Ville e palazzi di Milano

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Voce principale: Milano.
Piazza Mercanti a Milano, dove sono presenti il palazzo della Ragione, la Casa dei Panigarola e la Loggia degli Osii

Per ville e palazzi di Milano si intendono gli edifici pubblici e privati presenti nella città di Milano di particolare rilievo architettonico e artistico. Milano ha da sempre rappresentato un punto focale per quanto riguarda la costruzione di ville storiche e dimore, e racchiude in sé opere architettoniche di tutti gli stili architettonici: dal romanico al neogotico, dal barocco all'eclettico, dal Novecento italiano al razionalismo.

Generalità[modifica | modifica wikitesto]

La diffusione di palazzi e ville patrizie risale all'epoca romana: se da analisi e scavi archeologici sono stati trovati reperti di ville risalenti al I secolo, il massimo splendore dei palazzi cittadini in epoca romana fu tra il III e il IV secolo quando Mediolanum venne adeguata al suo nuovo status di capitale dell'impero[1]. Ausonio così descriveva la città:

(LA)

«Mediolani mira omnia, copia rerum, innumerae cultaeque domus [...] Omnia quae magnis operum velut aemula formis excellunt nec iuncta premit vicinia Romae.»

(IT)

«A Mediolanum ogni cosa è degna di ammirazione, vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili [...] Le sue costruzioni sono una più imponente dell'altra, come se fossero tra loro rivali, e non ne diminuisce la loro grandezza neppure la vicinanza a Roma

La Ca' Granda, architettura tipica del primo rinascimento lombardo

Dopo il passaggio dei barbari ed il dominio longobardo, l'edilizia pubblica e privata trovò nuovo impulso a partire dalla prima metà del XIV secolo sotto il dominio dei Visconti, con gli interventi di Broletto Nuovo, e la costruzione del palazzo Ducale e del palazzo Arcivescovile[2]. Con il passaggio del ducato agli Sforza nella prima metà del XV secolo l'attività edilizia della città non si fermò ma trovò anzi nuovo impulso sotto la nuova architettura rinascimentale: oltre all'architettura di carattere pubblico, molte furono le residenze costruite dai i nobili locali per garantirsi una dimora in città che manifestasse la loro potenza e la loro influenza negli affari del Ducato. Con Francesco e Galeazzo Maria Sforza si assistette ad un'architettura rinascimentale ancora contaminata dal gotico, ben rappresentata dal Filarete e la sua Ca' Granda, mentre il castello Visconteo venne ricostruito in forme rinascimentali per ospitare la nuova corte[3][4]. Il definitivo passaggio ad un rinascimento maturo avvenne tuttavia solo sotto il ducato di Ludovico il Moro e la chiamata a Milano di personalità come il Bramante o Leonardo da Vinci, che collaborando con artisti locali contribuirono a plasmare le forme del rinascimento lombardo: delle costruzioni private di questo periodo esistono purtroppo poche tracce, perlopiù di architetture interne o emerse durante restauri, come in palazzo Carmagnola, palazzo Pozzobonelli-Isimbardi e villa Simonetta[5][6].

Palazzo Marino, esempio di architettura manierista della città

Se all'inizio del '500 la dominazione spagnola frenò un poco gli entusiasmi spensierati che avevano imperato durante l'umanesimo, nella seconda metà del XVI secolo il programma di riforma dei costumi e delle arti portato avanti dal cardinale Carlo Borromeo, sebbene imperniato sulle arti ed architetture religiose, non manca di dare un certo impulso all'architettura civile[7][8]. Tra i principali interventi cinquecenteschi si possono citare palazzo Marino dell'Alessi, il rifacimento dell'palazzo Arcivescovile di Pellegrino Tibaldi, il palazzo dei Giureconsulti del Seregni e la casa degli Omenoni di Leone Leoni. Alla morte di San Carlo, l'opera di rinnovamento culturale cittadina fu proseguita dal cugino cardinale Federico Borromeo: architetto protagonista di questa prima fase del Seicento è Francesco Maria Richini, che nel campo civile progetta palazzo Annoni, palazzo Durini ed il palazzo del Senato con una delle prime facciate curve del barocco italiano[9]. Tra gli altri architetti attivi a Milano in questo periodo si possono citare Fabio Mangone, responsabile della costruzione della Biblioteca Ambrosiana di gusto classicista ed il cortile palladiano del già citato palazzo del Senato[10][11].

Palazzo Dugnani, all'epoca villa nobiliare del suburbio milanese

Il secolo che però più di ogni altro vide la costruzione delle "ville di delizia" fu senz'altro il Settecento. Quando si diffuse il concetto di villa per il soggiorno estivo, a Milano vennero costruiti numerosi palazzi per nobili provenienti da Roma, Venezia, Torino, Bologna e Napoli, che avevano a Milano la sede delle loro attività[12]: nonostante l'aumento delle committenze e l'arrivo in città di interpreti di spessore, il barocco milanese non sfociò, come invece avvenne altrove, nel rococò. Il XVIII secolo segna invece il cambio di preferenza delle committenze milanesi da interpreti locali a scuole "straniere", su tutte veneta e romana, come testimoniano gli affreschi del Tiepolo a Palazzo Dugnani e Palazzo Clerici, o il palazzo Cusani di Giovanni Ruggeri. Altri eccellenti esempi di architettura barocca settecentesca milanese sono palazzo Litta e palazzo Visconti di Grazzano[13].

L'arrivo degli austriaci e le politiche illuminate della Casa d'Asburgo nel XVIII secolo aprì una nuova fiorente stagione architettonica che grazie ad un'attenta pianificazione e alla commissione d'organto cercò di ridare a Milano, seconda città dell'Impero dopo Vienna, una nuova dimensione anche impiantistica, dando il via ad una delle maggiori risistemazioni urbanistiche della storia della città[14]: nella seconda metà del secolo infatti vennero messe sul mercato vaste aree non edificate, confiscate agli ordini religiosi, dove la nobiltà cittadina volle edificare i suoi nuovi palazzi per impressionare i nuovi sovrani. Tra i maggiori palazzi del primo periodo neoclassico milanese si possono citare palazzo Serbelloni di Simone Cantoni e palazzo Belgioioso del rivale Giuseppe Piermarini, architetto di corte e già autore del palazzo Reale, altra grande opera edilizia ascrivibile al primo dominio austriaco[15].

Villa Reale, prototipo del secondo periodo neoclassico milanese

La seconda fase del neoclassicismo, favorita peraltro dall'arrivo delle truppe napoleoniche e dalla diffusione di una nuova classe dirigente legata all'orbita francese, vide lo sviluppo di un'architettura meno austera: l'opera più significativa del periodo è sicuramente la villa Reale di Leopoldo Pollack, allievo del Piermarini, accanto ad altri palazzi civili come palazzo Saporiti; tuttavia l'attenzione del governo francese fu più dedicata ad opere e sistemazioni di spazi pubblici. In quegli anni viene infatti redatto uno dei primi piani regolatori moderni ed articolati in Italia, e la città viene dotata di una commissione d'ornato per deliberare sulle architetture cittadine[16]. Con la restaurazione a partire dal 1815, la città entrò nella terza fase neoclassica, con edifici ispirati al primo neoclassicismo con facciate austere ma monumentali, come palazzo Melzi di Cusano ispirato a palazzo Serbelloni o Palazzo Borromeo d'Adda.

Con l'avvento dell'unità d'Italia, la nuova classe dirigente trovò nell'eclettismo lo stile per la celebrazione del nuovo corso storico: emerse su tutti gli stili una tendenza neorinascimentale ben rappresentata dalla casa Manzoni, ispirata ai modelli rinascimentali lombardi, e la ca' de Sass, evidentemente ispirata al rinascimento fiorentino. Non mancano tuttavia forme ispirate al manierismo cinquecentesco, come nel palazzo Chiesa, ed in misura minore al primo barocco, benché questa tendenza si abbia più che altro a partire dal XX secolo.

Palazzo Castiglioni, primo edificio liberty cittadino

Il Novecento fu l'ultima grande parentesi delle ville di delizia: con l'ingresso di Milano nel Regno d'Italia, essa era divenuta un centro industriale di fondamentale importanza per la nuova economia e soprattutto era divenuta uno dei punti nodali di scambio con l'Europa. A Milano si insediarono i borghesi, i nuovi nobili della seconda rivoluzione industriale, che cercarono di abbellirla, riportandola ad osservare le glorie del passato. Se da un lato la vecchia classe dirigente legata alle élite di potere tradizionale continuava a mostrare la propria ricchezza mediante un elaborato e monumentale stile eclettico, la nuova borghesia industriale iniziò, a partire dai primi anni del '900, a costruire palazzi nel nuovo stile liberty decorati con formelle in ceramiche variopinte e ferri battuti: tra i migliori esempi di liberty milanese ci sono palazzo Castiglioni, noto per le sue sculture in cemento decorativo, e casa Galimberti con le sue decorazioni in ceramica. Degno di nota per il virtuosismo delle balconate in ferro battuto è anche casa Ferrario.

Nonostante lo straordinario patrimonio architettonico della città, va precisato che ciò che si può vedere tuttora, rappresenta in minima parte quanto creato in tutta la storia della città: la tradizionale propensione cittadina a costruire dopo aver abbattuto palazzi già esistenti, uniti ai bombardamenti dell'ultima guerra hanno ridotto notevolmente il patrimonio complessivo della città. Se resta visibile buona parte dell'architettura e urbanistica neoclassica, quasi nulla rimane dei numerosi palazzi nobiliari rinascimentali.

Elenco delle ville e dei palazzi di Milano[modifica | modifica wikitesto]

Segue qui un elenco delle ville e dei palazzi storici ancora oggi visibili sul territorio comunale di Milano. I palazzi sono divisi per sezioni tenendo presente l'anno di inizio della costruzione e ordinati per ordine alfabetico; laddove sia noto è segnalato l'architetto principale autore del progetto.

XI secolo[modifica | modifica wikitesto]

XIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo della Ragione da piazza Mercanti

XIV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Loggia degli Osii
Palazzo Corio Casati

XV secolo[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Borromeo
Portale di Palazzo Vimercati
Villa Simonetta
Bicocca degli Arcimboldi

XVI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo della Pinacoteca di Brera
Palazzo di Prospero Visconti
Particolare della Casa degli Omenoni

XVII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Villa Litta
Palazzo Litta
Palazzo Sormani
Palazzo del Capitano di Giustizia
Palazzo Orsini
Palazzo Annoni
Palazzo Arcivescovile

XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Belgiojoso
Facciata della Villa Reale verso il giardino
Palazzo Serbelloni
Palazzo Reale

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Palazzo Saporiti
Palazzo Mellerio
Palazzo della Veneranda Fabbrica del Duomo
Ca' de Sass
Palazzo Anguissola
Particolare di Palazzo Chiesa
Particolare di Casa Candiani
Palazzo Tarsis
Palazzo Turati
Castello Cova
Palazzo Turati

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Facciata di Casa Galimberti
Palazzo della Banca Commerciale Italiana
Casa Broggi
Palazzo Mezzanotte
Palazzo Cusini
Villino Maria Luisa
Casa Lentati
Particolare del Palazzo del Banco di Roma

XXI secolo[modifica | modifica wikitesto]

Edifici demoliti[modifica | modifica wikitesto]

Piazza del Duomo nel 1860 circa. Sulla sinistra si intravede il Coperto dei Figini, che è stato demolito nel 1864 per poter permettere l'allargamento della piazza

Tra le numerosissime costruzioni abbattute nella storia edilizia della città, ve ne sono molte che sono state demolite nonostante un indiscutibile valore storico e artistico, tanto da essere ricordate nella letteratura architettonica della città.

XIV secolo[modifica | modifica wikitesto]

XV secolo[modifica | modifica wikitesto]

XVI secolo[modifica | modifica wikitesto]

XVII secolo[modifica | modifica wikitesto]

XVIII secolo[modifica | modifica wikitesto]

XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Mezzanotte, p. XIII.
  2. ^ Balzarini, p. 9.
  3. ^ Mezzanotte, p. XXVII.
  4. ^ De Vecchi, pp. 114-115.
  5. ^ Mezzanotte, pp. XXX-XXXI.
  6. ^ De Vecchi, p. 165.
  7. ^ Mezzanotte, p. XXXV.
  8. ^ Denti, p. 8.
  9. ^ Coppa, pg. 16.
  10. ^ Terraroli, pg. 137.
  11. ^ Mezzanotte, p. XLII-XLIII.
  12. ^ Mezzanotte, p. XLIX.
  13. ^ Bianchi, p. 74.
  14. ^ Mezzanotte, p. LIV.
  15. ^ TCI, pp. 39-40.
  16. ^ Rossi, pp. 1-24.
  17. ^ Casa Via S. Orsola 11, LombardiaBeniCulturali
  18. ^ [1]
  19. ^ [2]
  20. ^ Per una storia della Senavra

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Touring Club Italiano:Guida d'Italia - Milano, Guide rosse d'Italia, Milano, Touring Club Editore, 2003.
  • Eugenia Bianchi e Stefania Buganza, Il Seicento e il Settecento, Milano, NodoLibri, 1999.
  • Simonetta Coppa e Federica Bianchi, Lombardia barocca, Milano, Jaca Book, 2009.
  • Maria Grazia Balzarini, Il Gotico, Milano, Nodo Libri, 2000, ISBN 88-7185-078-5.
  • Pierluigi De Vecchi, Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, vol. II, Milano, Bompiani, 1999, ISBN 88-451-7212-0.
  • Paolo Mezzanotte e Giacomo Bascapè, Milano nell'arte e nella storia, Milano, Bestetti 1198, 1968.
  • Aldo Rossi, Il concetto di tradizione nell'architettura neoclassica milanese, in Scritti scelti sull'architettura e la città 1956 - 1972, Milano, Clup, 1975.
  • Valerio Terraroli, Lombardia barocca e tardobarocca, Milano, Skira editore, 2004.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Stili architettonici[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]