The Great Gig in the Sky

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The Great Gig in the Sky
ArtistaPink Floyd
Autore/iRichard William Wright, Clare Torry
GenereRock progressivo
Edito daEMI
Pubblicazione originale
IncisioneThe Dark Side of the Moon
Data1973
Durata4:47
Certificazioni (digitale)
Dischi d'argentoBandiera del Regno Unito Regno Unito[1]
(vendite: 200 000+)

The Great Gig in the Sky ("Il grande spettacolo nel cielo"[2]) è la quinta traccia[3] dell'album The Dark Side of the Moon, pubblicato nel 1973 dai Pink Floyd. La canzone è celebre per il lungo assolo vocale eseguito da Clare Torry, coautrice del brano insieme a Richard Wright.[4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Quando l'album era ormai completo, Il 21 gennaio 1973, Alan Parson, il tecnico del suono, ritenendo che il brano non fosse completo, propose di chiamare una cantante e, nonostante la contrarietà del suo autore, Richard Wright, venne deciso di provare e vennero chiamate Madeleine Bell e Doris Troy che però non erano disponibili;[4] venne allora contattata una corista della EMI, Clare Torry, una ragazza di 25 anni[4] che aveva già lavorato con Parson[5][6][7]; la cantante si presentò quindi la domenica successiva presso gli Abbey Road Studios dove inizialmente le viene fatta ascoltare la traccia già registrata e David Gilmour le disse di «non cantare nulla di preparato. Improvvisa, la tua voce deve essere uno strumento musicale. Deve suonare come un assolo di chitarra». Il primo tentativo venne scartato ma il secondo viene ritenuto adatto e verrà sovra inciso alla base strumentale e il brano così composto, che inizialmente avrebbe dovuto intitolarsi The Mortality Sequence o The Religious Section, venne inserito nell'album intitolato The Great Gig in the Sky.[4][8]

L'assolo di Clare Torry[modifica | modifica wikitesto]

Il gruppo racconta che Torry fece probabilmente "una mezza dozzina" di registrazioni[9], per le quali prima che registrasse le fu detto letteralmente[5]:

(EN)

«There's no lyrics. It's about dying.»

(IT)

«Non ci sono parole. Riguarda la morte.»

Furono fatte più registrazioni per trovarne una che fosse soddisfacente. Nella prima registrazione Torry disse che cantò "Ooh-aah, baby, baby - yeah, yeah, yeah". Il risultato non fu ritenuto soddisfacente. Nella seconda quindi Torry provò ad imitare uno strumento[6] (registrazione che poi apparirà nell'album). Ne provò anche una terza, in cui si fermò subito perché affermò di essersi accorta del fatto che stava ripetendo la registrazione precedente e in più quest'ultima sembrava "sforzata". Quando uscì dalla sala di registrazione, la cantante si scusò, imbarazzata, per la performance, mentre il gruppo e tutti i presenti rimasero stupefatti per quell'improvvisazione[10].

La cantante lasciò lo studio convinta che non avrebbero usato la sua voce nell'album e dovette ricredersi quando, a distanza di tempo, vide il disco in un negozio e lesse il suo nome tra i riconoscimenti[6].

Controversie[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2004 Clare Torry fece causa alla band e alla casa discografica EMI richiedendo i diritti sulla canzone, dato che avrebbe dovuto essere considerata coautrice del brano insieme a Richard Wright e non solo cantante esecutrice. Per la registrazione, infatti, fu pagata solo 30 sterline e non ricevette alcun riconoscimento successivo. Nel 2005 la Corte suprema del Regno Unito sentenziò a favore della cantante[11] e tutte le edizioni successive a quell'anno contengono il nome di Torry nei riconoscimenti sia come cantante che come coautrice del brano.[12][8]

Significato[modifica | modifica wikitesto]

Una delle domande che Roger Waters poneva agli intervistati nelle registrazioni che furono poi usate in vari punti del disco era "Hai paura della morte?" (lett. "Are you frightened of dying?")[10].

Il tema della canzone, la morte, è quindi ben esplicito nel testo (gli stralci dell'intervista a Gerry Driscoll, portiere irlandese degli studi di Abbey Road) e, secondo alcuni, anche nel titolo ha doppio significato[2].

Il brano è la naturale prosecuzione di Time: il protagonista del testo si rende conto di aver sprecato troppo tempo nella propria vita e inevitabilmente resta spaventato all'idea di morire, spesso senza avere il tempo di realizzare tutti i progetti che ha in mente. La risposta a questo terrore è filosofica: la paura della morte è insensata in quanto tutti, prima o poi, se ne devono andare.[senza fonte]

Altre versioni[modifica | modifica wikitesto]

Fender 'Duo 1000'

Nei concerti dal vivo del tour 1974-1975 della band, David Gilmour suonava sia la lap steel guitar che l'organo hammond, consentendo così a Richard Wright di concentrarsi esclusivamente sul pianoforte. Questo sistema cambiò con l'assunzione del tastierista Jon Carin nel 1987. La parte di Clare Torry, durante i concerti, era svolta da tre cantanti, che eseguivano ognuna una parte della canzone.

Una cover del brano fu usata agli inizi degli anni novanta come sottofondo per una pubblicità mandata in onda nel Regno Unito (l'analgesico Nurofen)[13]. Per questa versione non fu coinvolta la band, ma fu richiamata Clare Torry a cantare.[14]

Nel 2011 viene pubblicata una nuova edizione estesa di The Dark Side of the Moon in diverse configurazioni. Nella Immersion Edition è presente, tra le altre, una versione del 1972 del disco denominata early mix, in cui The Great Gig in the Sky viene presentato in una versione strumentale priva della voce di Clare Torry e con l'aggiunta di altre voci registrate, simili ad altre già presenti in diversi brani del disco. In questa versione, l'assenza della parte vocale mette in evidenza il piano e le tastiere di Richard Wright, rendendoli la parte "solista" del brano.

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Nell'album Dub Side of the Moon degli Easy Star All-Stars sono presenti due versioni differenti del brano: uno omonimo e l'altro Great Dub in the Sky (solo musica).

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo
Altri musicisti

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) The Great Gig in the Sky, su British Phonographic Industry. URL consultato il 14 dicembre 2021.
  2. ^ a b Alcuni traducono il titolo come "Il grande carro nel cielo". A tal proposito c'è da rilevare che "Gig", nell'inglese parlato, può essere tradotto come "concerto" o "spettacolo", ma più letteralmente significa "carro". In lingua italiana appare quindi immediato il gioco di parole fra la costellazione del Grande Carro e "Il grande concerto", entrambi "nel cielo". Tuttavia in lingua inglese L'Orsa Maggiore è nota come "the Big Dipper", ossia "il Grande Mestolo". È quindi difficile che i Pink Floyd abbiano voluto riferirsi ad una espressione che nella loro cultura non esiste; la traduzione proposta fuori dalla nota è dunque l'unica accettabile.[senza fonte]
  3. ^ Il numero delle tracce dipende dalla versione dell'album; in alcune, infatti, Speak to Me e Breathe sono unite.
  4. ^ a b c d Clare Torry: il concerto celestiale dell'onesta casalinga inglese, su www.blueshouse.it. URL consultato il 21 settembre 2022.
  5. ^ a b (EN) 'Dark Side' at 30: Roger Waters, in Rolling Stone, 12 marzo 2003. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2009).
  6. ^ a b c (EN) John Harris, Interviewed by author John Harris for his book "Dark Side of the Moon", in Brain Damage, 2005. URL consultato il 18 febbraio 2009 (archiviato il 6 aprile 2019).
  7. ^ (EN) 'Dark Side' at 30: Alan Parsons, in Rolling Stone, 12 marzo 2003. URL consultato il 15 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 24 giugno 2008).
  8. ^ a b Pink Floyd: la storia dell'autrice di "The Great Gig in the Sky", su stonemusic.it, 6 gennaio 2022. URL consultato il 21 settembre 2022.
  9. ^ (EN) 'Dark Side' at 30: David Gilmour, in Rolling Stone, 12 marzo 2008. URL consultato il 15 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2007).
  10. ^ a b Making of The Dark Side of the Moon, Matthew Longfellow, 1997
  11. ^ Seventies Singer, 2005. URL consultato il 22 gennaio 2010 (archiviato dall'url originale il 6 luglio 2019).
  12. ^ (EN) Glenn Povey, Echoes: the complete history of Pink Floyd, Bovingdon, Mind Head Publishing, 2007, p. 368, ISBN 0-9554624-0-1.
    Anteprima limitata: (EN) Echoes: the complete history of Pink Floyd, su books.google.it, Mind Head Publishing, 2007. URL consultato il 7 maggio 2010.
  13. ^ Video della clip su Youtube. URL consultato il 18 settembre 2022.
  14. ^ Echoes FAQ, su pink-floyd.org (archiviato il 16 agosto 2002).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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