Lavinia (mitologia)
Lavinia (in latino Lāuīnĭa) fu una leggendaria principessa italica vissuta nel XII secolo a.C., figlia del re Latino e della regina Amata.

Secondo la tradizione epica latina, Lavinia, dopo la sparizione di Creusa, fu la seconda sposa di Enea[1], al quale diede un figlio postumo, Silvio, capostipite dei re latini, una serie di leggendari sovrani del Lazio e Alba Longa che, nella mitologia romana, collegano Enea alla fondazione di Roma da parte di Romolo e Remo nel 753 a.C.
La leggenda[modifica | modifica wikitesto]
«Come quando si colora la rossa porpora con avorio indiano,
o come il rosseggiare di puri gigli, insieme
a tante rose, questi colori la vergine mostrava nel volto»
Secondo Virgilio e Tito Livio, Lavinia era figlia di Latino, re eponimo dei Latini, antico popolo dell'Italia Centrale, e di Amata, sua moglie.
Inizialmente Lavinia era stata promessa in sposa a Turno, re dei Rutuli. Dopo lo sbarco di Enea nel Lazio, fuggito da Troia in fiamme col padre Anchise e il figlio Ascanio[2] detto anche Iulo, e la protezione accordata dal Re Latino a Enea, Lavinia fu data in sposa al capo troiano per suggellare la nuova alleanza[1]. Re Latino, con l'arrivo di Enea, ruppe i patti precedenti, di concedere Lavinia in moglie al giovane re dei Rutuli, anche perché suo padre, il dio italico Fauno, gli aveva preannunciato che l'unione di uno straniero con sua figlia Lavinia avrebbe generato una stirpe eroica e gloriosa[senza fonte]. I Troiani fondano una città che chiamano Lavinium, in onore della sposa di Enea[1].
Come scrive Livio, la rottura della promessa coniugale fece scoppiare il conflitto fra i troiani-latini e i rutuli di Turno. La guerra si concluse con la disfatta di Turno, e la vittoria di troiani e latini: questi ultimi però persero in battaglia re Latino. In seguito Turno, alleatosi con gli Etruschi di Mezenzio, re di Caere, scese di nuovo in guerra contro i latini, i quali vinsero ancora una volta i nemici[3].
Secondo Virgilio, invece, Latino fu costretto dai suoi sudditi a schierarsi con Turno contro Enea dopo l'uccisione di un suo cortigiano, il giovane e grintoso Almone; ma non intervenne personalmente nei combattimenti.[4]
Dopo la morte di Enea, Lavinia continuò a regnare su Lavinio e sui latini[5]. Essendo poi sorti contrasti col figliastro Ascanio, si rifugiò prima in un bosco, poi nella capanna del pastore Tirro (il padre di Almone), dove diede alla luce Silvio, capostipite dei re di Roma. Qualche tempo dopo, Ascanio, che era malvisto dal popolo per l'atteggiamento ostile verso la matrigna, si riconciliò con Lavinia cedendole la città di Lavinio, e fondò per sé una nuova città, sui Colli Albani, che fu chiamata Alba Longa. Silvio, figlio di Enea e Lavinia, succedette ad Ascanio come re di Alba Longa.
Da Iulo, figlio di Enea e Creusa, la tradizione fa discendere la gens Iulia, che portava il cognomen "Caesar", alla quale apparteneva Gaio Giulio Cesare considerato uno dei personaggi più importanti e influenti della storia romana. La ricerca storica moderna sembra riconoscere un qualche fondamento a questa discendenza. Numerosi storici fra i quali Massimo Pallottino (in Le Origini di Roma), sostengono, sulla base di studi linguistici, che la gens Iulia sia effettivamente originaria del sito di Alba Longa. I suoi nobili esponenti, da sempre annoverati fra i patrizi, si sarebbero insediati a Roma in periodo monarchico, secondo un'usanza seguita da altre famose gentes patrizie.
Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]
Fonti[modifica | modifica wikitesto]
Le più autorevoli fonti che ci tramandano le sue vicende sono Ab Urbe condita, opera storica di Tito Livio, e l'Eneide poema epico di Publio Virgilio Marone in cui Lavinia compare solo marginalmente nei libri VI, VII, XI e XII, pur avendo tanta parte, come causa involontaria, nel susseguirsi degli eventi. Il mito è narrato anche da Marco Porcio Catone detto il Censore, nelle Origines, e da Dionigi di Alicarnasso.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c Tito Livio, Ab Urbe condita, Liber I, 1.
- ^ Tito Livio inizialmente attribuisce la maternità di Ascanio a Lavinia (vedi Ab Urbe condita, 1,1), poi riporta come non si possa attribuire con certezza la maternità di Ascanio, a Lavinia o alla troiana Creusa (vedi Ab Urbe condita, 1,3)
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, Liber I, 2.
- ^ Virgilio, Eneide, VII
- ^ Tito Livio, Ab Urbe condita, Liber I, 3.
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Lavinia, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.
- (LA) Ab Urbe Condita, Liber I
Controllo di autorità | VIAF (EN) 100490276 · GND (DE) 139193243 · BNF (FR) cb16262663m (data) · WorldCat Identities (EN) lccn-nr94016100 |
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