Astronomy Domine

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Astronomy Domine
ArtistaPink Floyd
Autore/iSyd Barrett
GenereRock psichedelico
Space rock
Edito daWestminster Music Limited
Esecuzioni notevoliUmmagumma, Pulse
Pubblicazione originale
IncisioneThe Piper at the Gates of Dawn
Data1967
Durata4:15

Astronomy Domine è un brano musicale dei Pink Floyd contenuta come prima traccia nel loro album di esordio del 1967, The Piper at the Gates of Dawn.[1][2][3][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La canzone venne composta da Barrett nel 1966 (nonostante ci lavorasse già dal '65), quando le sessioni con i Floyd si svolgevano nell'appartamento di Highgate di Mike Leonard[5]. Durante le pause, Barrett consultò svariati atlanti siderali di Leonard, dalla cui consultazione venne fuori il verso Jupiter and Saturn / Oberon, Miranda and Titania / Neptune, Titan[5].

Già dalle prime sessioni la voce e la chitarra erano di Barrett, mentre la tastiera era affidata a Wright. Differente invece era il titolo di lavorazione: Astronomy Dominé (An Astral Chant), con un riferimento al fatto che il vocabolo Domine (tradotto Signore) è una parola latina spesso utilizzata nei canti gregoriani[6].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La canzone si apre con la voce del manager dei Pink Floyd dell'epoca, Peter Jenner, che recita i nomi delle stelle attraverso un megafono. L'intenzione di questa apertura è quella di replicare le sensazioni dello spazio profondo; la voce di Jenner sembra quella di un astronauta che parla attraverso un intercom. Si sente anche un messaggio in codice Morse all'inizio di questa canzone, che era un modo per trasmettere messaggi utilizzando una serie di toni lunghi e brevi. Si è cercato per anni di decifrare tale codice, ma si ė appurato che era solo una serie casuale di toni senza alcun significato.[senza fonte]

La traccia è - insieme ad Interstellar Overdrive - quella più "spaziale" dell'LP[5]. Lo stile influenzerà successivamente album della band come Ummagumma o The Dark Side of the Moon.[senza fonte]

Versioni alternative e dal vivo[modifica | modifica wikitesto]

Astronomy Domine era un pezzo piuttosto frequente nei concerti; a riprova di ciò, comparve come prima traccia sull'LP dal vivo di Ummagumma. Dopo l'abbandono di Barrett, toccò al nuovo chitarrista David Gilmour eseguire la parte cantata, insieme a Wright. La canzone venne ampliata raggiungendo in alcuni momenti una durata di 15 minuti[6].

Dopo il concerto del 20 giugno 1971 al Palaeur di Roma[7], la canzone non fece più parte della scaletta nei concerti dal vivo fino al 1994, anno in cui venne pubblicata (in una versione dal vivo a Miami) come lato B del singolo Take It Back. Venne ripresa nel tour del 2006 di David Gilmour e Richard Wright per alcuni concerti. Gilmour continuò a eseguirla regolarmente nei suoi concerti[8].

Video musicale[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1968, i Pink Floyd andarono in Belgio a girare un filmato promozionale per Astronomy Domine, così come avevano già fatto per The Scarecrow e avrebbero ripetuto per See Emily Play, Apples and Oranges, Paint Box, Set the Controls for the Heart of the Sun, Corporal Clegg. Syd Barrett non è presente in nessuno di questi filmati tranne che in The Scarecrow.

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Gruppo
Altri musicisti

Cover[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Astronomy Domine - Syd Barrett, su sydbarrett.com. URL consultato il 26 settembre 2022.
  2. ^ Pink Floyd | The Official Site, su www.pinkfloyd.com. URL consultato il 26 settembre 2022.
  3. ^ Recensione: Pink Floyd - The Piper at the Gates of Dawn - storiadellamusica.it, su www.storiadellamusica.it. URL consultato il 26 settembre 2022.
  4. ^ Pink Floyd: come nacque il titolo di THE PIPER AT THE GATES OF DAWN - Stone Music, su stonemusic.it, 2 marzo 2022. URL consultato il 26 settembre 2022.
  5. ^ a b c Tim Willis, Madcap. The Half-life of Syd Barrett, Pink Floyd's Lost Genius, Londra, Short Books, 2002, ISBN 1-904095-50-X.
  6. ^ a b Nicholas Schaffner, Saucerful of Secrets: the Pink Floyd Odyssey, Londra, Delta, 1992, ISBN 0-385-30684-9.
  7. ^ Pink Floyd, 1971-06-20, Live in Rome, Palaeur, su pf-db.com. URL consultato il 16 marzo 2009.
  8. ^ David Gilmour - Live in Gdańsk, su davidgilmour.com. URL consultato il 6 gennaio 2009 (archiviato dall'url originale il 21 febbraio 2009).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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