La voce del padrone (album)

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La voce del padrone
album in studio
ArtistaFranco Battiato
Pubblicazione21 settembre 1981
Durata30:53
Dischi1
Tracce7
GenerePop[1]
EtichettaEMI Italiana
ProduttoreAngelo Carrara
ArrangiamentiFranco Battiato, Giusto Pio
RegistrazioneStudio Radius, Milano;
giugno 1981
Velocità di rotazione33 giri
FormatiLP, MC
Altri formatiCD
NoteVendite totali:(1.000.000+)[2]
Certificazioni originali
Dischi di platinoBandiera dell'Italia Italia[4]
(vendite: 1 000 000+)
Certificazioni FIMI (dal 2009)
Dischi di platinoBandiera dell'Italia Italia[3]
(vendite: 50 000+)
Franco Battiato - cronologia
Album precedente
(1980)
Album successivo
(1982)

La voce del padrone è l'undicesimo album in studio del cantautore italiano Franco Battiato, pubblicato nel settembre 1981 dall'etichetta EMI Italiana; l'album fu pubblicato in Spagna con il titolo La voz de su amo e con i titoli dei brani tradotti.[5]

Considerato una pietra miliare della discografia italiana nonché probabilmente il lavoro più popolare di Battiato,[1] fu il primo long playing a superare il traguardo del milione di copie vendute in Italia.[1][6] Condusse definitivamente alla fama l'artista siciliano, rimanendo il suo più grande successo. L'album restò al primo posto in classifica per diciotto settimane non consecutive fra il maggio e l'ottobre del 1982.[7]

Per promuovere il disco sia in Italia che all'estero vennero estratti otto singoli: uno per il mercato italiano, due per quello francese, due per quello spagnolo, due per quello olandese e, infine, uno per quello tedesco.[8] In Francia, il singolo Centro di gravità permanente vendette 60 000 copie.[9]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Album pop,[1] uscito nel 1981, facilmente fruibile per il pubblico (nonché ballabile[7]) aprì nuovi scenari musicali per l'artista. Spesso caratterizzato da sonorità eleganti e raffinate con riferimenti al punk rock ed alla new wave,[1] La voce del padrone è considerato più "semplice" dei precedenti L'era del cinghiale bianco e Patriots, ma più organico. Una particolarità dell'album è la presenza di numerosi strumenti molto differenti fra loro (vibrafono, organo Hammond, sezioni di archi, sintetizzatore e sequencer), qui utilizzati in modo "orchestrale".[1]

Il titolo dell'album fa riferimento all'omonima etichetta discografica, a un omonimo romanzo di Stanisław Lem e al concetto di "padrone" della filosofia gurdjieffiana, in cui rappresenta la coscienza e la volontà dell'individuo.[10]

Il disco venne stampato per la prima volta su CD nel 1988, sebbene tutte le canzoni dell'album, a eccezione di Segnali di vita, fossero già state incluse nella raccolta Battiato del 1986, che era stata la prima pubblicazione dell'artista sul formato digitale.

Nella raccolta del 2015 Anthology - Le nostre anime sono stati pubblicati nuovi missaggi di tutti i brani de La voce del padrone. Per festeggiare il quarantesimo anniversario del disco, il 19 marzo 2021 queste versioni remixate sono uscite in una nuova edizione dell'album su vinile e CD. Contemporaneamente, sulle piattaforme digitali TIDAL e Amazon Music è uscita una versione ulteriormente rielaborata utilizzando la tecnologia Dolby Atmos. L'album è così diventato il primo disco di un artista italiano ad usare questo sistema audio.[11]

Il 24 settembre 2021 è stata pubblicata un'ulteriore versione speciale caratterizzata da una colorazione dorata sia della copertina che dei supporti. I brani hanno i missaggi originali e sono in una nuova rimasterizzazione curata da Alessandro Cutolo. In coda al CD sono presenti otto bonus track. La copertina è stata rivisitata da Francesco Messina che ha tolto i triangolini celesti e arancioni attorno a Battiato.[12]

I brani[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera bianca[modifica | modifica wikitesto]

Tra i brani più noti dell'album insieme a Cuccurucucù e Centro di gravità permanente, Bandiera bianca è una critica che prende di mira alcuni degli aspetti considerati dal cantautore i più immorali della società contemporanea, quali il terrorismo («in quest'epoca di pazzi ci mancavano gli idioti dell'orrore»),[13] la politica («quei programmi demenziali con tribune elettorali»), e l'eccessiva dipendenza dai soldi («pronipoti di sua maestà il denaro»). Tra i musicisti citati nel brano vi sono Alan Sorrenti («siamo figli delle stelle», a cui si legano idealmente proprio i "pronipoti" prima citati), i Doors («This is the end, my only friend») e Bob Dylan (qui definito con la metonimia «Mister Tamburino» in un passaggio la cui parte finale - «I tempi stanno per cambiare» - sembra strizzare l'occhio al brano The Times They Are a-Changin'), mentre Ludwig van Beethoven, Frank Sinatra e Antonio Vivaldi sono stati ripresi per criticare la loro idealizzazione avvenuta durante gli anni settanta («A Beethoven e Sinatra preferisco l'insalata; a Vivaldi l'uva passa, che mi dà più calorie...»); è presente inoltre un riferimento ironico alla canzone classica Tutte le mamme.

Il ritornello («sul ponte sventola bandiera bianca») fa riferimento ad una poesia di Arnaldo Fusinato (L'ultima ora di Venezia) mentre il termine «Minima Immoralia» (qui utilizzato per dire “immoralità”)[1] cita i Minima moralia di Theodor W. Adorno e in particolare l'edizione del 1976, pubblicata dalle Edizioni L'erba voglio e intitolata, appunto, Minima immoralia, aforismi "tralasciati" nell'edizione italiana (Einaudi, 1954). La citazione «c'è chi si mette degli occhiali da sole per avere più carisma e sintomatico mistero» è invece una dichiarazione auto-parodistica dello stesso Battiato, il quale è spesso apparso in pubblico indossando occhiali da sole.

Cuccurucucù[modifica | modifica wikitesto]

Anch'esso fra i brani più noti di Battiato, Cuccurucucù cita la canzone Cucurrucucú paloma di Tomás Méndez, il Proemio dell'Iliade, Il mondo è grigio/il mondo è blu di Nicola Di Bari, Il mare nel cassetto di Milva, Le mille bolle blu di Mina[1] e Da quando sei andata via di Gianni Mascolo. Fra le altre canzoni citate vi sono Lady Madonna e With a Little Help from My Friends dei Beatles, Ruby Tuesday dei Rolling Stones, Let's twist again di Chubby Checker, Just Like a Woman e Like a Rolling Stone di Bob Dylan.

Nei cori del brano, vi è la partecipazione di Giuni Russo con i suoi acuti e virtuosismi vocali.

Centro di gravità permanente[modifica | modifica wikitesto]

Centro di gravità permanente è una canzone che fa riferimento al senso di smarrimento provato da Battiato[14]. Come Bandiera bianca e Cuccuruccucù, la canzone è basata su un testo giocato, in apparenza, su immagini casuali. Il “centro di gravità” evocato nel titolo (citando Gurdjieff[15]) è il luogo dell'intimità (il "" reale) dove il cantautore spera di trovare stabilità, ed essere un semplice osservatore. Questa esigenza gli permetterà di incontrare personaggi sapienti: la "vecchia bretone con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù", i "capitani coraggiosi", i "furbi contrabbandieri macedoni"[16], i "gesuiti euclidei vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori della dinastia dei Ming" (ossia Matteo Ricci e Michele Ruggieri [17]). Questi riferimenti culturali provengono probabilmente anche dalla frequentazione letteraria del mistico Georges Gurdjieff[18][19].

Nel 2020 partecipa al concorso radiofonico I Love My Radio, a cui hanno preso parte in totale 45 canzoni.

Le altre canzoni[modifica | modifica wikitesto]

Le altre canzoni presenti nell'album sono Summer on a Solitary Beach, Gli uccelli, Segnali di vita e Sentimiento nuevo. La prima rievoca un'atmosfera nostalgica e irreale (secondo le intenzioni del cantautore il brano doveva rievocare una "spiaggia metafisica"), la seconda si distingue per la sua vena poetica (si tratta di una lode al volo degli uccelli), la terza anticipa lo stile pop più riflessivo dei dischi successivi, mentre la quarta è un'ode all'amore fisico.[1]

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Recensioni professionali
RecensioneGiudizio
Ondarock[1]Pietra miliare
Dizionario del pop-rock[20]

In un referendum promosso da Musica e dischi La voce del padrone è stato valutato come il secondo miglior album italiano di musica leggera degli anni ottanta, superato solamente da Creuza de mä di Fabrizio De André,[21] indice di un apprezzamento generale di questo disco sia dal pubblico che dalla critica.[1]

Anche la rivista Rolling Stone Italia ha collocato l'album alla posizione numero 2 nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre.[22][23] Più in generale, la critica lo ha definito "un raffinato connubio di pop e poesia".[7]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

Testi di Franco Battiato; musiche e arrangiamenti di Franco Battiato e Giusto Pio.

Lato A[modifica | modifica wikitesto]

  1. Summer on a Solitary Beach – 4:48
  2. Bandiera bianca – 5:19
  3. Gli uccelli – 4:43

Durata totale: 14:50

Lato B[modifica | modifica wikitesto]

  1. Cuccurucucù – 4:10
  2. Segnali di vita – 3:39
  3. Centro di gravità permanente – 3:58
  4. Sentimiento nuevo – 4:16

Durata totale: 16:03

40th Anniversary Edition[modifica | modifica wikitesto]

  1. Summer on a Solitary Beach – 4:48
  2. Bandiera bianca – 5:19
  3. Gli uccelli – 4:43
  4. Cuccurucucù – 4:10
  5. Segnali di vita – 3:39
  6. Centro di gravità permanente – 3:58
  7. Sentimiento nuevo – 4:16
  8. Bandera blanca (da Nomadas) – 4:44
  9. Cuccurucucù (da Ecos de Danzas Sufi) – 4:11
  10. Centro de gravedad (da Ecos de Danzas Sufi) – 3:40
  11. Sentimiento nuevo (da Ecos de Danzas Sufi) – 3:58
  12. Summer on a Solitary Beach (live) (da Giubbe rosse) – 3:31
  13. Cuccurucucù (live) (da Giubbe rosse) – 2:59
  14. Centro di gravità permanente (live) (da Giubbe rosse) – 3:54
  15. Gli uccelli (live) (da Giubbe rosse) – 4:44

Durata totale: 62:34

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifiche settimanali[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (2021) Posizione
massima
Italia[24] 5

Classifiche di fine anno[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (2021) Posizione
Italia[25] 79

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Franco Battiato - La Voce Del Padrone, su ondarock.it. URL consultato il 18 giugno 2010.
  2. ^ Sebastiano Messina, Franco Battiato dalla A alla Z, su la Repubblica, 5 ottobre 1989. URL consultato il 5 luglio 2023.
  3. ^ La voce del padrone (certificazione), su FIMI. URL consultato il 7 giugno 2021.
  4. ^ EMI, FESTA PER I 30 ANNI, su ricerca.repubblica.it, la Repubblica. URL consultato il 17 settembre 2020.
  5. ^ Discografia di Franco Battiato, su battiato.it. URL consultato il 16 maggio 2016.
  6. ^ Franco Pulcini, Tecnica mista su tappeto, EDT, 1992, p. 39.
  7. ^ a b c Franco Battiato / Official Website (La voce del padrone – La voz de su amo (esp)), su battiato.it. URL consultato il 7 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 17 dicembre 2013).
  8. ^ Discografia - Singoli & promo, su solitarybeach.altervista.org. URL consultato il 18 giugno 2010.
  9. ^ (FR) Les Meilleures Ventes "Tout Temps" de 45 T. / Singles / Téléchargement, su infodisc.fr. URL consultato il 20 aprile 2020.
  10. ^ Zuffanti.
  11. ^ Rockol com s.r.l, √ "La Voce del Padrone": ecco Battiato in Dolby Atmos, su Rockol. URL consultato il 7 dicembre 2021.
  12. ^ Giordano Casiraghi, Un’edizione speciale per celebrare i 40 anni de «La voce del padrone» di Battiato, su spettakolo.it.
  13. ^ Richard Young, Music, Popular Culture, Identities, Editions Rodopi, 2002, p. 38.
  14. ^ Guido Crainz, Il paese mancato: dal miracolo economico agli anni Ottanta, Donzelli Editore, 2003, p. 560.
  15. ^ Centro di Gravità Permanente: l'inizio di un corretto Lavoro su di Sé, su movimentidanzesacre.it, 13 giugno 2018. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  16. ^ (EN) Una vecchia bretone / Con un cappello e un ombrello di carta di riso e canna di bambù / Capitani coraggiosi / Furbi contrabbandieri macedoni, su Genius. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  17. ^ (EN) Gesuiti euclidei / Vestiti come dei bonzi per entrare a corte degli imperatori / Della dinastia dei Ming, su Genius. URL consultato il 7 gennaio 2021.
  18. ^ Rocco Bruno, Matrix, Una Parabola Moderna Libro I, 2002, p. 157.
  19. ^ Luigi Manconi, Valentina Brinis, La musica è leggera. Racconto su mezzo secolo di canzoni, Il Saggiatore, 2012, p. 288.
  20. ^ Enzo Gentile, Alberto Tonti, Il dizionario del pop-rock 2014, Zanichelli, 2014, p. 116.
  21. ^ I migliori del decennio, su fondazionedeandre.it. URL consultato il 18 giugno 2010 (archiviato dall'url originale il 15 giugno 2008).
  22. ^ Rolling Stone: e siamo al numero 100!, su rollingstonemagazine.it, Rolling Stone Italia, 30 gennaio 2012. URL consultato il 1º luglio 2019 (archiviato dall'url originale il 2 maggio 2014).
  23. ^ I 100 migliori album italiani secondo Rolling Stone, su Linkiesta, 31 gennaio 2012. URL consultato il 30 giugno 2019.
  24. ^ Classifica settimanale WK 12 (dal 19.03.2021 al 25.03.2021), su fimi.it, Federazione Industria Musicale Italiana. URL consultato il 1º ottobre 2021.
  25. ^ Classifica annuale 2021 (dal 01.01.2021 al 30.12.2021): Album & Compilation, su fimi.it, Federazione Industria Musicale Italiana. URL consultato il 7 gennaio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gianfranco Baldazzi, Luisella Clarotti, Alessandra Rocco, I nostri cantautori, Thema Editore, 1990, p. 169-172, ISBN 9788871590691.
  • Franco Battiato (Annino La Posta, Giunti, 2010, pag. 98-102)
  • Fabio Zuffanti, Franco Battiato. La voce del padrone, 1945-1982, Arcana Edizioni, 2018, ISBN 886231518X.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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