Utente:Pietro Di Fontana/Sandbox

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Sardus Fontana
Sardus Fontana in qualità di Tenente Colonnello del Regio Esercito
NascitaIglesias, 22 febbraio 1889
MorteIglesias, 2 agosto 1948
Luogo di sepolturaCimitero Storico di Iglesias
Dati militari
Paese servito Regno d'Italia
Forza armata Regio Esercito Italiano
Anni di servizio1911 - 1944
Grado Tenente Colonnello
GuerrePrima Guerra Mondiale, Seconda Guerra Mondiale, Guerra di liberazione italiana, Campagna d'Italia (1943-1945)
Decorazioni(dettagli in pagina)
Medaglia di Bronzo al Valor Militare Croce al merito di guerra Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918 (4 anni di campagna) Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia Medaglia Interalleata della Vittoria Croce commemorativa della III° Armata Medaglia di benemerenza per il terremoto di Avezzano del 1915 Medaglia di Benemerenza della Guardia d'Onore alle Tombe dei Re Croce dalmata di Benemerenza Croce ai reduci delle colonie italiane
PubblicazioniBattesimo di fuoco (1934)
Altre carichepolitico
Stato di Servizio matricola N.38268 Sardus Fontana - Regio Esercito Italiano
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Sardus Fontana (Sardus Libero Francesco Antonio Angelo Fontana; Iglesias, 22 febbraio 1889Iglesias, 2 agosto 1948) è stato un militare e politico italiano, Tenente Colonnello della Brigata Sassari. Inventore della "pallottola illuminante", dalla quale deriva l'odierno proiettile tracciante, ed autore dello scritto "Battesimo di fuoco", opera pubblicata nel 1934 quale libro di memorie sul valore degli uomini della Brigata Sassari durante la Grande Guerra.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nascita[modifica | modifica wikitesto]

Di origini nobiliari, Sardus Fontana nacque ad Iglesias il 22 febbraio 1889 figlio del Cavalier Pietro Fontana e di Veronica Matilde Bernardini[1]. Faceva parte di una famiglia molto numerosa; aveva due fratelli, Iosto e Amsicora, e tre sorelle, Clelia, Ines e Adelasia.

Primi studi[modifica | modifica wikitesto]

Sardus compì i primi studi nella sua città natale, frequentando sei anni all'Istituto Tecnico di Iglesias, da li poi si portò a Cagliari dove, dopo altri cinque anni di studi presso l'Istituto Tecnico Commerciale "Pietro Martini", conseguì il diploma di ragioniere.

Gli esordi[modifica | modifica wikitesto]

Formazione di caserma[modifica | modifica wikitesto]

Ascritto alla ferma di un anno, Sardus Fontana venne chiamato alle armi il 28 ottobre 1911 e fece domanda per entrare a far parte della Brigata "Sassari", che sapeva in via di costituzione, ma il 3 novembre 1911 è lasciato in congedo illimitato provvisorio fino all'apertura del corso allievi ufficiale di complemento da iniziarsi il primo gennaio 1912.

il 31 dicembre 1911 giunse, quale allievo ufficiale, al 70° Reggimento Fanteria "Ancona", ed il 31 maggio 1912 venne nominato Caporale. Successivamente divenne Sergente e venne assegnato al 150° Reggimento Brigata "Parma", quindi, poi, Sottotenente di complemento con riserva di anzianità, il 15 marzo 1914, per compiere il servizio di prima nomina, fu assegnato al 91° Reggimento Brigata "Basilicata", dove, il 29 marzo, presso Torino, prestò il giuramento militare di fedeltà al Re e alla Patria[2].

Rimasto al 91° Reggimento fino al 9 settembre dello stesso anno, venne chiamato in servizio a tempo indeterminato presso il 45° Reggimento Brigata "Reggio" dove avrebbe prestato servizio fino al 21 ottobre 1914.

Destinazione di guerra[modifica | modifica wikitesto]

Particolare del progetto della "pallottola illuminante" dove si può notare il timbro di convalida del Comitato Nazionale per le invenzioni di Guerra.

il 6 febbraio 1915 venne inviato in congedo per poi essere richiamato, sempre nel 45° Reggimento Brigata "Reggio", il 22 aprile 1915, reggimento poi lasciato per il 152° Reggimento Brigata "Sassari" ,dove giunge il 3 giugno 1915.

La Prima Guerra Mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Entrata in guerra[modifica | modifica wikitesto]

il 19 luglio 1915 il 152° Reggimento Fanteria Brigata "Sassari" ricevette la Bandiera di Combattimento e venne inviata sul fronte carsico durante la Seconda Battaglia dell'Isonzo. Durante questo fatto d'armi, Sardus Fontana si distinse, in qualità di comandante di plotone, nell'assalto di una trincea nemica a Bosco Cappuccio, occupandola e facendo numerosi prigionieri austro-ungarici; per questa azione fu decorato della Medaglia di Bronzo al Valor Militare[3]. Durante detto assalto, il 22 agosto, venne ferito alla gamba destra[4] e quindi ricoverato all'ospedale da campo 210 e successivamente all'Ospedale Militare di Brescia il 28 agosto 1915.

Descrivendo i sanguinosi assalti dei fanti della propria Brigata contro le trincee nemiche, nel suo libro, Sardus Fontana, scrisse come questi non si ponessero alcun problema ad utilizzare la propria arma personale, "sa guspinesa"[5][6]: "Forza paris! è il richiamo dei nostri fanti, che subito, compatti, si slanciano con impeto travoltente; buttano i fucili per brandire "sa guspinesa", con la quale, nella lotta corpo a corpo, diventano impareggiabili gladiatori"[7].

Carriera da mitragliere e pallottola illuminante[modifica | modifica wikitesto]

Nel frattempo, un suo vecchio comandante, il Maggiore Giovanni De Tullio, lo richiedette per frequentare il corso di mitragliere, Sardus, allora, divenne "Mitragliere di Brescia" su FIAT e, tale resterà fino al termine del primo conflitto mondiale al servizio di qualsiasi unità del Regio Esercito operante in guerra. il 3 agosto 1916 raggiunse il 2° Reggimento Brigata "Re" dove divenne dapprima Tenente (31 agosto 1916) e poi Capitano il 30 novembre 1916 e con il quale partecipò alla Presa di Gorizia durante la quale si distinse come comandante di una sezione di mitragliatrici, tanto che il Cappellano Generale delle Forze Armate Giovanni Semerìa riferendosi a lui scrisse: "Fontana di forza è la mitragliatrice e chi la maneggia" [8] .

Sardus Fontana in uniforme da Capitano

Sardus Fontana si rivelò anche un valido inventore in campo bellico ottenendo dal Comitato Nazionale di esame per le invenzioni attinenti al materiale di guerra il 1° giugno 1917 il brevetto e la privativa industriale per la "pallottola illuminante, o fumo illuminante per l'aggiustamento dei tiri sia di giorno che di notte" col numero 468/160 158540[9][10]. Munizione che, grazie ad una piccola carica pirotecnica posta alla base della pallottola, permetteva la rilevazione da parte dell'utente della propria linea di tiro permettendo una maggiore precisione di fuoco. A questa, per processo di discendenza e non di perfezionamento, è derivato il proiettile tracciante, munizione tuttora in uso nelle Forze Armate di tutto il mondo [11] . Invenzione,quindi ,che ha risolto il problema del nuovo impiego che hanno le mitragliatrici su ciò che riguarda il tiro indiretto, provocando il plauso generale della commissione d'esame[12].

Progetto della "pallottola illuminante" o "fumo illuminante" del Capitano Sardus Fontana
Sezione del proiettile ed un proiettile illuminante completo

Venne poi assegnato, il 30 maggio 1917, nella 6° Divisione, alla 22° Compagnia mitraglieri del 139° Reggimento Brigata "Bari"il 6 luglio 1917 Sardus Fontana divenne comandante dei mitraglieri del 243° Reggimento Brigata "Cosenza" a disposizione della III° Armata comandata dal Generale e Principe Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d'Aosta. Il primo febbraio 1918 Fontana venne assegnato al deposito mitraglieri della I°Armata, 9° Reparto mitraglieri, fino al 23 maggio dello stesso anno.

Primo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Dopo Vittorio Veneto, il primo gennaio 1919 Sardus Fontana cessò di trovarsi in territorio dichiarato in stato di guerra e, il 4 gennaio e rientrò nel 45° Reggimento Brigata "Reggio".

Dal 1 maggio al 15 novembre 1919, in qualità di capitano ed unitamente al parigrado Italo Formichella fu inviato all'Istituto di correzione militare di Fenestrelle, nel cui tribunale militare difese 152 disertori dall'accusa di tradimento, ottenendo l'assoluzione degli stessi.

il 4 febbraio 1920 Sardus Fontana si trovava presso la 1615° Compagnia mitraglieri al comando della 17° Squadriglia autoblindo nell'83°ed 84° Reggimento Brigata "Venezia". Dal 21 settembre dello stesso anno rimase a disposizione del Comando del V° Corpo D'Armata all'interno del 84° Reggimento.

il 15 giugno 1921 ricevette a Firenze, dove risiedeva, una missiva elogiativa dall'84° Reggimento Brigata "Venezia" che recita:

"Si comunica che a Vostra Signoria l'encomio solenne concessole con determinazione ministeriale del 2 giugno 1921 contenuto nel Bollettino Ufficiale del 10 giugno dello stesso anno, disp.39. Fontana Sardus da Iglesias (CA), Capitano 84° Reggimento Fanteria. Nell'opera di soccorso spiegata in occasione dello scoppio di un ingente deposito di munizioni che aveva danneggiato parte della Città, dava bella prova di coraggio personale e di elevato sentimento filantropico.

S. Gervasio (FI) 10 agosto 1910

f.to il Colonnello Augusto Vaccani, comandante di Reggimento."[13] [14]

Laurea, periodo coloniale e incarichi pubblici[modifica | modifica wikitesto]

Laurea[modifica | modifica wikitesto]

il 5 dicembre 1921, frequentando il corso di studi, insieme con Italo Balbo (1920)[15], Raimondo Carta Raspi (1920)[15][16][17] ed Angelo Corsi [17][18], si laureò in Scienze Sociali presso l'allora Regio Istituto Superiore "Cesare Alfieri" di Firenze con la tesi "il movimento operaio sardo" [19], per poi frequentare la Scuola Diplomatica di Parigi.

A Firenze, come pubblicista e giornalista, fu corrispondente dal 1912 per il quotidiano "Corriere dell'Isola" (1907-1913) e diresse "Il Risveglio" (1902-1922)[20][21]. Dal 1924 fu corrispondente da Iglesias per "Il Mondo" (1922-1926, uno degli ultimi indipendenti soppressi dal regime) e, sempre nello stesso periodo, anche per "L'Epoca" (1917-1925).

Sardus Fontana

Vice Commissario di Cheren
Durata mandato1921, 20 dicembre –
1922, 20 ottobre
MonarcaVittorio Emanuele III di Savoia
Capo del governoIvanoe Bonomi, Luigi Facta

Dati generali
Titolo di studioLaurea in Scienze Sociali e Diplomatiche
UniversitàRegio Istituto Superiore "Cesare Alfieri" di Firenze
FirmaFirma di Sardus Fontana

Incarichi coloniali[modifica | modifica wikitesto]

Sardus Fontana nel suo studio del periodo coloniale

Con questio titoli il 20 dicembre dello stesso anno fu nominato, nella residenza di Cheren, Vice Commissario del Commissariato di Cheren, Colonia Eritrea, carica che manterrà fino al 20 ottobre del 1922, quando farà rientro in Patria [22]. Rimarrà socio della Società Africana d'Italia[23].

uffici di Sardus Fontana al palazzo del Commissariato di Cheren
il domicilio di Sardus Fontana a Cheren
Sardus Fontana (il terzo da sinistra) in Eritrea durante il periodo coloniale

Incarichi pubblici minori[modifica | modifica wikitesto]

tra le altre cariche di benemerenza l'11 luglio 1923 diviene Commissario Prefettizio a Villamar dove rimase in carica fino al 16 settembre 1923 (essendo stato ricostituito il Consiglio Comunale) [24]. il 6 ottobre dello stesso anno il Tribunale Civile di Cagliari lo abilitò al patrocinio presso le Preture del circondario giudiziario del capoluogo [25].

Seconda Guerra Mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Richiamo alle armi[modifica | modifica wikitesto]

il primo novembre 1929 gli venne il grado di Primo Capitano [26] e il 10 aprile dell'anno successivo di Maggiore per anzianità [27] e come tale venne trasferito al Comando Militare della Sardegna [28].

Sardus Fontana quale Maggiore dell'Esercito nel 15 maggio 1930
Sardus Fontana (terzo da sinistra), insieme a suo padre Pietro (terzo da destra), durante le commemorazioni del 4 novembre 1932 ad Iglesias
Epistola scritta da Sardus Fontana al Generale Italo Balbo in occasione della cerimonia per l'Unità d'Italia del 1932 (allegata alla fotografia della commemorazione stessa già presente in pagina)

il 30 dicembre 1934 si trovava al Comando Maggiore di Cagliari, 30° Divisione "Sabauda". il 20 settembre dell'anno successivo vienne richiamato in servizio [29] ed assegnato al Comando Zona Militare di Cagliari, in particolare, il successivo 19 novembre, divenne Comandante di Battaglione del 46° Reggimento Fanteria Brigata "Reggio".

il 15 marzo 1936 venne collocato in congedo limitato d'ordine dal Comando si Corpo d'Armata della Sardegna.

il primo ottobre 1937 divenne Tenente Colonnello di fanteria di linea per anzianità, venne poi chiamato nuovamente alle armi dal Comando Difesa Territoriale della Sardegna [30].

Sardus Fontana da Tenente Colonnello il 13 maggio 1938

Movimenti bellici[modifica | modifica wikitesto]

il 30 giugno 1940 venne assegnato al Comando della 31° Divisione "Calabria" e tale territorio fu dichiarato in stato di guerra nella stessa giornata. l'8 aprile 1941 vide Sardus Fontana presso il 46° Reggimento Fanteria Brigata "Reggio" mentre il 17 agosto dello stesso il militare venne trasferito al Comando Settore Costiero di Muravera del quale, dal 7 giugno 1941, divenne comandante.

S.E. l'Arcivescovo di Cagliari il Monsignor Piovella ed il Tenente Colonnello Sardus Fontana a Muravera il 7 maggio 1942
Sardus Fontana seduto al fianco di S.E. l'Arcivescovo Piovella sempre a Muravera nel 1942

Guerra di Liberazione[modifica | modifica wikitesto]

L'Armistizio[modifica | modifica wikitesto]

la sera dell'8 settembre 1943, Sardus, insieme ad altri suoi ufficiali, si trovava ad una cena con delle controparti tedesche, tra le quali il colonnello Kurt Almers, quando, alle 19:45 della serata, la radio diffuse il proclama di Badoglio (che comunicava la cessazione delle ostilità con gli alleati, ottenuta grazie all'Armistizio di Cassibile ed al quale conseguì il disfacimento organizzativo del Regio Esercito, rimasto senza comandi effettivi, e l'inizio delle ostilità con l'esercito nazista). In questa occasione il colonnello Almers si alzò dal tavolo insieme ai suoi ufficiali, e, in un italiano stentato, indirizzava a Sardus la seguente frase: "Colonnello Fontana, questa me la pagherete", per poi prendere congedo. Difatti in questa situazione Sardus Fontana e il 403° Battaglione Costiero, di cui era comandante, continuarono ad appartenere alle unità regolari del Regio Esercito e presero parte alla Guerra di Liberazione Italiana contro l'occupazione tedesca in Sardegna, la quale avrebbe dato prova di ostilità solo il giorno seguente.

La Difesa di Ponte Mannu[modifica | modifica wikitesto]

il giorno dopo l'Armistizio, il 9 settembre 1943, i fanti del 403° Battaglione costiero, impegnati nel presidio del posto di blocco sul Ponte Mannu del fiume Tirso, vicino Baressa[31] e Santa Giusta, sotto il comando di Sardus Fontana[31][32][33][34], come descrive egli stesso nella nota firmata "Miles" all'interno del secondo volume della collezione "Documenti e memorie dell'antifascismo in Sardegna" ossia "L'antifascismo in Sardegna”, scritto da Manlio Brigaglia, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis[31], e nel suo scritto "La Difesa di Ponti Mannu d'Oristano" (ristampato nel 1973)[35], reagirono prontamente ad un attacco a sorpresa della 90. Panzergrenadier-Division tedesca, che mirava alla distruzione del guado e della vicina città di Oristano dopo il proprio valico, cosa che avrebbe diviso in due l'isola di Sardegna:

Nell'informare degli ordini impartiti alle compagnie dipendenti e della situazione in corso al comando del 132° Reggimento Costiero da cui dipende, Sardus Fontana dispose l'immediato schieramento di tutte le armi esistenti sui punti presidiati dalla 665° Compagnia mitraglieri a difesa del ponte.

Nonostante la paralisi di tre compagnie circondate dai battaglioni del 995° Reggimento da fortezza tedesca, il comandante Fontana riuscì a tenervisi in contatto, così queste riuscirono a svincolarsi dall'accerchiamento tedesco ed a raggiungere il posto di comando del battaglione per contribuire alla difesa di Ponte Mannu.

Il battaglione venne riorganizzato nella predisposizione di un attacco contro i tedeschi.

Seguentemente sul ponte transitò una colonna di automezzi tedeschi diretta a Nord, su questo si formò un gruppo di un centinaio di tedeschi che, al lancio a mano di bombe anticarro, fece fuoco sul piccolo presidio italiano per spezzarne la resistenza. i tedeschi ebbero la peggio con 2 morti ed 8 feriti contro un solo morto e 6 feriti italiani[31][36][37] ma non lasciarono l'obbiettivo di Ponte Mannu e col serio proposito di farlo saltare in aria una volta valicato tornarono il giorno seguente.

il comandante Fontana allora prontamente fece schierare le compagnie a sua disposizione per accerchiare il ponte; la 4° e la 5° Compagnia venero schierate a destra e a sinistra del fiume Tirso, pronte a parare la prima mossa del nemico. nel mentre i Cavalleggieri di Sardegna, al comando del Maggiore Cadeddu, si erano disposti in posizione dominante nell'attesa di caricare i tedeschi[38], questa fu l'ultima carica della cavalleria italiana[39].

Questa pronta reazione delle truppe italiane così schierate fece desistere il comando tedesco che sgombrò Ponte Mannu. i comandi superiori, in considerazione della situazione in cui si trovava il 403° Battaglione gli inviò come rinforzi il 30° Gruppo artiglieria motorizzata e 38 carri armati del Gruppo tattico motocorazzato mentre la 30° Divisione "Sabauda" iniziava il suo trasferimento per l'inseguimento del nemico in ritirata.

Dopo questo fatto d'armi il Generale Carlo Vittorio de Benedetti, Comandante della XXXIII Brigata Costiera cui faceva parte il Reggimento quindi il Battaglione di Sardus, gli propose un encomio per il suo comportamento da Comandante del 403° Battaglione Costiero[40].

Secondo Dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Referendum istituzionale del 1946[modifica | modifica wikitesto]

nel 1946, in occasione del Referendum Istituzionale fra Monarchia e Repubblica, Sardus Fontana promosse un'attivissima campagna per la Monarchia da egli ritenuta da sempre "simbolo sacro, millenario della Patria" e perché, già dal 24 maggio 1915 e poi l'8 settembre 1943, aveva prestato il Giuramento alla Patria ed al Re, non al Duce, ricordando con soddisfazione che "il Re Soldato Vittorio Emanuele III, nella Grande Guerra, aveva consumato coi fanti della "Sassari" il rancio non ottimo nè abbondante"[41].

Associazione Nazionale Combattenti e Reduci[modifica | modifica wikitesto]

Nello stesso anno, il 1946, venne nominato Presidente della locale Associazione Nazionale Combattenti e Reduci e mantenne questa carica fino alla morte, quindi fino al 2 agosto 1948[42].

Attività nel giornalismo sardo[modifica | modifica wikitesto]

sempre nel 1946, il 22 settembre, fondò a Carbonia, la capitale italiana dell'estrazione di carbone, il periodico "Il giornale del minatore"[43], in qualità di direttore responsabile[44]; collaborarono al giornale le maggiori firme politiche regionali del tempo [45]. Vi pubblicò peraltro il 14 maggio la tesi "la classe operaia è moralmente preparata"[44].

Ultime attività politiche[modifica | modifica wikitesto]

In questo periodo venne eletto (come indipendente) consigliere comunale di Iglesias con la Democrazia Cristiana. Successivamente[43][46], come suo ultimo impegno politico, corse col Fronte Democratico Popolare come candidato alla Camera dei Deputati nelle elezioni politiche italiane del 1948[35], raggiungendo 875 voti ma non risultando eletto[47] (contro i 148 del Generale Antonio Basso[48]).

Muore il 2 agosto 1948[49]. Il 2 agosto 2018 sono stati celebrati al cimitero d'Iglesias i 70 anni della scomparsa, alla presenza delle autorità civili e miitari, di studiosi, società reducistiche e combattentistiche nonché dei discendenti[50].

"Battesimo di fuoco" [51][52][modifica | modifica wikitesto]

Battesimo di fuoco, Iglesias, (CI) Atzeni e Ferrara Editori 1934 - Centro di Studi Filologici Sardi/Cuec Editore, 2004[53]

è una monografia di Sardus Fontana, composto da 164 pagine totali organizzate in 15 capitoli, decorato dall'illustratore Tarquinio Sini [54].

caricatura di Sardus Fontana realizzata da Tarquinio Sini

il volume si apre con una lettera del Comandante Militare della Sardegna il Generale Emanuele Pugliese[55], che, richiamando la principale caratteristica della natura dell'opera, lo definisce come "espressione veritiera" e "spigliata", della vita quotidiana dei soldati della Brigata Sassari durante la Prima Guerra Mondiale; l'opera infatti ne rappresenta uno spaccato autentico e reale che narra dalla stessa creazione della Brigata ai suoi più complessi atti di guerra fino ai momenti di vita più semplice e naturale come un semplice pranzo alle mense da campo, nella continua narrazione del contributo sardo alla guerra[56][57].

Prefazione dell'edizione originale di "Battesimo di Fuoco"

Decorazioni[modifica | modifica wikitesto]

Sardus Fontana in alta uniforme del Regio Esercito
Medaglia di Bronzo al Valor Militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante d'un plotone, con slancio e coraggio, conduceva il reparto all'assalto d'una trincea nemica, occupandola, e facendo prigionieri, nel successivo inseguimento, parecchi nemici, tra cui tre ufficiali. - Carso, 25 luglio 1915.»
— Regio Decreto 31 agosto 1916, Bollettino Ufficiale 1916 pag. 4056[58]
Croce al Merito di Guerra (2) - nastrino per uniforme ordinaria
— Decreto Ministeriale 23 luglio 1934, Bollettino Ufficiale 1934
Medaglia commemorativa della guerra italo-austriaca 1915-1918 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
Croce commemorativa della III° Armata - nastrino per uniforme ordinaria
— 1919, coniazione non statale
Medaglia Interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 16 dicembre 1920
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
— Regio Decreto 9 ottobre 1922
Medaglia di Benemerenza per il terremoto di Avezzano del 1915 - nastrino per uniforme ordinaria
— Decreto legislativo luogotenenziale n. 1339 del 1915
Medaglia ai Benemeriti Veterani degli anni 1848-1870 e reduci dalle campagne nazionali e coloniali - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa del periodo bellico 1940-1943 (4 anni di campagna) - nastrino per uniforme ordinaria
— Ministero della Guerra–Gabinetto il 4 novembre 1941
Medaglia della guerra di Liberazione in corso contro i tedeschi (3 anni di campagna?) - nastrino per uniforme ordinaria
— Ministero della guerra-Circolare n. 182 del 21 aprile 1945
Distintivo d'Onore per ferite di Guerra - nastrino per uniforme ordinaria
«Ferita riportata del 22 agosto 1915 nel fatto d'armi di Bosco Cappuccio»
Croce dalmata di Benemerenza - nastrino per uniforme ordinaria
Croce ai Reduci delle colonie italiane - nastrino per uniforme ordinaria

controllare[modifica | modifica wikitesto]

dal medagliere piccolo[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia di benemerenza per i volontari della guerra italo-austriaca 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria

da controllare[modifica | modifica wikitesto]

  • manca quella libica blunera?? e il bronzo al valor civile (Pietro), quella del milite ignoto e quella del 1918 ai soldati di roma
  • ricontrollare le commemorative dal 40 al 44 (WWII)...

da vedere[modifica | modifica wikitesto]

Battesimo di Fuoco a Firenze http://cataloghistorici.bdi.sbn.it/file_viewer.php?IDIMG=498055&IDCAT=139&IDGRP=1390546&LEVEL=&PADRE=&PR=25&PROV=INT

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Piero Fontana, Storia di Iglesias, Monastir (CA), Riccardo Peduzzi Editore, 2002.
  • Medardo Riccio, Il valore dei Sardi in guerra, Milano (MI) Casa editrice Risorgimento, 1920.
  • Alfredo Graziani, Fanterie sarde all'ombra del Tricolore, Sassari (SS) Gallizzi Editore, 1934.
  • Giuseppina Fois, Storia della Brigata Sassari, Sassari (SS) Gallizzi Editore, 1981 - Cagliari (CA) Edizioni della Torre, 2006.
  • Leonardo Motzo, Gli intrepidi sardi della Brigata Sassari, Cagliari (CA) il Nuraghe Editore, 1930.
  • Ezio Maria Gray, Con le fanterie sarde, Firenze (FI) Bemporad, 1918.
  • Manlio Brigaglia, Francesco Manconi, Antonello Mattone e Guido Melis, Documenti e memorie dell'antifascismo in Sardegna: L'antifascismo in Sardegna, Cagliari (CA) Edizioni della Torre, 1986.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atto di Nascita di Sardus Fontana,Ufficio dello Stato Civile di Iglesias, 25 febbraio 1889
  2. ^ Stato di Servizio matricola N.38268 Sardus Fontana - Regio Esercito Italiano
  3. ^ Medardo Riccio, Il valore dei Sardi in guerra, pagina 296
  4. ^ Medardo Riccio, Il valore dei Sardi in guerra, pagina 296
  5. ^ trimestrale giugno 2014 dell'Accademia Urbense di Ovada, pagine 160-161 (nota 4)
  6. ^ Alla ricerca di una Resolza, in Avventurosamente. URL consultato il 6 marzo 2017.
  7. ^ Sardus Fontana, Battesimo di fuoco, p. 112.
  8. ^ Medardo Riccio, Il valore dei Sardi in guerra, pagina 174
  9. ^ Carlo Belfanti, Tecnici, empiristi, visionari: un secolo di innovazioni nell'economia bresciana attraverso i brevetti: 1861-1960, Grafo, 2002, p. 154.
  10. ^ Bollettino della proprieta intellettuale, Tip. Nazionale G. Bertero, 1917. URL consultato il 5 aprile 2020.
  11. ^ Medardo Riccio, Il valore dei Sardi in guerra, pagina 174
  12. ^ Medardo Riccio, Il valore dei Sardi in guerra
  13. ^ Bollettino ufficiale delle nomine, promozioni e destinazioni negli uffiziali dell'esercito italiano e nel personale dell'amministrazione militare, su books.google.it, 1921.
  14. ^ Determinazione Ministeriale 2 giugno 1921 - Bollettino Ufficiale 1921 dispaccio 39, pag. 1906
  15. ^ a b i Laureati dei primi 100 anni | Alumni Cesare Alfieri, su www.alumnicesarealfieri.it. URL consultato il 17 novembre 2017.
  16. ^ [1] Luciano Maroccu sul sito democraziaoggi.it
  17. ^ a b Sardus Fontana. Battesimo di fuoco | Cuec Editrice, su www.cuec.eu. URL consultato il 17 novembre 2017.
  18. ^ Piero Fontana, Storia di Iglesias, pagina 196
  19. ^ Piero Fontana, Storia di Iglesias, pagina 201
  20. ^ Laura Pisano, Stampa e società in Sardegna dalla grande guerra all'istituzione della regione autonoma, F. Angeli, 1986, p. 107.
  21. ^ Almanacco degli scrittori nostri di oggi e di domani, I quaderni di Athena. URL consultato il 7 aprile 2020.
  22. ^ Piero Fontana, Storia di Iglesias, pagina 201
  23. ^ Società africana d'Italia, L'Africa Italiana: bollettino della Società africana d'Italia.
  24. ^ Decreto della Prefettura della Provincia di Cagliari, 11 luglio 1923
  25. ^ Decreto del Tribunale Civile di Cagliari, 6 ottobre 1923
  26. ^ con decorrenza 30 novembre 1918, Bollettino Ufficiale 1929, pag. 4301
  27. ^ Bollettino Ufficiale 1930 pag. 443
  28. ^ con decorrenza 18 giugno 1930
  29. ^ per effetto del Regio Decreto 13 maggio 1935 Circ. 437 G.M.
  30. ^ Decreto Ministeriale 29 novembre 1938
  31. ^ a b c d 9 SETTEMBRE 1943, UN RICORDO STORICO DI BEPPE MELONI, DI UNA ORISTANO CHE NON C’È PIÙ!, su amicomario.blogspot.it. URL consultato il 3 novembre 2017.
  32. ^ Sardegna settembre 1943. La resistenza mancata *, su www.iconur.it. URL consultato il 3 febbraio 2017.
  33. ^ AA VV, La Sardegna e la guerra di liberazione: Studi di storia militare, Franco Angeli Edizioni, 15 maggio 2018, ISBN 978-88-917-7450-7. URL consultato il 7 aprile 2020.
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