Ines Bedeschi

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Ines Bedeschi

Ines Bedeschi, nome di battaglia "Bruna" (Conselice, 31 agosto 1914Mezzano Rondani, 28 marzo 1945), è stata una partigiana italiana, medaglia d'oro al valor militare.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nata in una famiglia di agricoltori e dedita alle attività agricole, dopo l'Armistizio di Cassibile partecipa attivamente nelle file della Resistenza emiliana rendendo la sua casa un punto di riferimento per i partigiani locali[1]. Nel 1944 entra a far parte del CUMER (Comando Unificato Militare Emilia-Romagna) con il ruolo di staffetta (insieme anche ad Enrichetta Cabassa) portando a termine, sin quasi alla Liberazione, numerosi e delicati incarichi di fiducia. I suoi incarichi prevedevano anche i collegamenti tra il Comitato di Liberazione, i partiti clandestini e i comandi partigiani regionali[2].

Durante una missione, a poche settimane dalla Liberazione, il 23 febbraio 1945 viene catturata dai nazisti che, dopo averla barbaramente torturata senza ottenere alcuna confessione, la fucilano il 28 marzo per poi gettare il suo corpo nel fiume Po a Colorno in località Mezzano Rondani[3][4] (in prossimità del fiume il comune di Colorno ha posto un cippo commemorativo[5]). Con lei vengono fucilati anche i partigiani Gavino Cherchi e Alceste Benoldi[6].

La lapide[modifica | modifica wikitesto]

Lapide commemorativa a Ines Bedeschi

A Conselice è visibile in Corso Garibaldi una lapide a lei dedicata il cui testo è stato redatto dalla partigiana e scrittrice Renata Viganò[7].

«Ines Bedeschi era nel fiore della vita
e tutta intera voleva viverla
invece la dette da partigiana
ad ogni cosa più cara rinunciò che non fosse la lotta
dalle sue valli e monti di Romagna
andò dove era maggiore il bisogno
la presero i nazisti feroci e spaventati
la tortura non strappò dalla sua bocca rotta
neppure un nome di compagno
infuriati i tedeschi la portarono sulla riva del po
ma anche in un giorno di primavera che era fatica morire
Ines Bedeschi non sentì la voglia
di salvarsi col tradimento»

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

L'11 settembre 1968 con Decreto Presidenziale le viene concessa la medaglia d'oro.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Spinta da un ardente amor di Patria, entrava all'armistizio nelle formazioni partigiane operanti nella sua zona, subito distinguendosi per elevato spirito e intelligente iniziativa. Assunti i compiti di staffetta, portava a termine le delicate missioni affidatele incurante dei rischi e pericoli cui andava incontro e della assidua sorveglianza del nemico. Scoperta, arrestata e barbaramente torturata, preferiva il supremo sacrificio anziché tradire i suoi compagni di lotta.[8]
— Nord Emilia (Parma) - Riva del Po (Parma), 1º ottobre 1943 - 28 marzo 1945.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Daniele De Paolis, Per le partigiane19 le Medaglie d’Oro (PDF), in Patria indipendente, 11 marzo 2007, p. 15. URL consultato il 26 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 26 marzo 2020).
  2. ^ “Noi, compagnedi combattimento...”. I Gruppi di Difesa della Donna, 1943-1945. Il convegno e la ricerca (PDF), Coordinamento donne ANPI, [2015?], p. 149. URL consultato il 26 marzo 2020 (archiviato dall'url originale il 30 settembre 2020).
  3. ^ Le Donne, su combattentiliberazione.it, Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione. URL consultato il 18 luglio 2014.
  4. ^ Commemorazione Martiri della Resistenza Ines Bedeschi, Gavino Cherchi, Alceste Benoldi, su comune.colorno.pr.it, Comune di Colorno. URL consultato il 25 novembre 2016.
  5. ^ Bedeschi Ines, su smbr.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  6. ^ Il coraggio di una staffetta: Ines Bedeschi, su gruppolaico.it. URL consultato il 26 marzo 2020.
  7. ^ Scheda di Ines Bedeschi, su chieracostui.com, Chi era costui?. URL consultato il 18 luglio 2014.
  8. ^ [1] Quirinale - scheda - visto 27 dicembre 2008

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]