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Rita Rosani

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Rita Rosani

Rita Rosani (Trieste, 20 novembre 1920Monte Comun, 17 settembre 1944) è stata una partigiana italiana, maestra di scuola elementare, medaglia d'oro al valor militare.

La famiglia ebrea il cui cognome originario era Rosenzweig[1], si era trasferita in Italia dalla Cecoslovacchia. Maestra nella scuola elementare ebraica a Trieste, nel 1938 anche lei viene toccata dalle leggi razziali, lei e la famiglia pur perseguitati come tutti gli ebrei, non lasciano Trieste.

Alessandro Moro, nato il 12 marzo 1915 a Verona, fu il marito di Rita Rosani, giovane partigiana caduta durante la Resistenza . Uomo di saldi principi, Alessandro sostenne attivamente la lotta antifascista, offrendo supporto logistico ai gruppi partigiani operanti nel Nord Italia. Dopo la tragica morte di Rita il 17 settembre 1944, Alessandro continua a onorarne la memoria, impegnandosi nella ricostruzione del paese e nella difesa dei valori democratici. Morí il 22 novembre 1983, lasciando un’eredità di coraggio e impegno civile.

Dopo l'8 settembre, convince però i famigliari a trovar rifugio in un paesino del Friuli, salvandoli in questo modo dalla deportazione. Decide di entrare nel movimento resistenziale, prima in attività clandestine a Portogruaro, poi passa a Verona dove è attiva nell'organizzazione dei collegamenti tra formazioni partigiane.

Fonda la banda "Aquila", insieme ad altri quattro partigiani. Combattono per mesi in Valpolicella e nella zona di Zevio, e dopo un anno di attività, i partigiani diventeranno quindici; la loro base è una baita sul Monte Comun. Qui, vengono accerchiati e, durante un rastrellamento, all'invito dei compagni di fuggire mentre loro creano un diversivo, la Rosani risponde:

«Vuialtri g'avì voia de scherzare»

e si getta in prima fila nella mischia. Un altro partigiano, Dino Degani, già in salvo assieme ad altri compagni, torna indietro nel tentativo di salvarla e viene ucciso. Ferita e catturata, viene uccisa da un sottotenente della Guardia Nazionale Repubblicana con un colpo alla testa; nel processo tenutosi nel 1945 l'ufficiale viene condannato a vent'anni di carcere, ma poi liberato poco dopo.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Perseguitata politica, entrava a far parte di una banda armata partigiana vivendo la dura vita di combattente. Fu compagna, sorella, animatrice di indomito valore e di ardente fede. Mai arretrò innanzi al sicuro pericolo ed alle sofferenze della rude esistenza, pur di portare a compimento le delicate e rischiosissime missioni a lei affidate. Circondata la sua banda da preponderanti forze nazifasciste, impugnava le armi e, ultima a ritirarsi, combatteva strenuamente finché cadeva da valorosa sul campo, immolando alla Patria la sua giovane ed eroica esistenza.[2]»
— Monte Comun, 17 settembre 1944

Riconoscimenti

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Lapide in memoria di Rita Rosani nella sinagoga di Verona
  • Verona, Roma e Trieste le hanno dedicato una via.
  • A Verona inoltre le sono state intitolate due scuole: una secondaria di primo grado in Borgo Venezia ed una primaria in Borgo Trento.
  • Una lapide la ricorda alla scuola ebraica di Trieste dove ha insegnato e all'entrata della Sinagoga di Verona sulla quale è citato un passo biblico in ebraico:
«Molte donne si sono comportate valorosamente, ma tu le superi tutte[3]»
  • Un cippo è stato posto dove è stata uccisa. Ogni anno si svolge una cerimonia commemorativa organizzata dai Volontari della Libertà in collaborazione con i comuni di Negrar e Grezzana.
    Monumento ai partigiani Rita Rosani e Dino Degani
  1. ^ Fonte: estratto di nascita, documento conservato presso la comunità ebraica di Trieste.
  2. ^ [1] Quirinale Scheda Rita Rosani Visto 9 dicembre 2008
  3. ^ [2] Scheda ANPI - Rita Rosani - Visto 9 febbraio 2012

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Controllo di autoritàVIAF (EN311784878 · ISNI (EN0000 0004 4363 3246 · LCCN (ENno2014159155 · GND (DE1074481135 · BNF (FRcb16982047b (data) · J9U (ENHE987007578842105171