Cardinale laico

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Nella Chiesa cattolica romana, un "cardinale laico" era un cardinale che non aveva ricevuto gli ordini maggiori, cioè che non era mai stato ordinato diacono o prete.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Propriamente parlando, tali cardinali non erano ordinati diaconi né presbiteri, nemmeno possono considerarsi veri e propri laici, in quanto ricevevano gli "ordini" minori, pari alle congregazioni dei frati, o poiché, in effetti, a tutti loro era stato praticato il rito della tonsura, tramite il quale erano divenuti chierici[1]. In aggiunta, costoro ricevevano gli ordini minori, che non impedivano di sposarsi o di vivere in un matrimonio precedentemente contratto: questa libertà fu sicuramente una delle ragioni per cui i cardinali che non avevano ricevuto gli ordini maggiori venivano comunemente chiamati cardinali "laici".

L'equivoco è motivato anche dal fatto che, nell'opinione comune, si crede che il titolo di "cardinale" sia l'ordine successivo nella gerarchia cattolica a quello di "vescovo", il quale a sua volta è preceduto dal titolo di "prete", che è preceduto dal "diacono"; in realtà, la posizione di cardinale non è un ordine che può essere conferito, ma indica semplicemente un'alta posizione all'interno della Chiesa, cui sono connessi onori propri e specifici compiti. Infatti, contrariamente al Sacramento dell'Ordine - nei tre gradi di diaconato, presbiterato, episcopato - la dignità cardinalizia può essere revocata, come accaduto, per esempio, a Louis Billot - il quale ha rinunciato ad essa - e a Theodore Edgar McCarrick.

L'avvocato Teodolfo Mertel fu nominato cardinale da papa Pio IX nel 1858: non rimase cardinale laico a lungo, perché già nello stesso anno fu ordinato diacono. Quando morì, nel 1899, era l'ultimo cardinale non prete vivente[2].

Nel 1968 papa Paolo VI prese in considerazione l'ipotesi di nominare il filosofo cattolico francese Jacques Maritain cardinale laico.[senza fonte]

Cambiamenti nel diritto canonico[modifica | modifica wikitesto]

Il codice di diritto canonico del 1917 stabilì che solo coloro che erano preti o vescovi potessero divenire cardinali[3], ponendo ufficialmente termine al periodo storico in cui alcuni potevano divenire cardinali avendo ricevuto solo la prima tonsura e gli ordini minori.

La stessa norma è ripetuta nel codice del 1983, con l'aggiunta che coloro che non sono ancora vescovi debbano ricevere l'ordinazione episcopale[4]. Talvolta comunque un prete che viene creato cardinale chiede e ottiene la dispensa dall'essere ordinato vescovo, come ad esempio è accaduto a Raniero Cantalamessa[5].

Con il motu proprio Ministeria quaedam del 15 agosto 1972 papa Paolo VI abolì il rito della prima tonsura e decretò che l'ingresso nella condizione di chierico si fissasse soltanto con il conferimento dell'ordine del diaconato.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Canone 108 del codice di diritto canonico del 1917.
  2. ^ Teodolfo Cardinal Mertel [Catholic-Hierarchy], su www.catholic-hierarchy.org. URL consultato il 13 settembre 2023.
  3. ^ Canone 232 §1
  4. ^ Canone 351 §1
  5. ^ Padre Cantalamessa: "Voglio morire da frate". E chiede la dispensa dall'ordinazione a vescovo, su la Repubblica, 19 novembre 2020. URL consultato il 29 giugno 2023.
  6. ^ Ministeria quaedam

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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