Eccidio di Boschi di Barbania

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Eccidio di Boschi di Barbania
eccidio
La frazione Boschi dopo l'incendio
TipoEsecuzione di sette civili prigionieri
Data3-5 settembre 1944
LuogoBarbania
StatoBandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
ObiettivoPopolazione civile
ResponsabiliBrigata Nera "Ather Capelli", X MAS, Waffen Grenadier Brigade
Motivazionerappresaglia

L'Eccidio di Boschi di Barbania fu un episodio della guerra partigiana conclusosi tragicamente per i civili.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dall'inizio di settembre ai primi giorni di ottobre 1944 le brigate naziste Waffen Grenadier avviarono nelle Valli di Lanzo e nell'Alto Canavese una vasta operazione di rastrellamento denominata Strasburgche.
Il 3 settembre[1] o il giorno successivo secondo altra fonte[2], due motociclisti della RSI vennero attaccati da alcuni partigiani mentre transitavano sulla strada da Nole e Barbania, nei pressi della frazione Boschi: uno cadde ferito gravemente, l'altro riuscì a ripartire, minacciando gli abitanti che sarebbero tornati in forze per distruggere il paese. Buona parte degli abitanti fuggì precipitosamente, nascondendosi nei boschi. Qualche ora dopo i fascisti giunsero in forze, saccheggiando e prendendo alcuni prigionieri.[1] Verso sera giunse in soccorso la brigata partigiana Moro, composta da circa quaranta uomini: iniziò un intenso combattimento contro i fascisti che, dopo aver saccheggiato le abitazioni, si erano asserragliati in una trattoria facendosi scudo con i civili prigionieri.[1] Nel corso della notte i partigiani dovettero ritirarsi verso Corio per rinforzare la resistenza contro l'operazione Strasburgche: in seguito dichiararono di aver ucciso diciassette fascisti.[1]

Il giorno successivo giunsero alcuni automezzi e tre autoblinde della I Brigata Nera "Ather Capelli", della X MAS e della Waffen-Grenadier-Brigade-SS, che incendiarono le case con i lanciafiamme, distruggendone 79 su 83, tra cui la scuola, e spararono colpi di mortaio anche nei boschi dove si era rifugiata la popolazione.[1][2]

Vennero catturati sette abitanti del luogo che erano rientrati nelle loro case: cinque furono immediatamente fucilati sul posto, altri due poco dopo a Front .[1]

Le vittime[modifica | modifica wikitesto]

Aimone Chiorat Giacomo, ucciso a Boschi di Barbania
Balma Giorgio, cieco, ucciso a Boschi di Barbania
Balma Michele, cieco, figlio di Giorgio, ucciso a Boschi di Barbania
Balma Giuseppe, cieco, figlio di Giorgio, ucciso a Boschi di Barbania
Balma Giuseppe, ucciso a Boschi di Barbania
Aimone Giacomo, ucciso a Front
Aimone Sandrino, figlio di Giacomo, ucciso a Front

L'ANPI ricorda l'eccidio presso il monumento eretto sul luogo della strage.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Pierfelice Ronco, in Canavèis n. 33, Castellamonte, Baima e Ronchetti, 2018.
  2. ^ a b Atlante delle Stragi Naziste e Fasciste in Italia, articolo di Barbara Berruti, su straginazifasciste.it.
  3. ^ Manifestazione svolta ad anni alterni con quella nel capoluogo

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

T. De Mayo-V. Viano, Il prezzo della libertà, Anpi' Cuorgnè, 1977.
F. Brunetta, Macchie di Sangue, il Risveglio Editore, 2015.
Patria Indipendente, mensile Anpi, 7 ottobre 1990.
Gloria Maggioni, Il Notiziario, ottobre 1996, Barbania.
M. Data, La valle dei ribelli, Baima-Ronchetti & C., Castellamonte 2016.
T. Vottero Fin, Resistenza partigiana nelle valli di Lanzo, Edizioni CDA, Torino 1994.
Archivio storico del Comune di Barbania.