Empatogeni-entactogeni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Ecstasy in capsule

Empatogeni-entactogeni, noti anche semplicemente come entactogeni (generatori di contatto interiore) o empatogeni (generatori di empatia), sono una classe di farmaci e sostanze psicoattive che producono esperienze di aumento della socialità,[1] dell'apertura emotiva - cioè empatia o simpatia -,[2] dell'energia (stimolazione),[3] estasi[4] e riduzione dell'ansia,[5] rientranti nel gruppo chimico delle fenilalchilamine, alcaloidi costituiti da un semplice anello benzenico[6] e del MDMA.[7][non chiaro]

Questa classe di farmaci si distingue dalle classi di allucinogeni o psichedelici, e dalle anfetamine o stimolanti. I principali membri di questa classe includono MDMA, MDA, MDEA, MDOH, MBDB, 6-APB, metilone, mefedrone, αMT e αET, tra gli altri. La maggior parte degli entactogeni sono fenetilammine, anche se diverse, come αMT e αET, sono triptamine. Quando si fa riferimento al MDMA e alle sue controparti, spesso viene utilizzato il termine MDxx (ad eccezione del MDPV). Gli entactogeni a volte sono erroneamente definiti come allucinogeni o stimolanti, anche se molti entactogeni presentano anche proprietà psichedeliche o stimolanti.[8]

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine empatogeni, che significa "generare uno stato di empatia", è stato coniato nel 1983-84 da Ralph Metzner e David E. Nichols per indicare una classe terapeutica di farmaci che comprendono le famiglie del MDMA e di fenetilamine.[9] Nichols ha poi respinto questa terminologia iniziale e ha adottato, invece, il termine entactogeni, che significa "toccare dentro", per indicare questa classe di farmaci, dichiarando preoccupazione per la potenziale associazione improprio del termine empatogeni con connotazioni negative relative alla radice greca πάθος ovvero páthos ("sofferenza").[10]

Inoltre, Nicholas voleva evitare ogni associazione con il termine patogenesi.[11] Nichols pensò che il termine originale fosse limitante, e che non comprendesse gli altri usi terapeutici per i farmaci che vanno oltre l'instillazione di sentimenti empatici.[12] La parola ibrida entactogeni è derivata dalle radici en (in greco: dentro), tactus (in latino: toccare) e -gen (in greco: generare). Nessuno dei termini è dominante nell'utilizzo e, nonostante la loro differenza nella connotazione, essi sono sostanzialmente intercambiabili, poiché si riferiscono proprio agli stessi prodotti chimici.

Usi terapeutici[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni composti empatogeni-entactogeni sono oggetto di studio come farmaco per curare psicopatologie e disturbi dell'umore. Nel 2013 uno studio ha mostrato che l'MDMA dà buoni risultati nella cura dell'acufene.[13] Le ricerche di neuroimaging funzionale e gli esperimenti sulle reazioni alla paura nei modelli animali stanno gettando nuova luce sui meccanismi neuronali di funzionamento alla base dei processi psicologici.[14] Una delle ricerche più promettenti riguarda l'uso dell'MDMA nella psicoterapia per curare il disturbo da stress post-traumatico.[15][16][14][17] Uno studio riporta che l'83% dei soggetti trattati con MDMA riporta una netta riduzione dei sintomi rispetto al gruppo di controllo (placebo) fino a 2 mesi dopo la somministrazione.[18] In un altro studio i cui soggetti non rispondevano a nessun altro trattamento convenzionale si incontrarono miglioramenti della condizione e riduzione dei sintomi che durarono fino a 12 mesi dopo l'assunzione.[19] In USA è prevista la legalizzazione nella psicoterapia assistita per il 2021.[20]

Principali empatogeni-entactogeni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Boles, Rev. Richard Henry, (30 March 1855–18 May 1929), in Who Was Who, Oxford University Press, 1º dicembre 2007. URL consultato il 21 novembre 2018.
  2. ^ Alicia L. Danforth, Christopher M. Struble e Berra Yazar-Klosinski, MDMA-assisted therapy: A new treatment model for social anxiety in autistic adults, in Progress in Neuro-Psychopharmacology and Biological Psychiatry, vol. 64, 2016-01, pp. 237–249, DOI:10.1016/j.pnpbp.2015.03.011. URL consultato il 21 novembre 2018.
  3. ^ Entactogens - PsychonautWiki, su psychonautwiki.org.
  4. ^ Sessa, Ben, author., The psychedelic renaissance : reassessing the role of psychedelic drugs in 21st century psychiatry and society, ISBN 1908995254, OCLC 975121597. URL consultato il 21 novembre 2018.
  5. ^ PØ Johansen e TS Krebs, How could MDMA (ecstasy) help anxiety disorders? A neurobiological rationale, in Journal of Psychopharmacology, vol. 23, n. 4, 9 marzo 2009, pp. 389–391, DOI:10.1177/0269881109102787. URL consultato il 21 novembre 2018.
  6. ^ Psicoattivo - Empatogeni, su autistici.org. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  7. ^ Andrew M Colman, A dictionary of psychology, 2015, ISBN 9780199657681. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  8. ^ (EN) Iain S. McGregor, Murray R. Thompson e Paul D. Callaghan, Encyclopedia of Psychopharmacology, Springer Berlin Heidelberg, 2010, pp. 758–762, DOI:10.1007/978-3-540-68706-1_154, ISBN 9783540686989. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  9. ^ (EN) Julie Holland, Ecstasy: The Complete Guide: A Comprehensive Look at the Risks and Benefits of MDMA, Inner Traditions / Bear & Co, 2001-08, ISBN 9780892818570. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  10. ^ David E. Nichols, Differences Between the Mechanism of Action of MDMA, MBDB, and the Classic Hallucinogens. Identification of a New Therapeutic Class: Entactogens, in Journal of Psychoactive Drugs, vol. 18, n. 4, 1º ottobre 1986, pp. 305–313, DOI:10.1080/02791072.1986.10472362. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  11. ^ Dictionary of Psychology - Oxford Reference, su oxfordreference.com.
  12. ^ MAPS - The great entactogen - empathogen debate, su maps.org. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  13. ^ Shabnam Dastgheib, Party drug link to tinnitus 'cure', su Stuff.co.nz, 9 marzo 2014.
  14. ^ a b Allison A. Feduccia, Julie Holland e Michael C. Mithoefer, Progress and promise for the MDMA drug development program, in Psychopharmacology, vol. 235, n. 2, 20 novembre 2017, pp. 561–571, DOI:10.1007/s00213-017-4779-2. URL consultato il 21 novembre 2018.
  15. ^ (EN) Ben Sessa e David Nutt, Making a medicine out of MDMA, in The British Journal of Psychiatry, vol. 206, nº 1, 1º gennaio 2015, pp. 4–6, DOI:10.1192/bjp.bp.114.152751. URL consultato il 28 maggio 2017.
  16. ^ Michael C Mithoefer, Charles S Grob e Timothy D Brewerton, Novel psychopharmacological therapies for psychiatric disorders: psilocybin and MDMA, in The Lancet Psychiatry, vol. 3, n. 5, 2016-05, pp. 481–488, DOI:10.1016/s2215-0366(15)00576-3. URL consultato il 21 novembre 2018.
  17. ^ Michael C Mithoefer, Ann T Mithoefer e Allison A Feduccia, 3,4-methylenedioxymethamphetamine (MDMA)-assisted psychotherapy for post-traumatic stress disorder in military veterans, firefighters, and police officers: a randomised, double-blind, dose-response, phase 2 clinical trial, in The Lancet Psychiatry, vol. 5, n. 6, 2018-06, pp. 486–497, DOI:10.1016/s2215-0366(18)30135-4. URL consultato il 21 novembre 2018.
  18. ^ Michael C Mithoefer, Mark T Wagner e Ann T Mithoefer, The safety and efficacy of ±3,4-methylenedioxymethamphetamine-assisted psychotherapy in subjects with chronic, treatment-resistant posttraumatic stress disorder: the first randomized controlled pilot study, in Journal of Psychopharmacology, vol. 25, n. 4, 19 luglio 2010, pp. 439–452, DOI:10.1177/0269881110378371. URL consultato il 21 novembre 2018.
  19. ^ Michael C Mithoefer, Mark T Wagner e Ann T Mithoefer, Durability of improvement in post-traumatic stress disorder symptoms and absence of harmful effects or drug dependency after 3,4-methylenedioxymethamphetamine-assisted psychotherapy: a prospective long-term follow-up study, in Journal of Psychopharmacology, vol. 27, n. 1, 20 novembre 2012, pp. 28–39, DOI:10.1177/0269881112456611. URL consultato il 21 novembre 2018.
  20. ^ Michael C Mithoefer, Ann T Mithoefer e Allison A Feduccia, 3,4-methylenedioxymethamphetamine (MDMA)-assisted psychotherapy for post-traumatic stress disorder in military veterans, firefighters, and police officers: a randomised, double-blind, dose-response, phase 2 clinical trial, in The Lancet Psychiatry, vol. 5, n. 6, 2018-06, pp. 486–497, DOI:10.1016/s2215-0366(18)30135-4. URL consultato il 21 novembre 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]