Ueru

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"Testi delle piramidi" nella Piramide di Unis, della V dinastia egizia. Gli Ueru avrebbero partecipato alla vita ultraterrena dei faraoni defunti.

Ueru è il nome di alcune divinità egizie appartenenti alla religione dell'antico Egitto, deità sacrificali ben documentate durante l'Antico Regno[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Antico Regno[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio dell'Antico Regno (XXVII - XXII secolo a.C.) gli Ueru erano considerati divinità sacrificali sottomesse dal faraone defunto; per lui si sarebbero alzati ogni mattina e gli avrebbero preparato il pasto mattutino. In cambio, il re avrebbe dovuto fornirgli donazioni d'acqua - acqua offerta a sua volta al faraone da parte dei viventi nell'ambito del suo culto funerario[1]. Intorno al faraone morto si sarebbero trovati, inoltre, gli analoghi dei Scherru, descritti come bambini. Il medesimo simbolismo fu trasferito, vari secoli dopo, durante il Nuovo Regno, sugli Shu e Tefnut, ritenuti responsabili dell'anima del defunto dopo la cerimonia di apertura della bocca[2].

Medio Regno[modifica | modifica wikitesto]

Durante il Medio Regno (XX - XVII secolo a.C.) gli Ueru furono venerati come divinità create da Atum. Particolarmente suggestiva è l'evoluzione del ruolo assegnato agli Ueru, divenuti essi stessi offerte che il defunto avrebbe dovuto tributare ad Amon dopo averli immolati nella notte del giudizio della propria anima[1]. Dopo aver ucciso gli Ueru, il defunto avrebbe dovuto squartarne i corpi per poi abbattere pure gli Scherru e andare a riposare nelle tombe sia degli Ueru che degli Scherru. Uccidendo le divinità Ueru, infatti, il defunto avrebbe impedito loro di influenzarlo nell'aldilà[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Christian Leitz, Lexikon der ägyptischen Götter und Götterbezeichnungen, collana Orientalia Lovaniensia analecta, 111, vol. 2, Lovanio, Peeters, 2002, pp. 471-472, ISBN 90-429-1147-6.
  2. ^ (EN) Gods of Ancient Egypt: Shu, su ancientegyptonline.co.uk. URL consultato il 10 maggio 2017.