Corti del Rinascimento

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Il termine corte designa un luogo chiuso, ma anche la sfera occupata dal principe o signore del luogo, da sua moglie, dalla sua casa, dai suoi cortigiani e dai membri del suo entourage che agiscono sotto la sua autorità. I confini di questa corte corrispondono ai limiti oltre i quali il suo potere e la sua autorità non sono più esercitati. Il castello o palazzo, generalmente situato al centro di questo territorio, è sia la residenza principale del sovrano che il centro militare, amministrativo e finanziario del territorio.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La corte di Ludovico il Moro, Giuseppe Diotti, Lodi, Museo Civico, 1823.
La corte di Ludovico III Gonzaga: Andrea Mantegna, Camera degli Sposi, Mantova, 1465-1474.

Il castello o il palazzo si trovano nel cuore del luogo, circondato da edifici amministrativi, religiosi e militari. Lo spazio può essere circondatao da costruzioni difensive. Ma la sensazione di reclusione e isolamento deriva più dall’atteggiamento delle élite al potere che dal carattere “chiuso” della corte. Per autorità divina, i sovrani erano più o meno accessibili e conservavano vigili i loro privilegi.[1]

La corte, tuttavia, non era isolata dal mondo esterno. Il suo numeroso personale cambiava regolarmente, i visitatori, inclusi diplomatici e ambasciatori, si spostavano di corte in corte. Inoltre, i vincoli matrimoniali avevano tessuto una vera e propria rete tra le diverse corti. I figli naturali venivano regolarmente sposati con la bassa nobiltà. Il principe finanziava sia progetti comunali che ordini religiosi. Quando la corte si muoveva, molti membri del personale la seguivano.

Il ruolo dei cortigiani era determinato dal sovrano e dalla sua famiglia. Se il potere supremo spettava al principe, gli amministratori di corte godevano di una certa autonomia e i progetti architettonici e le opere artistiche erano il più delle volte affidati a intermediari competenti. Il potere di una corte e del suo sovrano veniva valutato dalla capacità di saper aggiungere e trattenere i migliori specialisti di cui aveva bisogno in tutti i campi, in particolare militare e artistico. L'adesione a una corte ha permesso loro di ottenere un riconoscimento finanziario e sociale. Alcuni cortigiani a volte lavoravano per la corte e per datori di lavoro esterni. Gli artisti si spostavano da una corte all'altra, il che ebbe l'effetto di consentire alle tecniche di diffondersi rapidamente e agli stili regionali di diffondersi.[1]

La corte durante il Rinascimento rimase segnata dalle divisioni sociali. L'arte di corte è praticata da un'élite per un pubblico d'élite. Così, per il rinnovamento di Milano, che Leonardo da Vinci progettò su richiesta del duca Sforza, immaginò che la parte alta della città, rivolta al sole, fosse riservata alla corte e alla nobiltà mentre la parte bassa e ombreggiata fosse riservata al popolo e ai poveri.[1]

Anche se mantennero stretti contatti con le corti straniere con le quali si allearono attraverso il matrimonio, durante il Rinascimento le corti italiane rimasero piccole e non ebbero autorità internazionale. Solo l'arte permetteva loro di competere con i vicini.[1]

La maggior parte dei principi italiani erano condottieri, che fecero fortuna affittando le proprie capacità militari e le proprie truppe ad altre potenze italiane. La ricchezza di alcune corti, come quella di Urbino, deriva essenzialmente da questa attività. Se i giovani principi furono quindi addestrati alle armi, dal 1440 ricevettero anche un'educazione umanistica, mescolando ideali cavallereschi con esempi di politica e strategia militare dell'antichità. Studiavano poi grammatica, retorica, poesia, storia e filosofia, possibilmente in latino, la lingua delle élite colte.[1]

Le mogli dei sovrani, la maggior parte dei quali aveva ricevuto anche un'educazione umanistica, avevano un ruolo limitato, soprattutto come mecenate. Le spese pubbliche erano prerogativa dei marit, che sostanzialmente assegnavano loro le somme che permettevano loro di far fronte alle spese della casa. Fa eccezione la corte di Ferrara, dove il duca permetteva alle donne di prendere decisioni politiche e artistiche: Eleonora d'Aragona, moglie di Ercole I d'Este, vi dirigeva gli affari politici in assenza del marito, Lucrezia Borgia presiedeva un circolo artistico.[1]

Le città-stato della penisola svolgevano prevalentemente attività commerciali e industriali dove la nobiltà era ben integrata in una prospera borghesia. Alcuni erano governati da consigli, come Firenze, Genova e Venezia. A Roma, potere politico e spirituale, i cardinali avevano lo stesso rango dei principi e molti di loro avevano una propria corte, accanto a quella papale.[1]

In Italia[modifica | modifica wikitesto]

Corte Stemma Stato Città Regione Note
Corte dei Savoia Ducato di Savoia Torino Piemonte [2]
Corte dei Del Vasto Marchesato di Saluzzo Saluzzo Piemonte [3]
Corte dei Paleologi Marchesato del Monferrato Casale Monferrato Piemonte [4]
Corte dei Del Carretto Marchesato di Finale Finale Liguria [5]
Corte dei Visconti Ducato di Milano Milano Lombardia [6]
Corte degli Sforza Ducato di Milano Milano Lombardia [6]
Corte dei Gonzaga Marchesato e Ducato di Mantova Mantova Lombardia [7]
Corte dei Gonzaga (rami minori) Marchesato di Castel Goffredo Castel Goffredo Lombardia [8][9]
Corte dei Dogi Repubblica di Venezia Venezia Veneto [10]
Corte degli Estensi Marchesato e Ducato di Ferrara Ferrara Emilia-Romagna [11]
Corte dei Pio di Savoia Signoria di Carpi Carpi Emilia-Romagna [12]
Corte dei Pico Ducato della Mirandola Mirandola Emilia-Romagna [13]
Corte dei Da Correggio Contea di Correggio Correggio Emilia-Romagna [14]
Corte dei Pallavicino Marchesato di Cortemaggiore Cortemaggiore Emilia-Romagna [15]
Corte dei Malatesta Signoria di Rimini Rimini Emilia-Romagna [16]
Corte dei Malatesta Signoria di Cesena Cesena Emilia-Romagna [17]
Corte dei Manfredi Signoria di Faenza Faenza Emilia-Romagna [18]
Corte degli Ordelaffi Signoria di Forlì Forlì Emilia-Romagna [19]
Corte dei Bentivoglio Signoria di Bologna Bologna Emilia-Romagna [20]
Corte dei Medici Repubblica di Firenze e Ducato di Firenze Firenze Toscana [21]
Corte dei Guinigi Signoria di Lucca Lucca Toscana [22]
Corte dei Petrucci Repubblica di Siena Siena Toscana [23]
Corte dei Malaspina Ducato di Massa Massa Toscana [24]
Corte degli Appiani Signoria di Piombino Piombino Toscana [25]
Corte degli Orsini Contea di Pitigliano Pitigliano Toscana [26]
Corte degli Sforza Contea di Santa Fiora Santa Fiora Toscana [27]
Corte dei Da Montefeltro Ducato di Urbino Urbino Marche [28]
Corte dei Della Rovere Ducato di Urbino Urbino Marche [28]
Corte dei Da Varano Ducato di Camerino Camerino Marche [29]
Corte degli Sforza Signoria di Pesaro Pesaro Marche [30]
Corte dei Trinci Signoria di Foligno Foligno Umbria [31]
Corte dei Baglioni Signoria di Perugia Perugia Umbria [32]
Corte dei Colonna Signoria di Genazzano e Palestrina Genazzano-Palestrina Lazio [33]
Corte degli Orsini Ducato di Bracciano Bracciano-Tagliacozzo Lazio [34]
Corte dei Caetani e Colonna Contea di Fondi Fondi-Sermoneta Lazio [35]
Corte dei Papi Città del Vaticano Roma Lazio [36]
Corte dei Re di Napoli Regno di Napoli Napoli Campania [37]
Corte dei Sanseverino Principi di Salerno Salerno Campania [38]
Corti cardinalizie: Pietro Barbo, Pietro Riario, Francesco della Rovere, Rodrigo Borgia, Francesco Alidosi, Ascanio Maria Sforza, Ippolito d'Este - - - [39]
Corti dei condottieri: Bartolomeo Colleoni, Antonio di Marsciano - - - [40]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Cole, p. 192.
  2. ^ Folin, pp. 94-96.
  3. ^ Folin, pp. 96-102.
  4. ^ Folin, pp. 102-106.
  5. ^ Folin, pp. 107-110.
  6. ^ a b Folin, pp. 114-140.
  7. ^ Folin, pp. 156-179.
  8. ^ Marocchi, p. 52.
  9. ^ Piero Gualtierotti, Pietro Aretino, Luigi Gonzaga e la Corte di Castel Goffredo, Mantova, 1976.
  10. ^ Folin, pp. 142-150.
  11. ^ Folin, pp. 180-201.
  12. ^ Folin, pp. 204-210.
  13. ^ Folin, p. 210.
  14. ^ Folin, pp. 210-213.
  15. ^ Folin, pp. 213-214.
  16. ^ Folin, pp. 270-273.
  17. ^ Folin, pp. 274-275.
  18. ^ Folin, p. 276.
  19. ^ Folin, pp. 276-279.
  20. ^ Folin, pp. 280-283.
  21. ^ Folin, pp. 217-241.
  22. ^ Folin, pp. 250-256.
  23. ^ Folin, pp. 256-260.
  24. ^ Folin, p. 260.
  25. ^ Folin, pp. 260-261.
  26. ^ Folin, p. 261.
  27. ^ Folin, pp. 262-263.
  28. ^ a b Folin, pp. 286-301.
  29. ^ Folin, pp. 315-325.
  30. ^ Folin, pp. 302-305.
  31. ^ Folin, pp. 310-313.
  32. ^ Folin, pp. 313-315.
  33. ^ Folin, p. 364.
  34. ^ Folin, pp. 364-369.
  35. ^ Folin, pp. 370-375.
  36. ^ Folin, pp. 327-355.
  37. ^ Folin, pp. 378-400.
  38. ^ Maria Antonietta Del Grosso, La corte rinascimentale dei Sanseverino principi di Salerno, Scafati, 2020.
  39. ^ Folin, pp. 358-361.
  40. ^ Folin, pp. 151-155.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Folin (a cura di), Corti italiane del Rinascimento. Arti, cultura e politica, 1395-1530, Milano, 2010, ISBN 978-88-89854-55-6..
  • Massimo Marocchi, I Gonzaga di Castiglione delle Stiviere. Vicende pubbliche e private del casato di San Luigi, Artegrafica, 1990, SBN IT\ICCU\LO1\0341114..
  • Piero Gualtierotti, Pietro Aretino, Luigi Gonzaga e la Corte di Castel Goffredo, Mantova, 1976, SBN IT\ICCU\SBL\0149599.
  • Franco Cardini, Elvira Garbero Zorzi, Le corti italiane del Rinascimento, Milano, 1985.
  • Luisa Giordano, Mariolina Olivari, Splendori di corte: gli Sforza, il Rinascimento, la città, Milano, 2009.
  • Maria Antonietta Del Grosso, La corte rinascimentale dei Sanseverino principi di Salerno, Scafati, 2020.
  • (FR) Alison Cole, La Renaissance dans les cours italiennes, 2ª ed., Paris, Flammarion, 1995, ISBN 2-08-012259-2.
  • (EN) (FR) Norbert Elias (trans. Edmund Jephcott), The Court Society, Oxford, 1983 (1^ ed. 1969) Sur la sociologie de cour, achevée à l'origine en 1939.
  • (EN) Robin Lane Fox, Alexander the Great, 1973.
  • (FR) Victor Battaggoin et Thierry Sarmant (dir.), Histoire mondiale des cours, Perrin, 2019.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]