Monumento a Tommaso Grossi

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Tommaso Grossi
AutoreVincenzo Vela
Data1858
Materialemarmo
UbicazioneCortile del palazzo di Brera, Milano
Coordinate45°28′19.42″N 9°11′16.47″E / 45.47206°N 9.187909°E45.47206; 9.187909
Map

Il monumento a Tommaso Grossi è un'opera scultorea realizzata da Vincenzo Vela (1820-1891) posta nel cortile d'onore del palazzo di Brera a Milano.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Per la realizzazione di una statua a Tommaso Grossi, scrittore e poeta, amico di Carlo Porta e di Alessandro Manzoni, venne aperta una sottoscrizione nel maggio 1854 (pochi mesi dopo la morte del Grossi). Alla sottoscrizione contribuì anche Camillo Benso.

La commissione per il monumento, formata nel 1855 e comprendente anche Giulio Carcano e Alessandro Manzoni, diede incarico nel 1856 al Vela per la realizzazione dell'opera.[1]

Il monumento fu inaugurato solennemente il 1 luglio 1858.

«Il Vela ha presentato Tommaso Grossi in atto di riposo e di abbandono, appoggiato ad un muricciolo in aperta campagna, vestito come un elegante del corso, in abiti d'inverno e senza cappello in capo. Il poeta ha da lato una tavoletta[2] sulla quale sono scritti alcuni versi della sua bella canzoncina La Rondinella. E questo è il sol mezzo che ci farebbe riconoscere Grossi, se al piede del monumento l'artefice non ne avesse scolpito il nome. Quanto alla rassomiglianza, coloro che hanno conosciuto il poeta, la dicono perfetta, rispetto al fisico, ma non già rispetto al morale, perché il Grossi era semplicissimo anzi inculto nel vestire, mentre il Vela ce lo presenta azzimato, e quasi in atto di dire: guardate come son bene attillato! Questi begli abiti non li debbo alle rime, ma ai rogiti. Chi osservò che questo monumento non è fatto per essere isolato, ma posto in una nicchia, osservò bene, perché la parte posteriore del monumento non presenta nulla di artistico. Per noi la statua del cav. Vela non rappresenta il Grossi come il poeta dei Lombardi, dell'Ildegonda e della Fuggitiva, nè come l'autore del Marco Visconti, ma come il buon notaio che stanco da una corsa pedestre ne campi dove ha perduto il cappello, piglia fiato appoggiandosi ad un muricciuolo, e ripensando alla canzoncina della Rondine, dopo avere rogato un testamento! Ci sembra che l'artefice avrebbe potuto trovare un atteggiamento più caratteristico per Tommaso Grossi. Noi non critichiamo, ma esterniamo una opinione. Del resto l'esecuzione di questo lavoro è finitissima.[3]»

Fu l'ultima delle sei grandi statue ad essere posta nel cortile.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Commissione del monumento a T. Grossi, in Lo Spettatore, 8 giugno 1856, p. 276.
  2. ^ In realtà si tratta di alcuni fogli.
  3. ^ Cronaca lombarda, in La Bilancia, 17 luglio 1858, p. 317-318.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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