Virus del Nilo occidentale: differenze tra le versioni

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In [[Italia]], le zone colpite hanno riguardato soprattutto [[Emilia-Romagna]] e [[Veneto]], ma dal 2008 si sono verificati casi di contagio anche in [[Lombardia]] e nuovi casi di contagio si sono verificati anche nel 2014.<ref name="pmid25350968">{{cita pubblicazione |autore=Pupella S |coautori=Pisani G, Cristiano K, Catalano L, Grazzini G |titolo=Update on West Nile virus in Italy |rivista=Blood Transfusion = Trasfusione Del Sangue |volume=12 |numero=4 |pagine=626–7 |mese=Ottobre |anno=2014 |pmid=25350968 |pmc=4212050 |doi=10.2450/2014.0110-14 |url=http://dx.doi.org/10.2450/2014.0110-14 |accesso= 9 dicembre 2014}}</ref>
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A scopo precauzionale diverse AVIS locali hanno deciso di effettuare controlli in tal senso sul sangue dei donatori<ref>{{Cita web|autore = Corriere della sera|url = http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_settembre_24/febbre-nilo-allerta-zanzare-infette-milanese-490bb056-43fd-11e4-bbc2-282fa2f68a02.shtml|titolo = «Febbre del Nilo», allerta
zanzare infette nel Milanese|accesso = |editore = |data = 24/09/2014}}</ref>. Le zona adiacenti a fiumi o bacini lacustri, in genere, sono più esposte al contagio, data la naturale proliferazione di zanzare in tali zone. Nel 2011 sono state riscontrate diverse morti tra gli equini per il virus anche in [[Sardegna]]<ref name="Nuova sardegna">[http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/09/25/news/febbre-del-nilo-decine-di-cavalli-morti-5025484 Febbre del Nilo decine di cavalli morti - Regione - La Nuova Sardegna<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nello stesso anno in Sardegna il virus ha causato la morte di due uomini, di 70 e 34 anni rispettivamente <ref>[http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/10/07/news/confermati-2-casi-di-febbre-del-nilo-nell-isola-5105931 Febbre del Nilo casi in Sardegna]</ref><ref>[http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2011-10-07/16762/Febbre_del_Nilo_morto_il_secondo_paziente_sardo.html 3 Morti per febbre del nilo in Sardegna]</ref><ref>[http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/239993 Salgono a tre i casi di morte per la cosiddetta Febbre del Nilo]</ref>.
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Nel 2011 sono state riscontrate diverse morti tra gli equini per il virus anche in [[Sardegna]]<ref name="Nuova sardegna">[http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/09/25/news/febbre-del-nilo-decine-di-cavalli-morti-5025484 Febbre del Nilo decine di cavalli morti - Regione - La Nuova Sardegna<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>. Nello stesso anno in Sardegna il virus ha causato la morte di due uomini, di 70 e 34 anni rispettivamente <ref>[http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/10/07/news/confermati-2-casi-di-febbre-del-nilo-nell-isola-5105931 Febbre del Nilo casi in Sardegna]</ref><ref>[http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2011-10-07/16762/Febbre_del_Nilo_morto_il_secondo_paziente_sardo.html 3 Morti per febbre del nilo in Sardegna]</ref><ref>[http://www.unionesarda.it/Articoli/Articolo/239993 Salgono a tre i casi di morte per la cosiddetta Febbre del Nilo]</ref>.


==Prevenzione==
==Prevenzione==

Versione delle 12:26, 9 dic 2014

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Virus del Nilo occidentale

Cellula infettata dal
virus del Nilo occidentale
Classificazione dei virus
DominioAcytota
Gruppovirus a ssRNA+
FamigliaFlaviviridae
SottofamigliaOrthoretrovirinae
GenereFlavivirus
SpecieVirus del Nilo occidentale

Il virus del Nilo occidentale (noto anche con la denominazione inglese West Nile Virus) è un flaviviridae del genere Flavivirus (di cui fanno parte anche il virus della febbre gialla, il virus dell'encefalite di Saint-Louis, il virus dell'encefalite di Murray Valley e il virus dell'encefalite giapponese). Il suo nome viene dal distretto di West Nile in Uganda, dove è stato isolato per la prima volta nel 1937 in una donna che soffriva di una febbre particolarmente alta. In seguito è stato trovato negli uomini, negli uccelli e nei moscerini in Egitto negli anni cinquanta, diffondendosi infine anche in altri Paesi. La malattia ha un andamento endemico-epidemico ed inizialmente risultava diffusa soprattutto in Africa (specie in Egitto), Medio Oriente, India. Nella prima metà degli anni 90, la malattia da virus del Nilo occidentale si verificava solo sporadicamente ed era considerata un rischio minore per l'uomo. Tuttavia nel 1994 scoppiò un focolaio epidemico in Algeria che si caratterizzò per la numerosità dei casi di encefalite. A distanza di soli 2 anni, nel 1996 si verificò una nuova grande epidemia in Romania, anche in questo caso associata ad un alto numero di casi di malattia neuroinvasiva. Dopo aver fatto la sua comparsa in Europa in anni più recenti il virus è apparso negli Stati Uniti d'America, dove la prima epidemia è stata dichiarata nello stato di New York nel 1999.[1] Il WNV è ormai diffuso a livello mondiale, e dagli Stati Uniti si è ormai esteso al Canada e, verso sud, nelle isole Caraibiche e nell'America Latina. Ad oggi il virus del Nilo occidentale deve essere ormai considerato un patogeno endemico in Africa, Asia, Australia, Medio Oriente, Europa e negli Stati Uniti. Nel 2012 si è verificata una delle e peggiori epidemie virali, nel corso della quale sono morte 286 persone negli Stati Uniti, con lo stato del Texas che è risultato particolarmente interessato dall'infezione virale.[2] Sempre nel 2012 in Italia è stato identificato un nuovo ceppo del virus.[3] Il virus colpisce sia gli animali, in particolare i cavalli, sia gli esseri umani. All’apice del focolaio epidemico del 2002, sono stati registrati 15.000 casi solo nei cavalli. L'impatto dell'infezione virale sui cavalli e nell'industria americana dell'allevamento equino è stato devastante, con un tasso di mortalità circa del 40%. Nel 2008 un focolaio endemico in Italia ha determinato casi sia nelle persone sia nei cavalli. Sono stati riportati casi di infezione in 77 cavalli e due persone. Approssimativamente circa l'80% delle infezioni da West Nile virus, nell'essere umano, decorrono a livello subclinico, ovvero non causano sintomi evidenti. Il periodo di incubazione è tipicamente compreso tra 2 e 15 giorni. Nel caso, invece, si verifichi una sintomatologia, questa è generalmente dominata dalla febbre, e da qui il nome di febbre del Nilo occidentale. Raramente oltre alla febbre possono comparire alcune gravi complicazioni neurologiche, quali meningite e encefalite.

Trasmissione del virus

La modalità principale di trasmissione del virus del Nilo occidentale rappresentata da diverse specie di zanzare, che sono il primo vettore. Tra queste, in particolare, riveste un ruolo primario il genere Culex. Ovviamente tutti i fattori che favoriscono la proliferazione delle zanzare, come ad esempio le piogge abbondanti, le irrigazioni dei terreni agricoli o condizioni climatiche con temperature alte, determinano un importante aumento del numero dei casi di contagio. Gli uccelli, siano essi stanziali, migratori o domestici, giocano un ruolo cruciale nella disseminazione del virus essendo l'animale più comunemente infettato e rappresentando il primo serbatoio. Tra gli uccelli sono soprattutto i passeriformi, il più grande ordine di uccelli, a rappresentare il serbatoio naturale del virus. Gli uccelli migratori permettono invece lo spostamento del virus dall'Africa, prima zona endemica, verso altre zone temperate. Le zanzare, in particolare del genere Culex, pungendo gli uccelli migratori asportano sangue infetto, infettano sé stesse e quindi ogni altro animale, uomo compreso, di cui assumono il sangue successivamente. Il virus WNV è stato trovato in varie specie di zecche, ma la ricerca attuale suggerisce che questi animali non sono importanti vettori del virus. Il virus infetta anche diverse altre specie di mammiferi, oltre all'uomo, ed è stato identificato in alcuni rettili, tra cui alligatori e coccodrilli,[4][5] e anche in alcuni anfibi.[6][7] Bisogna comunque tenere presente che non tutte le specie animali suscettibili di infezione da virus WNV (compresi gli esseri umani), così come non tutte le specie di uccelli, sono in grado di sviluppare nel sangue concentrazione virali sufficienti per poter trasmettere la malattia alle zanzare infettandole. Pertanto non tutti gli animali sucettibili possono essere considerati fattori principali di trasmissione virale.

In Italia è in vigore dall'anno 2008 una ordinanza del Ministero della Salute che dà il via ad un piano di sorveglianza Straordinaria della West Nile Disease. Il virus del Nilo è stato infatti dichiarato endemico nel nostro Paese dalle autorità sanitarie. Questa ordinanza prevede anche il coinvolgimento dei medici veterinari liberi professionisti. Con il piano di sorveglianza straordinaria si intensificano le misure straordinarie di sorveglianza “finalizzate alla cognizione dell'espansione del fenomeno”. L'attenzione al fenomeno è rivolta ad uccelli stanziali appartenenti a specie bersaglio (Gazza, Cornacchia grigia, Tortora dal collare orientale), agli equinidi ed alla fauna culicidica (anche con posizionamento di trappole per la cattura di zanzare). La segnalazione dei casi sospetti nei cavalli è stata incoraggiata anche dalla Società Italiana dei Veterinari per Equini (SIVE), secondo le linee guida fornite dall’Istituto Zooprofilattico di Teramo. I medici veterinari pubblici e liberi professionisti sono tenuti alla sorveglianza sindromica nei cavalli. L'attività prevede la messa a punto e distribuzione di un questionario ai medici veterinari con la finalità di individuare cavalli in cui, nel periodo di attività dei vettori, si sono manifestate sindromi neurologiche riferibili alla malattia[8].

Segni e sintomi nell'uomo

Culex quinquefasciatus,
uno dei trasmettitori del virus

Il periodo di incubazione della malattia, ovvero il periodo compreso tra l'infezione e lo sviluppo dei primi segni e sintomi, è tipicamente compreso tra 2 e 15 giorni. Secondo uno studio scientifico circa 1 paziente su 4 (il 26%) con infezione da West Nile virus è destinato a divenire sintomatico.[9] I sintomi iniziali dell'infezione da virus del Nilo occidentale sono rappresentati dalla comparsa di febbre moderata che in genere perdura da tre a sei giorni. Ad essa si associa spesso un senso di malessere generalizzato, anoressia, nausea, cefalea (mal di testa). Si tratta, come si vede, di una tipica sintomatologia simil influenzale. Ad essa può fare seguito la comparsa di dolore oculare, mal di schiena, mialgie (dolori muscolari),[10] artralgie, tosse, eruzioni cutanee, linfadenopatia e dispnea (difficoltà a respirare). Alcuni pazienti possono sviluppare disturbi che interessano in modo particolare l'apparato gastrointestinale. In questo caso il quadro clinico è dominato da nausea, vomito e diarrea.[11] In meno del 15% dei casi, di solito nei soggetti anziani e in quelli più deboli, possono verificarsi alcune gravi complicazioni neurologiche quali meningite asettica, encefalite oppure meningoencefalite. I sintomi più comunemente riportati da pazienti ospedalizzati con disturbi neurologici sono: febbre elevata, marcata cefalea, estrema debolezza, paralisi flaccida, modificazione dello stato mentale con alterato stato di coscienza, confusione mentale, disorientamento, tremori, convulsioni, stupore e coma. Tra le alterazioni neurologiche sono anche state registrate atassia, disturbi di tipo extrapiramidale, anormalità dei nervi cranici, mielite, neurite ottica, poliradiculite, e crisi convulsive di tipo epilettiforme. Una minoranza di pazienti manifesta anche eruzioni maculopapulari o morbilliformi sul tronco, collo, arti superiori ed inferiori.[1] La più comune manifestazione oculare della malattia da virus del Nilo occidentale è invece rappresentata da una corioretinite multifocale.[12] Generalmente il malato si rimette spontaneamente in 3-5 giorni, ma la malattia può essere anche mortale, specialmente in individui anziani e immunodepressi.

Sintomi nel cavallo

Nel cavallo il periodo di incubazione varia da 3 a 15 giorni. Oltre alla manifestazione di febbre, perdita dell’appetito e depressione generalizzata, i sintomi clinici che presentano i cavalli affettidal virus della West Nile sono quasi esclusivamente di tipo neurologico:debolezza agli arti posteriori, che può andare dalla mancata coordinazione fino alla paralisi, indebolimento della vista, atassia, movimento compulsivo di spinta della testa contro le pareti del box, movimenti senza meta, crisi convulsive, disfagia, movimenti circolari, ipereccitabilità, coma.

Il 10% dei cavalli affetti da West Nile Virus sviluppa disordini a carattere neurologico legati all’encefalite. Il tasso di mortalità tra i cavalli che presentano i sintomi clinici della malattia oscilla dal 20 al 57%.

Una diagnosi certa, fondata su esami sierologici o del liquido cerebrospinale, è necessaria per escludere altre malattie in cui sono manifesti segni neurologici similari: rabbia, botulismo, mieloencefalite protozoaria equina (EPM) e altre forme di encefalite.[13][14][15]

Trattamento

Allo stato attuale delle conoscenze non esiste un trattamento specifico che permetta l'eradicazione dell'infezione da virus WNV. La terapia è pertanto unicamente di supporto e indirizzata ad attenuare la possibile evoluzione verso l'edema cerebrale. Nei pazienti con marcata alterazione dello stato di coscienza o in coma il trattamento è indirizzato al mantenimento delle funzioni vitali, con particolare riguardo ad una adeguata pervietà delle vie aeree. Spesso questi pazienti si trovano già ricoverati in terapia intensiva o in rianimazione e talvolta necessitano di ventilazione assistita.
Il perdurare della febbre può determinare una marcata perdita di liquidi corporei, a seguito della traspirazione insensibile: in questi casi è necessario provvedere ad una adeguata infusione per via endovenosa di fluidi (soluzione fisiologica, soluzione di ringer lattato ed altre) verificando periodicamente l'adeguatezza dell'equilibrio idro-elettrolitico. All'inizio del 2009 la Fort Dodge Animal Health ha lanciato sul mercato il primo vaccino per equini contro il WNV autorizzato in Europa.

Prognosi

In linea generale la prognosi è favorevole. Alcuni studi indicano che la febbre del Nilo occidentale spesso può essere più grave di quanto si pensasse in precedenza. Studi clinici eseguiti su diversi focolai epidemici recenti indicano che alcuni pazienti possono richiedere fino a 60-90 giorni per recuperare.[16][17][18][19] I pazienti che hanno sviluppato una febbre da WNV di grado lieve hanno altrettante probabilità di quelli che hanno invece sviluppato gravi manifestazioni neuroinvasive della malattia di accusare a lungo termine (anche a distanza di più di 1 anno) disturbi somatici come il tremore e disfunzioni nelle abilità motorie ed esecutive.[20] Secondo alcuni studi la febbre da WNV che si caratterizza per la neuroinvasività è statisticamente associata ad un aumento di rischio per una successiva insufficienza renale cronica.[21]

Zone a rischio

Nelle zone temperate i casi di encefalite dovuti a questo virus si verificano generalmente tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno. Nelle altre regioni più calde il virus può trasmettersi per tutto l'anno.

In Francia, ad esempio, la prima epidemia ha avuto luogo nel 1962 con ben cinquanta casi di encefalite, di cui dieci gravi, e, tra il 1975 e il 1980, nuovi casi umani sono stati osservati in Camargue e in Corsica.

In Italia, le zone colpite hanno riguardato soprattutto Emilia-Romagna e Veneto, ma dal 2008 si sono verificati casi di contagio anche in Lombardia e nuovi casi di contagio si sono verificati anche nel 2014.[22] A scopo precauzionale diverse AVIS locali hanno deciso di effettuare controlli in tal senso sul sangue dei donatori[23]. Le zona adiacenti a fiumi o bacini lacustri, in genere, sono più esposte al contagio, data la naturale proliferazione di zanzare in tali zone.[24] Nel 2011 sono state riscontrate diverse morti tra gli equini per il virus anche in Sardegna[25]. Nello stesso anno in Sardegna il virus ha causato la morte di due uomini, di 70 e 34 anni rispettivamente [26][27][28].

Prevenzione

A livello individuale sono efficaci i mezzi di prevenzione tradizionali contro le zanzare: insetticida o spray anti-zanzare. È utile poi portare vestiti che coprano braccia e gambe. Gli insetticidi costituiscono un metodo semplice ed efficace per ridurre la popolazione di zanzare. Tuttavia, essi agiscono solo contro le zanzare adulte.

La vaccinazione può notevolmente ridurre il rischio per i cavalli di subire le complicazioni del virus della West Nile. Tale efficacia è stata dimostrata con successo negli Stati Uniti, dove il numero di casi equini riportati è diminuito di anno in anno dal picco del focolaio endemico nel 2002.

Per proteggere i cavalli dal virus l’animale deve essere vaccinato prima della stagione degli sciami di zanzare, quindi prima di essere esposto al rischio di punture. La prima vaccinazione è seguita da un richiamo dopo 3-5 settimane, dopo il quale si dovrebbe fare un richiamo annuale. L'insorgenza dell'immunità inizia tre settimane dopo la seconda vaccinazione.

È raccomandabile evitare il contatto diretto con animali morti e stare lontano da luoghi a rischio come stagni e superfici umide (sottovasi).

Studi del 2009 hanno riscontrato:

  • Una ricerca fatta negli Stati Uniti sul sangue di 6,2 milioni di donatori ha permesso di trovare 1000 donatori positivi e due probabili casi di trasmissione di encefalite, legata al virus, per trasfusione sanguigna.
  • Durante uno studio analogo nel dipartimento francese di Var, in un test, che ha coinvolto 200 donatori, è risultato che l'1% di questi era positivo.
  • La Svizzera ha adottato delle misure preventive: chi si è recato in luoghi a rischio (tra cui gli USA) non può donare sangue per 6 mesi.
  • In Italia nell'agosto 2008 si è registrata la presenza del virus West Nile in alcune province dell'Emilia-Romagna, del Veneto e della Lombardia, tutte in prossimità del fiume Po e del suo delta. Il primo caso, nel corso del 2009, è stato confermato in un cavallo il 29 luglio 2009, a nord di Correggio, una cittadina che dista 60 km da Ferrara, luogo dove ha avuto inizio l'epidemia del 2008, che ha colpito complessivamente una settantina di cavalli e sei esseri umani. Dopo questa epidemia il WNV è stato dichiarato endemico in Italia.

Tabella epidemiologica

1999 USA 149 casi 18 decessi
1999 Canada 1 decesso
2000 Israele 120 casi 10 decessi
2001 Canada 10 casi
2002 USA 4156 casi 284 decessi
2002 Canada 416 casi
2003 USA 9858 casi 264 decessi
2003 Canada 1000 casi 7 decessi
Agosto 2003 Francia 7 casi
Agosto 2006 Canada 1 caso
Ottobre 2008 Italia 70 casi 6 decessi
Settembre 2009 Italia 16 casi 4 decessi
Settembre 2012 Tunisia 50 casi 5 decessi
Agosto-Settembre 2013 Serbia 137 casi 12 decessi

Note

  1. ^ a b Nash D, Mostashari F, Fine A, Miller J, O'Leary D, Murray K, Huang A, Rosenberg A, Greenberg A, Sherman M, Wong S, Layton M, The outbreak of West Nile virus infection in the New York City area in 1999, in The New England Journal of Medicine, vol. 344, n. 24, Giugno 2001, pp. 1807–14, DOI:10.1056/NEJM200106143442401, PMID 11407341. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  2. ^ Murray KO, Ruktanonchai D, Hesalroad D, Fonken E, Nolan MS, West Nile virus, Texas, USA, 2012, in Emerging Infectious Diseases, vol. 19, n. 11, Novembre 2013, pp. 1836–8, DOI:10.3201/eid1911.130768, PMC 3837649, PMID 24210089. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  3. ^ Barzon L, Pacenti M, Franchin E, Lavezzo E, Martello T, Squarzon L, Toppo S, Fiorin F, Marchiori G, Russo F, Cattai M, Cusinato R, Palu G, New endemic West Nile virus lineage 1a in northern Italy, July 2012, in Euro Surveillance : Bulletin Européen Sur Les Maladies Transmissibles = European Communicable Disease Bulletin, vol. 17, n. 31, 2012, PMID 22874456. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  4. ^ Steinman A, Banet-Noach C, Tal S, Levi O, Simanov L, Perk S, Malkinson M, Shpigel N, West Nile virus infection in crocodiles, in Emerging Infectious Diseases, vol. 9, n. 7, Luglio 2003, pp. 887–9, DOI:10.3201/eid0907.020816, PMC 3023443, PMID 12899140. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  5. ^ Klenk K, Snow J, Morgan K, Bowen R, Stephens M, Foster F, Gordy P, Beckett S, Komar N, Gubler D, Bunning M, Alligators as West Nile virus amplifiers, in Emerging Infectious Diseases, vol. 10, n. 12, Dicembre 2004, pp. 2150–5, DOI:10.3201/eid1012.040264, PMC 3323409, PMID 15663852. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  6. ^ Klenk K, Komar N, Poor replication of West Nile virus (New York 1999 strain) in three reptilian and one amphibian species, in The American Journal of Tropical Medicine and Hygiene, vol. 69, n. 3, Settembre 2003, pp. 260–2, PMID 14628941. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  7. ^ Kostiukov MA, Gordeeva ZE, Bulychev VP, Nemova NV, Daniiarov OA, [The lake frog (Rana ridibunda)--one of the food hosts of blood-sucking mosquitoes in Tadzhikistan--a reservoir of the West Nile fever virus], in Meditsinskaia Parazitologiia I Parazitarnye Bolezni, n. 3, 1985, pp. 49–50, PMID 2863744.
  8. ^ Ordinanza 5 novembre 2008, West Nile Disease - Notifica alla Commissione europea e all'OIE - Piano di sorveglianza straordinaria. (Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n.277 del 26-11-2008), su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 14 luglio 2013.
  9. ^ Zou S, Foster GA, Dodd RY, Petersen LR, Stramer SL, West Nile fever characteristics among viremic persons identified through blood donor screening, in The Journal of Infectious Diseases, vol. 202, n. 9, Novembre 2010, pp. 1354–61, DOI:10.1086/656602, PMID 20874087. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  10. ^ Ceauşu E, Erşcoiu S, Calistru P, Ispas D, Dorobăţ O, Homoş M, Bărbulescu C, Cojocaru I, Simion CV, Cristea C, Oprea C, Dumitrescu C, Duiculescu D, Marcu I, Mociorniţă C, Stoicev T, Zolotuşca I, Calomfirescu C, Rusu R, Hodrea R, Geamai S, Păun L, Clinical manifestations in the West Nile virus outbreak, in Romanian Journal of Virology, vol. 48, n. 1-4, 1997, pp. 3–11, PMID 9836323.
  11. ^ Weiss D, Carr D, Kellachan J, Tan C, Phillips M, Bresnitz E, Layton M, Clinical findings of West Nile virus infection in hospitalized patients, New York and New Jersey, 2000, in Emerging Infectious Diseases, vol. 7, n. 4, 2001, pp. 654–8, DOI:10.3201/eid0704.010409, PMC 2631758, PMID 11589170. URL consultato l'8 dicembre 2014.
  12. ^ Abroug F, Ouanes-Besbes L, Letaief M, Ben Romdhane F, Khairallah M, Triki H, Bouzouiaia N, A cluster study of predictors of severe West Nile virus infection, in Mayo Clinic Proceedings, vol. 81, n. 1, Gennaio 2006, PMID 16438473.
  13. ^ Castillo-Olivares J. et al., West Nile virus infection of horses, in Vet Res 35 467-483.
  14. ^ Dauphin G et al., West Nile virus: Recent trends in diagnosis and vaccine development, in Vaccine 25 5563-5576.
  15. ^ Farina R., Scatozza F.,, Trattato di malattie infettive degli animali, UTET ed, 1998.
  16. ^ Murray KO, Resnick M, Miller V, Depression after infection with West Nile virus, in Emerging Infectious Diseases, vol. 13, n. 3, Marzo 2007, pp. 479–81, DOI:10.3201/eid1303.060602, PMC 2725905, PMID 17552106. URL consultato il 9 dicembre 2014.
  17. ^ Watson JT, Pertel PE, Jones RC, Siston AM, Paul WS, Austin CC, Gerber SI, Clinical characteristics and functional outcomes of West Nile Fever, in Annals of Internal Medicine, vol. 141, n. 5, Settembre 2004, pp. 360–5, PMID 15353427. URL consultato il 9 dicembre 2014.
  18. ^ Carson PJ, Konewko P, Wold KS, Mariani P, Goli S, Bergloff P, Crosby RD, Long-term clinical and neuropsychological outcomes of West Nile virus infection, in Clinical Infectious Diseases : an Official Publication of the Infectious Diseases Society of America, vol. 43, n. 6, Settembre 2006, pp. 723–30, DOI:10.1086/506939, PMID 16912946. URL consultato il 9 settembre 2014.
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