sulla corazzata Cavour, dove è ricevuto da Mussolini, per assistere alla grande rivista militare della Regia Marina. Sul molo di San Vincenzo erano ormeggiate la Cavour e la Cesare, mentre fuori dal porto stanziavano i transatlantici Rex, Saturnia, Roma ed Esperia i quali contenevano numerosi spettatori, che si trovavano anche su alcuni piroscafi, posteggiati fino a Portici. La rivista della marina iniziò quando il cacciatorpediniere Da Recco lasciò gli ormeggi, a seguire vi furono numerosi torpedinieri, MAS e la prima squadra, composta da caccia, corazzate e incrociatori, mentre alcuni aerei passavano sopra la formazione navale. Successivamente la Regia Marina diede prova di un possibile conflitto, così che, in prossimità di Capri, si svolsero attacchi di torpedinieri, tiri di incrociatori e caccia contro una nave bersaglio radiocomandata. Dopo una rivista da parte delle corazzate, dieci colonne di 90 sommergibili giunsero fino alle navi, per poi immergersi ed in un secondo momento ritornare in superficie[7]. Ovviamente la parata militare, svoltasi nel Golfo partenopeo, era un occasione per dare prova agli ospiti tedeschi, e alleati, della grande potenza della marina e del suo addestramento[8], difatti era già nota l'inferiorità della Marina nazista.

La rivista militare a cui Hitler assistette fu una delle più grandi ed importanti della marina italiana, per numero e per mezzi, un totale di duecento unità. Il soggiorno di Hitler a Napoli terminò con un banchetto regale a Palazzo Reale, seguito da uno spettacolo al Teatro di San Carlo. Alle 22.00 Hitler riparte in treno per Roma.

6 maggio, la grande parata dei Fori Imperiali[modifica | modifica wikitesto]

Al mattino un corteo di automobili scoperte, recanti autorità italiane e tedesche, si dirigeva verso le vie dei Fori Imperiali e di San Gregorio, dove si sarebbe svolta la grande parata militare, e Hitler, dopo aver passato in rassegna la compagnia d'onore nel piazzale del Circo Massimo assieme al Re, si recò anche lui alla tribuna reale per assistere alla sfilata. Fra gli ospiti presenti vi erano, oltre al Re, Hitler e Mussolini, la Regina , il Generale Emilio de Bono, il Maresciallo Badoglio, il Ministro degli Esteri tedesco Ribbentrop e quello italiano Ciano, Rudolf Hess, il ministro Goebbels, il Presidente del Senato Costanzo Ciano, le principesse Mafalda e Maria Francesca e molte altre autorità civili e militari italo-tedesche. A sfilare dinnanzi alle varie personalità furono numerose corporazioni e truppe di differenti corpi delle Forze armate italiani, i primi furono le formazioni della gioventù italiana del Littorio, Balilla poi delle centurie di lavoratori, truppe della Regia Marina, MVSN, Corpo degli Alpini, Bersaglieri, Regio Esercito, Carabinieri, Regia Aeronautica, accademisti, avanguardisti in tutto 30.000 soldati. Presenti anche i reparti di cavalleria, artiglieria, fanteria e motorizzati, che sfilarono per un totale di 400 carri armati.

Per il pomeriggio invece Hitler e Mussolini si recano al Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale, per visitare la Mostra augustea della romanità che venne aperta dal Governo fascista tra il 1937 ed il 1938 in occasione del Bimillenario Augusteo, ovvero i 2000 anni dalla nascita dell'Imperatore Augusto (23 settembre 63 a.C.). Successivamente Hitler partecipa ad un ricevimento in Campidoglio, assieme alla famiglia reale, per poi recarsi alla sera a Villa Borghese, dove, nella Piazza di Siena, assiste ad un grande spettacolo folcloristico di danze popolari, seguito poi dal carosello storico dei Carabinieri.

7 maggio, la visita dell'Arte romana[modifica | modifica wikitesto]

L'Ara Pacis di Roma.

Il programma prevede una visita alle Terme di Diocleziano ed all'Ara Pacis; nel febbraio 1937 il Consiglio dei Ministri, in vista del bimillenario della nascita di Augusto, decretò la ripresa dello scavo per l'Ara Pacis, con l'impiego di tecniche all'avanguardia. Hitler e Mussolini arrivano poi a Villa Borghese per visitarne il museo, con grandi opere d'arte.[9]

Infine per la sera, un grande bacchetto organizzato da Mussolini a Palazzo Venezia durante il quale Hitler pronuncia un discorso dal grande significato politica, rassicura infatti gli italiani che se anche ha appena l'Austria, non ha alcune mire sull'Alto-Adige: "È mia incrollabile volontà ed è anche mio testamento politico al popolo tedesco, che consideri intangibile per sempre la frontiera delle Alpi eretta tra noi dalla natura. Sono certa che per Roma e per la Germania ne resulterà un avvenire glorioso e prospero. Duce! Così come Voi e il Vostro popolo vi siete mantenuti fedeli all'amicizia con la Germania in giornate decisive, così io ed il mio popolo siamo pronti a dimostrare la stessa amicizia all'Italia in ore difficili."

Una veduta del Castello degli Odescalchi a Santa Marinella.

8 maggio, le manovre militari[modifica | modifica wikitesto]

Il Re, Hitler e Mussolini si dirigono a Furbara, nord di Roma, per assistere ad un'esibizione della Regia Aeronautica, che consistettero in una serie di acrobazie collettive e giochi vertiginosi, eseguiti da quattro squadriglie di caccia, che da prova di un combattimento ed un bombardamento. Poi vi è una dimostrazione aeronavale nel porto antistante, dove alcuni aerei attaccano due vecchi piroscafi. Finita l'esercitazione, il corteo muove verso Santa Marinella per un'ulteriore rivista militare, questa volta da parte del Regio Esercito che doveva mettere in evidenza la forze della fanteria, dei tiri d'artiglieria; le truppe vennero divise in due squadre, una rappresentata da una bandierina rossa e l'altra da una azzurra, le due squadre così misero in atto un possibile attacco.[10]

Alle 11.35 le manovre iniziano, per poi finire alle 12.15 quando Hitler e il Re lasciano in auto la tribuna, per recarsi al Castello dei Principi Odescalchi, sempre a Santa Marinella, dove sono ospiti per colazione. Tale evento è ricordato su di una lapide che porta questa iscrizione:"L'8 maggio 1938 A. XVI. (anno sedicesimo dell'era fascista) in occasioni delle esercitazioni militari, in questo castello si ritrovo a convegno S.M il Re Vittorio Emanuele III Imperatore d'Etiopia, il Fuhrer Adolfo Hitler, il Duce Benito Mussolini". La giornata si conclude allo Stato Olimpico di Roma con una manifestazione di giovani fascisti.

Una veduta del Giardino di Boboli.

9 maggio, l'arrivo a Firenze[modifica | modifica wikitesto]

A bordo di una carrozza reale, Hitler, accompagnato dal Re, lascia il Palazzo del Quirinale e percorrendo le vie romane fra una folla acclamante, arriva alla Stazione Termini e dopo aver passato la compagnia d'onore dei Granatieri, scambia i saluti col sovrano e si congeda da Mussolini, col quale si troverà poche ore dopo a Firenze. Arrivato nella città fiorentina, Hitler viene accolto dal Capo del Governo, col quale poi giunge a Palazzo Pitti, da dove poi il corteo si sposta verso la Basilica di Santa Croce e alla Cripta dei Caduti nella piazza antistante. Passando poi per il Piazzale Michelangelo, Mussolini ed il Cancelliere si recano al Giardino di Boboli, per assistere ad uno spettacolo folcloristico dei giuochi storici di Firenze, Siena, Pisa ed Arezzo.[11]

Successivamente l'ospite tedesco visita la galleria di Palazzo Pitti, la celebre Galleria degli Uffizi e Palazzo Vecchio, sul cui balcone Hitler e Mussolini si affacciano per salutare l'enorme folla, riunitasi in Piazza della Signoria. Infine il Cancelliere, dopo aver soggiornato in Italia per quasi sette giorni, saluta Mussolini e parte per Berlino, dove sarà accolto trionfalmente.[12]

Considerazioni[modifica | modifica wikitesto]

Gli assenti[modifica | modifica wikitesto]

Papa Pio XI (1857-1939)

Papa Pio XI[modifica | modifica wikitesto]

Al tempo della visita del Capo di stato tedesco, il Papa in carica era Pio XI dal 1922, il quale pretese che Hitler chiedesse ufficialmente di essere ricevuto in Vaticano e che si impegnasse a non perseguitare più i cattolici tedeschi, ma Hitler rifiuta e di conseguenza il Pontefice lascia San Pietro e parte per Castel Gandolfo, dando ordine di chiudere le porte vaticane, così che il Cancelliere non potesse visitare né la Cappella Sistina, né i Musei Vaticani.

La firma del Reichskonkordat.

Quasi un anno prima, il 10 marzo 1937, il Papa emanò l'enciclica "Mit brennender Sorge", tradotta in italiano "Con viva ansia", in cui attaccava Hitler ed il Nazionalsocialismo, i quali non vedevano di buon grado il cattolicesimo, poiché non accettavano un'istituzione autonoma, la cui legittimità non fosse ancorata allo Stato, quindi il Governo voleva subordinare la Chiesa allo Stato. Nel 1933 il Cardinale Pacelli, futuro Pio XII, e Franz von Papen, Vice-Cancelliere del Reich, siglarono il Reichskonkordat in cui la Germania raggiungeva una proscrizione completa da tutte le interferenze clericali in campo politico (articoli 16 e 32). Esso inoltre assicurava la lealtà dei vescovi allo Stato attraverso un giuramento e richiedeva che tutti i preti fossero tedeschi e soggetti ai superiori tedeschi. Restrizioni furono anche poste alle organizzazioni cattoliche. Appena prima della firma del fra il Governo hitleriano e San Pietro, la Germania aveva firmato accordi simili con le maggiori confessioni protestanti tedesche.

Il pensiero hitleriano era che la religione fosse incompatibile col Nazionalsocialismo e infatti Hitler decise di rinviare l'eliminazione delle chiese cristiane a dopo la fine della guerra, anche se comunque fece ripetutamente alcune dichiarazioni ostili contro la Chiesa. Molti nazisti ritenevano che i cattolici fossero insufficientemente patriottici o che addirittura che fossero sleali verso la Nazione e di essere al servizio di "forze straniere ostili".

Il giorno in cui Hitler arrivò a Roma, il 3 maggio 1938, il Pontefice si trovava a Castel Gandolfo, dove avendo l'occasione di incontrare delle giovani coppie di sposi, pronunciò delle accuse contro la croce uncinata dei nazisti e si lamentò per la grande presenza di bandiere con svastiche, sventolanti per tutta Roma. Pio XI proclamò poi: "Tristi cose avvengono, sventola su Roma l'insegna di un'altra croce, che non è la croce di Cristo". Queste parole pronunciate dal Papa suscitarono impressione in tutto il mondo, tanto che finirono su alcuni giornali internazionali come il "The Washington Post". In Italia, sul giornale di Mussolini, il "Popolo d'Italia", il Vescovo di Roma venne accusato di servirsi della croce di Cristo come un arma. Hitler era furioso; molti dicono di non escludere che la morte di Pio XI, avvenuta nove mesi dopo, potesse centrare[forse entrarci? avere che fare?] con gli avversari di Roma e Berlino[avversari dei due paesi o del papa?]. Il medico papale al tempo era Francesco Petacci, ovvero il padre di Claretta Petacci, l'amante di Benito Mussolini.

Italo Balbo e Dino Grandi[modifica | modifica wikitesto]

Italo Balbo, Maresciallo dell'Aria.

Gli altri assenti di rilievo furono due esponenti del regime fascista, noti per le loro ostilità nei confronti di Hitler e della Germania, ovvero Dino Grandi, che al tempo era ambasciatore a Londra, e Italo Balbo, Governatore della Libia italiana, il quale contribuì allo sviluppo della Regia Aeronautica e protagonista di celeberrime imprese aeree. Essendo anche Maresciallo dell'Aria, Balbo avrebbe potuto almeno partecipare alle manovre aviatorie di Furbara, ma all'inizio del maggio del 1938 partì da Tripoli per poi atterrare in Kenya, dove fu ospite delle autorità inglesi. Dino Grandi, ex Ministro degli Esteri, rimase a Londra. Mussolini preferì tutti e due i personaggi lontano da Roma [13].

Italo Balbo morì il 29 giugno 1940, pochi giorni dopo l'entrata in guerra dell'Italia, mentre si trovava sul suo aereo il quale fu abbattuto dalla contraerea amica. L'episodio fu dichiarato come un incidente. Dino Grandi invece fu l'autore della caduta ufficiale di Mussolini, difatti nell'estate del 1943 il regime fascista era ormai in cattiva luce e la situazione peggiorò con l'invasione della Sicilia da parte degli Anglo-americani; la notte fra il 24 ed il 25 luglio Mussolini presidiò l'ultimo Gran Consiglio del Fascismo, durante il quale Mussolini venne messo in minoranza ed il giorno dopo fu arrestato a Villa Savoia su ordine del Re, il quale accettò le dimissioni dell'ex Capo di Governo. In tutto questo il Presidente Grandi fu l'autore dell'ordine del giorno Grandi che quella notte portò la fine del ventennio mussoliniano.

La presenza di Casa Savoia[modifica | modifica wikitesto]

Giungendo in Italia, il Führer fu ospite di Vittorio Emanuele III, più che di Mussolini, dato che Hitler era capo di Stato, mentre Mussolini era formalmente Presidente del Consiglio dei Ministri, dovendo quindi camminare dietro al re, a meno che quest'ultimo non lo invitasse a superarlo. La sera del 3 maggio, appena uscito dalla stazione, il Cancelliere salì sulla carrozza del Re e Mussolini se ne andò in automobile, per non subire l'umiliazione di stare dietro rispetto al re e all'ospite.

Durante tutta la visita, il sovrano fu molto puntiglioso per quanto riguarda il cerimoniale, poiché volle chiarire che, come Re d'Italia, occupava un posto più in alto di Mussolini, al quale un mese prima era stato equiparato venendo nominato, come Mussolini, "Primo maresciallo dell'Impero"; questo era il più alto grado delle Forze armate che in genere avrebbe dovuto detenere unicamente Sua Maestà. Si dice inoltre che, vista la situazione intollerabile, essere pari grado a Mussolini, minacciò anche di abdicare per protesta.[14]

Bandiera del Regio Esercito, portata in parata dai Reggimenti.

Per tutto il soggiorno italiano, Adolf Hitler notò quanto valesse il ruolo di Mussolini e quanto fosse importante l'autorità di Vittorio Emanuele; Mussolini era formalmente solo Capo del Governo mentre il Cancelliere tedesco era Capo assoluto della Germania, quindi nessuno poteva formalmente rimuoverlo, a differenza della politica italiana, in cui il Re poteva rimuovere il Duce come effettivamente poi accadde il 25 luglio 1943. La delegazioni hitleriana, Hitler e i suoi gerarchi, notarono come il Re fosse visibilmente superiore a Mussolini e come la monarchia italiana fosse più marcata e superiore al regime. Durante la grande parata del 6 maggio lungo i Fori Imperiali, la tribuna "reale" porta le insegne di Casa Savoia non quelle del fascismo, accanto erano schierati i Corazzieri del Re non i moschettieri del Duce, i soldati che sfilavano avevano giurato fedeltà al sovrano non a Mussolini, sulle divise vi erano le stellette e non i fasci, le bandiere dei reggimenti avwevano lo stemma sabaudo senza fascio.[15]

Ritornato in Germania, come cita il diario di Goebbels, Hitler compì un'espulsione di tutti i militari e funzionari tedeschi che mostravano tendenze monarchiche. I tedeschi così si resero conto che in Italia il potere era diviso e che l'autorità di Mussolini era meno stabile di quanto si potesse pensare.

L'esibizione delle Forze armate[modifica | modifica wikitesto]

Col giungere di Hitler in Italia, Mussolini voleva far vedere all'alleato la potenza militare del Regno italiano; la più grande sfilata e manovra militare organizzata durante la visita, fu la rivista della Regia Marina nel Golfo di Napoli, il 5 maggio 1938, durante la quale però si nota che fra le varie tipologie d'imbarcazioni non sono presenti le portaerei, le quali sarebbero tornate utili durante la Seconda guerra mondiale. Per quanto riguarda le forze terrestri, se ne ha prova durante la parata dei Fori Imperiali, il 6 maggio, quando Hitler ammira molti e differenti reparti militari, che in quei ultimi tempi avevano adottato il "passo dell'oca", ribattezzato da Mussolini come "passo romano". Sfilano anche i reparti autotrasportati, ancora poco presenti all'interno dell'Esercito, e anche i veicoli blindati, rappresentati dai piccoli carri "L3", costruiti dall'Ansaldo, le cui corazze possono resistere ai colpi di fucile e mitragliatrice [16].

A Furbara appaiono numerosi aerei che sono in grado di compiere ardite evoluzioni, grazie all'eccellente addestramento dei piloti; anche se viene simulato un bombardamento aereo su di una vecchia nave, molti velivoli sono obsoleti e l'aviazione nel complesso non è all'altezza di quella tedesca o tanto meno quella inglese. Dopo la sfilata aerea, Hitler assiste a Santa Marinella alle manovre dell'Esercito dove nota che la potenza di fuoco della fanteria italiana è inferiore ai corrispondenti reparti francesi o tedeschi. Comunque i tedeschi rimangono molto impressionati, positivamente, dalla forza della marina italiana [17].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Hitler a Venezia, su fattiperlastoria.it.
  2. ^ Il Patto d'Acciaio, su library.weschool.com.
  3. ^ Il rapporto fra il Fuhrer ed il Duce, su youmovies.it.
  4. ^ a b Approfondimento: Roma, 4 maggio 1938 La visita di Hitler al campo aereo di Centocelle | Fondo Mario De Renzi, su www.fondoderenzi.org. URL consultato il 28 maggio 2024.
  5. ^ I rapporti per l'Austria, su passaggilenti.com.
  6. ^ "2 maggio 1938 - Viaggio Hitler in Italia", su archivio.quirinale.it.
  7. ^ La rivista della Regia Marina, 1938, su trentoincina.it.
  8. ^ L'importanza dell'evento, su trentoincina.it.
  9. ^ La celebrazione dell'arte romana, su journalchc.com.
  10. ^ Esercitazioni a Santa Marinella, su ilcorrieredeltirreno.it (archiviato dall'url originale l'11 maggio 2010).
  11. ^ Il Fuhrer a Firenze, su youtube.com.
  12. ^ Il ritorno a Berlino, su youtube.com.
  13. ^ L'assenza di Balbo e Grandi, su youtube.com.
  14. ^ La monarchia italiana, su youtube.com.
  15. ^ La superiorità del Re, su youtube.com.
  16. ^ Le manovre militari, su youtube.com.
  17. ^ La Regina Marina, su youtube.com.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]