Ferdinando Visconti

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Ferdinando Visconti
Ritratto di Ferdinando Visconti, carboncino su carta, opera di Settimio Severo Lopresti, 1847
NascitaPalermo, 3 gennaio 1772
MorteNapoli, 28 settembre 1847
Dati militari
Paese servito Regno di Napoli (Borbone)
Repubblica Cispadana
Bandiera della Repubblica Cisalpina Repubblica Cisalpina
Repubblica Italiana
Regno Italico
Regno di Napoli (Murat)
Regno di Napoli (Borbone)
Regno delle Due Sicilie
Forza armataEsercito
CorpoCorpo di artiglieria e del genio
Corpo degli ingegneri geografi
Anni di servizio1786-1794
1802-1814
1814-1821
1831-1847
Gradobrigadiere (generale)
Decorazionicavaliere dell'Ordine della Corona di ferro
grande ufficiale dell'Ordine militare di S. Giorgio della Riunione
cavaliere di S. Ferdinando e del merito
Altre carichedeputato supplente al parlamento del Regno delle Due Sicilie
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Ferdinando Visconti (Palermo, 3 gennaio 1772[1]Napoli, 28 settembre 1847[2]) è stato un militare, geografo, cartografo e geodeta italiano, servendo dapprima nel Regno di Napoli ma perseguitato per le sue idee giacobine passò al servizio delle varie entità statuali italiane del periodo napoleonico, per poi tornare, dopo la restaurazione, a vivere e lavorare nel Regno delle Due Sicilie.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nato a Palermo nell'allora Regno di Sicilia, il 3 gennaio 1772[1], da Domenico, ufficiale dell'esercito borbonico, e da Francesca Palumbo; nel 1786 fu ammesso alla neo istituita Reale accademia militare dalla quale si licenziò il 27 febbraio 1791 col grado di alfiere (equivalente a quello di sottotenente di altri eserciti) del Corpo di artiglieria e genio, salvo poi rimanervi come insegnante di matematica iniziando al tempo stesso a coltivare interesse per la geografia, l'astronomia, la navigazione e la cartografia[3].

Influenzato dalle idee giacobine dei matematici Carlo Lauberg e Annibale Giordano, fu tra gli ufficiali che presero contatto coi francesi della squadra navale del contrammiraglio Latouche-Tréville, nel gennaio del 1793, durante la sosta nel porto di Napoli[4] per le riparazioni dei danni subiti a causa di un fortunale al largo di Civitavecchia. Arrestato nel marzo 1794[4] e accusato di cospirazione, venne processato dalla prima Giunta di Stato e condannato, il 3 ottobre 1794, a dieci anni di reclusione e al successivo esilio perpetuo «dai Reali Dominî», pena la morte[4], Il Visconti fu quindi radiato dall'esercito l'11 novembre[4] 1794 e tradotto in carcere presso il castello dell'isola di Pantelleria dove permarrà per 7 anni, incontrando e condividendo dal 1799 la prigionia con Francesco Fuoco col quale avrà modo di studiare ed approfondire le scienze matematiche al punto che tra i due si venne a creare un sodalizio scientifico e un legame di amicizia che rimase saldo per il resto della loro vita.[3]

Scarcerato nel 1801[3] in virtù delle clausole previste negli accordi della pace di Firenze[4], firmata da Napoleone Bonaparte e dal re di Napoli Ferdinando IV il 28 marzo dello stesso anno e che prometteva un'amnistia generale a tutti i condannati politici[5], rientrò a Napoli iniziando a insegnare matematica mentre il frammassone Giuseppe Zurlo, allora ministro delle finanze, lo propose quale ingegnere geografo aggiunto nonché successore di Antonio Rizzi Zannoni alla direzione dello stabilimento topografico napoletano, ma fallendo a causa dell'opposizione di re Ferdinando IV che non volle ammetterlo in quanto precedentemente accusato di essere un Repubblicano[3][4].

Impossibilitato a reinserirsi nella società napoletana, Visconti si rifugiò quindi a Milano[6] dove il 7 settembre 1802 venne nominato tenente in secondo (sic.[7]) nel Corpo degli ingegneri geografi della Repubblica Cisalpina, comandato dallo svedese Gustavo Tibell, divenendo discepolo del famoso astronomo Barnaba Oriani col quale affinò le proprie conoscenze sul calcolo e la geodesia[3][4].

In virtù delle notevoli capacità professionali, Visconti ricoprì da subito l'incarico di vicecapo-sezione del Corpo topografico, retto, dal 23 agosto 1805, dal capitano Antonio Campana; Visconti fu riconfermato in tale ruolo nel maggio del 1805 con decreto dell'allora ministro della guerra del Regno Italico Domenico Pino, venendo nominato capitano in secondo (sic.[7]) nonostante l'interessamento del Campana, soltanto il 21 settembre 1809, salvo poi essere promosso capitano in primo (sic.[7]) il 23 agosto 1810[3][4] per l'ottimo lavoro svolto, agli ordini del generale di divisione Charles Nicolas d'Anthouard de Vraincourt, nella determinazione dei confini tra il Tirolo[8] del Regno di Baviera e le Province Illiriche[4] dell'Impero Francese a seguito del trattato di Schoenbrunn.

Nel frattempo, fra il 1808 e il 1813, su incarico del viceré d'Italia Eugenio di Beauharnais[4] lavorò anche a una carta dettagliata del mare Adriatico cui si dedicò per il resto della sua permanenza nel Deposito della guerra di Milano intraprendendo un viaggio lungo le coste dell'Istria, delle isole Quarnerine, della Dalmazia e Albania fino a Budua[9]. L'ultimo avanzamento di grado ottenuto in quella sede fu a quello di caposquadrone (equivalente a maggiore per i corpi tecnici) e direttore in seconda del Deposito medesimo, l'8 luglio 1813[3][4].

Dopo la sconfitta nella battaglia di Lipsia per mano degli alleati ed il crollo della primavera del 1814 nella campagna di Francia, culminato con la battaglia di Parigi e l'abdicazione di Napoleone a Fontainebleau il 6 aprile, si pose fine all'egemonia napoleonica sull'Europa e di conseguenza in Italia a quella del viceré Eugenio di Beauharnais (25 maggio 1814). La Lombardia ritornò sotto l'egida austriaca assieme al Veneto grazie anche alla defezione di Murat che, per mantenere la corona, si accordò con gli Austriaci, rendendo quindi possibile il trasferimento di Visconti da Milano a Napoli, il quale, dietro sua esplicita richiesta, ottenne il congedo dal servizio dall'Esercito del Regno Italico, il 9 maggio 1814[10], rientrando nella capitale del Regno murattiano il 21 maggio dello stesso anno, il giorno seguente la morte dell'illustre geografo padovano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni[11]. Tornato quindi a Napoli, prese a dirigere lo Stabilimento topografico venendo testé nominato, con due distinti decreti di Murat, colonnello e direttore del Deposito generale della guerra, il 29 settembre 1814, strutturandolo sulla fattispecie degli omologhi a Parigi e a Milano, iniziando contestualmente a lavorare su una carta topografica del Regno[3].

Con la seconda restaurazione borbonica del giugno 1815, il re Ferdinando IV non si diede alle repressioni e alle persecuzioni del 1799. La struttura militare murattiana rimase quasi intatta, soprattutto grazie all'ottima preparazione degli ufficiali e della buona organizzazione di tutto il sistema. Tuttavia, tra l'esercito napoletano e quello siciliano, il primo risultava meglio addestrato e dotato degli uomini più capaci. Visconti, venne dunque confermato nella direzione del Deposito generale della guerra con il decreto del 21 dicembre 1815 ma a causa delle rivalità innescatesi tra i militari borbonici e quelli murattiani, si giunse al decreto del 22 gennaio 1817 con il quale il Deposito generale della guerra veniva smembrato in due enti distinti: il Deposito della guerra, affidato a Giuseppe di Brocchetti e l'Officio topografico, affidato invece a Visconti[3][4].

Visconti venne dunque reintegrato nell'esercito l'11 gennaio 1831, riacquisendo il vecchio grado di colonnello del Genio ma fu solo dopo la morte del precedente direttore Giovanni Melorio che poté rientrare, il 22 ottobre 1835 nell'Officio topografico, assumendone la direzione.

Il 16 aprile 1843 venne nominato brigadiere (generale) ed ispettore del Reale officio topografico e degli Istituti di educazione militare continuando al tempo stesso a dirigere lo stabilimento topografico essendo l'unico in grado di padroneggiare con disinvoltura le questioni scientifiche connesse alla topografia ed alla geodesia.

Socio di diverse accademie come l'Accademia Pontaniana del Regno delle Due Sicilie, ed europee quali la Société de Géographie francese, la Royal Geographical Society, la Astronomical Society di Londra e la Società geografica di Atene, era coniugato con donna Adelaide, matrimonio dal quale non ebbe figli. Visconti fu "Rapito ai viventi per cancrenosa risipola nelle gambe"[11] mentre era in servizio a Napoli, il 28 settembre 1847[2].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ferdinando Visconti fu insignito delle seguenti alte onorificenze[11][12]:

Cavaliere dell'Ordine della Corona di ferro - nastrino per uniforme ordinaria
Grand'ufficiale dell'Ordine militare di San Giorgio della Riunione - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di S. Ferdinando e del merito - nastrino per uniforme ordinaria

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Ferdinando Visconti, Dei lavori geodetici fatti in questi ultimi tempi nel regno di Napoli. Lettera al sig. conte Annibale Ranuzzi da Bologna, in Antologia Italiana, giornale di Scienze, Lettere ed Arti, II, n. 3, Torino, Giuseppe Pomba & C., 1847, pp. 270-294.
  • Ferdinando Visconti, Notizia intorno al Reale Officio Topografico di Napoli ed ai lavori in esso eseguiti, in Annuario Geografico Italiano, I, Bologna, Pubblicato da Annibale Ranuzzi, Libreria Rusconi, 1844, pp. 19-27.
  • Ferdinando Visconti, Sulla posizione geografica e sulla larghezza della Bocca del Mare Adriatico. Memoria presentata alla Reale Accademia delle Scienze dal socio ordinario Ferdinando Visconti nella tornata del 22 agosto 1823, in Atti della Reale Accademia delle Scienze. Sezione della Società Reale Borbonica, II. Parte I, Napoli, 1825.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b La data di nascita del 3 gennaio 1772 è talvolta riportata erroneamente come 9 gennaio in quanto apposta in un lungo necrologio in memoria del Visconti a commento di un ritratto eseguito nel 1847 dal disegnatore vedutista dell'Officio topografico Settimio Severo Lopresti in occasione della sua scomparsa, cenni biografici poi ripresi da numerose altre biografie. Tuttavia la data di nascita del 3 gennaio risulta dai documenti conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e da quelli della Royal Geographical Society di Londra; inoltre diverse altre biografie lo danno anche erroneamente nato a Portici, città natale di un altro illustre geografo, il generale Antonio Campana, direttore dell'I. R. istituto geografico militare austriaco prima a Milano e poi a Vienna.
    Cfr. in Vladimiro Valerio, Ferdinando Visconti, biografia a cura di, su Ferdinando Visconti. Carteggio (1818–1847), Firenze, Leo S. Olschki, 1995.
  2. ^ a b Per l'esattezza della data di morte fissata al 28 settembre 1847 si veda il documento del Registro dello Stato Civile del Comune di Napoli (Cfr. Provincia di Napoli. Comune di Napoli. Circondario San Ferdinando, Atti dello Stato civile. Registro degli Atti de' morti. Dal primo Gennajo a tutto li trentuno Dicembre mille ottocento quarantasette. Num. d'Ordine 629). Nella nota 32 di Vladimiro Valerio, Ferdinando Visconti, biografia a cura di, in Ferdinando Visconti. Carteggio (1818–1847), Firenze, Leo S. Olschki, 1995, viene riportata come data di morte il 26 novembre affermando: «secondo Alfredo COMANDINI, L'Italia nei cento anni del secolo XIX, Milano 1902-1907, il Visconti sarebbe morto il 26 mentre il Lopresti lo indica morto il 28».
  3. ^ a b c d e f g h i Cfr. in Vladimiro Valerio, Ferdinando Visconti, biografia a cura di, su Ferdinando Visconti. Carteggio (1818–1847), Firenze, Leo S. Olschki, 1995.
  4. ^ a b c d e f g h i j k l Cfr. la biografia in nota 63 alle pp. 393-396 del vol. III, in Ruggiero di Castiglione, La massoneria nelle Due Sicilie e i "fratelli" meridionali del '700, Roma, Gangemi, 2014, ISBN 978-88-492-6756-3.
  5. ^ Cfr. al lemma Firènze, trattati di- su Sapere.it
  6. ^ Sempre Milano Visconti ebbe modo di conoscere parecchi altri esuli napoletani quali il giovanissimo Fedele Amante, del quale frequentava la casa, futuro geodeta capo nell'Officio topografico di Napoli; fu amico e compagno di lavoro di Francesco Macdonald (poi ministro della guerra nel Regno di Napoli di Murat), di Giovan Battista Vinci, che diventerà alto ufficiale del Genio borbonico, di Luigi Cosenz, che raggiunse a Napoli il grado di brigadiere con l'incarico di ispettore di artiglieria e genio in Sicilia; e di Calcedonio Casella. Strinse amicizia con i principali militari e tecnici della pubblica amministrazione italiana, tra i quali l'ingegnere Antonio Assalini cui rimase legato anche dopo il rientro a Napoli.
    In Vladimiro Valerio, op. cit.
  7. ^ a b c Cfr. documento originale dell'epoca.
  8. ^ Cfr. la nota 105 a p. 57 in Davide Allegri, La scelta di un confine. La creazione del dipartimento dell'Alto Adige, tesi di dottorato, Università degli Studi di Trento, Scuola di Dottorato in Studi Storici XXIV ciclo.
  9. ^ Cfr. a p. 51 in Ferdinando Visconti, Sulla posizione geografica e sulla larghezza della bocca del mare Adriatico, su "Atti della Reale Accademia delle Scienze", Napoli, vol. II, 1825.
  10. ^ Cfr. la nota di Vladimiro Valerio, Ferdinando Visconti, biografia a cura di, in Ferdinando Visconti. Carteggio (1818–1847), Firenze, Leo S. Olschki, 1995. Archivio di Stato di Milano, Ministero guerra, matricola ufficiali, cart. 96
  11. ^ a b c Vedasi in Ritratto di Ferdinando Visconti su beniculturali.inaf.it
  12. ^ a b Cfr. il Giornale italiano: tutti gli atti d'amministrazione posti in questo foglio.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA. VV., http://www.provincia.fr.it/public/Image/APPUNTAMENTI%20CULTURALI/Storia%20di%20confine%20ok.pdf[collegamento interrotto], Frosinone, ISBN 978-88-940682-0-7, p. 36
  • Ferdinando de Luca, Ferdinando Visconti, in Atti del Reale Istituto d'Incoraggiamento alle Scienze naturali, economiche e tecnologiche, Napoli, Tip. del R. Albergo de' Poveri, 1866, pp. 327-342.
  • Direzione dello Stabilimento, Cenno storico dei lavori geodetici e topografici eseguiti nel Reale ufficio Topografico e metodi in esso adoperati, Napoli, Reale Tipografia Militare, 1951, pp. 1-19.
  • Giuseppe Ferrarelli, L’ufficio Topografico di Napoli e il generale Ferdinando Visconti, in «Napoli Nobilissima», vol. IV (1896),
  • Attilio Mori, Cenni storici sui lavori geodetici e topografici e sulle principali produzioni cartografiche eseguite in Italia dalla metà del secolo XVIII ai nostri giorni, Firenze, Istituto Geografico Militare, 1903, pp. 1-80.
  • Operazioni e studii eseguiti in Italia fin al 1874 aventi rapporto con la misura dei Gradi in Europa, in Zusammenstellung der Literatur der Gradmessungs-Arbeiten, Berlin, Publication des Königlich Preussischen geodãtischen Instituts, 1876, pp. 5-12.
  • Leonardo Rombai, La cartografia italiana a curve di livello prima e dopo l'Unità, sulla rivista AGEI - Geotema, n. 58, Anno XXII, 2018 settembre-dicembre, pp. 80-86.
  • Raffaele Ruggiero, Città d’Europa e cultura urbanistica nel Mezzogiorno borbonico. Il patrimonio iconografico della raccolta Palatina nella Biblioteca Nazionale di Napoli, collana UrbsHistoriaeImago. Storia e immagine dei territori, dei centri urbani e delle architetture, Napoli, FedOA - Federico II University Press, 2018, ISBN 978-88-6887-044-7.
  • Mario Signori, L'attività cartografica del Deposito della guerra e del Corpo degli ingegneri topografi nella Repubblica e nel Regno d'Italia. Atti del Convegno: Cartografia e Istituzioni in età moderna. Genova, Imperia, Albenga, Savona, La Spezia 3 - 8 novembre 1986, in Atti della Società ligure di Storia patria. Biblioteca digitale, Val. XXVII (CI) - Fase. II, Genova, 2004, pp. 493-524.
  • Vladimiro Valerio, Dalla cartografia di Corte alla cartografia dei militari: aspetti culturali, tecnici e istituzionali. Atti del Convegno: Cartografia e Istituzioni in età moderna. Genova, Imperia, Albenga, Savona, La Spezia 3 - 8 novembre 1986, in Atti della Società ligure di Storia patria. Biblioteca digitale, XXVII (CI), fasc. I, Genova, 2004, pp. 59-78.
  • Vladimiro Valerio, L'Italia nei manoscritti dell'Officina topografica conservati nella Biblioteca Nazionale di Napoli, Napoli, Istituto di Matematica della Facoltà di Architettura, 1985.
  • Vladimiro Valerio, Società, uomini e istituzioni cartografiche nel Mezzogiorno d'Italia., Firenze, Istituto Geografico Militare, 1993, pp. 420-425, ISBN 88-86329-00-8.
  • Vladimiro Valerio, Ferdinando Visconti. Carteggio (1818–1847), Firenze, Leo S. Olschki, 1995

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