Cilindro (copricapo)

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Disambiguazione – "Cappello a cilindro" rimanda qui. Se stai cercando il film musicale, vedi Cappello a cilindro (film).
L'ex presidente messicano Francisco León de la Barra che indossa un cilindro.

Il cilindro o tuba è un tipo di cappello maschile elegante, usato nelle cerimonie o agli eventi formali.

È caratterizzato da una parte superiore alta, dalla linea generalmente deformata (con la parte centrale più stretta rispetto alla estremità) e dalla sommità uniformemente piatta; una fascia lucida od opaca corre intorno alla base dalla tuba, la tesa è ampia e rialzata ai lati. Nelle occasioni formali il cilindro è sempre di colore nero, in quelle mondane può essere di altri colori, generalmente grigio.

Copricapo tipico dell'abbigliamento maschile elegante dal XIX fino alla prima parte del XX secolo, è caduto progressivamente in disuso dal secondo dopoguerra; attualmente viene indossato raramente e soltanto in ambienti ed occasioni estremamente formali; è rimasto tuttavia molto presente nell'immaginario collettivo come simbolo di eleganza (talora affettata o demodé), aristocrazia o capitalismo, spesso con connotati ironici o sarcastici.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Cilindro, 1847.

I primi cilindri venivano fabbricati impiegando il feltro, specialmente con feltro ricavato dalla pelliccia di castoro. In seguito, è stata largamente utilizzata la seta. Una versione molto popolare del cilindro, specialmente negli Stati Uniti nel XIX secolo, è lo stovepipe hat, una variante più rialzata resa popolare da Abraham Lincoln durante la sua presidenza. Questo tipo di cilindro è completamente dritto, ovvero non c'è differenza nella circonferenza tra la parte centrale e le estremità.

Nella seconda metà del XIX secolo, il cilindro divenne gradualmente fuori moda, con il ceto medio che iniziò ad adottare le bombette e i cappelli di feltro morbido, come il modello fedora, più pratici per la vita cittadina e più semplici da produrre in massa. Un cilindro doveva invece essere fatto a mano da un cappellaio esperto, in un periodo in cui i lavori artigianali erano in declino. Il cilindro cominciò quindi ad essere associato al ceto alto e al dandysmo, diventando bersaglio di satira e critiche sociali. Con la fine della prima guerra mondiale divenne una rarità nell'abbigliamento quotidiano. Il cilindro ha persistito per molti anni in alcune aree, come in politica e nella diplomazia internazionale; all'epoca della neo-nata Unione Sovietica ci fu un dibattito riguardo all'abbigliamento che avrebbero dovuto adottare i diplomatici, ovvero se utilizzare o meno il cilindro. Seguendo le convenzioni internazionali, venne deciso che l'avrebbero dovuto indossare. Alla fine della seconda guerra mondiale anche i rappresentanti dell'Impero del Giappone alla cerimonia della resa ufficiale dell'impero indossarono dei cilindri alla maniera occidentale.

Continua comunque tuttora ad essere usato come parte dell'abbigliamento formale con abiti come il tight e il frac (mentre è sconsigliabile con lo smoking), anche se oggigiorno vengono soprattutto prodotte imitazioni a basso costo per eventi particolari. Hanno infatti la forma stovepipe, ovvero dritta, e con la tesa non piegata ai lati, dato che piegarla correttamente per un mercato di massa sarebbe troppo costoso. Sono popolari nella sottocultura gotica, e talvolta sono associati agli illusionisti.

Indossatori noti[modifica | modifica wikitesto]

Indossatori nei media[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • L. Ramenzoni Manuale del cappellaio - Ulrico Hoepli, Milano, 1906
  • G. Folledore Il cappello da uomo - Zanfi Editori, Modena, 1988
  • A. Campione Il cappello da uomo-Men's hats - BEMA Editrice, Milano, 1988
  • A. Colonetti, G. Sassi, M.M. Sigiani Cosa ti sei messo in testa. Storia e geografia del cappello - Mazzotta, Milano, 1991
  • F. Mondolfo Tanto di cappello - Alberti Editore, Verbania, 1997
  • N. Pafundi Cappelli e bastoni - PAFPO editore, Milano, 1998
  • R. Bargellesi, L. Giannetta ll cappello tra storia e futuro - Edizioni Polistampa, Firenze, 2004

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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