Omicidio di Marta Russo: differenze tra le versioni

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[[File:Stele marta russo.jpg|thumb|Targa in ricordo di Marta Russo all'Università La Sapienza di Roma]]
{{Incidente
|titolo = Omicidio di Marta Russo
|immagine = Stele marta russo.jpg
|didascalia = Una delle due targhe in ricordo di Marta Russo all'[[Università La Sapienza]] di Roma
|descrizione_immagine =
|nazione = ITA
|luogo = Roma
|data = 9 maggio 1997
|obiettivo = Marta Russo
|ora = 11:42
|ora-inizio =
|ora-fine =
|tipo = [[omicidio colposo (ordinamento penale italiano)|omicidio colposo]] tramite [[arma da fuoco]]
|feriti =
|dispersi =
|sopravvissuti =
|danni =
|responsabili = [[Giovanni Scattone]] (per omicidio colposo), [[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]] (per favoreggiamento)
|motivazione = nessuna ([[incidente]] dovuto a "[[colpa cosciente]]" e omissione delle norme di sicurezza sulle armi da fuoco<ref name=rep9/>)
}}
L''''omicidio di''' '''Marta Russo''', noto anche come '''delitto della Sapienza''', avvenne all'interno della [[Città universitaria (Roma)|città universitaria]] della [[Sapienza Università di Roma|Sapienza di Roma]] il 9 maggio [[1997]], quando la ragazza, studentessa ventiduenne di [[giurisprudenza]], fu gravemente ferita da un colpo di pistola, morendo cinque giorni dopo in ospedale.<ref>[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/ ''Il delitto della Sapienza - Il caso Marta Russo''], dal sito Misteri Italiani</ref><ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martarusso/cronologia/cronologia.html ''Marta Russo, due processi per il delitto della Sapienza'']</ref>


'''Marta Russo''' ([[Roma]], [[13 aprile]] [[1975]] – [[14 maggio]] [[1997]]) e stata una studentessa di [[giurisprudenza]] all'[[Sapienza Università di Roma|Università La Sapienza]] di [[Roma]], fu vittima di un omicidio compiuto all'interno della Città universitaria il 9 maggio [[1997]], quando la ragazza, che era ventiduenne, fu ferita a morte da un colpo di pistola, morendo cinque giorni dopo in ospedale.
L'omicidio fu al centro di un complesso caso<ref name="caso">{{Cita news|url=http://www.dirittodicritica.com/2012/05/09/marta-russo-giovanni-scattone-37953/|titolo=Le ombre del caso Marta Russo - Diritto di critica|pubblicazione=Diritto di critica|data=9 maggio 2012|accesso=15 novembre 2018}}</ref>, oggetto di [[processo mediatico|grande copertura mediatica]] alla fine degli [[anni 1990|anni novanta]], sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle prime indagini, che non riuscirono a delineare un movente, vertendo ad esempio tra ipotesi non confermate come lo scambio di persona, il "delitto perfetto" o il [[terrorismo]], e infine lo sparo accidentale; è ricordato anche per l'intervento di personalità politiche, specie a causa dell'atteggiamento dei due [[pubblico ministero|pubblici ministeri]], ritenuto da molti eccessivamente [[inquisizione|inquisitorio]]<ref>[https://web.archive.org/web/20151206010309/http://archiviostorico.corriere.it/1999/aprile/28/stato_processo_polizia_usati_metodi_co_10_9904281843.shtml ''«È stato un processo di polizia, usati metodi da Inquisizione»'']</ref><ref>Marco Catino, ''Sociologia di un delitto'', [https://books.google.it/books?id=hOQDAQAAIAAJ&q=inquisitorio+marta+russo&dq=inquisitorio+marta+russo&hl=it&sa=X&ei=LgyMVfyUM4W6ygPgg6aABw&ved=0CCUQ6AEwAQ], Sossella, 2001</ref><ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/processo%20ai%20pm.htm ''Video-shock: chiesto il processo per i pm''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150626112940/http://www.webalice.it/guido.vitiello/processo%20ai%20pm.htm |data=26 giugno 2015 }}</ref><ref>[[Davide Giacalone]], ''L'Italia come bugia'', Rubbettino, 2003, pag. 218</ref><ref name=grandi>Andrea Accorsi, Massimo Centini, ''I grandi delitti italiani risolti o irrisolti'', «Marta Russo»</ref> e che diede anche luogo a un breve procedimento per [[abuso d'ufficio]] e [[violenza privata]].<ref>{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/online/cronaca/martarusso/martarusso/martarusso.html|titolo=la Repubblica/cronaca: Marta Russo, prosciolti i magistrati romani|sito=www.repubblica.it|accesso=15 novembre 2018}}</ref>


L'omicidio fu al centro di un complesso caso giudiziario, oggetto di grande copertura mediatica alla fine degli [[anni 1990|anni novanta]], sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle prime indagini, che non riuscivano a delineare un movente, oltre che per l'intervento di personalità politiche nel caso.
Nel [[2003]] fu condannato in via definitiva per il delitto, principalmente sulla base di una controversa testimonianza<ref name=imposimato>Ferdinando Imposimato, ''L'errore giudiziario'', pagg. 159-163</ref><ref name=lipari>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1997_07.pdf/03INT01A.pdf&query=Umberto%20de%20Giovannangeli ''Anche la Lipari vide Ferraro nell'aula VI. L'assistente: «Allora mi suicido...»''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304102436/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Fgolpdf%2Funi_1997_07.pdf%2F03INT01A.pdf&query=Umberto%20de%20Giovannangeli |data=4 marzo 2016 }}, l'Unità, pag. 13, 3 luglio 1997</ref>, un assistente universitario di [[filosofia del diritto]], [[Giovanni Scattone]], per [[omicidio colposo (ordinamento penale italiano)|omicidio colposo]] aggravato; un suo collega, [[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]], fu condannato limitatamente al reato di [[favoreggiamento personale]]; entrambi si sono sempre professati innocenti. Nella prima sentenza si specifica che Scattone avrebbe esploso un colpo per errore, maneggiando una pistola per motivi ignoti, forse per provare l'arma sparando contro un muro<ref>[https://web.archive.org/web/20020403001337/http://geocities.com/SoHo/Nook/6976/dossier/Marta-Russo.htm Dossier Marta Russo]</ref> o senza sapere che fosse carica<ref>Questa ipotesi venne invece criticata dalla sentenza d'appello</ref>, e Ferraro lo avrebbe coperto, tacendo e portando via l'arma.<ref name=prima>[https://web.archive.org/web/20151110233148/http://archiviostorico.corriere.it/1999/settembre/14/Scattone_non_sapeva_che_pistola_co_0_9909147654.shtml ''"Scattone non sapeva che la pistola con cui sparò era carica"'']</ref> Il delitto fu definito colposo anche perché Scattone non avrebbe potuto, dalla posizione in cui si sarebbe trovato, esplodere un colpo mirato<ref name=foglio/><ref name=comitato2/>, né avrebbe compiuto un'azione dolosa in presenza di tanti testimoni.<ref name=rep9>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/punti/punti.html ''Processo Marta Russo. 969 pagine della Corte'']</ref> Il terzo indagato, l'usciere dell'istituto e laureato in Legge Francesco Liparota, venne assolto dall'accusa di favoreggiamento dalla [[Corte suprema di cassazione|Cassazione]], tramite [[annullamento senza rinvio]]. Tutti i numerosi altri indagati, principalmente per i reati di favoreggiamento, diffamazione o falsa testimonianza, furono assolti con formula piena in primo grado.


Nel [[2003]] furono condannati in via definitiva, sulla base di una testimonianza molto contestata<ref name=imposimato/> e di alcuni rilievi scientifici non univoci e talvolta dubbi<ref name=peri/><ref name=imposimato/>, due assistenti universitari di [[filosofia del diritto]], [[Giovanni Scattone]], per [[omicidio colposo (ordinamento penale italiano)|omicidio colposo]] aggravato, e [[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]] per [[favoreggiamento personale|favoreggiamento]] e [[Possesso illegale di armi|porto abusivo]] di [[arma da fuoco]], i quali si sono sempre professati innocenti. Il terzo indagato, Francesco Liparota, venne assolto dall'accusa di favoreggiamento dalla Corte di Cassazione lo stesso anno.
Il caso di Marta Russo ha finito negli anni per diventare uno dei misteri della cronaca nera italiana.<ref name=caso/><ref name=armati>Cristiano Armati, Yari Servetella, ''Roma criminale. Il lato oscuro della città eterna'', Newton Compton, 2008</ref>


== La vittima e il delitto ==
== Dinamica del delitto ==
La mattina del 9 maggio [[1997]], alle ore 11:42 circa, Marta Russo, studentessa di giurisprudenza ed ex campionessa regionale di [[scherma]]<ref name=stud/>, fu raggiunta alla testa da un [[proiettile]] [[calibro 22]], non scamiciato e composto da solo piombo<ref name=imposimato/>, mentre, insieme all'amica Jolanda Ricci, percorreva un vialetto all'interno della Città Universitaria, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza. Il proiettile penetrò alla nuca, dietro l'orecchio sinistro, spezzandosi in undici frammenti che causarono danni cerebrali irreversibili. I testimoni parlarono di un colpo attutito, come sparato da un'arma col silenziatore, secondo alcuni una [[carabina]], secondo altri una [[pistola]], come verrà detto nel processo. La ragazza fu trasportata al vicino [[Policlinico Umberto I]], dove arrivò in coma; il 13 maggio i medici constatarono la [[morte cerebrale]]<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MRRAppuntiSullaMorteDiMartaRusso ''Appunti sulla morte di Marta Russo'', Corriere della sera]</ref> e il 14 maggio venne staccata la spina ai macchinari che la tenevano in vita. I genitori e la sorella decisero di donarne gli organi.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/15/Legata_quell_ostaggio_dal_cuore_co_10_040415017.shtml ''«Legata a quell'ostaggio dal cuore di Marta»'']</ref>
[[File:Marta Russo.jpg|thumb|upright|Marta Russo, in una delle prime fotografie diffuse dalla stampa]]
La mattina del 9 maggio [[1997]], alle ore 11:42 circa, Marta Russo, studentessa di giurisprudenza ed ex campionessa regionale di [[scherma]]<ref name=stud/>, di 22 anni, fu raggiunta alla testa da un [[proiettile]] [[.22 Long Rifle|calibro. 22]], a punta cava, camiciato e composto da solo piombo<ref name=imposimato/>, mentre, insieme all'amica Jolanda Ricci, percorreva un vialetto all'interno della Città Universitaria, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza. Il proiettile penetrò la nuca, dietro l'orecchio sinistro, spezzandosi in undici frammenti che causarono danni irreversibili. I testimoni parlarono di un colpo attutito, come sparato da un'arma col silenziatore, identificata in una [[carabina]] o una [[pistola]] (come verrà detto nel processo). Tra i soccorritori vi fu anche lo zio della studentessa, dipendente della Sapienza.<ref>{{cita|Valentini 2016|p.20}}.</ref>


La salma di Marta Russo riposa nel [[Cimitero del Verano]] di [[Roma]].
La ragazza fu trasportata al vicino [[Policlinico Umberto I]], dove arrivò in coma; il 13 maggio, alle ore 22, i medici constatarono la [[morte cerebrale]]<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MRRAppuntiSullaMorteDiMartaRusso ''Appunti sulla morte di Marta Russo'', Corriere della sera]</ref>. I genitori, Donato Russo e Aureliana Iacoboni, e la sorella Tiziana, decisero di donarne gli organi, seguendo un desiderio espresso anni prima da Marta dopo aver visto un servizio televisivo sul delitto di [[Nicholas Green]]; la notte del 14 maggio venne staccata la spina ai macchinari che la tenevano in vita, e Marta fu dichiarata morta. Ai funerali, tenutisi presso l'ateneo, parteciparono [[Romano Prodi]], [[Walter Veltroni]], [[Luciano Violante]] e [[Luigi Berlinguer]], oltre a una folla numerosa di studenti, amici e persone comuni.<ref name="cron" /> [[Papa Giovanni Paolo II]] inviò un messaggio.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2007/01/30/una-nuova-tomba-per-marta-russo.html ''Una nuova tomba per Marta Russo'']</ref> Marta Russo è sepolta nel [[Cimitero del Verano]] di [[Roma]]. La tomba si trova, dal 2007, in un nuovo settore rispetto a quello originario, al riquadro 85, accanto, tra le altre, alla sepoltura di Stefano Recchioni, uno dei morti della [[strage di Acca Larentia]].

A Marta Russo venne concessa la laurea alla memoria alla presenza del Presidente della Repubblica [[Oscar Luigi Scalfaro]]<ref>[https://web.archive.org/web/20151130230138/http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/03/Per_Marta_Russo_laurea_memoria_co_10_9706031519.shtml ''Per Marta Russo laurea in memoria lunedi' con Scalfaro'']</ref>, inoltre fu apposta una targa commemorativa e intitolate alcune aule dell'ateneo. Il 26 maggio [[2001]] la seconda edizione del torneo di scherma «Trofeo Marta Russo» è diventato internazionale. Dal [[2004]] ha cambiato denominazione in «Una stella per Marta». Nel [[2001]] fu dedicato a Marta Russo un parco nel quartiere [[Labaro]] in Roma, adiacente a via Gemona del Friuli.<ref>[[Corriere della Sera]] articolo del 29 dicembre 2001 [https://web.archive.org/web/20151213100317/http://archiviostorico.corriere.it/2001/dicembre/29/parco_per_Marta_Russo_una_co_10_01122910101.shtml]</ref> Dal 14 maggio [[2003]] si svolge il premio «Marta Russo. La Donazione degli organi: gesto d'amore a favore della vita», rivolto agli studenti degli istituti di scuola media superiore di Roma e provincia, promosso dall'Associazione Marta Russo e dalla Provincia di Roma. Il 5 maggio [[2010]] l'Istituto Comprensivo ''Via Italo Torsiello'' di Roma, frazione di [[Trigoria]], fu intitolato a Marta Russo con una [[cerimonia]] alla quale parteciparono i genitori della ragazza.


== Le indagini ==
== Le indagini ==
[[File:Cittauniversitaria35.jpg|upright=1.0|thumb|La Città Universitaria di Roma, sede dell'Università La Sapienza, in una foto del [[1938]]]]
A causa della complessità della scena del [[delitto]], per ricostruire la dinamica degli eventi si dovette ricreare virtualmente il [[cortile]] dell'[[università]] con una [[videocamera]] [[laser]] tridimensionale unica in [[Italia]], in possesso della Facoltà di Architettura dell'[[Università degli studi di Ferrara]] e in uso ai tecnici del [[NubLab]]<ref>''Laboratorio di modellazione e rilievo in tre dimensioni''.</ref> / [[DIAPREM]]<ref>''Development of Integrated Automatic Procedure for Restoration of Monuments''.</ref>. Gli scanner 3D, utilizzati abitualmente per rilevare l'architettura storica in funzione del restauro, permisero in questo caso di realizzare un modello preciso come base per le perizie<ref>[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] [http://www.repubblica.it/speciale/universita/architettura/curiosita.html ''Effetti speciali in aula targati Hollywood'']</ref>. La ricostruzione balistica seguente è stata criticata da alcuni esperti di armi, come l'ex magistrato Edoardo Mori; egli afferma, riprendendo critiche già effettuate, che le perizie non potevano sostenere con certezza che il colpo partì da una precisa stanza, scrivendo anche che fu a causa degli errori forensi che si focalizzò l'attenzione sul luogo sbagliato come punto di partenza del colpo. A seconda della posizione della testa della vittima, si potevano infatti ricostruire diverse traiettorie.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/10/cecchino-spara-all-universita.html?rss ''Cecchino spara all'Università'']</ref> Per i periti il colpo poteva essere partito solo dall'istituto di Filosofia del diritto o dal bagno disabili di Statistica; una minoranza, basandosi sull'impressione di un testimone, suggerì la sede di Fisiologia.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/11/29/un-laser-per-la-verita-su-marta.html ''Un laser per la verità su Marta'']</ref><ref name=mori/><ref name=piste/>
A causa della complessità della scena del [[delitto]], per ricostruire la dinamica degli eventi si dovette ricreare virtualmente il [[cortile]] dell'[[università]] con una [[videocamera]] [[laser]] tridimensionale unica in [[Italia]], in possesso della Facoltà di Architettura dell'[[Università degli studi di Ferrara]] e in uso ai tecnici del [[NubLab]]<ref>''Laboratorio di modellazione e rilievo in tre dimensioni''.</ref> / [[DIAPREM]]<ref>''Development of Integrated Automatic Procedure for Restoration of Monuments''.</ref>. Gli scanner 3D, utilizzati abitualmente per rilevare l'architettura storica in funzione del restauro, permisero in questo caso di realizzare un modello estremamente preciso e completo come base per le perizie<ref>[[La Repubblica]] [http://www.repubblica.it/speciale/universita/architettura/curiosita.html ''Effetti speciali in aula targati Hollywood'']</ref>. Questa ricostruzione è stata tuttavia criticata da alcuni esperti di armi, come, alcuni anni dopo, l'ex magistrato Edoardo Mori; egli afferma che le perizie non potevano sostenere con certezza che il colpo partì da una precisa stanza (l'aula 6, piuttosto che il bagno di cui si parlò da subito da parte di alcuni periti, poi licenziati), scrivendo anche che a causa degli errori forensi, a suo dire commessi, si focalizzò l'attenzione sul luogo sbagliato come punto di partenza del colpo. A seconda della posizione della testa della vittima, si potevano infatti ricostruire diverse traiettorie.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/10/cecchino-spara-all-universita.html?rss ''Cecchino spara all'Università'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/11/29/un-laser-per-la-verita-su-marta.html ''Un laser per la verità su Marta'']</ref><ref name=mori/>


===La pista terroristica e della criminalità organizzata===
La particolarità del luogo del delitto, la coincidenza con gli anniversari delle morti di [[Aldo Moro]], ucciso dalle [[Brigate Rosse]], e [[Peppino Impastato]], assassinato dalla [[Cosa nostra|mafia]] (9 maggio [[1978]]) e di [[Giorgiana Masi]]<ref>[https://web.archive.org/web/20151109012457/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/10/Agguato_all_universita_ragazza_coma_co_0_9705105067.shtml''Agguato all'università, studentessa in coma'']</ref> (studentessa vittima di proiettile vagante durante una manifestazione a Roma, il 12 maggio [[1977]]) e di altre personalità legate alla politica degli anni '70<ref>Es. [[Ulrike Meinhof]] (9 maggio [[1976]])</ref>, contemporaneamente alla clamorosa vittoria della [[destra (politica)|destra]] nelle elezioni delle rappresentanze studentesche tenute nei giorni precedenti all'omicidio<ref>[https://web.archive.org/web/20151130122922/http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/23/Sapienza_schede_sospette_co_10_970423293.shtml''Sapienza, schede sospette'']</ref>, resero plausibile la tesi dell'agguato terroristico-politico, ipotesi abbandonata perché né Marta Russo né Jolanda Ricci appartenevano a movimenti, se si escludeva la teoria dello scambio di persona per un certo periodo tenuta in considerazione.<ref name=stud>[https://web.archive.org/web/20151109012710/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/10/Killer_all_universita_studentessa_coma_co_0_9705104844.shtml ''Killer all'università, studentessa in coma'']</ref>
Subito dopo l'omicidio, la particolarità del luogo dove era avvenuto, la coincidenza con gli anniversari della morte di [[Aldo Moro]] (9 maggio [[1978]]) e di [[Giorgiana Masi]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/10/Agguato_all_universita_ragazza_coma_co_0_9705105067.shtml ''Agguato all'università, studentessa in coma'']</ref> (studentessa vittima di proiettile vagante durante una manifestazione a Roma, il 12 maggio [[1977]]) e la clamorosa vittoria della [[destra (politica)|destra]] nelle elezioni delle rappresentanze studentesche tenute il giorno precedente all'omicidio ma anche nel mese di aprile<ref>Il candidato di Alleanza Universitaria-[[Alleanza Nazionale|AN]] si impose tra il sospetto di brogli (vedi: [http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/23/Sapienza_schede_sospette_co_10_970423293.shtml ''Sapienza, schede sospette''], [http://archiviostorico.corriere.it/1997/aprile/24/Universita_bis_della_Destra_co_10_970424397.shtml ''Università, bis della destra'']</ref>, resero plausibile la tesi dell'agguato terroristico a sfondo politico, ipotesi abbandonata perché né Marta Russo né l'amica Jolanda Ricci, erano iscritte a partiti o movimenti politici, se si escludeva la teoria dello scambio di persona.<ref name=stud>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/10/Killer_all_universita_studentessa_coma_co_0_9705104844.shtml ''Killer all'università, studentessa in coma'']</ref>
[[File:Marta Russo scena.jpg|thumb|left|upright=1.4|La scena del delitto poche ore dopo.]]
C'erano state comunque minacce ventilate di [[terrorismo]], dal [[terrorismo rosso|rosso]] (risultato poi presente in alcuni ambienti della Sapienza) e [[terrorismo nero|nero]] al [[indipendentismo|separatismo]]<ref>Cfr. i cosiddetti ''[[Serenissimi]]'', lo stesso giorno a Venezia.</ref> fino al [[terrorismo islamista]], che aveva nel mirino Roma e il [[Giubileo del 2000]].<ref name=zero/><ref name=ndran/>


C'erano state comunque minacce ventilate di [[terrorismo]] nei giorni precedenti e seguenti, anche con informative di [[SISMI]] e [[SISDE]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/12/separatismo-nuovo-colore-del-terrorismo.html ''Separatismo nuovo colore del terrorismo?'']</ref>, dal [[terrorismo rosso]] (risultato poi presente in alcuni ambienti della Sapienza) e [[terrorismo nero|nero]] al [[indipendentismo|separatismo]]<ref>Lo stesso giorno ci fu il cosiddetto "assalto al [[basilica di San Marco|campanile di San Marco]]" di [[Venezia]] da parte del gruppo denominato ''[[Serenissimi]]''.</ref> fino al [[terrorismo islamista]], che cominciava una campagna di attentati nel mondo e aveva nel mirino Roma e il [[Giubileo del 2000]].<ref name=zero/><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/18/capo_dell_antiterrorismo_Usa_Italia_co_0_97051812106.shtml ''Il capo dell'antiterrorismo USA: "L'Italia deve fare di più"'']</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/28/Giubileo_pericolo_terroristi_islamici_co_0_9705289725.shtml ''Giubileo, pericolo terroristi islamici'']</ref> Per questi motivi, numerosi docenti, spesso con incarichi politici, hanno la scorta e le guardie di sicurezza e da tempo il commissariato più vicino è situato proprio all'interno della città universitaria. Anche l'ipotesi di una nuova [[strategia della tensione in Italia|strategia della tensione]] fu presto abbandonata, come quella della criminalità organizzata, emersa anche in seguito.<ref name=ndran/>
L'ipotesi di una nuova [[strategia della tensione in Italia|strategia della tensione]] fu ventilata da alcuni a ridosso dell'omicidio, parlando di un atto senza movente nello stile tipico dei terroristi di [[estrema destra]] nel periodo [[1969]]-[[1984]], ma anche questa pista fu presto abbandonata.<ref name="silen"/> Tale pista, facendo riferimento ad allarmi e segnalazioni che gli sarebbero pervenuti, fu sostenuta dal rettore dell'università, [[Giorgio Tecce]].<ref name=comitato2/>


====L'ipotesi dello scambio di persona====
Le brevi indagini iniziali furono ad ampio spettro e scandagliarono il passato di Marta (un ex ragazzo della vittima, ex guardia giurata e autista alla Sapienza, era positivo allo [[guanto di paraffina|stub]] sulla mano ma aveva un solido alibi<ref name=altro/>), dei suoi familiari, dell'amica Jolanda e di altri testimoni. Nel vialetto erano presenti, oltre alla vittima e all'amica, alcuni dipendenti dell'università e delle imprese di pulizia, alcuni studenti e qualche docente<ref name=valentini/>; a una cinquantina di metri stazionavano alcuni studenti di origine [[iran]]iana che stavano distribuendo materiale contro il regime degli [[ayatollah]].<ref name=comitato2/><ref name=tam>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/21/il-tam-tam-dell-universita.html?ref=search IL TAM - TAM DELL' UNIVERSITA']</ref>
Le indagini iniziali furono ad ampio spettro e scandagliarono il passato di Marta, dei suoi familiari, dell'amica Jolanda e di altri testimoni, come alcuni dipendenti che si stavano recando a prendere la paga mensile.<ref name=valentini/>
=====L'amica Jolanda=====
Si indagò anche sul passato del padre di Jolanda, Renato Ricci, funzionario del [[Ministero della Giustizia]], responsabile degli appalti nel Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria (Dap) e già vicedirettore del [[carcere di Rebibbia]].<ref name=":0" /> Il padre di Jolanda aveva dichiarato di aver ricevuto alcune telefonate anonime,<ref>{{Cita news|autore = Flavio Haver|titolo = Il padre di Jolanda|pubblicazione = Corriere della Sera|data = 13 maggio 1997|urlarchivio = http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/14/Donati_gli_organi_Marta_co_0_9705145835.shtml}}</ref> con minacce dirette proprio alla ragazza.<ref name=valentini>{{Cita web|autore = Enrico Ratto|url = http://www.pedro.it/webs/alternews/segnalazioni/martaRusso.htm|titolo = Caso Marta Russo: Intervista a Giovanni Valentini|accesso = 15 ottobre 2014|data = |citazione = Giovanni Valentini è editorialista della "Repubblica", ha diretto "L’Europeo" e poi "L’Espresso". È autore del libro "Il mistero della Sapienza - il caso Marta Russo" (Baldini & Castoldi).}}</ref> La Procura di Roma non fece inizialmente menzione del fatto che Renato Ricci era stato tra gli indiziati principali dei pestaggi avvenuti il 12 luglio [[1972]] nel carcere di cui era vicedirettore.<ref>{{Cita news|autore = Anonimo|titolo = Per il massacro di Rebibbia incriminati il direttore e i vice direttori|pubblicazione = Lotta Continua|data = 29 luglio 1972|urlarchivio = http://www.fabrizioscottoni.it/archivio/OCR-PDF-compressi/LC1_1972_07_29.pdf|citazione = Il direttore del carcere di Rebibbia, il gendarme dottor Giovanni Castellano, i suoi due vicedirettori, Vincenzo Barbera e Renato Ricci, (che avevano presenziato di persona al pestaggio dei detenuti per accertarsi che le botte andassero a segno), alcuni sottufficiali e numerose guardie carcerarie, sono stati indiziati del reato di lesioni per aver sottoposto più di 45 detenuti al massacro di botte e di manganellate della notte del 12 luglio scorso. Ieri un avvocato ha sporto denuncia al magistrato perché il detenuto da lui difeso è in fin di vita in conseguenza delle botte ricevute quella notte.}}</ref><ref name=":0">{{Cita news|autore = Flavio Haver|titolo = "Colpita per errore, il bersaglio era l'amica"|pubblicazione = Corriere della Sera|data = 13 maggio 1997|urlarchivio = http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/13/Colpita_per_errore_bersaglio_era_co_0_9705136520.shtml}}</ref>


Venne ipotizzata una [[vendetta]] trasversale, un avvertimento della criminalità organizzata ([[mafia]], [['ndrangheta]], [[banda della Magliana]], ecc.)<ref name=":0"/>, rancori personali o un'azione dimostrativa del [[terrorismo rosso]], che avesse per obiettivo Jolanda Ricci in quanto figlia di Renato, e non Marta Russo, colpita per errore data la vicinanza e la somiglianza da lontana (entrambe le ragazze avevano i capelli tinti di biondo e un vestito simile).<ref name=":0"/> La pista, ventilata anche dallo stesso Renato Ricci<ref name=":0"/>, venne subito abbandonata.<ref name=psic>{{Cita pubblicazione|autore = Cinzia Palopodi|titolo = Psicologia della Testimonianza: Il caso Marta Russo|rivista = Tesi di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche|url = http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/10TESI(Psicologiadellatestimonianza).pdf|accesso = 15 ottobre 2014|p = 6|editore = Istituto MEME}}</ref>
Una pista vagliata all'inizio fu che l'obiettivo fosse un impiegato delle imprese di pulizia o che fosse un crimine maturato nell'ambiente lavorativo, con la vittima colpita per puro caso; due dipendenti vennero indagati, ma la posizione venne subito archiviata.<ref name=":0" /> Le piste delle ditte di pulizia e dello scambio di persona ritorneranno in anni seguenti (cfr. sezione [[Omicidio di Marta Russo#Teorie e piste alternative|Teorie alternative]]).<ref name=valentini/>
[[File:Sapienzia Roma2.jpg|thumb|270px|Le finestre del primo piano dell'edificio dell'Istituto di Filosofia del Diritto, da dove secondo le perizie più accreditate partì il colpo, viste dalla piazza del Rettorato]]


=====La figlia di un testimone sotto protezione=====
Gli inquirenti cominciarono a raccogliere testimonianze ma nessuna delle persone nelle stanze superiori venne collegata al terrorismo o alla criminalità. Il 21 maggio (ma il giornalista [[Flavio Haver]] ne parla già in un articolo del 19<ref name=comitato2/>), sul davanzale dell'Aula Assistenti dell'Istituto di [[filosofia del diritto]], la Polizia Scientifica ritrova una presunta particella di “ferro-bario-antimonio”, indirizzando gli inquirenti ad abbandonare le precedenti indagini sulla ditta di pulizie e su altre persone, e ogni pista alternativa. La sentenza di annullamento della Cassazione del 2001 definirà questo fatto come ''"un errore"''.<ref name=caso/> Il vicequestore Belfiore<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/letterascattone.htm ''Lettera di Giovanni Scattone ai giudici della Cassazione''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150411125247/http://www.webalice.it/guido.vitiello/letterascattone.htm |data=11 aprile 2015 }}</ref>, prima ancora di avere qualsiasi conferma e molto prima che venissero fatti i nomi di Scattone e Ferraro: ''"Secondo noi sono stati due assistenti che cazzeggiavano con una pistola"''.<ref name=caso/> La finestra dalla quale era stato esploso il colpo, secondo alcuni rilievi scientifico-chimici, era negli uffici al secondo piano della Facoltà di [[Giurisprudenza]].<ref name=complotto/>
Nel 1999 la figlia di un [[collaboratore di giustizia]] messinese minacciato da boss dell'[[usura]] legati a [[Cosa Nostra]], frequentante l'università La Sapienza sotto falso nome, affermò di essere stata nel mirino di killer mafiosi che avrebbero rintracciato la famiglia, nonostante il programma di protezione testimoni. La ragazza sostenne che poteva essere lei l'obiettivo per vendetta contro il padre testimone, data una certa somiglianza e i capelli biondi, e non Marta Russo o Jolanda Ricci.<ref name=psic/> Si sarebbe trattato di scambio di persona da parte dei sicari, come avvenuto in altri casi<ref>Questa opinione è stata condivisa, nel 2011, da un ergastolano per fatti di mafia, Pasquale De Feo; cfr: [https://urladalsilenzio.wordpress.com/2012/01/01/8339/ Diario di Pasquale De Feo - Urla dal silenzio]</ref>; i pm titolari dell'inchiesta tuttavia non ritennero verosimile l'ipotesi, lasciando cadere questa presunta pista perché la ragazza non si trovava in quella zona dell'università, sebbene gli investigatori della [[Direzione nazionale antimafia|Procura Nazionale Antimafia]] non la ritenessero totalmente "incompatibile". La giovane si era rivolta ai pm romani poco dopo l'omicidio, per non essere presa in particolare considerazione, poiché nel periodo di Messina avrebbe potuto essere un bersaglio più semplice; si rivolse allora ai giudici antimafia nel 1999, e asserì che era solita passare in quel vialetto, al contrario di quanto affermato dalla procura, e che poteva essere quindi l'obiettivo di un killer appostato quel giorno nel bagno disabili di statistica, anche se quel giorno non vi passò. I giudici passarono però, per competenza, la denuncia alla procura romana che archiviò nuovamente.<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/mafia/mafia.html ''Nel caso Marta Russo spunta una pista mafiosa'']</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/23/Volevano_colpire_non_Marta_Russo_co_0_9902232244.shtml Flavio Haver, ''"Volevano colpire me, non Marta Russo"'']</ref><ref>[http://www.zonedombra.com/component/content/article/38-contro-informazione/113-marta-russo-ipotesi-altrenative.html ''Marta Russo: le ipotesi alternative'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/02/23/magistrati-non-passo-mai-nel-vialetto.html ''I magistrati: "Non passò mai nel vialetto"'']</ref>


====Presenza delle Nuove BR alla Sapienza====
In totale vennero iscritti nel registro degli indagati circa 40 persone, e venne indiziato, come forte sospettato all'inizio, un bibliotecario di [[Lettere e filosofia|Lettere]], Rino Zingale, poi scagionato.<ref name=comitato2/>
A fine ottobre 2003, poco prima della sentenza definitiva, uno dei condannati, Giovanni Scattone, rivelò alla Stampa la presenza sul luogo e nel giorno del delitto di un dipendente di un'impresa di pulizie risultato poi appartenente alle [[Nuove Brigate Rosse]], [[Paolo Broccatelli]] (che era anche studente), arrestato quell'anno e poi condannato per [[Associazioni con finalità di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordine democratico|associazione sovversiva]] a 9 anni di reclusione, in relazione all'[[omicidio di Massimo D'Antona|omicidio]] di [[Massimo D'Antona]] (1999), ucciso con una pistola con silenziatore; D'Antona era docente proprio alla Sapienza e i brigatisti avevano seguito a lungo le sue lezioni e i suoi spostamenti, preparando il delitto. Questa accusa venne però criticata anche da alcuni innocentisti.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/31/giudice_croce_accuse_Scattone_alle_co_0_031031119.shtml|titolo=Il giudice in croce e le accuse di Scattone alle Br|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=[[Paolo Mieli]]|data=31 ottobre 2003|accesso=23 febbraio 2013}}</ref><ref name=broccatelli>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/27/morte_Marta_Russo_uomo_delle_co_0_031027007.shtml ''La morte di Marta Russo, l'uomo delle pulizie e i dubbi di Scattone''<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> Già in passato le [[Brigate Rosse]] avevano ucciso all'interno dell'Università, nel caso di [[Vittorio Bachelet]] ([[1980]]).<ref name=comitato2/>


Un altro possibile obiettivo fu individuato nel professor Cesare Marongiu Buonaiuti (ipotesi sostenuta in seguito anche dallo stesso Scattone<ref name=broccatelli/>), titolare della cattedra di [[Storia della Chiesa]] alla facoltà di [[Scienze politiche]], il quale passava in automobile nel vialetto quando il proiettile colpì Marta Russo.<ref name=pizz>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/16/Uccisa_Marta_sono_andati_festeggiare_co_0_97061617198.shtml ''Uccisa Marta sono andati a festeggiare'']</ref> Marongiu (deceduto poi per cause naturali nel 2003), dopo aver visto Marta accasciarsi a terra, scese subito per sincerarsi delle sue condizioni, ed era convinto di averla urtata con la vettura.<ref name=nipr/> Sebbene i titolari dell'inchiesta sulle Nuove BR ritengono che Broccatelli si trovasse a quell'ora nell'aula di informatica, uno studente di 22 anni, il giorno successivo all'omicidio, raccontò alla redazione del ''[[Il Giornale|Giornale]]'' di essere entrato nel bagno di Statistica dove avrebbe scorto "un ragazzo con una sacca rossa che fingeva di guardarsi allo specchio, come se avesse voluto aspettare che io me ne andassi". Dopo essere uscito udì lo sparo.<ref name=nipr/> Uno dei testimoni al processo raccontò di avere chiuso la finestra del bagno poco prima dello sparo, e poi sarebbe uscito; un testimone oculare del delitto, Andrea Ditta, spiegò di aver visto invece la finestra socchiusa subito dopo il colpo.<ref>Il professor Marongiu aveva partecipato anche ad un convegno nel quale era ospite Gianni Bonvicini, politologo e direttore dell'[[Istituto affari internazionali]], il quale quattro anni dopo fu uno degli obiettivi dei [[Nuclei Iniziativa Proletaria Rivoluzionaria]] nell'attentato fallito di via Brunetti (cfr. [http://archiviostorico.corriere.it/2001/aprile/11/bomba_innescata_con_telefonino_co_0_0104114401.shtml ''La bomba innescata con un telefonino'']): dalle carte sequestrate ad alcuni neo-brigatisti risultatono dei legami ideologici e operativi con i NIPR.</ref><ref name=nipr>[http://www.libbra.it/ancestralia/ancestralia4.htm ''Giallo Marta Russo: atto terroristico?'']</ref>
Furono ascoltati come testimoni, tra gli altri, una studentessa fuoricorso, Giuliana Olzai<ref>Giuliana Olzai, sorella di Bernardino Olzai (morto in uno scontro a fuoco con la polizia) e Diego Olzai, coinvolti nel sequestro di Dante Belardinelli nel [[1989]]</ref>, 44 anni, il professor [[Nicolò Lipari]], ex parlamentare [[democristiano]], e soprattutto sua figlia Maria Chiara Lipari, dottoranda.
[[File:Giovanni Scattone 1998.jpg|thumb|Giovanni Scattone durante il processo nel 1998]]
Dopo aver riferito i ricordi in maniera frammentaria, definita "subliminale" e parlando di "atmosfera strana" nell'aula<ref name="A">[http://www.webalice.it/guido.vitiello/memorie.htm Alberto Beretta Anguissola, ''Le memorie troppo volontarie di Maria Chiara Lipari''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150411133424/http://www.webalice.it/guido.vitiello/memorie.htm |data=11 aprile 2015 }}</ref>, la Lipari fece i nomi del professor [[Bruno Romano]], direttore dell'istituto e noto filosofo, che fu arrestato (ai domiciliari) per [[favoreggiamento]] e poi scagionato (venne difeso dagli avvocati [[Giulia Bongiorno]] e [[Franco Coppi]]), di Gabriella Alletto, 45 anni, impiegata dell'istituto, di Francesco Liparota, 35 anni, all'epoca usciere della facoltà di Legge ma laureato in Giurisprudenza e in procinto di divenire [[avvocato]] libero professionista<ref name=liparota2>[https://web.archive.org/web/20151222093127/http://archiviostorico.corriere.it/2003/dicembre/17/Volevo_suicidarmi_ora_torno_vivere_co_10_031217015.shtml ''«Volevo suicidarmi, ora torno a vivere»'']</ref>, e in seguito di due assistenti universitari, Salvatore Ferraro, 30 anni, già [[dottore di ricerca]] in [[Giurisprudenza]] e assistente del professor Gaetano Carcaterra<ref name=valentini/>, e - solo l'8 agosto 1997 alla polizia aeroportuale di Fiumicino, due mesi i primi arresti - di Giovanni Scattone, 29 anni, dottorando e assistente non retribuito<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/augias/augias.htm Corrado Augias, ''Indizi, veleni e misteri di un delitto senza movente''] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> del professor Romano presso la facoltà di Lettere e [[Filosofia]] e ricercatore di "teoria generale del [[diritto]] e [[filosofia della politica]]" assieme a Ferraro; i due assistenti tenevano all'epoca alcuni corsi di [[filosofia del diritto]]<ref name=cron>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/online/fatti/martarusso/crono/crono.html|titolo=Marta Russo, un caso lungo due anni|editore=''[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]]''|autore=Redazione|data=1º giugno 1999|accesso=25 febbraio 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/16/Marta_Russo_scontro_tra_professori_co_0_980716592.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20141001052536/http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/16/Marta_Russo_scontro_tra_professori_co_0_980716592.shtml|titolo=Marta Russo, scontro tra i professori|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=16 luglio 1998|accesso=25 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=1º ottobre 2014}}</ref>.


Aveva destato particolare scalpore il ritrovamento, nella notte di domenica 11 maggio 1997, di alcune cartucce in un locale dell'Istituto di [[Fisiologia]] utilizzato proprio dagli inservienti delle pulizie.<ref name=":0" /> Interrogati e perquisiti, risultarono estranei alla vicenda.<ref name=":0" /> Nel bagno di [[Statistica]] vengono trovati residui di presunta polvere da sparo e una pistola arrugginita, mentre nel bagno del Rettorato un testimone affermò di aver trovato la scheda tecnica di una pistola.<ref name=caso/><ref>[http://www.dirittodicritica.com/2012/05/09/marta-russo-testimonianza-37965/ ''Caso Marta Russo, la testimonianza: “Nel bagno del Rettorato la scheda tecnica di una pistola”'']</ref> La Polizia effettua numerose perquisizioni presso gli uffici e i locali della ditta di pulizie Pul.Tra, rinvenendo “bossoli e parti di armi”.<ref name=caso/>
Alcuni studenti testimoniarono che il "[[delitto]] perfetto" era stato l'oggetto di alcuni discorsi dei due assistenti universitari<ref name=perf>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/05/Provavano_delitto_perfetto_co_0_97090511201.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150415071133/http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/05/Provavano_delitto_perfetto_co_0_97090511201.shtml|titolo="Provavano il delitto perfetto"|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Gianvito Lavinia|data=5 settembre 1997|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=15 aprile 2015}}</ref>, anche se poi lo negarono in aula. Questo fatto spinse parte della stampa e della televisione ad una sorta di accanito [[linciaggio mediatico]] dei due principali sospetti<ref name=imposimato/>; seppur considerata una pista poco consistente, gli inquirenti insistevano che i due avessero voluto "inscenare" o "simulare" un delitto senza movente, ma che la situazione fosse degenerata per colpevole imprudenza, circostanza sempre negata con determinazione da Scattone e Ferraro e poi caduta nel corso delle indagini e del primo processo.<ref name="conviction">Kennedy, Frances. [https://www.independent.co.uk/arts-entertainment/it-was-the-perfect-crime-so-who-made-the-fatal-error-1098843.html "It was the perfect crime. So who made the fatal error?"], ''[[The Independent]]'', 1999-06-08. Retrieved on 2009-07-08.</ref> In realtà i due non tennero mai un seminario universitario sul tema citato, come ipotizzato, e la dispensa che secondo la procura era stata venduta in numerose copie non venne mai rintracciata o vista; il professor Carcaterra lo smentì, precisando che era lui a decidere il contenuto delle lezioni, e che non trattò del delitto perfetto ma di strategie difensive:{{citazione|In una lezione che ho personalmente tenuto il 21 aprile del '97 ho trattato il tema del ragionamento 'deduttivo' che può fare la difesa durante un procedimento giudiziario. E cioè: se un imputato non ha mai posseduto un'arma, non aveva ragione di uccidere e non si trovava sul luogo del delitto, probabilmente non è colpevole. Un discorso che è durato circa dieci minuti, non di più, in una lezione di un'ora.|Testimonianza di Gaetano Carcaterra<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://archivio.agi.it/articolo/aff9042f15ae862829a103d158d162e4_19981119_marta-russo-prof-carcaterra-smonta-tesi-delitto-perfetto/?q=salvatore_ferraro&query=marta_russo&year=1998&month=11 Marta russo: prof.carcaterra 'smonta' tesi delitto perfetto] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>}} Un altro assistente riferì che Ferraro pronunciò solo una volta, per scherzo, l'espressione "delitto perfetto".<ref name=zero/><ref name=valentini/><ref name=perf/> Essi vennero arrestati e tenuti in custodia per il ''"delitto continuato di illegale detenzione e porto in luogo aperto al pubblico di arma da fuoco, aggravato dalla connessione teleologica con il delitto di omicidio volontario in danno di Russo Marta"''.<ref name=augiastv/>


A casa di uno dei dipendenti vengono trovati tre fucili, una carabina ad aria compressa, una rivoltella a salve modificata per accogliere proiettili calibro 22, buste e confezioni di proiettili. Negli armadietti vengono ritrovati anche silenziatori rudimentali artigianali. Viene fatta richiesta di intercettazioni, ''"ritenendo estremamente probabile coinvolgimento medesimi in episodio criminoso"'', secondo il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Nicolò D’Angelo.<ref>Un verbale della questura afferma: ''“anche in precedenza all’evento delittuoso, e probabilmente dallo stesso punto di fuoco sono stati sparati dei colpi... Alcune persone rintracciate sono sicuramente solite 'divertirsi' a sparare"''. Si accerta che il bagno di Statistica si poteva chiudere da dentro incastrando la maniglia della porta con la “cipolla” della doccia. Le chiavi erano state rubate tempo prima e chiunque avrebbe potuto entrare nei locali.</ref><ref name=caso/>
Un investigatore si spinse a paragonare Scattone e Ferraro ai "[[compagni di merende]]" del caso del [[Mostro di Firenze]], coniando il nome "compagni di [[pizzeria]]"; nell'indagine entrarono elementi personali e illazioni e ci fu una colpevolizzazione mediatica molto forte.<ref name=grandi/><ref name=pizz/><ref>I giornali ipotizzarono anche delle fantasiose connessioni tra il "[[Oltreuomo|Superuomo]]" di [[Nietzsche]] e vari riferimenti cinematografici. Durante il processo vennero usati anche scritti personali - come racconti di genere [[poliziesco]] o ''[[noir]]'', nonché testi di canzoni e poesie, o gli appunti e il diario - di Ferraro, onde dimostrarne la presunta "personalità criminale", secondo il teorema accusatorio. Alle stesso modo, per Scattone l'accusa tentò di usare come argomento un articolo dal titolo ''[[James Rachels|J. Rachels]] sull'uccidere e il lasciar morire'' (1995), che in realtà non aveva nulla a che fare con gli omicidi, ma era una pubblicazione scientifica sul tema dell'[[eutanasia]] tratta dalla rivista specialistica ''Bioetica'' (cfr. Raccolta di volumi de ''[[L'Espresso]]'' - Volume 43, Edizioni 26-30 - Pagina 68). Sia Scattone sia Ferraro che l'altro indagato, Liparota, manifestarono propositi suicidi a causa di ciò e della carcerazione lunga. Particolarmente aggressivi e violenti nei confronti di Scattone, accogliendo pienamente le tesi dell'accusa, furono gli articoli che affermarono (spesso invadendone la privacy e a torto) che fosse appassionato di tematiche violente e con propositi omicidi programmati assieme a Ferraro: parlarono di "personalità psicopatica", di "liste con persone da uccidere", di [[superomismo]], volontà omicida, ecc. Si veda: [http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1997_06.pdf/21INT02A.pdf&query=Maria%20Zegarelli Fabrizio Roncone, ''Hanno scelto Marta per il delitto perfetto. Ecco il movente, il caso ora è chiuso''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304091727/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Fgolpdf%2Funi_1997_06.pdf%2F21INT02A.pdf&query=Maria%20Zegarelli |data=4 marzo 2016 }}, su l'Unità; Roncone in seguito parve cambiare idea (cfr. [https://web.archive.org/web/20151025170832/http://archiviostorico.corriere.it/2000/aprile/15/Caso_Marta_Russo_giudichiamo_anche_co_0_0004153585.shtml''«Caso Marta Russo, giudichiamo anche i cronisti»'']); ma nessuna di questa affermazioni trovò riscontro al processo.</ref>
{{citazione|In questo caso il garantismo è fuori luogo.|[[Dacia Maraini]]<ref name=linkiesta/>}}


Il 21 maggio, sul davanzale dell’Aula Assistenti della Istituto di [[filosofia del diritto]], la Polizia Scientifica ritrova una particella di “ferro-bario-antimonio”, indirizzando gli inquirenti ad abbandonare le precedenti indagini sulla ditta di pulizie e su altre persone. La sentenza di Cassazione del 2001 definirà questo fatto come "un errore".<ref name=caso/>
Dopo numerosi interrogatori e dopo aver a lungo negato, Gabriella Alletto li accusò di aver sparato; Scattone e Ferraro furono subito arrestati e incriminati per omicidio volontario in concorso, ma si proclamarono innocenti anche se fornirono [[alibi]] non pienamente confermati<ref name=donna/>.


===Il colpo esploso "per errore"===
Scattone dirà di essere stato in diversi luoghi: di non essere stato in Istituto alle 9:30 come detto ad altri e che prima avrebbe incontrato il professor Lecaldano a [[Villa Mirafiori]] (il quale non ricordava l'ora precisa, compresa tra le 11:00 e le 12:30 (ma 10:30-11:30 era l'esatto orario del ricevimento del docente<ref name=colpo>[https://web.archive.org/web/20151222131739/http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/27/Altro_colpo_all_alibi_Scattone_co_0_97062715212.shtml ''Altro colpo all'alibi di Scattone'']</ref> lasciando il suo ufficio alle 11:30 e recandosi alla città universitaria, prima a Storia per prenotare un esame (trovò un foglio affisso che era "strappato", particolare confermato dal professor Guy, il foglio sarebbe stato strappato dopo l'8 maggio e tolto tra l'11 e il 12; invece la professoressa Casiero non si ricordò di lui<ref name=alibi3>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/06/13/alibi-in-crisi-scattone-ci-ripensa.html Alibi in crisi, Scattone ci ripensa]</ref>), poi andò a ritirare un certificato per gli esami del corso di Lettere a cui era iscritto come studente (arrivando alle ore 11:50, cioè circa 8 minuti dopo lo sparo, ed essendoci la fila di studenti allo sportello gli venne consegnato, secondo i riscontri, tra le 11:50 e le 12:05 (ma non recava direttamente l'orario) anche se egli riferì che gli fu consegnato "prontamente", intendendo per alcuni nel momento in cui si presentò all'operatore alcuni minuti dopo<ref name=alibi2>[https://web.archive.org/web/20151222133418/http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/11/certificato_per_alibi_Scattone_co_10_9709115253.shtml ''Un certificato per l'alibi di Scattone'']</ref>: ''"Ricordo di essere giunto nella segretaria di Lettere verso le 11,50 e ho richiesto un certificato di convalida degli esami che mi è stato consegnato all'istante"'', anche se parla di 15 minuti di ritardo dovuti alla fila); l'orario di emissione del certificato indicava comunque poco dopo le 12:00 come riferito da Scattone che quindi sarebbe giunto all'incirca all'ora da lui indicata<ref name=vitiello/>; vide l'assistente Fiorini alle 12:05 (prima della ripartenza dell'ambulanza, giunta alle 11:59<ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2003/04/15/Cronaca/MARTA-RUSSO-LALIBI-DI-GIOVANNI-SCATTONE_140700.php MARTA RUSSO: L'ALIBI DI GIOVANNI SCATTONE]</ref>, ma inizialmente non lo menziona), infine, dopo le 12:15 vide alcune studentesse, docenti, gli studenti La Porta (tra le 12:15 e le 12:20 circa) e Greco, molti dei quali confermarono, pur non indicando l'ora con precisione. Sarebbe andato a Filosofia del diritto solo dopo il ferimento, incontrando La Porta, ma non seppe con precisione dell'accaduto fino a quando non lo vide in televisione mentre era col padre a casa, dopo le 13:00; poco prima Scattone telefonò a casa di Ferraro e parlò con lui, come certificato dai tabulati.<ref name=vitiello>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Quegli%20alibi%20cosi%20normali.htm Giovanni Valentini, ''Quegli alibi così normali''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150416203952/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Quegli%20alibi%20cosi%20normali.htm |data=16 aprile 2015 }}</ref> Gli studenti in fila allo sportello non ricordavano il volto di Scattone, e gli inquirenti gli contestano, pur non potendo provare queste affermazioni, di aver mandato un'altra persona (un presunto complice mai identificato, anche se fu notata l'abitudine degli studenti che si facevano fare i certificati da impiegati conoscenti, di evitare gli sportelli e presentarsi direttamente negli uffici, cosa che chi ritirò il certificato non fece<ref name=alibi2/>; secondo gli avvocati ciò avvalorava l'alibi) a ritirarlo, o (prima di accettare la testimonianza Olzai) di aver percorso molto in fretta la strada tra l'aula 6 e Lettere, in circa 5 minuti. Il certificato, confrontato con quello di altri studenti, indica che Scattone sarebbe stato il penultimo della fila (come disse lui stesso), e che l'ultima era una studentessa<ref name=vitiello/><ref name=donna>[https://web.archive.org/web/20140221153312/http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/15/Nuovo_alibi_per_Scattone_altra_co_0_9707151015.shtml Paolo Brogi, ''Nuovo alibi per Scattone, un'altra donna nel mistero'']</ref>, come in effetti si appurò.<ref name=alibi3/>
Oltre all'ipotesi dello scambio di persona, si parlò di colpo di pistola partito per sbaglio a qualcuno, nel pulire o maneggiare un'arma. Uno dei poliziotti che indagavano avrebbe però commentato, prima ancora di avere qualsiasi conferma e molto prima che venissero fatti i nomi di Scattone e Ferraro: ''"Secondo noi sono stati due assistenti che cazzeggiavano con una pistola"''.<ref name=caso/>
[[File:Salvatore Ferraro 1998.jpg|thumb|left|upright=0.8|Salvatore Ferraro durante il processo]]
Stefano La Porta, testimone dell'accusa, testimoniò invece in favore di Scattone, e venne incriminato per [[falsa testimonianza]] e favoreggiamento (ma verrà prosciolto) per aver detto che egli era arrivato solo in tarda mattinata, quasi a mezzogiorno, all'Istituto, confermandone la versione<ref name=augias>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/augias/augias.html Corrado Augias, ''Indizi, veleni e misteri, un delitto senza movente'']</ref>). {{citazione|La mattina del 9 maggio, a Legge, ho visto arrivare Scattone alle 12.15 nella stanza del catalogo... gli ho chiesto per l'esame del 16... Scattone mi ha risposto con uno schema di domanda di logica su un biglietto. Quel foglietto, restato in una tasca dei miei pantaloni, è finito in lavatrice. Ma sopra si leggono ancora alcune parole.|Testimonianza di La Porta<ref>[https://web.archive.org/web/20151222164024/http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/02/Marta_indagato_teste_dell_accusa_co_0_98060211870.shtml ''Marta, indagato teste dell'accusa'']</ref>}}


Il proiettile recava tuttavia fibre di [[lana di vetro]], mentre le finestre erano invece intatte, e le fibre erano compatibili con quelle del controsoffitto del bagno di [[Statistica]], inizialmente indicato dai testimoni come luogo dello sparo, e non con l'aula 6.<ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martrus/ultima/ultima.html ''Marta Russo, l'appello bis, si cerca l'ultima verità'']</ref>
Salvatore Ferraro disse di essere stato a casa a studiare<ref name=vitiello/>, con la sorella, e aver ricevuto alle 11:45 la visita di Marianna Marcucci, che confermò con qualche titubanza una breve visita, ma venne indagata per favoreggiamento a causa di una leggera incongruenza con un tabulato telefonico delle ore 13:05, relativo a una telefonata tra Marcucci e Ferraro: la Marcucci conferma di aver chiamato Ferraro "diverse volte", dai telefoni pubblici della facoltà di Economia e Commercio e da un bar sotto casa Ferraro. «Quel 9 maggio, per me, fu una giornata incredibilmente normale, di routine [...] Ero a casa a studiare, dopo le prime pratiche mattutine mi sono messo davanti a un libro, di colore arancione, era un libro di linguistica... C'era anche mia sorella...»"; Teresa Ferraro alle 11,30 esce per andare in palestra. Attraverso i tabulati della Telecom, gli investigatori verificano le chiamate: la prima alle 8,33 da casa, la seconda alle 10,55 da un telefono pubblico (52 secondi) e l'ultima alle 13,05 ancora da casa. Altre tre chiamate la ragazza risulta averle fatte alla madre: alle 10,49, alle 11,05 e alle 11,37. Di fronte a questa contestazione, la teste afferma: ''«Ho detto di aver chiamato Ferraro dalla cabina del bar perché questa è la mia normale abitudine, cioè quella di chiamare prima di salire a casa sua per cui mi sono evidentemente sbagliata in buona fede confondendo le circostanze»''. In seguito Marcucci precisa che il momento della visita a Ferraro era 11:30-12:30, massimo 12 e 35.<ref name=vitiello/> Secondo Ferraro, mentre Marianna era a casa sua o quando andò via, telefonò Alessandra Vozzo, cosa risultante dai tabulati.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/03/20/processo-marta-pm-all-attacco-ferraro-smentito.html ''Processo Marta, pm all'attacco. Ferraro smentito dai tabulati'']</ref> Alessandra Vozzo (la cui prima telefonata, in cerca di Teresa Ferraro, viene ricordata da Marcucci) confermò di avere telefonato più volte in casa Ferraro e di aver parlato sia con Salvatore che con Teresa appena tornata, commentando il ferimento di Marta. Un avvocato di parte civile obietta obiettò che la sua prima telefonata è delle 13.07 mentre la prima notizia sulla Russo venne data dal Tg alle 13.35, ma la teste replicò: "Comunque ricordo di aver fatto quella telefonata e che Salvatore ha risposto".<ref name=augias/> L'incongruenza sulle ore 13:00 fu attaccata dalla parte civile e dai pm, ma apparentemente, anche se la Marcucci si avvalse in aula della facoltà di non rispondere poiché accusata di favoreggiamento (per cui verrà assolta), forniva un alibi a Ferraro per il momento dello sparo. Un testimone a favore di Ferraro, lo studente calabrese Domenico Condemi («Il 9 maggio, attorno alle 12 mi giunse a casa una strana telefonata di uno studente, tal Domenico Condemi. Mi chiese se il giorno dopo sarei stato in Istituto. Non so bene perché. Ma credo che volesse crearsi un alibi»<ref name=alibi2/>), venne inficiato poiché scoperto imputato in un processo per tentato omicidio, nonché sospettato di essere il proprietario della pistola mai trovata; Condemi afferma poi di non ricordare con precisione il giorno in cui ha chiamato Ferraro; lo studente Albanese afferma di aver chiamato a casa Ferraro, ma alle ore 11:00.<ref name=vitiello/><ref>[https://web.archive.org/web/20151119082415/http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/13/superteste_imputato_tentato_omicidio_co_0_9806139505.shtml ''Il superteste è un imputato di tentato omicidio'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/11/19/il-superteste-finisce-nei-guai-puo-aver.html ''Il superteste finisce nei guai. Può aver fornito lui l'arma'']</ref>
La finestra, dalla quale era stato esploso il colpo secondo la scientifica era negli uffici al secondo piano della Facoltà di [[Giurisprudenza]]. Gli inquirenti cominciarono a raccogliere testimonianze ma nessuna delle persone nelle stanze superiori venne collegata al terrorismo. Si parlò anche di altri scandali legati al mondo universitario (riemersi in anni seguenti) o di motivi personali.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/19/Alla_Sapienza_scatta_anche_indagine_co_10_030719009.shtml ''Alla Sapienza scatta anche l'indagine interna'']</ref>


I difensori paventeranno perfino l'inpistaggio o il depistaggio, per coprire un possibile colpo partito per caso o per imprudenza a un "agente" o "poliziotto in borghese", oppure a una [[guardia di sicurezza privata]] o altri, magari presenti sul luogo a causa dell'incremento di sicurezza dovuto alla citata minaccia terroristica.<ref name=comitato2/>
Queste deposizioni sono contrastanti con quella di Giuliana Olzai che riferì, solo dopo 2 mesi, il 9 luglio, di aver visto e incontrato Scattone con Ferraro mentre uscivano via velocemente dopo lo sparo (intorno alle 12:00), con atteggiamento preoccupato.<ref name=augias/><ref name=vitiello/> La Olzai descrive l'abbigliamento dei due come leggermente diverso da quello descritto da altri testimoni (Ferraro vestito di grigio-celeste anziché, per l'Alletto, blu e con una giacca), ma modifica la sua deposizione dopo un colloquio con gli inquirenti (descrivendo la borsa), sostenendo però che Ferraro le appariva (erroneamente) più alto di circa 5 cm di Scattone.<ref name=storie/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/11/07/si-quel-giorno-vidi-scattone-negli-occhi.html?ref=search ''"Si, quel giorno vidi Scattone negli occhi"'']</ref> I tre testimoni indicano tre diverse posizioni per il momento dopo lo sparo. Per Alletto Scattone si sofferma a parlare con Maria Urilli (che nega), per Liparota invece passa dalla scala antincendio. Secondo quanto scrive [[Giovanni Valentini (giornalista)|Giovanni Valentini]] (cronista per ''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'') ne ''Il mistero della Sapienza'', la pur labile testimonianza Olzai resta comunque quella più significativa per il processo, per aver incrinato l'alibi dei due indagati fornita da La Porta e Marianna Marcucci, mentre le due testimonianze Lipari e Alletto sarebbero state meno consistenti, in presenza di alibi, oltre che per il modo in cui sono maturate, anche se alla fine sarà solo la testimonianza Alletto a costituire il pilastro dell'accusa.<ref>[http://www.caffeeuropa.it/libri/45libri-russo.html ''Caso Marta Russo: specchio di una giustizia malata'']</ref>


===Ipotesi minoritarie===
Assieme a Scattone e Ferraro venne rinviato a giudizio anche Francesco Liparota per favoreggiamento (inizialmente per concorso in omicidio).<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/25/Testimone_flop_per_alibi_Scattone_co_0_9804252208.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222083854/http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/25/Testimone_flop_per_alibi_Scattone_co_0_9804252208.shtml|titolo="Testimone flop" per l'alibi di Scattone|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=25 aprile 1998|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=22 dicembre 2015}}</ref>. Scattone fu difeso dagli avvocati Francesco Petrelli, Manfredo Rossi, Andrea Falcetta e Alessandro Vannucci (in seguito da Giancarlo Viglione), Ferraro da [[Vincenzo Siniscalchi]] (parlamentare dei [[Democratici di Sinistra|DS]]), Delfino Siracusano, Fabio Lattanzi e Domenico Cartolano, Liparota dal fratello, Fabio Liparota, e altri legali.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/30/perizia-per-due-accusati.html Perizia per i due accusati]</ref> Il fratello di Liparota fu indagato all'inizio a piede libero, ma non venne rinviato a giudizio, con l'accusa di aver nascosto la pistola.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/10/16/ecco-chi-nascose-la-pistola.html "Ecco chi nascose la pistola"]</ref>
Nel 2001 si verificò un caso simile a Roma, in via Trastevere, quando una religiosa, suor Piera Lucia Sonnetti, venne colpita al collo da un proiettile calibro 22, forse sparato da un'arma silenziata, che penetrò nei polmoni; la donna sopravvisse, ma il colpevole non venne mai individuato<ref>[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2001/04/30/SA304.html ''Suora colpita come Marta Russo Roma, sparo in viale Trastevere. La donna in ospedale: non è grave'']</ref>; si ipotizzò un errore o, da parte degli innocentisti sul caso Scattone-Ferraro, la possibile presenza di un [[cecchino]] [[assassino seriale|seriale]] a Roma<ref>[http://murderpedia.org/male.S/s/scattone-giovanni.htm ''Scattone, Giovanni'' - articoli sull'omicidio raccolti su ''Murderpedia'']</ref> (spesso coinvolgente anche la lunga catena di omicidi con armi da fuoco irrisolti<ref>[http://www.iltempo.it/roma-capitale/cronaca/2013/05/30/la-lunga-scia-di-omicidi-ancora-irrisolti-1.1143279 ''La lunga scia di omicidi ancora irrisolti'']</ref> o varie [[teorie del complotto]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/15/Marta_Russo_non_complotto_co_10_051015029.shtml ''«Marta Russo, non ci fu complotto»'']</ref>), idea peraltro proposta già nel 1997, ma che non ha mai trovato riscontri effettivi.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/04/30/uno-sparo-trastevere-ferita-una-suora-giallo.html ''Uno sparo a Trastevere ferita una suora, è giallo'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/05/03/la-vendetta-di-un-balordo-dietro-il.html ''La vendetta di un balordo dietro il giallo di Trastevere'']</ref><ref>[http://archivio.lastampa.it/articolo?id=a3bc64a018b4a95373f3d3b8f4f3c7bb25877d50 ''Il chirurgo: la suora colpita da un cecchino. Il pm la interroga in ospedale, un uomo convocato in caserma'']</ref><ref>[http://criminologia.advcom.it/martarusso2.htm ''«Mi hanno distrutto, lascio l'Italia». Il caso Marta Russo: una condanna definitiva'']</ref><ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/I%20misteri%20del%20delitto.htm Giovanni Valentini, ''I misteri del delitto di Marta - Controinchiesta'' (Prima puntata)]</ref>


=== I testimoni e il caso Alletto ===
===Scattone e Ferraro===
Vennero iscritti nel registro degli indagati circa 40 dipendenti e frequentanti l'Università, e venne indiziato all'inizio un bibliotecario di [[Lettere e filosofia|Lettere]], Salvatore "Rino" Zingale (trovato in possesso di armi e munizioni e accusato di girare armato<ref name=caso/>), poi scagionato dopo pochi giorni poiché provvisto di un alibi verificato; viene condannato, con patteggiamento, a un anno di reclusione con la condizionale, per il reato di falso.<ref name=crono>[http://www.caffeeuropa.it/attualita/38Russo-Lettipervoi.html ''Cronologia del caso Marta Russo'']</ref><ref name=parente/>
[[File:Gabriella Alletto.jpg|thumb|Gabriella Alletto]]
[[File:Giovanni Scattone.jpg|thumb|220px|Giovanni Scattone nel 2003|link=Special:FilePath/Giovanni_Scattone.jpg]]
Il metodo di raccolta delle testimonianze e il loro uso fece discutere, specie nei casi di Maria Chiara Lipari e Gabriella Alletto.<ref name=strata/><ref name=psic/>
Furono ascoltati, tra gli altri, una studentessa fuoricorso, Giuliana Olzai, 44 anni (interrogata anche per il suo background famigliare, per sua stessa ammissione è infatti sorella di «due pregiudicati sardi» coinvolti anche nel sequestro di Dante Belardinelli<ref>Bernardino Olzai, morto in uno scontro a fuoco con la polizia durante il sequestro presso Roma, e Diego Olzai</ref> nel [[1989]]<ref>[http://www.radiozai.net/articlerz.php?sid=79221 ''Una morte avvolta nel mistero'']</ref>), il professor [[Nicolò Lipari]], ex parlamentare [[democristiano]], e soprattutto sua figlia Maria Chiara Lipari, dottoranda, che fece, dopo aver riferito i ricordi in maniera frammentaria, definita "subliminale" e parlando di "atmosfera strana" nell'aula<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/memorie.htm Alberto Beretta Anguissola, ''Le memorie troppo volontarie di Maria Chiara Lipari'']</ref>, i nomi del professor [[Bruno Romano]], direttore dell'istituto e noto filosofo, che fu arrestato (ai domiciliari) per [[favoreggiamento]] e poi presto scagionato (Romano venne difeso dagli avvocati [[Giulia Bongiorno]] e [[Franco Coppi]]), di Gabriella Alletto, 45 anni, impiegata dell'istituto, di Francesco Liparota, 35 anni, all'epoca usciere della facoltà ma laureato in legge e in procinto di divenire [[avvocato]] libero professionista<ref name=liparota2>[http://archiviostorico.corriere.it/2003/dicembre/17/Volevo_suicidarmi_ora_torno_vivere_co_10_031217015.shtml ''«Volevo suicidarmi, ora torno a vivere»'']</ref>, e in seguito di due assistenti universitari, Giovanni Scattone, 29 anni, assistente volontario<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/augias/augias.htm Corrado Augias, ''Indizi, veleni e misteri di un delitto senza movente'']</ref> (cioè senza stipendio fisso) del professor Romano presso la facoltà di Lettere e [[Filosofia]] e ricercatore di "teoria generale del [[diritto]] e [[filosofia della politica]]"<ref>[http://giovanniscattone.blogspot.it/p/curriculum.html ''Giovanni Scattone - Curriculum'']</ref>, e Salvatore Ferraro, 30 anni, già [[dottore di ricerca]] in [[Giurisprudenza]] e assistente del professor Gaetano Carcaterra assieme a Scattone stesso<ref name=valentini/>, i quali tenevano alcuni corsi di [[filosofia del diritto]]<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/luglio/16/Marta_Russo_scontro_tra_professori_co_0_980716592.shtml|titolo=Marta Russo, scontro tra i professori|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=16 luglio 1998|accesso=25 febbraio 2013}}</ref><ref>{{cita web|url=http://www.repubblica.it/online/fatti/martarusso/crono/crono.html|titolo=Marta Russo, un caso lungo due anni|editore=''[[La Repubblica]]''|autore=Redazione|data=1º giugno 1999|accesso=25 febbraio 2013}}</ref>. La Lipari fa anche il nome di Massimo Mancini, che possiede delle pistole (che risulteranno incompatibili) come presente nella stanza, ma gli inquirenti verificano il suo alibi e lo trovano inattaccabile.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/15/trappola_assassino_Marta_co_0_97061517008.shtml ''In trappola l'assassino di Marta'']</ref>


Una ventina di studenti testimoniarono che il "[[delitto]] perfetto", su cui avrebbero tenuto anche un seminario, era ricorrente nei discorsi dei due assistenti universitari<ref name=perf>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/05/Provavano_delitto_perfetto_co_0_97090511201.shtml|titolo="Provavano il delitto perfetto"|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Di Gianvito Lavinia|data=5 settembre 1997|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>.
==== Testimonianza di Maria Chiara Lipari ====
[[File:Salvatore Ferraro radicale 2.jpg|thumb|left|155px|Salvatore Ferraro nel 2013]]
Lipari, poco dopo lo sparo, alle 11:44 (risultano secondo i tabulati Telecom, più precisi di quelli interni alla Sapienza, due chiamate consecutive, e non come disse la Lipari - dopo aver visto i tabulati dell'università - una alle 11:44 e una alle 11:48), chiamò il padre e disse poi che era entrata nell'aula 6 e ''«la stanza era vuota»'', ma dopo pressioni ebbe i suddetti ricordi, riguardanti la presenza di una donna e di un uomo, con un altro uomo che usciva salutandola; disse anche che dopo aver effettuato una chiamata nell'aula 6 (quando avrebbe visto la scena), sarebbe uscita per recarsi in altri locali, ritornando poi per parlare col padre al telefono, mentre risulta invece dai tabulati acquisiti successivamente che parlò col padre alle ore 11:45 circa (mostrando un ricordo quindi manipolato esternamente dalle precedenti credenze degli inquirenti basate sui tabulati interni, poco precisi).<ref name="strata" /><ref name="pezzuto1" /> Disse quindi che al momento della prima telefonata erano presenti alcune persone rimaste, come "immobili", mentre nella seconda l'aula era vuota da alcuni minuti, cosa difficile dato che le chiamate furono consecutive di pochi secondi, e che vide Scattone fuori dall'aula tra una telefonata e l'altra (in realtà tale intervallo di 4 minuti è appunto inesistente, frutto di un'errata lettura dei tabulati).<ref name="A" /><ref>{{cita|Valentini 2016|p.132}}.</ref>
Riguardo alle lezioni tenute dai due sospetti, i giornalisti ipotizzarono anche delle fantasiose connessioni tra il "[[Oltreuomo|Superuomo]]" di [[Nietzsche]] (tesi portata avanti durante il processo di primo grado dal pm Ormanni) e la figura di [[Rodion Romanovič Raskol'nikov|Raskolnikov]], il protagonista immaginario di ''[[Delitto e castigo]]'' di [[Dostoevskij]], che realizza un delitto quasi perfetto e che reputa a fin di bene, ma poi confessa tutto al giudice Porfirij Petrovič, spinto dal rimorso, o con i film di [[Alfred Hitchcock|Hitchcock]] ''[[Delitto perfetto]]'' e ''[[Delitto per delitto]]''; seppur considerata una pista poco consistente, gli inquirenti insistevano che i due avessero voluto "inscenare" o "simulare" un delitto senza movente, ma che la situazione fosse degenerata per colpevole imprudenza, circostanza sempre negata con determinazione da Scattone e Ferraro e poi caduta nel corso delle indagini e del primo processo.<ref name="conviction">Kennedy, Frances. [http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/it-was-the-perfect-crime-so-who-made-the-fatal-error-1098843.html "It was the perfect crime. So who made the fatal error?"], ''[[The Independent]]'', 1999-06-08. Retrieved on 2009-07-08.</ref> In realtà i due non tennero mai un seminario universitario sul tema citato: il professor Carcaterra andò al processo a smentire, precisando che era lui a decidere il titolo e il contenuto dei seminari.<ref name=valentini/>
Qualcun altro ipotizzò che lo sparatore avesse preso esempio da una scena del film ''[[Schindler's list]]'', andato in onda la sera prima, in cui si vede il [[nazista]] [[Amon Göth]] (interpretato da [[Ralph Fiennes]]) sparare a casaccio sugli [[ebrei]], pur non risultando che i due indagati avessero simpatie per l'[[estrema destra]] o la passione delle armi.<ref name=zero/>


Un investigatore si spinse addirittura a paragonare Scattone e Ferraro ai "[[compagni di merende]]" del caso del [[Mostro di Firenze]], coniando il nome "compagni di [[pizzeria]]" e citando molestie, mai avvenute, da parte dei due assistenti alle studentesse.<ref name=pizz/>
Lipari disse anche al professor Romano: ''«se avessi visto una persona con la pistola in mano non mi farei nessunissimo scrupolo di andarlo a dire»''<ref name=linkiesta/>; nelle intercettazioni invece diceva: ''«Questi fino alle 5 di mattina hanno voluto assolutamente che dal subconscio [...] dall'ano proprio del cervello mi venisse in mente qualche faccia, qualche immagine... E in parte sono anche riuscita a recuperare qualche sensazione... Quest'ultimo interrogatorio è stato due ore e mezzo con un certo Procuratore... è stato anche a tratti violento... questo diceva sputtano lei, sputtano suo padre... per intimidirti, per costringerti... dicevano "mors tua vita mea"... mi dicevano sì, però allora ti incolpiamo a te, per cui dillo (...) se valesse proceduralmente, mi farei proprio ipnotizzare (...) Io la terza persona la posso identificare solo attraverso l'ipnosi»''.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Lipari,%20la%20fatica%20di%20ricordare.htm ''Lipari, la fatica di ricordare''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150411131254/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Lipari,%20la%20fatica%20di%20ricordare.htm |data=11 aprile 2015 }}</ref><ref>[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/lipari/Lipari1.pdf Interrogatorio Lipari], p. 28-29</ref>


Si giunse all'incriminazione di Scattone e di Ferraro, che si proclamarono sempre innocenti, ma che fornirono [[Alibi (diritto)|alibi]] non confermati<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/15/Nuovo_alibi_per_Scattone_altra_co_0_9707151015.shtml|titolo=Nuovo alibi per Scattone, un'altra donna nel mistero|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Brogi Paolo|data=15 luglio 1997|accesso=23 febbraio 2013}}</ref> e talvolta smentiti; Scattone dirà di essere stato in diversi luoghi, dove in effetti fu visto, ma ciò non escluse una veloce partecipazione al delitto, secondo gli inquirenti: prima avrebbe incontrato il professor Lecaldano, poi andò a ritirare un certificato per gli esami del corso di Lettere a cui era iscritto come studente e infine vide, alcune studentesse, lo studente La Porta e l'assistente Fiorini; gli ultimi due confermarono.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Quegli%20alibi%20cosi%20normali.htm Giovanni Valentini, ''Quegli alibi così normali'']</ref> Salvatore Ferraro disse di essere stato con Marianna Marcucci, che confermò ma venne indagata per favoreggiamento a causa un'incongruenza con i tabulati telefonici, e si rifiutò poi di testimoniare in aula.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/03/20/processo-marta-pm-all-attacco-ferraro-smentito.html ''Processo Marta, pm all'attacco. Ferraro smentito dai tabulati'']</ref> Assieme a Scattone e Ferraro venne rinviato a giudizio anche Francesco Liparota per favoreggiamento; tutti e tre vennero arrestati, i primi due per concorso in [[omicidio volontario]]; Liparota sarà poi scarcerato dopo alcuni mesi<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/aprile/25/Testimone_flop_per_alibi_Scattone_co_0_9804252208.shtml|titolo="Testimone flop" per l' alibi di Scattone|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=25 aprile 1998|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>.
Poi fa riferimento al suo stato emotivo fortemente alterato e parla di Ferraro che ''«avrebbe proprio gli amici con le armi in casa in Calabria proprio sotto il cuscino»''.<ref name=strata>[http://www.piergiorgiostrata.net/wp-content/uploads/2014/09/Le-false-memorie.pdf Piergiorgio Strata, ''Le false memorie''], pag. 14</ref> La Lipari, prima di parlare di Ferraro, Liparota e Alletto, fece i nomi, dicendo di averne percepito la voce o la presenza, degli assistenti Massimo Mancini, che possiede delle pistole, e Andrea Simari, ma gli inquirenti verificano il loro alibi e lo trovano solido.<ref name=pezzuto1>{{cita|Pezzuto|Capitolo IV}}.</ref><ref>[https://web.archive.org/web/20151222164732/http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/15/trappola_assassino_Marta_co_0_97061517008.shtml ''In trappola l'assassino di Marta'']</ref> Inoltre parlando poi di Ferraro come presente, pur dicendo inizialmente di non averlo visto in volto, e lo descrive più alto di circa 7&nbsp;cm rispetto alla reale statura dell'assistente.<ref>[https://web.archive.org/web/20151222112232/http://archiviostorico.corriere.it/1997/settembre/19/Marta_magistrati_cercavano_tempo_quel_co_0_97091914707.shtml ''Marta, i magistrati cercavano da tempo quel racconto'']</ref>
Scrive Vittorio Pezzuto di un'ulteriore incongruenza, in quanto se fosse entrata per telefonare dopo alcuni minuti dopo lo sparo, collocato in base a queste incongruenze alle 11:40 circa (come risultante per via deduttiva dal cartellino timbrato di una testimone<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/25/ora-del-delitto-scenari-appesi-al-quarto.html ORA DEL DELITTO, SCENARI APPESI AL QUARTO UOMO]</ref>) e non nell'immediatezza non avrebbe potuto vedere nessuno dei sospetti, posizione recepita dall'appello ma non considerata determinante per la sentenza (nel caso però la Lipari sarebbe entrata invece quattro minuti dopo lo sparo, senza poter vedere nessuno in ogni caso, né poteva essere stata vista da Alletto e Liparota allarmati dal colpo alle 11:44, e in presenza di Scattone, Ferraro e forse di un altro dipendente prendere il telefono)<ref name=pezzuto1/>:
{{citazione|Quando il dibattimento è ormai alle battute finali, ecco rifarsi strada un’ipotesi clamorosa: l’ora ufficiale del delitto non sarebbe quella giusta. Un tabulato Telecom, ottenuto a suo tempo dalle difese e poi richiesto dalla Corte alla Procura, certifica infatti che la telefonata che quella mattina Iolanda Ricci ha fatto al fidanzato da una cabina telefonica dell’Università è terminata alle 11.39 e 1 secondo (anche se lei, nei verbali e al processo, l’aveva sempre collocata intorno alle 11.30). (...) Da quella cabina, per raggiungere a piedi il punto del vialetto in cui l’amica è stata colpita, si impiegano al massimo sessanta secondi. [''NDR: per la prima sentenza avrebbero impiegato circa 12 minuti dalla cabina al vialetto, anziché 3-4, sebbene Jolanda abbia sempre detto che vi arrivarono dopo poco, avviandosi subito e senza fermarsi''] Marta quindi non sarebbe stata uccisa alle 11.42 ma – secondo più, secondo meno – due minuti prima. Un dettaglio che cambierebbe tutto. Se il colpo è stato esploso alle 11.40 come ha fatto allora Maria Chiara Lipari a sentire (lo ha confermato in udienza) un “tonfo sordo” alle 11.44 mentre era in procinto di entrare nell’aula 6? E perché la Alletto ha ripetuto più volte che la dottoranda fece il suo ingresso “nell’immediatezza dello sparo, forse dopo una trentina di secondi, massimo un minuto”?<ref name=pezzuto1/><ref>[http://www.ilfoglio.it/cronache/2017/05/14/news/marta-russo-di-sicuro-c-e-solo-che-e-morta-134331/ Estratto da Il Foglio]</ref>}}


====Le perizie Torre, Falso e Zernar====
Lipari disse poi che dalle 11:30 alle 12:00 (a eccezione dei minuti a cavallo delle 11:44) lei, Maria Urilli e Gabriella Alletto stavano tentando di fare un fax che non partiva per un malfunzionamento.<ref>{{cita|Valentini 2016|pp. 47-48}}.</ref> Anche Liparota riferì di aver ricevuto indebite pressioni perché "ricordasse" Scattone e Ferraro nell'aula 6, ma nonostante le presunte minacce e il carcere, ritratterà subito una presunta confessione, difendendo gli altri accusati.<ref name=liparota1/> Lo stesso Salvatore Ferraro rifiuta di accusare Scattone per far cadere l'accusa nei suoi confronti, poiché lo ritiene innocente<ref>[http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1999/06/09/LA270.html ''Ferraro: «Mi offrirono di accusare Scattone»'']</ref>, riferendo poi di essere stato, con gli altri imputati, insultato e maltrattato dai poliziotti (avrà una denuncia per calunnia, poi caduta).<ref name=bobi>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/08/Processo_Marta_giallo_delle_bobine_co_0_98090810757.shtml ''Processo Marta, il giallo delle bobine'']</ref>
Sul davanzale erano state ritrovate particelle di [[bario]] e [[antimonio]], [[metalli pesanti]] compatibili con la [[polvere da sparo]] e i proiettili, e di [[ferro]], ma non fu possibile stabilire se effettivamente fossero residui di sparo.<ref>[http://www.robertabruzzone.com/Internet-e-Social-Media/lomicidio-di-marta-russo-nella-ricostruzione-di-roberta-bruzzone-i-parte.html ''L'omicidio di Marta Russo nella ricostruzione di Roberta Bruzzone (I parte)'']</ref>


Tuttavia, secondo gli altri periti nominati successivamente dalla Corte, le tracce (una "particella") che gli inquirenti avevano creduto di identificare come "univocamente" attribuibile allo sparo avrebbe potuto, con alta probabilità, ''«non avere nessun rapporto col colpo»'' che uccise Marta Russo, ''«sia per la presenza in essa di antimonio sia per la preponderante presenza di ferro, che la renderebbe compatibile soltanto con un colpo esploso da un’arma arrugginita (e non è, come si è visto, il caso in oggetto)»''; una vecchia pistola arrugginita, che però non aveva sparato negli ultimi anni, venne trovata in effetti in un intercapedine del detto bagno. I proiettili prodotti dalla ditta inglese Eley, come quello trovato nel capo della vittima, non contengono antimonio nell’innesco e rilasciano invece [[piombo]], [[bario]] e [[calcio]], oltre a tracce di [[fosforo]].<ref name=zero>[http://www.dirittodicritica.com/2010/12/13/yara-scazzi-marta-russo-indagini/ ''Yara, Sarah Scazzi, Marta Russo: quando le inchieste ripartono da zero'']</ref> La particella non era sferica, mentre quelle di uno sparo lo è.<ref name=imposimato/> Secondo questi periti la particella aveva quindi ''«un’origine diversa dallo sparo (proviene cioè da inquinamento ambientale)»'', essendoci particelle analoghe su altre finestre degli edifici circostanti.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/ragioni.htm ''Le ragioni del nostro impegno'', Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro]</ref> Secondo i periti, il prof. Carlo Torre, Paolo Romanini e Pietro Benedetti, erano compatibili con il percorso fatto dal proiettile le traiettorie dalle finestre uno, tre, quattro, sei (l'aula "incriminata"), sette e otto dell'istituto di Filosofia del diritto. Ma ''«solo la sette e la otto»'', al pianterreno, hanno ''«una più accentuata probabilità».''<ref name=liparota/>
==== Il caso Alletto ====
{{citazione|Non li vidi sparare, non c'ero... Mi stanno convincendo che hanno sparato da lì, mi stanno convincendo che ero lì dentro.|Gabriella Alletto, secondo la testimonianza di Laura Cappelli e intercettazione ambientale<ref name=verit>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/cappelli/cappelli.html ''Vacilla la verità di Gabriella Alletto'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/11/10/non-li-vidi-sparare-non-ero.html ''Non li vidi sparare, non c'ero'']</ref>}}
Gabriella Alletto, segretaria amministrativa, venne interrogata come testimone ma trattata subito come un'indagata, senza che potesse nominare prontamente un legale. La condotta dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio, quasi al limite della minaccia verso la donna che ebbe una crisi nervosa, fu definita "gravissima" dall'allora premier [[Romano Prodi]], in quanto la legge proibisce pressioni psicologiche sui testimoni<ref name="pm">{{Cita web|url=http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/polemiche/polemiche.html|titolo=la Repubblica/fatti: Marta Russo, i due pm rischiano la sostituzione|sito=www.repubblica.it|accesso=15 novembre 2018}}</ref>, e ci furono critiche da parlamentari e dal Ministro della Giustizia [[Giovanni Maria Flick]], che aprì un'inchiesta ministeriale<ref name=pm/>, in seguito alla quale vennero rinviati a giudizio dalla procura di [[Perugia]] per [[abuso d'ufficio]] e [[violenza privata]], ma in seguito prosciolti. L'interrogatorio apparve comunque troppo pressante nei confronti di una persona che non era indagata.<ref name=magi/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/09/15/allora-spiegatemi-cosa-devo-dire.html ''Allora spiegatemi cosa devo dire...'']</ref>


Ad occuparsi dei rilievi sulla presunta particella fu anche il perito [[Ezio Zernar]], condannato definitivamente nel 2014 a due anni di reclusione per falsificazione di prove<ref>[http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/6-novembre-2014/unabomber-cassazione-conferma-condannato-2-anni-poliziotto-zernar-230484378578.shtml ''Unabomber, la Cassazione conferma: condannato a due anni il poliziotto Zernar'']</ref>, avvenuta nel suo laboratorio, nel caso di [[Unabomber#Elvo Zornitta|Elvo Zornitta]].<ref>Un ingegnere di Pordenone accusato ingiustamente di essere il bombarolo soprannominato "[[Unabomber]] italiano".</ref><ref name=comitato>Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, ''Le cosiddette piste alternative'', pag. 20</ref> Zernar, dopo che il perito Giacomo Falso aveva trovato i residui sulla finestra dell'aula 6, trovò comunque analoghe particelle sulla finestra del professor Costantino.<ref name=comitato/>
La Alletto venne interrogata circa 13 volte in tre giorni. I pm affermarono - nei fatti - che l'impiegata doveva dire che Scattone e Ferraro erano nella stanza, altrimenti sarebbe stata lei sola a essere accusata di omicidio: ''«Lei è messa male, è messa peggio de quello che ha sparato. ( [...] ) I casi sono due: o lei è responsabile di omicidio, o lei è responsabile di favoreggiamento personale. Non si sbaglia, non si scappa!. Per omicidio lei va certamente in carcere e non esce più»''<ref name=pm/> e all'affermazione della testimone ''"finirà che me ammazzo... a me me prenderanno pe' scema, pe' fissata a me"'', il procuratore [[Italo Ormanni]] rispose ''«No, la prenderanno [...] la prenderemo per omicida! (...) La prenderemo per omicida!»''.<ref name=pm/> Il pm Carlo Lasperanza disse che ''«suo cognato l'ho ripescato io, che nessuno lo voleva, lo voleva prendere: sono disposto a fargli un encomio scritto a suo cognato, per quest'opera che sta facendo, quindi ne avrà anche un vantaggio personale»''.<ref>{{Cita web |url=http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/alletto/index.php |titolo=''Il caso Marta Russo - Interrogatorio di Gabriella Alletto'' |accesso=10 aprile 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150416223329/http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/alletto/index.php |dataarchivio=16 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>


Nella borsa di Ferraro, sempre a opera di Zernar<ref name=peri>[http://archiviostorico.corriere.it/2001/gennaio/16/Marta_Russo_perizia_non_chiarisce_co_10_0101162775.shtml ''Marta Russo, la perizia non chiarisce i dubbi'']</ref>, furono ritrovati altri residui, secondo l'accusa sempre resti di polvere da sparo, secondo altri polvere metallica derivata da particelle di [[pastiglie freno]] dei veicoli, diffuse nell'aria di Roma.<ref name=mori/> L'arma del delitto non verrà mai ritrovata.<ref name=mori/>
Nella registrazione dell'11 giugno 1997, con l'audio originale recuperato dai cronisti di [[Radio Radicale]] (esso venne reso pubblico integralmente, contemporaneamente a un breve videotape allegato al settimanale ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]'', solo nel settembre 1998 a processo iniziato), la Alletto ripeteva, per quasi quattro ore, infatti: ''«Non sono mai entrata in quell'aula [...] Io nun ce stavo là dentro, te lo giuro sulla testa dei miei figli… Non ci sono proprio entrata, ma come te lo devo dì? Fino allo sfinimento…»''.<ref name=caso/> Parti delle registrazioni verranno trovate tagliate.<ref name=bobi/>
Parlando da sola col cognato ispettore di polizia Luigi Di Mauro (ammesso irregolarmente all'interrogatorio), la Alletto aveva ribadito:{{citazione|A: Io non ce stavo là dentro Gi'… te lo giuro sulla testa dei miei figli, ha sbagliato la Lipari... Stavo nella quattro… Io sono andata nella stanza 4 per fare un fax, la Lipari mi ha visto lì (...) Da sola… a fare un fax, che la Lipari lo può di'… io ci ho anche le prove che ho fatto il fax… (...)<br />DM: Tu ci servi come testimone, per chiudere il processo (...) la Lipari è sciroccata, Liparota un ubriacone, fai mente locale...Fregatene di tutto, però la cosa più importante è chiudere ‘sta pratica. (...) Non vorrei che questi pensano che stai coprendo l'omicida…. (...) quando ci so' sti reati qua, devi essere sleale (...)<br />A: Ma se io non l'ho visto quello che l'ha fatto, Gi'!<br />DM: Ma magari hai sentito qualche cosa, eh, non è importante che tu l'hai visto materialmente (...)<br>Digli quello che vogliono sentirsi dire, fatti furba, meglio farlo fare agli altri il reato!|Intercettazioni nell'interrogatorio dell'11 giugno 1997, ore 15:47 e segg.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/videoalletto.htm Stralci dell'interrogatorio] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150518080934/http://www.webalice.it/guido.vitiello/videoalletto.htm |data=18 maggio 2015 }}</ref><ref>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/70000/67983.xml?key=Vincenzo+Vasile&first=1121&orderby=1&f=fir&dbt=arc Vincenzo Vasile, ''«...Dovevano mette' proprio me nel sacco...»''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925073848/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/70000/67983.xml?key=Vincenzo+Vasile&first=1121&orderby=1&f=fir&dbt=arc |data=25 settembre 2015 }}</ref><ref>[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/alletto/SeverochecistailCristo.pdf ''"Se è vero che ci sta il Cristo"'', da Misteri d'Italia]</ref><ref>[http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11828717/Tutta-la-verita-sull-omicidio-di.html Vittorio Pezzuto, ''Tutta la verità sul caso Marta Russo'']</ref>}}


Venne accettata dalla procura la ricostruzione secondo la quale Scattone e Ferraro avessero portato in aula una pistola, credendo fosse scarica o con la sicura inserita<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/settembre/14/Scattone_non_sapeva_che_pistola_co_0_9909147654.shtml ''Scattone non sapeva che la pistola era carica'']</ref>, e a Scattone sarebbe partito accidentalmente un colpo, mentre la maneggiava; oppure Scattone avrebbe sparato volontariamente (anche se venne escluso il [[dolo eventuale]]), per motivi rimasti sconosciuti, per fare uno scherzo o per dimostrare la detta possibilità del delitto perfetto<ref name=perf/>, ma non voleva colpire nessuno, ma solo sparare in aria o al muro<ref name=perf/>; non avrebbe però calcolato la deviazione a destra della mano dello sparatore<ref name=perf/>, colpendo accidentalmente Marta Russo; da qui la reazione concitata che sarebbe avvenuta in seguito in Ferraro e Liparota. I due assistenti negarono sempre anche questa accusa, affermando di non avere mai avuto una pistola.<ref name="conviction"/> A parte la particella presunta nella borsa e quella variamente interpretata sulla finestra, non venne ritrovata alcuna traccia di polvere da sparo nei luoghi frequentati da Scattone o sui vestiti, né alcun tipo di arma o di bossolo sarà mai ritrovato a casa loro.<ref name=caso/>
Di Mauro, per "aiutarla a ricordare", le mostrò uno schizzo dell'aula, con le varie persone che sarebbero state presenti secondo il pm (che si basava sui "ricordi" della Lipari): lei stessa, Liparota, Ferraro e un altro incerto (forse Scattone)<ref name=caso/>:


====Critiche alle prime indagini====
{{citazione|In un biglietto il pm Lasperanza indicò le persone nell'aula 6 di Filosofia del diritto quando fu ferita a morte Marta Russo. Erano lì posizionati: mia cognata Gabriella, Francesco Liparota, Chiara Lipari e Salvatore Ferraro. (...) Ho passato quel biglietto a mia cognata ma lei negò. Disse: io non ci stavo.|Deposizione di Gino Di Mauro durante il processo di primo grado<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/11/20/all-alletto-un-disegno-del-pm.html ''All'Alletto un disegno del pm'']</ref>}}
Il metodo di raccolta delle testimonianze fece subito discutere: ''«E questi fino alle 5 di mattina hanno voluto assolutamente che dal subconscio... dall'ano proprio del cervello mi venisse in mente qualche faccia, qualche immagine... E in parte sono anche riuscita a recuperare qualche sensazione... Quest'ultimo interrogatorio è stato due ore e mezzo con un certo Procuratore... è stato anche a tratti violento... questo diceva sputtano lei, sputtano suo padre... per intimidirti, per costringerti... dicevano "mors tua vita mea"... mi dicevano sì, però allora ti incolpiamo a te, per cui dillo»'' (intercettazione telefonica di Maria Chiara Lipari, 23 maggio 1997).<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Lipari,%20la%20fatica%20di%20ricordare.htm ''Lipari, la fatica di ricordare'']</ref> E ancora: ''«Sto proprio uscendo di capoccia... Mi sembra tutto brutto, tutto negativo, sono veramente confusa... Ho guidato come una pazza a rischio veramente di schiantarmi, per i nervi che ho addosso... A me mi sembra che mi crolli il mondo addosso... Non so a che filo appendermi per riprendere un equilibrio... Ma devo essere furba, devo tentare di uscine vincitrice... Tento di controllare anche i comportamenti degli altri, non mi fido di nessuno, manco dei miei... cioè ci ho questo veramente delirio»''.
Anche Liparota riferì di aver ricevuto indebite pressioni, ma nonostante le presunte minacce e il carcere, ritratterà subito una presunta confessione, difendendo gli altri accusati.<ref name=liparota>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/liparota/liparota.html ''Marta Russo, sull'aula 6 si sbriciolano le prove'']</ref> Lo stesso Salvatore Ferraro rifiuta di accusare Scattone per far cadere l'accusa nei suoi confronti<ref>[http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/1999/06/09/LA270.html ''Ferraro: «Mi offrirono di accusare Scattone»'']</ref>, riferendo poi di essere stato insultato e maltrattato dai poliziotti (avrà una denuncia per calunnia, poi caduta).<ref name=bobi>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/08/Processo_Marta_giallo_delle_bobine_co_0_98090810757.shtml ''Processo Marta, il giallo delle bobine'']</ref> Fu però l'interrogatorio dell'altra testimone chiave, Gabriella Alletto, che scatenò feroci polemiche, anche a livello politico.<ref name=pm/>


== Sentenze ==
La dottoressa Cappelli dichiarerà che il 12 giugno la Alletto disse: ''«Mi hanno messa in mezzo…io in quella stanza non c'ero, però non mi conviene dire che non c'ero […] loro si immaginavano la scena, ma avevano bisogno di un testimone attendibile, di una persona affidabile»''.<ref name=caso/>
=== Primo e secondo grado ===
Nel processo di primo grado emersero collegamenti con soggetti legati alla [['ndrangheta]] riguardante la provenienza della pistola, poi caduti in dibattimento. Molto criticata fu anche l'affermazione dell'accusa secondo cui "il movente è l'assenza di movente".<ref name=ndran>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/15/Scattone_aveva_mano_una_pistola_co_0_9809159648.shtml|titolo=" Scattone aveva in mano una pistola "|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=15 settembre 1998|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>


====Il caso Alletto====
In un'intercettazione ambientale (12 giugno 1997, ore 8.25) dice: {{citazione|Loro sanno che non c'ero... ma non mi conviene dire che non c’ero… loro si immaginano la scena ma vogliono un teste, una persona affidabile... Ci sono dentro fino alla cima dei capelli...se non tiro fuori qualcosa è il dramma.<ref name=caso/><ref name=descr/>}}
La condotta dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio preliminare della testimone Gabriella Alletto (al quale partecipò come testimone anche il cognato carabiniere della donna<ref name=parente/>), al limite della minaccia verso la donna che ebbe una crisi nervosa, fu definita "gravissima" dall'allora Presidente del Consiglio [[Romano Prodi]]<ref name=pm>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/polemiche/polemiche.html la Repubblica/fatti: Marta Russo, i due pm rischiano la sostituzione<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref>, e ci furono critiche da parlamentari e dal Ministro della Giustizia [[Giovanni Maria Flick]], che aprì un'inchiesta ministeriale<ref name=pm/>, i seguito alla quale vennero rinviati a giudizio dalla procura di [[Perugia]] per [[abuso d'ufficio]] e [[violenza privata]], ma in seguito prosciolti.<ref name=magi/>


La Alletto venne interrogata circa 13 volte e lungamente per circa 3 giorni. I pm affermarono - nei fatti - che l'impiegata doveva dire che Scattone e Ferraro erano nella stanza, altrimenti sarebbe stata lei sola ad essere accusata di omicidio: ''«Cioè, non ha capito che lei è messa male, è messa peggio de quello che ha sparato. (...) I casi sono due: o lei è responsabile di omicidio, o lei è responsabile di favoreggiamento personale. Non si sbaglia, non si scappa!. Per omicidio lei va certamente in carcere e non esce più»''<ref name=pm/> e all'affermazione della testimone ''"finirà che me ammazzo... a me me prenderanno pe’ scema, pe’ fissata a me"'', il procuratore [[Italo Ormanni]] (che in passato si occupò di vari casi celebri, come [[delitto di via Carlo Poma|via Poma]], tutti rimasti irrisolti tranne uno, [[delitto dell'Olgiata|l'Olgiata]], grazie alla confessione dopo molti anni del colpevole) rispose ''«No, la prenderanno... la prenderemo per omicida! (...) La prenderemo per omicida!»''; il processo per favoreggiamento nei suoi confronti sarà poi archiviato.<ref name=pm/> Il pm Carlo Lasperanza disse invece che ''«suo cognato l'ho ripescato io, che nessuno lo voleva, lo voleva prendere: sono disposto a fargli un encomio scritto a suo cognato, per quest'opera che sta facendo, quindi ne avrà anche un vantaggio personale»''.<ref>[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/alletto/index.php ''Il caso Marta Russo - Interrogatorio di Gabriella Alletto'']</ref>
I colleghi riferiscono che la donna parlava della minaccia fattale di toglierle la [[patria potestà]] sui figli<ref name=pres/>, che fu minacciata di 24 anni di prigione, e che diceva che ''"I nomi non me li hanno fatti"'', poi ripeteva il contrario. Nell'intercettazione dell'interrogatorio si parla infatti di Liparota, Lipari e Ferraro in numerosi passaggi.<ref>[https://archive.is/20150510103521/http://www.cercanotizie.com/Delitto-alla-Sapienza-la-bibliotecaria-racconta-le-confidenze-della-upertete-Cao-Marta-unaltra-ombra-ullAlletto-Unamica-non-era-nellaula-ei/#selection-555.453-555.862 ''Delitto alla Sapienza, la bibliotecaria racconta le confidenze della superteste. Caso Marta, un'altra ombra sull'Alletto. Un'amica: non era nell'aula sei'']</ref>
Un ulteriore scambio di battute in privato col cognato fece pensare che non avesse assistito direttamente:
{{citazione|DM: Non si sa il nome.<br />A.: Bisognerebbe sapere chi è quell'altro oltre a Ferraro...|Interrogatorio dell'11 giugno 1997}}
Il nome di Ferraro come colui che sparò venne escluso poiché egli è [[mancinismo|mancino]], mentre secondo gli esperti lo sparatore era destrorso. Benché fu affermato che Scattone fu inserito nell'indagine solo con le dichiarazioni di chiamata in correità di Gabriella Alletto e mai comparso nei verbali o negli interrogatori, il che renderebbe spontaneo e veritiero il ricordo, egli risulta peraltro già indagato a piede libero il 30 maggio 1997, e in qualità di indagato, seppur secondario, fu intervistato sul Messaggero dal giornalista Luca Lippera; il suo telefono fu messo sotto sorveglianza il 6 giugno ed egli fu interrogato sull'alibi il 12 giugno. Scattone, Fiorini e Ferraro erano risultati gli unici dipendenti con alibi non solidi prima dell'accusa di Alletto.<ref name=caso/><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://www.webalice.it/guido.vitiello/osservazioni.htm A. Beretta Anguissola et al., ''Osservazioni sulla sentenza di condanna in primo grado contro Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro'', punto B, 2] |date=maggio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>


Nel videotape dell'11 giugno 1997, con l'audio originale fornito da [[Radio Radicale]], la Alletto ripeteva, per quasi quattro ore, infatti: ''«Non sono mai entrata in quell'aula... Io nun ce stavo là dentro, te lo giuro sulla testa dei miei figli… Non ci sono proprio entrata, ma come te lo devo dì? Fino allo sfinimento…»''.<ref name=caso>[http://www.dirittodicritica.com/2012/05/09/marta-russo-giovanni-scattone-37953/ ''Le ombre del caso Marta Russo'']</ref> Parti delle registrazioni, in cui afferma col cognato di non essere mai stata nell'aula, verranno trovate tagliate o manomesse.<ref name=bobi/>
Il 14 giugno, dopo tutti gli interrogatori (le viene contestata anche la sua assunzione "irregolare"<ref name=caso/>), accusa i sospettati.<ref name=caso/><ref>{{cita|Beretta Anguissola-Figà Talamanca|p. 21}}.</ref> Serenella Armellini riferì che ancora la mattina del 14 giugno, subito prima di recarsi in Questura dove cambierà versione, dopo essere stata interrogata da membri della [[DIGOS]] senza la presenza dell'avvocato difensore, per nove ore e senza verbale, la segretaria le disse: ''"Bisogna fare come dicono loro"''.<ref name=pm/><ref>[https://web.archive.org/web/20151222111440/http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/16/Marta_colpo_scena_Alletto_Non_co_0_98121612284.shtml ''Marta, è colpo di scena. Alletto: "Non parlo più"'']</ref>
Parlando da sola col cognato Gino Di Mauro, la Alletto ribadisce poi che era in un'altra aula:{{quote|A: Io non ce stavo là dentro Gi'… te lo giuro sulla testa dei miei figli, ha sbagliato la Lipari…<br>DM: E tu dove stavi?<br>A: Stavo nella quattro…<br>DM: Con chi stavi?<br>A: Da sola… a fare un fax, che la Lipari lo può di'… io ci ho anche le prove che ho fatto il fax…|Intercettazione nell'interrogatorio dell'11 giugno 1997, ore 15:47<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/videoalletto.htm Stralci dell'interrogatorio]</ref>}}
Secondo il professor [[Alberto Beretta Anguissola]] sostenne che alla stampa era stata già comunicata l'emissione di quattro mandati d'arresto per concorso, di cui uno a carico di Gabriella Alletto, poi revocato all'ultimo dopo la "confessione".<ref>[https://web.archive.org/web/20150926121828/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Considerazioni.rtf ''Considerazioni sulle motivazioni della sentenza d'appello del processo per la morte di Marta Russo'']</ref>


In aula la dottoressa Cappelli dichiarerà che il 12 giugno la Alletto le disse: ''«Mi hanno messa in mezzo…io in quella stanza non c’ero, però non mi conviene dire che non c’ero […] loro si immaginavano la scena, ma avevano bisogno di un testimone attendibile, di una persona affidabile»''.<ref name=caso/>
Il 15 settembre [[1998]] disse in tribunale che aveva giurato il falso per proteggere i figli e su pressione del professor Romano (il quale però venne assolto): {{citazione|Scattone aveva in mano una pistola nera, ho visto un bagliore e ho sentito un "tonfo". Ferraro si è messo le mani nei capelli, dentro c'era pure Liparota... Scattone, invece, con la mano sinistra spostava le doghe della tenda e con la destra ritraeva la pistola (...) Non hanno detto nulla, poi è entrata la Lipari... Era un'arma nera, lunga venticinque - trenta centimetri. Scattone l'ha messa nella borsa che era sulla scrivania ed è uscito bisbigliando qualcosa, forse un saluto, alla Lipari che era appena entrata. Ferraro ha preso la borsa e l'ha portata via uscendo insieme con Liparota.|Testimonianza di Gabriella Alletto in tribunale<ref name=ndran/>}}


In un altra intercettazione (12 giugno 1997, ore 8.25), dice: ''«Mi hanno infilato dentro come una stronza…non mi conviene dire che non c’ero… loro si immaginano la scena ma vogliono un teste, una persona affidabile,… a me mi fanno veramente vacillà la testa»''.<ref name=caso/> Aggiungendo poi, come riportato anche da testimoni: {{quote|Non li vidi sparare, non c'ero... Mi stanno convincendo che ero lì dentro... mi stanno convincendo che hanno sparato da lì...|Gabriella Alletto, secondo la testimonianza di Laura Cappelli<ref name=verit>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/cappelli/cappelli.html ''Vacilla la verità di Gabriella Alletto'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/11/10/non-li-vidi-sparare-non-ero.html ''Non li vidi sparare, non c'ero'']</ref>}} I colleghi riferiscono che la donna parlava anche della minaccia di toglierle il figlio<ref name=pres/>, prima dicendo che ''"I nomi non me li hanno fatti"'', poi il contrario.<ref>[http://www.cercanotizie.com/Delitto-alla-Sapienza-la-bibliotecaria-racconta-le-confidenze-della-upertete-Cao-Marta-unaltra-ombra-ullAlletto-Unamica-non-era-nellaula-ei/ ''Delitto alla Sapienza, la bibliotecaria racconta le confidenze della superteste. Caso Marta, un’altra ombra sull’Alletto Un’amica: non era nell’aula sei'']</ref>
Secondo molti colleghi la donna era sorpresa del trambusto dopo lo sparo (ammise di averlo saputo solo dopo<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/08/21/si-scattone-ha-sparato-la.html 'SI', SCATTONE HA SPARATO... ' LA ALLETTO NON HA DUBBI]</ref>), come se non sapesse nulla, ed era tranquilla con conoscenti e famigliari fino all'arresto del suo capo, il professor Romano.<ref name=augias/> Sostenne di averne parlato con Maria Urilli e Maurizio Basciu, che negarono tali confidenze.


Il 14 giugno, dopo tutte le suddette pressioni e interrogatori (le viene contestata anche la sua presunta assunzione irregolare come dipendente alla Sapienza, la donna era entrata difatti come invalida civile al 35 %, nel [[1988]]<ref name=caso/>), cambia improvvisamente versione accusando i sospettati.<ref name=caso/>
{{citazione|Neppure la Alletto ha visto sparare... Potrebbe sovrapporre immagini, scambiando un giorno per un altro. Potrebbe leggere come omicidio un comportamento per lei indecifrabile. Non dimentichiamo che tutti parlano di questa storia con il senno di poi. Sanno che è morta una ragazza, leggono i giornali dal 9 maggio al 14 giugno, giorno in cui Alletto incastra gli assistenti... Nessuno dice li ho visti sparare. Nemmeno lei.|[[Vincenzo Cerami]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/08/10/cerami-ma-contano-solo-fatti.html ''Cerami: ma contano solo i fatti'']</ref>}}


La testimone Serenella Armellini riferì ancora che la mattina del 14 giugno la Alletto, subito prima di recarsi in Questura dove cambierà versione, e dove sarà interrogata da membri della [[DIGOS]] senza la presenza dell'avvocato difensore e per nove ore (in assenza di verbale scritto), le disse: ''"Bisogna fare come dicono loro"'', riferendosi agli inquirenti.<ref name=pm/><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/dicembre/16/Marta_colpo_scena_Alletto_Non_co_0_98121612284.shtml ''Marta, è colpo di scena. Alletto: "Non parlo più"'']</ref>
Oltre ai metodi usati, furono rilevate alcune incongruenze nel contenuto.<ref name=sintesi>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/processo-sintesi.htm ''Il processo Marta Russo: notizie e considerazioni sulle principali risultanze del dibattimento (20/4/98 - 30/5/99)''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151225210549/http://www.webalice.it/guido.vitiello/processo-sintesi.htm |data=25 dicembre 2015 }}</ref> A causa di ciò è stato subito ipotizzato dalla difesa e da numerosi esperti che i resoconti fossero frutto di ricostruzione o confusione con un altro giorno o con un altro oggetto, nonché di suggestione psicologica.<ref name=comitato2>Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, [https://web.archive.org/web/20150926164815/http://www.webalice.it/guido.vitiello/piste.rtf ''Le cosiddette piste alternative'']</ref><ref name=strata/><ref name=psic/> Tra le stranezze rilevate:
* l'arma avrebbe dovuto essere con la canna lunga; secondo i periti della Corte la pistola avrebbe dovuto avere un silenziatore lungo almeno 10&nbsp;cm. La Alletto descrisse in aula nel 1998 una pistola "come quella della polizia" e con la canna lunga, ma non parlò di un silenziatore; poi ne effettuò un disegno, raffigurando una pistola senza silenziatore e a canna corta.<ref name=sintesi/> Intervistata in televisione nel 1997 da [[Corrado Augias]], la Alletto ammise di non essere sicura di aver visto una "pistola nera" in mano a Scattone (come detto il 14 giugno e l'anno dopo al processo), ma un ''"oggetto metallico"''<ref name=serial/>:
{{citazione|Poi ho visto Scattone ritrarsi dalla finestra. Aveva qualcosa in mano, una cosa che brillava. (...) Ho visto qualcosa che brillava nelle mani di Scattone.|Gabriella Alletto a ''Il delitto della Sapienza'' di C. Augias, Raidue, 1º luglio 1997<ref name=lipari/><ref name=augiastv>[https://web.archive.org/web/20151025173203/http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/02/Marta_superteste_inciampa_tv_co_0_9707023282.shtml ''Marta, la superteste inciampa in TV'']</ref><ref>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1997_07.pdf/02INT03A.pdf&query=luca%20lando ''E la superteste si contraddice sulla pistola di Scattone''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304084521/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Fgolpdf%2Funi_1997_07.pdf%2F02INT03A.pdf&query=luca%20lando |data=4 marzo 2016 }}</ref>}}
[[File:Finestra Marta Russo.jpg|thumb|upright=1.4|In alto all'estrema sinistra, la finestra dell'aula 6 da dove sarebbe stato esploso il colpo. In basso, le finestre del bagno disabili ipotizzate dai periti come punto di fuoco alternativo.]]
* Scattone non avrebbe potuto sparare un colpo da quella posizione; avrebbe dovuto sporgersi di circa 1 metro<ref>[http://images2.corriereobjects.it/methode_image/2015/09/08/Cultura/Foto%20Gallery/20int03f1a_MGTHUMB-INTERNA.jpg Incidente probatorio e ricostruzione]</ref> o sporgere comunque il braccio dalla finestra<ref name=foglio/><ref name=comitato2/>, cosa che non avrebbe invece fatto secondo la testimone.<ref name=comitato2/> Un colpo effettuato "per caso", data la lontananza e il posizionamento di due condizionatori d'aria sulla parte sinistra dello sparatore, a ostruire la visuale assieme al largo davanzale, sarebbe stato improbabile senza sporgersi significativamente<ref name=imposimato/><ref>Rita Di Giovacchino, ''Il libro nero della Prima Repubblica'', Fazi, pag. 215</ref>; un simile tiro sarebbe stato difficile per un tiratore esperto (Giovanni Scattone aveva prestato servizio militare nei [[Carabinieri]]<ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martarusso/motivazioni/motivazioni.html ''Marta Russo: "Scattone sparò consapevolmente"'']</ref> ma, a parte questo, non era un esperto professionale nell'uso delle armi).<ref name=mori>[http://www.earmi.it/varie/scienze%20forensi.html Edoardo Mori, ''Drammatica situazione delle scienze forensi in Italia'']</ref> Secondo la perizia Romanini la possibilità per un cecchino capace di colpire un bersaglio mobile era di circa il 30 %<ref name=imposimato/>; non essendo Scattone un cecchino avrebbe avuto una possibilità bassissima di colpire la vittima, in particolare senza la volontà di farlo come affermato nelle sentenze<ref name=imposimato/>; dall'aula 6 il colpo accidentale era possibile, a differenza del colpo mirato, ma con probabilità molto bassa<ref name=foglio/><ref name=comitato2/>; non fu mai dimostrata e accettata l'ipotesi<ref name=repu279>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/09/27/marta-due-metri-per-morire-nuova-ipotesi.html ''Marta, due metri per morire. Nuova ipotesi sull'omicidio'']</ref> che la vittima abbia potuto camminare per qualche passo dopo essere stata colpita;
* il [[bossolo]], se non raccolto dopo lo sparo, sarebbe forse dovuto cadere all'esterno; invece nessuno dei presenti, dei soccorritori e della polizia lo trovò.<ref name=comitato2/> Solo in seguito aggiunge il particolare di Scattone che si china sul pavimento<ref name=serial>[http://www.serialkiller.it/serialkiller.aspx?aree_id=4&sottoaree_id=23&contenuti_id=25&componenti_cat_id=41&componenti_id=136&lang=ita ''Gabriella Alletto: la testimone principale''], in ''Casi irrisolti: L'omicidio di Marta Russo - I protagonisti'', dal sito serialkiller.it</ref> (mentre avrebbe dovuto cadere sul davanzale o fuori dalla finestra); se Scattone si fosse sporto dalla finestra, avrebbe sparato agevolmente ma il bossolo sarebbe caduto nel vialetto (prima ipotesi), mentre se non si fosse sporto, il bossolo sarebbe caduto all'interno, ma il tiro sarebbe stato quasi impossibile (seconda ipotesi e racconto della testimone);
* Alletto fece riferimento a un tonfo seguito da silenzio, mentre tutti gli altri affermarono di aver sentito un colpo attutito seguito dalle grida d'aiuto di Jolanda Ricci e di altri presenti; un testimone, Roberto Lastrucci, non vide nessuno dalle finestre<ref name=foglio/><ref name=verit/>; fuori dall'aula 6 c'erano inoltre molti studenti, ma nessuno vide uscire Scattone e Ferraro e nessuno avvertì odore di polvere da sparo<ref name=scontro/>;
* in un'intervista pubblicata il 16 giugno, dopo aver cambiato versione, disse che nella stanza c'era Scattone, con Ferraro e Liparota, e che non si accorse subito che era stato un colpo di pistola.<ref name=intervista>[https://web.archive.org/web/20151018024736/http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/16/sentito_sparo_alla_finestra_era_co_0_97061617277.shtml ''"Ho sentito lo sparo, alla finestra c'era Scattone"'']</ref> Nella stessa intervista aggiunge invece di aver avuto da subito ''«l'immagine dello sparo sempre davanti agli occhi»''.<ref name=intervista/> Per rimediare ad alcune difformità, in deposizioni successive modificherà più volte le posizioni nella stanza<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/nonso/nonso.html ''Alletto, troppi "non so", prime crepe nell'accusa'']</ref>, e accennerà a un "quarto uomo" di alta statura, mai identificato<ref name=foglio/>; solo dopo parecchi mesi, nella testimonianza compariranno nuovi particolari, come la luce dello sparo<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/alletto/alletto.html ''Alletto: "Li ho visti"'']</ref>;
* al processo nel 1998 le fu chiesto, riguardo al primo sospetto (Zingale, [[omicidio di Marta Russo#Il bibliotecario di Lettere|scagionato in seguito]]): ''«se i colpevoli sono Scattone e Ferraro, e Lei sapeva quindi che l'uomo in precedenza fermato era innocente, perché non si è fatta viva per scagionarlo?»''; rispose: ''“Non mi è parente Zingale"'' e ''«Ma io sinceramente non sapevo che spostamenti avesse fatto Zingale quel giorno»'', lasciando intendere che non sapeva chi avesse o no sparato.<ref name=parente>[https://web.archive.org/web/20151022231834/http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/18/Alletto_sono_comportata_madre_famiglia_co_0_98091812824.shtml ''Alletto: mi sono comportata da madre di famiglia'']</ref> Il bibliotecario stesso espresse i suoi dubbi sulla ricostruzione del delitto fatta dall'impiegata.<ref>[https://web.archive.org/web/20151222125623/http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/05/quarto_uomo_nel_giallo_Marta_co_0_9707052487.shtml ''Un quarto uomo nel giallo di Marta'']</ref> La testimone sostenne anche di "non escludere" che qualcuno le avesse "descritto la scena".<ref name=descr>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/martedi/martedi.html ''La super teste Alletto "non sa" ma "non esclude"'']</ref>


Il 15 settembre [[1998]] ripetè in tribunale: ''"Ero nell'aula 6, Scattone aveva una pistola, poi ho visto un bagliore e sentito un tonfo"''<ref name=pm/>, rendendo quindi una contestata dichiarazione, sempre al processo, sulla presenza dei due accusati nella stanza (sulla base della precedente "confessione", ritenuta dai critici "forzata", ma che la donna, pur non volendone più parlare, non ritrattò mai): {{quote|Scattone aveva in mano una pistola nera, ho visto un bagliore e ho sentito un "tonfo". Ferraro si è messo le mani nei capelli, dentro c'era pure Liparota... Scattone, invece, con la mano sinistra spostava le doghe della tenda e con la destra ritraeva la pistola... Era il gelo assoluto. Non hanno detto nulla, poi è entrata la Lipari... Era un'arma nera, lunga venticinque - trenta centimetri. Scattone l'ha messa nella borsa che era sulla scrivania ed è uscito bisbigliando qualcosa, forse un saluto, alla Lipari che era appena entrata. Ferraro ha preso la borsa e l'ha portata via uscendo insieme con Liparota. Giurai il falso sui miei figli, dovevo proteggermi (...) il ricordo non è più chiaro anche perché ho cercato di mandare via quei tremendi giorni. (...) Ho dovuto fare uno sforzo per ricordare, non volevo essere coinvolta, non volevo coinvolgere i miei figli e la mia famiglia (...) Non volevo, ma l'ho dovuto fare. L'ho fatto per amore e perché non voglio che succeda più ad altri (...) In ufficio sono stata coinvolta in un lavaggio del cervello, le persone che dovevano aiutarmi, che dovevano dirmi "Gabriella, puoi fare qualcosa", non mi hanno aiutato. Il professor Bruno Romano ha avuto un atteggiamento non buono e mi dispiace dirlo.|Testimonianza di Gabriella Alletto in tribunale<ref name=ndran/>}}
Secondo la sentenza le incongruenze furono dovute allo shock<ref name="foglio">[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Leggete%20la%20sentenza.htm ''Leggete la sentenza del processo "Marta Russo"''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150926031256/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Leggete%20la%20sentenza.htm |data=26 settembre 2015 }} su [[Il Foglio (quotidiano)|Il Foglio]], 6 ottobre 1999</ref> (lei stessa disse che le pressioni e l'aver visto sparare il 9 maggio le avrebbero causato una sorta di "amnesia istantanea" che improvvisamente si sarebbe sbloccata il 14 giugno), mentre per [[Piergiorgio Strata]], neurofisiologo ed esperto di formazione dei ricordi, ''«gli eventi relativi all'identificazione delle persone nell'aula Assistenti sono di fatto una saga di ricordi emersi lentamente e con fatica dal nulla, sono stati ottenuti con enorme sforzo ricostruttivo, con notevoli condizionamenti esterni e spesso sotto forma di lampi improvvisi. Pertanto, essi vanno considerati altamente inaffidabili, anche se la Lipari appare in perfetta buona fede ed all'ansiosa ricerca della verità»''.<ref name=strata/> Per Nia Guaita (2015), sociologia e studiosa di [[comunicazione non verbale]], è una "teste inattendibile" anche se convinta di aver visto la scena, vittima della [[Falso ricordo|sindrome dei falsi ricordi]]<ref name=cronaca>[https://www.youtube.com/watch?v=sa8UGpMBBsA Trasmissione Diritto di cronaca: Marta Russo], di Giovanni Lucifora, con Pasquale Ragone (direttore Cronaca e Dossier), Emilio Orlando e Nia Guaita (sociologa, esperta di [[comunicazione non verbale]], [[linguaggio del corpo]], [[prossemica]], [[microespressioni]] e [[cinesica]])</ref> (famosi casi furono quelli di Nadean Cool e Beth Rutherford, esaminati da [[Elizabeth Loftus]]).


=====Testimoni a favore dei due imputati=====
Durante il processo, rifiuterà il confronto con le colleghe che la smentivano, accettando solo il confronto con Scattone e Ferraro a cui ribadì la versione del 14 giugno.<ref name=caso/> Gabriella Alletto non ritrattò mai, e nel caso avrebbe rischiato l'accusa di [[calunnia]] o di favoreggiamento; rimase ferma sulla stessa versione, ma in aula non riuscì a spiegare le contraddizioni (disse solo che era all'inizio era confusa) riguardo alle descrizioni del fatto.<ref name=scontro>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/faccia/faccia.html ''Scontro in aula tra Scattone e la Alletto'']</ref><ref name=brogi/>
Liparota avrebbe riferito anche lui una versione simile il giorno dell'arresto, prima di negare e ritrattare tutto, ascrivendo però il racconto alle fortissime pressioni dei pm che volevano una conferma esatta della loro ricostruzione, conferma chiesta pressantemente anche alla Alletto e quindi tentando di scagionare Scattone e Ferraro:{{quote|Il 9 maggio del 1997 era per me una giornata normalissima. Agli inquirenti che mi interrogarono dissi subito che non potevo escludere di essere stato nell'aula 6. In quella stanza io entravo in continuazione, lo facevo quasi tutti i giorni perché faceva parte del mio lavoro... Ho subito interrogatori pressanti, ero sorvegliato durante le pause, non ero libero di andare a mangiare. In questo clima, crescevano le mie angosce e le mie preoccupazioni. Psicologicamente ero a pezzi... Il pm Lasperanza mi raggiunse in Questura e mi disse: "guardi, i giochi sono fatti, l'Alletto ha parlato, sappiamo che lei non ha sparato, ma deve confermarci tutto altrimenti va in galera"... In quel momento stavo impazzendo. Alcuni poliziotti ridevano. Ero in crisi e leggendo l'ordinanza fui preso da non pochi dubbi circa le mie psicofacoltà di quel momento. In quei giorni stavo male e mi curavo prendendo dei farmaci e pensai forse che avevo assistito alla scena senza essermene accorto. Un poliziotto mi descrisse il carcere e disse quello che mi sarebbe toccato da detenuto... Decisi di confermare quanto raccontato dalla Alletto variando qualche piccolo particolare per essere più attendibile. Inventai di sana pianta la storia delle minacce fatte da Ferraro. Un poliziotto mi consigliò di segnare su un foglietto queste accuse che poi avrei dovuto riferire al gip. Il foglio mi fu sequestrato a Regina Coeli... Sono certo che io non ho mai vissuto la scena raccontata dalla signora Alletto, mai, e che la mattina del 9 maggio non sono mai stato, contemporaneamente alla signora Alletto, al dottor Ferraro e al dottor Scattone, nell'aula 6, e tanto meno alla dottoressa Lipari.|Testimonianza di Francesco Liparota<ref name=liparota/>}}
La mattina dopo Liparota difatti ritrattò subito ''"quelle falsità"'', ma venne, a suo dire, spaventato da una guardia penitenziaria, che gli disse che sarebbe stato trasferito in cella con altri detenuti. ''«Davanti al gip tentai più volte di dire la verità, ma il giudice non mi stava a sentire. Il 16 giugno uscii dal carcere. A casa confessai ai miei che avevo raccontato solo falsità e che avrei ritrattato tutto»''.<ref name=liparota/>


I pm rispondono accusando i dipendenti dell'Istituto di "[[omertà]]". Olzai, Lipari e Alletto affermano la presenza di Scattone e Ferraro nell'edificio, mentre Liparota e molti altri la negano.<ref name=pres>[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/1999/02/11/PA602.html ''Il drammatico confronto: «Vi ho visto, dovete confessare» Quelle pressioni sulla Alletto e l'inchiesta di Flick sui Pm'']</ref>
Ci furono anche interrogazioni parlamentari. La Alletto denunciò per [[diffamazione]] il deputato di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] [[Marco Taradash]] e ottenne il suo [[rinvio a giudizio]]<ref name="complotto2">{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/15/Marta_Russo_non_complotto_co_10_051015029.shtml|titolo=Gabriella Alletto ottiene il rinvio a giudizio di Taradash|autore=Brogi Paolo|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|data=13 febbraio 1999|accesso=23 febbraio 2013|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150518090750/http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/15/Marta_Russo_non_complotto_co_10_051015029.shtml|urlmorto=sì|dataarchivio=18 maggio 2015}}</ref>. Il deputato aveva denunciato una "montatura giudiziaria" e «testimonianze costruite a tavolino» con «garanzia dell'impunità»; insieme a Taradash fu denunciato il criminologo [[Carmelo Lavorino]], secondo cui la Alletto aveva subito un condizionamento "[[ipnosi|ipnotico]]" di tipo "suadente-[[ipnosi regressiva|regressivo]]" (una tecnica che produce facilmente dei [[falsi ricordi]]) da parte di agenti dei [[servizi segreti]], durante il lungo interrogatorio non verbalizzato. Lavorino e [[Francesco Bruno (criminologo)|Francesco Bruno]] dissero di averlo appreso dalle confidenze di Aurelio Mattei, [[psicologo]] e [[agente segreto]]<ref name="ricerca.repubblica.it">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/12/20/marta-false-piste-vecchione-scende-in-campo.html?ref=search ''Marta e false piste, Vecchione scende in campo'']</ref>.<ref name="ricerca.gelocal.it">[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2001/09/08/VB802.html ''IL RUOLO DEI SERVIZI SEGRETI Ecco gli omicidi irrisolti in cui compare sempre uno 007'']</ref><ref>[https://web.archive.org/web/20150929051942/http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/16/Alletto_ipnotizzata_perche_accusasse_co_0_97121615487.shtml ''"Alletto ipnotizzata perché accusasse"'']</ref><ref name="www1.adnkronos.com">[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/02/12/Cronaca/ALLETTO-TARADASH-RINVIATO-A-GIUDIZIO_163700.php ''Alletto: Taradash rinviato a giudizio'']</ref>.


Stefano La Porta, studente e amico degli imputati nonché testimone chiamato dall'accusa, ribaltò anch'egli la testimonianza in favore di Giovanni Scattone, e venne incriminato per [[falsa testimonianza]] per aver confermato la versione dell'assistente universitario (cioè che Scattone era arrivato solo in tarda mattinata, quasi a mezzogiorno, all'Istituto, per poi accorgersi più tardi del trambusto provocato dal delitto<ref name=augias>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/augias/augias.html Corrado Augias, ''Indizi, veleni e misteri, un delitto senza movente'']</ref>). La Porta verrà però prosciolto dall'accusa. Egli disse in aula: {{quote|La mattina del 9 maggio, a Legge, ho visto arrivare Scattone alle 12.15 nella stanza del catalogo. Era allegro e gioviale. Ha fatto una telefonata. Poi gli ho chiesto per l'esame del 16. In realtà avrei voluto parlarne con Ferraro, ma quella mattina non c'era. Scattone mi ha risposto con uno schema di domanda di logica su un biglietto. Quel foglietto, restato in una tasca dei miei pantaloni, è finito in lavatrice. Ma sopra si leggono ancora alcune parole. Lo conservo a casa.|Testimonianza di Stefano La Porta<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/giugno/02/Marta_indagato_teste_dell_accusa_co_0_98060211870.shtml ''Marta, indagato teste dell'accusa'']</ref>}}
In seguito il [[Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica]] dichiarò illegittimo l'uso del SISDE nel caso.<ref name="tavola">[http://www.webalice.it/guido.vitiello/tavolarotonda.htm Informazione e giustizia] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304140558/http://www.webalice.it/guido.vitiello/tavolarotonda.htm |data=4 marzo 2016 }}</ref> Lavorino, in polemica anche con lo stesso collega Bruno, denunciò i "servizi segreti deviati". Nel 2001, sempre consulente della difesa, propose una [[omicidio di Marta Russo#Altre teorie|propria teoria]] sul profilo del killer. Nell'ottobre [[2005]] il consulente fu condannato a un anno e mezzo di [[reclusione]] ([[sospensione condizionale della pena|pena sospesa]] e poi caduta in prescrizione penale, non civilmente<ref name="ReferenceA">[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2015/11/13/inchiesta-marta-russo-testimone-ipnotizzataRoma01.html Inchiesta Marta Russo "Testimone ipnotizzata". Il criminologo Lavorino aveva accusato i pm Ora dovrà risarcirli]</ref>) per [[calunnia]] nei confronti dell'accusa e per [[diffamazione]] dell'agente del SISDE Aurelio Mattei<ref name=complotto>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/15/Marta_Russo_non_complotto_co_10_051015029.shtml|titolo=«Marta Russo, non ci fu complotto»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Gianvito Lavinia|data=15 ottobre 2005|accesso=24 febbraio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222131200/http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/15/Marta_Russo_non_complotto_co_10_051015029.shtml|dataarchivio=22 dicembre 2015}}</ref>. Non fu condannato il deputato Taradash.
Questa deposizione è contrastante con quella di Giuliana Olzai, teste dell'accusa che riferì, il 9 luglio, di aver visto e incontrato Scattone mentre usciva via velocemente poco dopo lo sparo, pressapoco alla stessa ora, con atteggiamento preoccupato e sospetto.<ref name=augias/>


=====Incongruenze nella testimonianza della Alletto=====
Anche la testimonianza di Maria Chiara Lipari sulle persone presenti si basava comunque molto sui ricordi inconsci, mentre quella determinante di Gabriella Alletto poteva apparire come frutto di una pressione psicologica eccessiva (somigliante al cosiddetto "metodo Reid", che può fornire false confessioni se troppo pressante).<ref>[http://www.ilpost.it/2014/03/11/false-confessioni-tecnica-reid/ ''Perché gli innocenti confessano: la tecnica Reid'']</ref><ref>[http://www.piergiorgiostrata.net/wp-content/uploads/2014/09/Le-false-memorie.pdf Piergiorgio Strata, ''Le false memorie'']</ref>
Oltre alla forzatura e alla presunta manipolazione della testimonianza di Gabriella Alletto, rimasta comunque unico caposaldo dell'accusa, furono rilevate alcune incongruenze nel contenuto della testimonianza stessa:
* durante il processo, rifiuterà il confronto con le tre colleghe che smentiscono la sua versione dei fatti, affermando le perplessità della Alletto stessa, e la sua assenza dall'aula 6 allora del delitto<ref name=caso/>
* la divergenza con il fatto (stabilito da varie perizie) che, per sparare da quella posizione, Scattone avrebbe dovuto sporgersi abbastanza o sporgere comunque il braccio dalla finestra in maniera significativa, cosa che secondo la Alletto stessa, non avrebbe invece fatto. Un colpo effettuato "per caso" e senza rimbalzo del proiettile, data la lontananza della finestra e il posizionamento di due condizionatori d'aria sulla parte sinistra<ref>[http://notizie.tiscali.it/media/11/05/marta_russo.jpg_415368877.jpg Fotografia della finestra, in alto a sinistra]</ref> (della persona che si affacci al davanzale) a ostruire in parte la visuale, sarebbe stato assai improbabile nel modo descritto, senza sporgersi affatto dalla finestra<ref>Rita Di Giovacchino, ''Il libro nero della Prima Repubblica'', Fazi, pag. 215</ref>, mentre sarebbe stato possibile dalla finestra del bagno disabili<ref name=imposimato/>; è stato anche detto che un simile tiro sarebbe stato difficile anche per un tiratore esperto (Giovanni Scattone aveva prestato servizio militare nei [[Carabinieri]]<ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martarusso/motivazioni/motivazioni.html ''Marta Russo: "Scattone sparò consapevolmente"'']</ref> ma, a parte questo, non era un esperto nell'uso delle armi; infatti non fu possibile dimostrare alcune indiscrezioni che lo volevano frequentatore di poligoni di tiro).<ref name=mori>[http://www.earmi.it/varie/scienze%20forensi.html Edoardo Mori, ''Drammatica situazione delle scienze forensi in Italia'']</ref> Secondo la perizia Romanini, anche sporgendosi la possibilità per un cecchino capace di colpire con precisione un bersaglio mobile era di circa il 30 %<ref name=imposimato/>
* un testimone dello sparo non vide nessuno dalle finestre dell'aula 6, che erano presumibilmente chiuse<ref name=verit/>
[[File:Taradash marco.jpg|upright=0.7|thumb|Il deputato Marco Taradash]]
Al processo le fu anche chiesto: ''"se i colpevoli sono Scattone e Ferraro, e Lei sapeva quindi che l’uomo in precedenza fermato era innocente, perché non si è fatta viva per scagionarlo?"'' e la Alletto rispose: ''“Mica è un mio parente”''; questa dichiarazione (la teste affermò di non aver capito la domanda) fu usata dalla difesa per tentare di indebolirne la testimonianza.<ref name=parente>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/18/Alletto_sono_comportata_madre_famiglia_co_0_98091812824.shtml ''Alletto: mi sono comportata da madre di famiglia'']</ref>


=====La polemica politica=====
==== Testimonianze di Liparota e altri ====
Dopo l'intervento di Prodi, ci furono interrogazioni parlamentari. La Alletto denunciò poi per [[diffamazione]] il deputato di [[Forza Italia (1994)|Forza Italia]] [[Marco Taradash]] e ottenne il suo [[rinvio a giudizio]]<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/13/Oggi_vinto_dopo_co_10_9902134020.shtml|titolo=Gabriella Alletto ottiene il rinvio a giudizio di Taradash|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Brogi Paolo|data=13 febbraio 1999|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>.
Oltre alla Alletto, anche Liparota avrebbe riferito una versione simile il giorno dell'arresto (scrivendo su un biglietto di aver visto i due assistenti alla finestra e di aver sentito "un suono", poi ne parlò con la madre Rosangela Villella), prima di negare e ritrattare tutto, ascrivendo però il racconto alle fortissime pressioni dei pm che volevano una conferma esatta della loro ricostruzione, conferma chiesta pressantemente anche alla Alletto e quindi tentando di scagionare Scattone e Ferraro:{{citazione|Il 9 maggio del 1997 era per me una giornata normalissima. Agli inquirenti che mi interrogarono dissi subito che non potevo escludere di essere stato nell'aula 6. In quella stanza io entravo in continuazione, lo facevo quasi tutti i giorni perché faceva parte del mio lavoro. Ho subito interrogatori pressanti, ero sorvegliato durante le pause, non ero libero di andare a mangiare. In questo clima, crescevano le mie angosce e le mie preoccupazioni. Psicologicamente ero a pezzi...Il pm Lasperanza mi raggiunse in Questura e mi disse: guardi, i giochi sono fatti, l'Alletto ha parlato, sappiamo che lei non ha sparato, ma deve confermarci tutto altrimenti va in galera. In quel momento stavo impazzendo. Alcuni poliziotti ridevano. Ero in crisi e leggendo l'ordinanza fui preso da non pochi dubbi circa le mie psicofacoltà di quel momento. In quei giorni stavo male e mi curavo prendendo dei farmaci e pensai forse che avevo assistito alla scena senza essermene accorto. Un poliziotto mi descrisse il carcere e disse quello che mi sarebbe toccato da detenuto. Decisi di confermare quanto raccontato dalla Alletto variando qualche piccolo particolare per essere più attendibile. Inventai di sana pianta la storia delle minacce fatte da Ferraro. Un poliziotto mi consigliò di segnare su un foglietto queste accuse che poi avrei dovuto riferire al gip. Il foglio mi fu sequestrato a Regina Coeli.|Testimonianza di Francesco Liparota<ref name=liparota1>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/liparota/liparota.html ''Marta Russo, sull'aula 6 si sbriciolano le prove'']</ref>}}
La mattina dopo, essendo scarcerato, Liparota ritrattò subito ''"quelle falsità"'', e disse che fu spaventato anche da una guardia penitenziaria, che gli disse che sarebbe stato trasferito in cella con detenuti violenti. Come a Ferraro, gli venne consigliato di accusare Scattone.<ref name=liparota1/>
I pm accusarono quindi i dipendenti dell'Istituto di "[[omertà]]".<ref name=pres>[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/1999/02/11/PA602.html ''Il drammatico confronto: «Vi ho visto, dovete confessare» Quelle pressioni sulla Alletto e l'inchiesta di Flick sui Pm'']</ref><ref name=sagnotti/>


Il deputato aveva denunciato una "montatura giudiziaria" e affermato che «a me sembrano testimonianze costruite a tavolino in cambio delle quali almeno due hanno avuto la garanzia dell'impunità» e che la Alletto aveva subito un condizionamento simile all'[[ipnosi]] da parte di due agenti dei [[servizi segreti]]; viene fatto il nome di Aurelio Mattei, criminologo e funzionario del [[SISDE]], collaboratore di uno dei periti dell'accusa, Francesco Bruno.<ref>[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2001/09/08/VB802.html ''IL RUOLO DEI SERVIZI SEGRETI Ecco gli omicidi irrisolti in cui compare sempre uno 007'']</ref>
Al padre di una testimone (l'assistente Simona Sagnotti che testimoniò l'agitazione di Gabriella Alletto, sostenendo che le riferì una frase minacciosa detta dagli inquirenti: ''"stia attenta, noi sappiamo che lei ha un figlio di sei anni"''<ref>{{collegamento interrotto|1=[http://archivio.agi.it/articolo/2e27eacc2ab105bff1dc0e401f3b7038_19981119_marta-russo-teste-alletto-mi-disse-minacciano-mio-figlio/?q=salvatore_ferraro&query=marta_russo&year=1998&month=11 Marta russo: teste, alletto mi disse 'minacciano mio figlio'] |date=marzo 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref>) vengono sequestrati alcuni beni di cui era intestatario, in quanto erano forse proprietà di Enrico Nicoletti, persona legata alla [[banda della Magliana]] secondo Lasperanza.<ref name=sagnotti/><ref name=crono/> Per la procura la testimonianza della Sagnotti non è valida per conflitto di interesse.<ref name=sagnotti>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/05/26/quella-teste-odia-la-procura.html ''«Quella teste odia la procura»'']</ref> Simona Sagnotti aveva screditato le accuse di Gabriella Alletto e accusato i magistrati. Nell'arringa finale Lasperanza disse che "la ricercatrice si è accanita contro la Procura per astio"; la Sagnotti querelò il pm.<ref name=sagnotti/>


Venne dai difensori fatta anche l'ipotesi di un [[falsi ricordi|falso ricordo]], di una confusione con un altro giorno, e con un altro oggetto somigliante a una pistola.<ref name=comitato2>Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, ''Le cosiddette piste alternative''</ref><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1997/dicembre/16/Alletto_ipnotizzata_perche_accusasse_co_0_97121615487.shtml ''"Alletto ipnotizzata perché accusasse"'']</ref><ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/02/12/Cronaca/ALLETTO-TARADASH-RINVIATO-A-GIUDIZIO_163700.php ''Alletto: Taradash rinviato a giudizio'']</ref>
=== Le perizie chimico-balistiche ===
[[File:Marta Russo prove.jpg|thumb|upright=1.3|Gli esperti balistici eseguono una prova con una pistola calibro 22 dalla finestra dell'aula 6 (maggio 1997)]]
Sul davanzale erano state ritrovate particelle di [[bario]] e [[antimonio]], [[metalli pesanti]] compatibili con la [[polvere da sparo]] e i proiettili, e di [[ferro]], ma non fu possibile stabilire se effettivamente fossero residui di sparo.<ref>[http://www.robertabruzzone.com/Internet-e-Social-Media/lomicidio-di-marta-russo-nella-ricostruzione-di-roberta-bruzzone-i-parte.html ''L'omicidio di Marta Russo nella ricostruzione di Roberta Bruzzone (I parte)''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150402182614/http://www.robertabruzzone.com/Internet-e-Social-Media/lomicidio-di-marta-russo-nella-ricostruzione-di-roberta-bruzzone-i-parte.html |data=2 aprile 2015 }}</ref>
Però, secondo i periti nominati dalla corte d'assise, prof. [[Carlo Torre (medico)|Carlo Torre]], Paolo Romanini e Pietro Benedetti, erano compatibili con il percorso fatto dal proiettile le traiettorie dalle finestre uno, tre, quattro, sei (l'aula "incriminata"), sette e otto dell'istituto di Filosofia del diritto, oltre che con il bagno di statistica. Ma ''«solo la sette e la otto»'', al pianterreno, hanno ''«una più accentuata probabilità».''<ref name=liparota1/> Pur non sapendo se gli imputati si trovassero effettivamente nell'aula 6, i periti di primo grado convennero su una possibile estraneità:


====Condanna dei due imputati====
{{citazione|Gli elementi tecnici risultati dalle indagini non indicano il coinvolgimento degli imputati in quello sparo.|Perizia collegiale disposta dalla Corte d'Assise di Roma, redatta da Pietro Benedetti, Paolo Romanini e [[Carlo Torre (medico)|Carlo Torre]]<ref name=nessuno/>}}
I pm chiesero la condanna di Scattone e Ferraro a 18 anni di reclusione per concorso in omicidio volontario causato da dolo eventuale (ma con la concessione delle attenuanti generiche), e per detenzione illegale di arma da fuoco, e, per favoreggiamento, cinque anni e 9 mesi per Liparota e quattro per Romano (che verrà invece assolto con formula piena).<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/martarusso/martarusso/martarusso.html ''Marta Russo: chiesti 18 anni per Scattone e Ferraro'']</ref>


Durante il processo, al padre di una testimone (l'assistente Simona Sagnotti) vengono sequestrati alcuni beni di cui era intestatario fittizio, in quanto erano proprietà di Enrico Nicoletti, persona legata alla [[banda della Magliana]], in particolare a [[Enrico De Pedis]].<ref name=crono/> Per la procura la testimonianza della Sagnotti (contro la Alletto) non è valida per conflitto di interesse.<ref>http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/05/26/quella-teste-odia-la-procura.html ''«Quella teste odia la procura»''</ref>
Le tracce (una "particella" definita "binaria") che gli inquirenti avevano creduto di identificare come "univocamente" attribuibile allo sparo avrebbe potuto con alta probabilità ''«non avere nessun rapporto col colpo»'' che uccise Marta Russo, ''«sia per la presenza in essa di antimonio sia per la preponderante presenza di ferro, che la renderebbe compatibile soltanto con un colpo esploso da un'arma arrugginita (e non è, come si è visto, il caso in oggetto)»''. Le cartucce prodotte dalla ditta inglese Eley, da una delle quali proveniva il proiettile trovato nel capo della vittima, non contengono antimonio nell'innesco (circostanza dibattuta se potessero produrlo) e rilasciano invece [[piombo]], [[bario]] e [[Calcio (elemento chimico)|calcio]] (talvolta piombo-bario-antimonio ma comunque particelle non binarie), oltre a tracce di [[fosforo]]. Viene rilevata anche la contaminazione della scena nei giorni precedenti, da parte degli stessi poliziotti.<ref name=zero>[http://www.dirittodicritica.com/2010/12/13/yara-scazzi-marta-russo-indagini/ ''Yara, Sarah Scazzi, Marta Russo: quando le inchieste ripartono da zero'']</ref> Anche alcuni esperti di [[Scotland Yard]] concordarono.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/foglio%2071201.htm Altre mostruosità - Dice il pg della Cassazione che il processo Marta Russo non è degno di uno Stato di diritto (l'Anm tace)'', Il Foglio, 7 dicembre 2001] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150626122756/http://www.webalice.it/guido.vitiello/foglio%2071201.htm |data=26 giugno 2015 }}</ref> Questo fu riconosciuto anche dalla sentenza di condanna in appello: ''«la particella binaria Antimonio-Bario repertata sul davanzale della finestra dell’aula 6 certamente non proviene dall’innesco della cartuccia che uccise Marta RUSSO (o almeno non proviene soltanto dall’innesco)»''.<ref>[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/06Appellobismotivazione.pdf Appello bis motivazioni]</ref>


Il dibattimento di primo grado, che ebbe tra i giudici anche [[Giancarlo De Cataldo]]<ref>[http://unpopperuno.com/2007/10/11/poetic-justice-il-caso-marta-russo-dieci-anni-dopo/ Guido Vitiello, ''Poetic Justice. Il caso Marta Russo, dieci anni dopo'']</ref>, si concluse, dopo lunghe udienze e incidenti probatori, con la condanna di Giovanni Scattone per [[omicidio colposo]] con aggravante della [[colpa cosciente]] (escludendo quindi il [[dolo (diritto)|dolo]]<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/febbraio/09/Marta_Russo_scontro_sulla_sentenza_co_0_0102097036.shtml|titolo= Marta Russo, scontro sulla sentenza|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=9 febbraio 2001|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>) a 7 anni, e di Salvatore Ferraro per [[favoreggiamento]] a 4 anni, e con la legittimazione dell'operato dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio della Alletto.<ref name=magi>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martarusso/martarusso/martarusso.html ''Marta Russo, prosciolti i magistrati romani'']</ref>
La particella non era sferica, mentre quelle di uno sparo lo è.<ref name=imposimato/> Secondo questi periti la particella aveva quindi ''«un'origine diversa dallo sparo (proviene cioè da inquinamento ambientale)»'', essendoci particelle analoghe su altre finestre degli edifici circostanti.<ref name=foglio/><ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/ragioni.htm ''Le ragioni del nostro impegno'', Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150411161959/http://www.webalice.it/guido.vitiello/ragioni.htm |data=11 aprile 2015 }}</ref>


====La campagna innocentista e l'appello====
Ad occuparsi dei rilievi sulla presunta particella fu anche il perito Ezio Zernar<ref name=comitato2/><ref>Condannato definitivamente nel 2014 a due anni di reclusione per falsificazione di prove nel caso di [[Unabomber (Italia)|Unabomber]].</ref>, i cui metodi saranno messi in discussione negli anni seguenti.<ref>[http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2014/6-novembre-2014/unabomber-cassazione-conferma-condannato-2-anni-poliziotto-zernar-230484378578.shtml ''Unabomber, la Cassazione conferma: condannato a due anni il poliziotto Zernar'']</ref> Zernar, dopo che il perito Giacomo Falso aveva trovato i residui sulla finestra dell'aula 6, trovò comunque analoghe particelle sulla finestra del professor Costantino e in seguito su altre finestre.<ref name=comitato2/> A parte una particella forse compatibile nella borsa di Ferraro, le altre tracce (sui vestiti e sulla finestra) non furono ammesse come prova, a causa dell'incertezza sulla reale origine (per i periti sono a prevalenza di ferro, quindi non compatibili con uno sparo<ref name=nessuno/>); non vennero ritrovate armi o bossoli a casa loro.<ref name=caso/><ref name=storie>{{Cita web |url=http://members.xoom.virgilio.it/andrebra/Speciali/specialemau/specialemau.html |titolo=''Strane Storie: osservazioni in merito ad un delitto'' |accesso=25 giugno 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150626145944/http://members.xoom.virgilio.it/andrebra/Speciali/specialemau/specialemau.html |dataarchivio=26 giugno 2015 |urlmorto=sì }}</ref> Il test del [[guanto di paraffina]] aveva dato esito negativo nei giorni immediatamente seguenti al 9 maggio, ma non fu considerato attendibile in quanto era passato troppo tempo dallo sparo. Inoltre vi fu una contaminazione accertata dalla sentenza alla scena: {{citazione|All’esterno della borsa “TURBO” di SCATTONE esiste una particella ternaria Antimonio-Piombo-Bario che è considerata dalla letteratura un generico residuo di sparo, ma essa è probabilmente effetto del cosiddetto “inquinamento innocente” o accidentale, così come altre tracce, però binarie, trovate sugli indumenti suoi e di FERRARO; oltre ad una, addirittura ternaria e sicuro residuo di sparo, trovata a “LA SAPIENZA” nello studio di tale prof. COSTANTINO e sicuramente lasciata dalle armi dei poliziotti.|Sentenza appello del 2002}}
Dopo la sentenza, Scattone e Ferraro, nel frattempo scarcerati verso la fine del [[1999]] e posti agli arresti domiciliari (in seguito in libertà per scadenza dei termini della custodia), furono illecitamente invitati in esclusiva a [[Porta a Porta]] dietro compenso di 130 milioni di lire ciascuno. [[Agostino Saccà]], al tempo direttore di [[RaiUno]], fu indagato in concorso con altri per «mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice»<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/dicembre/12/Sacca_direttore_Rai_indagato_per_co_0_99121210318.shtml|titolo=Saccà, direttore di RaiUno indagato per i milioni dati a Scattone e Ferraro|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=12 dicembre 1999|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>. Fu comunque un [[processo mediatico]], con l'opinione pubblica divisa innocenti e colpevolisti, come se ne sarebbero visti altri in seguito, con risonanza anche internazionale e politica; ci si domandò nei dibattiti e da parte di giuristi, anche in seguito, se le pene erano basse per reale convincimento dei giudici della non dolosità, oppure perché si era consci (pur non volendo ammetterlo) che Scattone e Ferraro erano un [[capro espiatorio]], e venne fatto un paragone con altri fatti, come il caso dell'[[Assassinio di John Fitzgerald Kennedy|omicidio Kennedy]] (con [[Lee Harvey Oswald]] e la cosiddetta "pallottola magica"), o quello di [[Adriano Sofri]].<ref>[http://www.xos.it/capri_espiatori_massa.pdf Osvaldo Duilio Rossi, ''Capri espiatori di massa'', 2011, pag. 2-3]</ref>


Intervenne anche l'ex direttore del più importante quotidiano italiano (il [[Corriere della sera]]), [[Paolo Mieli]], che affermò: {{quote|Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro sono manifestamente innocenti.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/tavolarotonda.htm ''Tavola rotonda sul tema: "Informazione e giustizia: un rapporto difficile"'']</ref>}} Si costituì un Comitato per la difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro (non legata agli avvocati ufficiali Siniscalchi, Rossi e Petreilli), per iniziativa del francesista [[Alberto Beretta Anguissola]] (autore di numerosi interventi pubblici in favore degli imputati<ref>ad esempio, l'articolo [http://www.webalice.it/guido.vitiello/Psicanalisi%20della%20giustizia.htm ''Psicanalisi della giustizia'']</ref>), e a cui aderirono [[Alessandro Figà Talamanca]], [[Guido Vitiello]] e altri 148 cittadini<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/adesioni.htm Adesioni al Comitato pro Scattone e Ferraro]</ref>, con lo scopo di sostenere moralmente ed economicamente i due assistenti universitari; appoggiarono la campagna innocentista anche l'ex Rettore della Sapienza [[Giorgio Tecce]], lo scrittore [[Vincenzo Cerami]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/08/10/cerami-ma-contano-solo-fatti.html ''Cerami: ma contano solo i fatti'']</ref>, lo storico [[Giovanni Sabbatucci]], il giornalista [[Giuseppe D'Avanzo]]<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/12/inchiesta_troppo_poliziesca_condotta_con_co_0_990212566.shtml ''Un'inchiesta troppo poliziesca condotta con metodi da inquisizione'']</ref>, i politici [[Marco Taradash]] e [[Daniele Capezzone]].<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/ Comitato per la difesa di Scattone e Ferraro]</ref> Espresse dubbi anche il magistrato [[Ferdinando Imposimato]].<ref name=imposimato>F. Imposimato, ''L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici'', caso 20: Marta Russo, pp. 159-162</ref>
Qualora si trattasse di inquinamento ambientale nel caso delle particelle binarie, le identiche particelle erano coincidenti con quelle rilasciate dalle [[pastiglie freno]] prodotte dalla [[Ferodo]] (specie quelle per le automobili [[Volkswagen]] Golf Gt turbodiesel e [[Audi]] 80 turbodiesel<ref name=nessuno/>, ma anche nelle vecchie [[Mini Cooper]]<ref name=nessuno/>, come quella posseduta dal professor Romano<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/30/quel-giorno-ero-anch-io.html ''"Quel giorno c'ero anch'io"'']</ref>), oppure polvere di saldatura.<ref name=foglio/><ref name=romanini>{{Cita web |url=http://newsitaliane.it/2015/giovanni-scattone-non-ci-sta-mi-si-vuole-impedire-unesistenza-normale-16837 |titolo=''Giovanni Scattone non ci sta: "Mi si vuole impedire un'esistenza normale"'' |accesso=25 settembre 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150926004544/http://newsitaliane.it/2015/giovanni-scattone-non-ci-sta-mi-si-vuole-impedire-unesistenza-normale-16837 |dataarchivio=26 settembre 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
{{quote|Non solo manca la certezza che lo sparo sia partito da quella finestra (e questo già lo si sapeva), ma c'è qualche buon motivo in più per pensare che lo sparo non sia partito da lì; e che dunque tutto l'improbabile scenario costruito dall'accusa (due giovani studiosi incensurati si procurano, non si sa come, una pistola, mai ritrovata, e la usano per sparare a casaccio da una finestra colpendo a morte la povera studentessa: il tutto in un luogo aperto al pubblico e alla presenza di testimoni che li conoscono bene) sia fondato praticamente sul nulla.|Giovanni Sabbatucci}}


Nel processo di appello fu confermata la sentenza di primo grado, con un lieve aumento della pena (8 e 6 anni) perché Scattone fu accusato anche di [[detenzione abusiva di armi|detenzione illegale]] di [[arma da fuoco]]. Francesco Liparota, assolto in primo grado, fu condannato anch'egli per [[favoreggiamento]], a 4 anni.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/05/Ecco_perche_Scattone_sparo_co_10_0105054850.shtml|titolo="Ecco perché Scattone sparò "|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=5 maggio 2001|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>
Nella parte esterna della borsa di Ferraro, sempre a opera di Zernar<ref name=peri>[http://archiviostorico.corriere.it/2001/gennaio/16/Marta_Russo_perizia_non_chiarisce_co_10_0101162775.shtml ''Marta Russo, la perizia non chiarisce i dubbi'']</ref>, furono ritrovati altri residui che secondo l'accusa erano resti di polvere da sparo, mentre secondo la difesa e secondo alcuni esperti erano sempre polvere metallica derivata da particelle dalle pastiglie freno dei veicoli.<ref name=foglio/><ref name=mori/> L'arma del delitto non verrà mai ritrovata.<ref name=mori/>


===Annullamento della Cassazione e nuovo appello===
In seguito si occuparono di una nuova super-perizia il professor Domenico Compagnini (secondo cui le traiettorie possibili erano circa 27<ref>[http://www.lavocedellevoci.it/?p=524 Rita Pennarola, ''Periti e pentiti'']</ref>), lo stesso Ezio Zernar e altri.<ref>[https://web.archive.org/web/20151213230123/http://archiviostorico.corriere.it/2001/gennaio/05/Marta_Russo_perizia_balistica_non_co_10_0101052919.shtml ''Marta Russo, la perizia balistica non dà certezze'']</ref> Per Zernar, l'unica particella che poteva essere compatibile con il proiettile era quella nella borsa di Ferraro. La successiva "perizia nanotecnologica" del professor Roberto Cingolani non escluse che la particella della borsa potesse derivare da uno sparo; stabilì che in effetti essa ''«ha una composizione simile, sia sul piano quantitativo sia sul piano qualitativo, a quella dei residui trovati sul proiettile (piombo, bario, fosforo, calcio, silicio)»'', aggiungendo che, solo ''«qualora si potesse escludere che particelle di questa composizione possano essere formate da altri processi ambientali e/o di inquinamento, sarebbe ragionevole concludere che le particelle della parte inferiore del proiettile e quella rinvenuta nella borsa di Ferraro sono analoghe»''.<ref name=foglio/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2001/01/21/tre-perizie-mille-dubbi-il-caso-marta.html ''Tre perizie, mille dubbi. Il caso Marta resta aperto'']</ref> Tuttavia, essa poté essere definita "simile" ma non identica, anche perché non sferica ma ovale. Secondo il professor Torre, il silicio era proveniente dai tubi dell'impianto di riscaldamento<ref name=giovacchino/> e la polvere da sparo una contaminazione, data l'esiguità<ref name=teste/>; il dottor Romanini, alcuni anni dopo (prima di morire in un incidente d'auto nel 2011), espresse anche lui critiche alle analisi di Zernar e Cingolani sulla "traccia di polvere da sparo" della borsa, poiché ''«se la pistola usata avesse davvero appena sparato, avrebbe lasciato non una ma diecimila tracce»''.<ref name=romanini/> Per il perito, prima degli [[anni 2000]] si compivano moltissimi errori comuni in balistica.<ref name=romanini/>
Il 6 dicembre 2001, la Corte di Cassazione, su richiesta anche del Procuratore Generale che avrebbe voluto una condanna più severa, ma definì comunque illogiche e contradditorie molte prove, annullò la sentenza di appello.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/19/Delitto_Marta_Russo_stato_diavolo_co_0_0210191023.shtml|titolo=Delitto Marta Russo «È stato il diavolo a premere il grilletto»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=19 ottobre 2002|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>
Il giudice accolse però le motivazioni dei difensori - criticando le prove e le modalità delle indagini - che parlavano di «illogicità», «inadeguatezza», «nullità della perizia balistica del prof. Compagnini», e della «critica infondata ed immotivata cui è stata sottoposta la perizia collegiale disposta in primo grado» ed effettuata dal prof. Torre, assieme a Romanini e Benedetti, e affermando, al di là della dichiarazione di innocenza, che le pene erano eccessive per un delitto giudicato colposo.<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MRRLaSentenzaDellaCassazionedocumen ''Marta Russo, la sentenza della Cassazione del 2001'']</ref>


Il secondo processo di appello, invece, confermò le condanne ribadendo l'impianto precedente, ma con pene più miti: sei anni per Scattone, quattro per Ferraro, due per Liparota.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/05/Condanna_piu_severa_Scattone_co_10_030505020.shtml|titolo=«Condanna più severa a Scattone»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=5 maggio 2003|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>
La stessa aula 6 era possibile come punto di origine dallo sparo solo nel caso che la vittima avesse una posizione della testa (ma i testimoni non lo ricordavano) che l'avvocato difensore di Scattone definì "innaturale", ossia pendente verso destra.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/petrelliappello.htm «ARRINGA DELL'AVV. FRANCESCO PETRELLI, DIFENSORE DEL DOTT. GIOVANNI SCATTONE, AL PROCESSO D'APPELLO PER LA MORTE DI MARTA RUSSO», 14 giugno 2000] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150923163449/http://www.webalice.it/guido.vitiello/petrelliappello.htm |data=23 settembre 2015 }}</ref> Infatti secondo due periti della corte {{citazione|Se la vittima aveva il capo leggermente voltato verso destra e obliquo, il punto di sparo probabilmente proveniva dalla finestra dell'aula 6. Se invece la Russo aveva il capo perfettamente eretto, allora la traiettoria porta ad altri tre luoghi, ma al piano terra dello stabile: il bagno disabili, la sala di statistica, in fase di ristrutturazione e la sala computer, se la vittima aveva però la testa anche ruotata verso destra.|Relazione dei periti Martino Farneti e Vero Vagnozzi<ref name=mastrogiacomo/>}}Secondo Jolanda Ricci e Andrea Ditta, Marta Russo aveva la testa girata verso destra ma eretta.<ref name=repu279/>
Su questo convennero anche il medico legale Di Luca<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/4mag/4mag.html ''L'udienza del 4 maggio'']</ref> e il professor Torre:{{citazione|Alla fine siamo arrivati alla conclusione che è più probabile che il colpo sia partito dai bagni di Statistica o da una stanzetta adiacente che all'epoca era in ristrutturazione.|Intervista a Carlo Torre<ref name=teste>[https://web.archive.org/web/20151106035634/http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/11/Marta_teste_periti_sconfessano_accusa_co_0_990211885.shtml ''Marta, teste e periti sconfessano l'accusa'']</ref>}}Il proiettile aveva tracce di fibre di [[lana di vetro]], come se la canna dell'arma fosse stata vicina a questi residui; le fibre erano compatibili con quelle del controsoffitto del bagno disabili (oltre che con una tenda di materiale plastico), rinvenute anche sul pavimento del locale inizialmente indicato dai testimoni come luogo dello sparo; tale materiale non era invece presente nell'aula 6 di Filosofia del diritto.<ref>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martrus/ultima/ultima.html ''Marta Russo, l'appello bis, si cerca l'ultima verità'']</ref> L'accusa disse che erano, forse, resti di un silenziatore, tesi considerata possibile dai periti.<ref name=silen/> Nel bagno di Statistica furono anche trovati residui di presunta polvere da sparo. Durante il processo di appello l'avvocato Petrelli esibì in aula perizie e campioni che avrebbero dovuto dimostrare l'analogia tra i filamenti dei pannelli del controsoffitto del bagno e i residui di lana di vetro su proiettile e capelli della vittima. Un'analoga perizia sostenne la compatibilità della particella della borsa col residuo delle marmitte catalitiche.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/assolvetescattone.htm Luca Lippera, ''Assolvete Scattone, le tracce di sparo conducono al bagno disabili di Statistica»''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20161018222622/http://www.webalice.it/guido.vitiello/assolvetescattone.htm |data=18 ottobre 2016 }}</ref>
Durante il processo, il perito della pubblica accusa fu sostituito all'ultimo momento, ufficialmente per impegni di lavoro, ma in un'intercettazione accusava pressioni e diceva che ''«Loro il colpo vogliono farlo partire assolutamente da lì. Ma io non ci sto a questi giochi»''.<ref name=linkiesta/>


=== Condanna definitiva di Scattone e Ferraro e assoluzione di Liparota (Cassazione, 2003) ===
== Il processo ==
Il 15 dicembre [[2003]] la V Sezione Penale della [[Corte di Cassazione]], nell'assolvere l'usciere Francesco Liparota<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/luglio/23/Liparota_era_terrorizzato_Cassazione_non_co_9_040723056.shtml|titolo=«Liparota era terrorizzato» La Cassazione: non è punibile|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Redazione|data=23 luglio 2004|accesso=24 febbraio 2013}}</ref>, condannò in via definitiva Giovanni Scattone (eliminando però il reato di detenzione illegale di arma, e costituendo così una nuova incongruenza, dato che Scattone non aveva mai avuto nessuna arma regolarmente detenuta) a 5 anni e quattro mesi, e Salvatore Ferraro a 4 anni e due mesi<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/03/Marta_Russo_libero_Scattone_Voglio_co_9_040403055.shtml|titolo=Marta Russo, libero Scattone «Voglio un lavoro e dei figli»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Di Gianvito Lavinia|data=3 aprile 2004|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>, aggiungendo invece a suo carico il porto illegale di armi da fuoco.<ref>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/110000/105497.xml?key=ricercatore&first=231&orderby=0 ''«Scattone e Ferraro, colpevoli per sempre». Caso Marta Russo, la Cassazione conferma le condanne dei due ricercatori ma riduce le pene. Assolto Liparota'']</ref> Liparota venne assolto perché «non punibile» poiché il suo favoreggiamento - secondo la sentenza - fu frutto solo delle minacce ricevute dagli altri due e della sua personalità e psicologia fragili e suggestionabili. Egli stesso però negò, anche dopo l'assoluzione, di avere ricevuto minacce dagli assistenti universitari, dicendo che fu ''«un processo-farsa, niente di tutto questo è mai stato vero»''.<ref name=liparota2/>
Nel processo di primo grado emersero collegamenti con soggetti legati alla [['ndrangheta]] riguardante la provenienza della pistola, poi caduti in dibattimento. Molto criticata fu anche l'affermazione dell'accusa secondo cui "il movente è l'assenza di movente".<ref name=ndran>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/15/Scattone_aveva_mano_una_pistola_co_0_9809159648.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140221153303/http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/15/Scattone_aveva_mano_una_pistola_co_0_9809159648.shtml|titolo=" Scattone aveva in mano una pistola "|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=15 settembre 1998|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=21 febbraio 2014}}</ref> Fu però l'interrogatorio preliminare di Gabriella Alletto quello che continuò a scatenare le più feroci polemiche.<ref name=pm/>


Dalla sua assoluzione, Francesco Liparota svolge attività di avvocato nello studio del fratello Fabio.<ref>[http://www.liparota.it/pages/ita/content/professionisti___avvocati.php Studio Legale Liparota - ''I professionisti'']</ref>
In seguito alle critiche sulla gestione dell'inchiesta, per una maggiore trasparenza il processo di primo grado venne aperto al pubblico e trasmesso in diretta da Radio Radicale, oltre che registrato e trasmesso in differita dalle telecamere ammesse.


Scattone, che avrebbe potuto scontare la maggioranza della pena ai domiciliari, rifiutò di confessare il delitto e preferì andare in carcere per finire di scontare gli anni rimanenti (rimarrà a [[carcere di Rebibbia|Rebibbia]] per un altro anno). Ferraro sconterà il resto della pena ai domiciliari.<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SCATTONE+Giovanni Giovanni Scattone - Biografia]</ref> Il pg Antonio Marini dichiara che ''«volevamo che i giudici scrivessero soltanto tre parole: "sono stati loro", cioè che fosse riconosciuta la responsabilità di Scattone e Ferraro, e questo è avvenuto. Non ci interessava il resto»''.<ref>[http://www.repubblica.it/2003/l/sezioni/cronaca/marta/marta/marta.html ''Marta Russo, Scattone e Ferraro condannati anche in Cassazione'']</ref> La famiglia di Marta Russo si disse soddisfatta della conclusione, accettando la tesi dell'omicidio colposo ad opera dei due condannati.
I pm chiesero la condanna di Scattone e Ferraro a 18 anni di reclusione per concorso in omicidio volontario causato da [[dolo eventuale]] (ma con la concessione delle attenuanti generiche), e per detenzione illegale di arma da fuoco; chiesero altresì la condanna per favoreggiamento e detenzione di arma da fuoco per Francesco Liparota (a cinque anni e 9 mesi), e il solo favoreggiamento per Gabriella Alletto (1 mese con richiesta di [[sospensione condizionale della pena]]) e Bruno Romano (4 anni); per Marianna Marcucci, il bibliotecario Maurizio Basciu e la segretaria Maria Urilli venne richiesta invece l'assoluzione.<ref name=prima/><ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/martarusso/martarusso/martarusso.html ''Marta Russo: chiesti 18 anni per Scattone e Ferraro'']</ref>
Il dibattimento di primo grado, che ebbe tra i giudici anche [[Giancarlo De Cataldo]]<ref>[http://unpopperuno.com/2007/10/11/poetic-justice-il-caso-marta-russo-dieci-anni-dopo/ Guido Vitiello, ''Poetic Justice. Il caso Marta Russo, dieci anni dopo''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150626132208/http://unpopperuno.com/2007/10/11/poetic-justice-il-caso-marta-russo-dieci-anni-dopo/ |data=26 giugno 2015 }}</ref>, si concluse nel 1999, dopo lunghe udienze, con la condanna di Giovanni Scattone per [[omicidio colposo]] con aggravante della [[colpa cosciente]] (escludendo quindi il [[dolo (diritto)|dolo]]<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/febbraio/09/Marta_Russo_scontro_sulla_sentenza_co_0_0102097036.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150604045239/http://archiviostorico.corriere.it/2001/febbraio/09/Marta_Russo_scontro_sulla_sentenza_co_0_0102097036.shtml|titolo=Marta Russo, scontro sulla sentenza|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=9 febbraio 2001|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=4 giugno 2015}}</ref>) e possesso illegale di arma da fuoco a 7 anni, e di Salvatore Ferraro per [[favoreggiamento personale]] a 4 anni, e con la legittimazione dell'operato dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio della Alletto, poi ripetuta dalla procura di [[Perugia]].<ref name=magi>[http://www.repubblica.it/online/cronaca/martarusso/martarusso/martarusso.html ''Marta Russo, prosciolti i magistrati romani'']</ref>


===Richieste di revisione del processo e ricorso alla Corte Europea===
Ferraro venne prosciolto dall'accusa più grave, concorso in omicidio volontario, derubricandola al semplice favoreggiamento, e il procuratore Ormanni rinunciò ad impugnare questa decisione.<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/martarusso/sen/sen.html ''Scattone, condanna a 7 anni e quattro per Ferraro'']</ref>
Sia Salvatore Ferraro<ref>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/210000/206565.xml?key=Federica+Fantozzi&first=1281&orderby=1&f=fir&dbt=arc ''Salvatore Ferraro ora lavora in Parlamento. Condannato per la morte di Marta Russo, ha scontato la pena. Collabora con Capezzone alla commissione Attività produttive'']</ref> sia Giovanni Scattone annunciarono la volontà di chiedere la revisione del processo<ref>[http://archivio.panorama.it/archivio/Scattone-e-Ferraro-pene-ridotte-ma-confermate ''Scattone e Ferraro: pene ridotte ma confermate'']</ref>, cosa ribadita da Scattone nel [[2011]]<ref>[http://magazine.excite.it/risarcimento-marta-russo-stabilito-un-un-milione-N73584.html ''Marta Russo, stabilito il risarcimento di un milione di euro'']</ref>: ''«Ho la coscienza pulita, perché sono innocente e con l’omicidio di Marta Russo io non c’entro.'' <small>[I genitori di Marta]</small> ''sono sempre stati colpevolisti e questo per me è un grande dolore»''.<ref>[http://qn.quotidiano.net/cronaca/2011/11/26/626805-scattone_coscienza_pulita_sono_innocente.shtml ''Scattone: "Ho la coscienza pulita, sono innocente"'']</ref> I legali dei due imputati avevano presentato già nel [[1999]] due ricorsi separati alla [[Corte Europea per i Diritti dell'Uomo]] per varie presunte violazioni (carcerazione preventiva lunga e senza prove certe, niente contradditorio con i testimoni, ecc.), tuttora pendente.<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1999/dicembre/27/Ferraro_Scattone_seconda_vita_attesa_co_10_9912279079.shtml ''Ferraro e Scattone, la seconda vita in attesa dell'appello'']</ref><ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Ricorso%20Scattone.htm Testo del ricorso di Scattone]</ref>


=== Procedimenti correlati ===
La condanna fu per aver esploso un colpo accidentale, per Scattone, e per averlo coperto, per Ferraro.<ref name=foglio/><ref name=comitato2/> Il tribunale assolse tutti gli altri imputati. I pm opposero ricorso solo per Scattone, Ferraro e Liparota, chiedendo però pene più pesanti per Scattone e Ferraro, e aggiungendo al secondo anche il porto illegale di arma.<ref name=prima/>
Nel luglio [[2005]] Giovanni Scattone accusò il giornalista [[Paolo Occhipinti]] e la [[Rcs MediaGroup|RCS]] di violazione del diritto della personalità per un articolo pubblicato sul settimanale ''[[Oggi (rivista)|Oggi]]'', ma perse la causa di risarcimento dei danni, con addebito a suo carico delle spese processuali.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/luglio/28/Negato_risarcimento_Giovanni_Scattone_co_10_050728031.shtml|titolo=Negato risarcimento a Giovanni Scattone|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Redazione online|data=28 luglio 2005|accesso=24 febbraio 2013}}</ref>


Nell'ottobre [[2005]] l'[[investigatore privato]] e [[criminologo]]<ref>[http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/nicotri-opinioni/meredith-kercher-uccisa-solo-da-guede-2145715/ ''Meredith Kercher “uccisa solo da Guede”: Carmelo Lavorino, criminologo, convinto'']</ref> Carmelo Lavorino (ma non del deputato Marco Taradash, prosciolto) fu condannato a un anno e mezzo di [[reclusione]] (pena sospesa) per [[calunnia]] nei confronti degli investigatori dell'accusa e di Gabriella Alletto<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/ottobre/15/Marta_Russo_non_complotto__co_10_051015029.shtml|titolo=«Marta Russo, non ci fu complotto»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Di Gianvito Lavinia|data=15 ottobre 2005|accesso=24 febbraio 2013}}</ref>.
Dopo la sentenza, Scattone e Ferraro, scarcerati nel [[1999]] e posti prima agli arresti domiciliari e in seguito in libertà per scadenza dei termini della custodia, furono illecitamente invitati a [[Porta a Porta]] dietro compenso di 130 milioni di lire ciascuno. [[Agostino Saccà]], al tempo direttore di [[RaiUno]], fu indagato in concorso con altri per «mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice» che aveva vietato tali pagamenti; i compensi, che Scattone e Ferraro intendevano utilizzare per coprire parte delle ingenti spese legali, furono sequestrati.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1999/dicembre/12/Sacca_direttore_Rai_indagato_per_co_0_99121210318.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150604003112/http://archiviostorico.corriere.it/1999/dicembre/12/Sacca_direttore_Rai_indagato_per_co_0_99121210318.shtml|titolo=Saccà, direttore di RaiUno indagato per i milioni dati a Scattone e Ferraro|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=12 dicembre 1999|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=4 giugno 2015}}</ref>. Anche il direttore del [[Tg1]] [[Giulio Borrelli]] realizzò alcune interviste retribuite.<ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/06/02/Cronaca/MARTA-RUSSO-TG1---SGARBI-LOGICA-E-COSTITUZIONE-CON-BORELLI_140200.php ''MARTA RUSSO: TG1 - SGARBI, LOGICA E COSTITUZIONE CON BORELLI'']</ref>


Nel [[2010]], il deputato [[Daniele Capezzone]], che aveva seguito il caso - definendolo "caso di giustizia [[Situazione kafkiana|kafkiana]] (cioè italiana)"<ref>[http://old.radicali.it/view.php?id=42980 ''Scattone. Capezzone: spero che finisca accanimento contro di lui'']</ref> -, fu condannato in via definitiva per diffamazione a mezzo stampa, per aver definito "teppistico" il comportamento di alcuni magistrati romani nel caso Marta Russo, in particolare quello del pm Carlo Lasperanza, dichiarazione resa nel [[2002]] quando era ancora segretario [[Radicali Italiani|radicale]].<ref>{{Cita news|autore=|url=http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Cassazione-condannato-Capezzone-diede-dei-teppisti-alle-toghe_10239088.html|titolo=Cassazione: condannato Capezzone, diede dei 'teppisti' alle toghe|pubblicazione=[[Adnkronos]] |giorno=12|mese=02|anno=2010|accesso=13 febbraio 2010}}</ref><ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/politica/2010/02/12/news/capezzone_condannato-2271230/|titolo=Definì 'teppista' un magistrato Capezzone condannato in Cassazione|pubblicazione=[[La Repubblica]] |giorno=12|mese=02|anno=2010|accesso=13 febbraio 2010}}</ref>
===Movimento pro Scattone e Ferraro===
Si sviluppò in seguito alla diffusione del video della Alletto, un ampio movimento innocentista in risposta alla colpevolizzazione mediatica iniziale.
{{citazione|Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro sono manifestamente innocenti.|[[Paolo Mieli]]<ref name=tavola/>}}
Già prima della sentenza di primo grado, circa 375 tra intellettuali, cittadini comuni, giornalisti, avvocati e politici provenienti da tutti gli schieramenti e partiti firmarono una petizione per un esposto<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/esposto.htm Testo dell'esposto] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925070354/http://www.webalice.it/guido.vitiello/esposto.htm |data=25 settembre 2015 }}</ref> al [[Consiglio Superiore della Magistratura]], e in seguito al Presidente [[Carlo Azeglio Ciampi]]<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/appellociampi.htm ''Al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925081827/http://www.webalice.it/guido.vitiello/appellociampi.htm |data=25 settembre 2015 }}</ref>, contro i pubblici ministeri Ormanni e Lasperanza (difesi dal procuratore capo [[Salvatore Vecchione]]) e in favore degli imputati, citando anche i dubbi espressi da [[Romano Prodi]] e [[Giovanni Maria Flick]].<ref name=parte>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/07/08/Cronaca/MARTA-RUSSO-B-ANGUISSOLANO-A-COLORITURE-DI-PARTE-NEL-COMITATO_203900.php ''MARTA RUSSO: B. ANGUISSOLA,NO A COLORITURE DI PARTE NEL COMITATO'']</ref>


Nel maggio [[2011]] la XIII Sezione del Tribunale Civile di Roma, presieduta dal giudice Roberto Parziale, condannò Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro al risarcimento di un milione di euro ai familiari di Marta Russo - i genitori, Donato e Aureliana, e la sorella Tiziana - e al pagamento delle spese giudiziarie, stabilendo inoltre che La Sapienza non può essere ritenuta responsabile della morte della ragazza. Il solo Ferraro - pur non essendo stato dichiarato come colui che impugnava l'arma<ref>[http://notizie.radicali.it/articolo/2012-12-06/editoriale/condannati-preventivi-una-galleria-degli-orrori ''"Condannati preventivi": una galleria degli orrori'']</ref> - fu condannato a versare all'università 28 mila euro come risarcimento dei danni di immagine.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_05/marta-russo-risarcimento_0fe5484a-7760-11e0-a006-4d571262b3cd.shtml|titolo=Morte di Marta Russo, Scattone e Ferraro dovranno risarcire la famiglia|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Redazione online|data=5 maggio 2011|accesso=24 febbraio 2013}}</ref>
Al fine di una controffensiva mediatica, si costituì un Comitato per la difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro (non legata agli avvocati ufficiali Siniscalchi, Rossi e Petreilli), per iniziativa del [[francesistica|francesista]] [[Alberto Beretta Anguissola]] (autore di numerosi interventi pubblici in favore degli imputati<ref>ad esempio, l'articolo [http://www.webalice.it/guido.vitiello/Psicanalisi%20della%20giustizia.htm ''Psicanalisi della giustizia''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150930034146/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Psicanalisi%20della%20giustizia.htm |data=30 settembre 2015 }}</ref> e per il quale il [[Giovanni Scattone#Il caso mediatico|caso mediatico Scattone-Ferraro]] era una riedizione modificata del [[caso Dreyfus]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2000/07/25/scattone-ferraro-nella-rete.html ''Scattone e Ferraro nella rete'']</ref>); al comitato e alla campagna innocentista aderirono, in vario modo, numerose personalità, tra cui: [[Alessandro Figà Talamanca]], [[Giovanni Valentini (giornalista)|Giovanni Valentini]] (sostenitore dell'insufficienza di prove<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/mistero.htm Una recensione del libro di Giovanni Valentini ''Il mistero della Sapienza'', di Alberto Beretta Anguissola] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150930015940/http://www.webalice.it/guido.vitiello/mistero.htm |data=30 settembre 2015 }}</ref>), [[Guido Vitiello]], [[Antonino Lo Presti]], [[Alfredo Mantovano]], [[Alberto Simeone]], l'ex Rettore della Sapienza [[Giorgio Tecce]], lo scrittore [[Vincenzo Cerami]], lo storico [[Giovanni Sabbatucci]], il giornalista [[Giuseppe D'Avanzo]], [[Marco Taradash]], [[Daniele Capezzone]] con altri esponenti del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]], [[Alfredo Biondi]], [[Guido Calvi (politico)|Guido Calvi]], [[Filippo Mancuso]], [[Enzo Fragalà]], [[Gustavo Selva]], [[Sandro Provvisionato]], [[Ettore Bucciero]], [[Carlo Giovanardi]], [[Emanuele Macaluso]] (che definì "un tipo di tortura" l'interrogatorio della Alletto), [[Guido Ceronetti]]<ref>[http://ildubbio.news/ildubbio/2018/09/14/uno-cento-mille-ceronetti/ ''Uno, cento, mille Ceronetti…'']</ref>, [[Maurizio Pieroni]], [[Carlo Taormina]] e altri 148 cittadini<ref name=parte/><ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1998/09/18/Politica/MARTA-RUSSO-MANTOVANO-METODI-DA-STRISCIA-LA-NOTIZIA_184700.php MARTA RUSSO: MANTOVANO, METODI DA 'STRISCIA LA NOTIZIA']</ref><ref name=unita>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1998_09.pdf/19INT01A.pdf&query=cristiana%20pulcinelli Articoli in pdf de l'Unità] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304121042/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Fgolpdf%2Funi_1998_09.pdf%2F19INT01A.pdf&query=cristiana%20pulcinelli |data=4 marzo 2016 }}</ref>; nell'esposto vennero citati: l'intercettazione ambientale del colloquio Lasperanza, Ormanni e la testimone Gabriella Alletto, l'intercettazione ambientale del colloquio tra Francesco Liparota e suo padre Antonio, ''«l'omessa ed incompleta verbalizzazione dei colloqui tra l'autorità giudiziaria e le persone informate sui fatti»'', la nomina irregolare o in forma insolita dei difensori d'ufficio dell'Alletto, l'uso in giudizio delle perizie psicologiche di Scattone e Ferraro (proibito dal [[codice di procedura penale]]), ''«l'incongrua richiesta della trasmissione degli atti»'' e la ''«tardiva verifica degli alibi»''.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/adesioni.htm Adesioni al Comitato pro Scattone e Ferraro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150419152942/http://www.webalice.it/guido.vitiello/adesioni.htm |data=19 aprile 2015 }}</ref><ref>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/1999/07/07/Cronaca/MARTA-RUSSO-DA-SCATTONE-E-FERRARO-ESPOSTO-CONTRO-I-PM_155100.php ''MARTA RUSSO: DA SCATTONE E FERRARO ESPOSTO CONTRO I PM'']</ref>.
Lo scopo del Comitato era di sostenere moralmente ed economicamente i due assistenti universitari, nonché di favorire un giusto processo e un'eventuale assoluzione.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/ Comitato per la difesa di Scattone e Ferraro] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925064640/http://www.webalice.it/guido.vitiello/ |data=25 settembre 2015 }}</ref>
Espresse dubbi anche il magistrato [[Ferdinando Imposimato]]. Secondo il magistrato la maggioranza dei processi mediatici generano errori giudiziari.<ref name=tavola/>
Il professor [[Giovanni Sabbatucci]], innocentista da subito, disse che «non solo manca la certezza che lo sparo sia partito da quella finestra (e questo già lo si sapeva), ma c'è qualche buon motivo in più per pensare che lo sparo non sia partito da lì; e che dunque tutto l'improbabile scenario costruito dall'accusa (due giovani studiosi incensurati si procurano, non si sa come, una pistola, mai ritrovata, e la usano per sparare a casaccio da una finestra colpendo a morte la povera studentessa: il tutto in un luogo aperto al pubblico e alla presenza di testimoni che li conoscono bene) sia fondato praticamente sul nulla».
Anche l'ex giudice Edoardo Mori pronunciò in anni seguenti un giudizio fortemente critico.<ref>[http://www.earmi.it/varie/scienze%20forensi.html ''La drammatica situazione delle scienze forensi in Italia'']</ref>
Inoltre, se colpevoli di omicidio, sarebbe bastata l'ammissione di aver provocato un incidente per caso per ottenere un'assoluzione o una pena irrisoria (questa fu un'altra obiezione). La decisione di non confessare nulla (a Ferraro sarebbe bastato confermare l'accusa contro il collega), pur rischiando teoricamente anche l'[[ergastolo]], aumentò la convinzione degli innocentisti sull'estraneità di Scattone e Ferraro. L'avvocato di parte civile, invece, rispose agli innocentisti affermando che i tre (comprendendo anche Liparota) non avrebbero confessato "l'incidente" per paura di rivelare la provenienza della pistola, secondo lui "sporca" e proprietà di "qualcuno di importante".<ref>«Per pura ipotesi si potrebbe supporre che la pistola avesse una provenienza sporca, magari era stata usata per qualche cosa di orrendo, magari da qualcuno importante. Nessuno è riuscito ad accertare la provenienza della pistola [...] Perché Liparota era terrorizzato e, terrorizzato, aveva ritrattato tutto? Per le minacce che aveva subito lui stesso o per le minacce che avevano subito Scattone e Ferraro? Per pura ipotesi naturalmente ce lo chiediamo... Due poveri ragazzi: dietro c'è qualcosa d'altro?» cfr.[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/30000/27094.xml?key=Oreste&first=31&orderby=0&f=fir&dbt=arc ''Il 9 maggio ‘97 la studentessa fu colpita a morte da un colpo di pistola. Se la condanna sarà confermata, Scattone e Ferraro torneranno in carcere «Un processo gestito dai media» Delitto Marta Russo, parla l'avvocato di parte civile, Flammini Minuto: un coro di innocentisti nonostante le perizie''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925113910/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/30000/27094.xml?key=Oreste&first=31&orderby=0&f=fir&dbt=arc |data=25 settembre 2015 }}</ref>


Scattone chiede poi pubblicamente a Gabriella Alletto di ritrattare la testimonianza, vista la prescrizione di un eventuale calunnia. Nell'aprile [[2013]] la Corte di Cassazione confermò il risarcimento delle spese del giudizio e della detenzione carceraria per € 300.468 a carico di Ferraro e a favore dello Stato italiano, motivando la sentenza con le circostanze che «il soggetto non si trova in stato di indigenza» e che «l’adempimento non comporta uno squilibrio del suo bilancio tale da precludere il suo recupero e il reinserimento sociale»<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/19/marta-russo-cassazione-conferma-oltre-300mila-euro-di-spese/568738/ Fonte: Il Fatto Quotidiano, 18.04.2013, "Marta Russo, Cassazione conferma oltre 300mila euro di spese"]</ref>.
===Conclusione del processo===
Nel processo di appello fu però confermata la sentenza di primo grado, con un lieve aumento della pena (8 e 6 anni) perché Ferraro fu accusato anche di [[detenzione abusiva di armi|detenzione illegale]] di [[arma da fuoco]] e venne deciso che Scattone poteva sapere che la pistola fosse carica. Francesco Liparota fu condannato per [[favoreggiamento]] a 4 anni.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/05/Ecco_perche_Scattone_sparo_co_10_0105054850.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150414151836/http://archiviostorico.corriere.it/2001/maggio/05/Ecco_perche_Scattone_sparo_co_10_0105054850.shtml|titolo="Ecco perché Scattone sparò"|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=5 maggio 2001|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=14 aprile 2015}}</ref>


== Commemorazioni ==
Il 6 dicembre 2001, la Corte di Cassazione, su richiesta anche del Procuratore Generale Vincenzo Geraci (che definì "basi di sabbia" le testimonianze Alletto e Lipari che secondo Geraci erano da ''«gettare alle ortiche»''<ref>[http://www.lavocedinewyork.com/Il-Prof-Giovanni-Scattone-rinuncia-alla-cattedra-e-diventa-Giovanni-L-Assassino/d/14326/ ''Il Prof. Giovanni Scattone rinuncia alla cattedra e diventa Giovanni L'Assassino''], su La Voce di New York</ref>, criticando i metodi degli inquirenti, oltre a esprimere disappunto per le analisi scientifiche non probatorie), annullò la sentenza di appello definendo "illogiche" e "contraddittorie" molte prove, e la sentenza viziata quindi da un ''«verdetto contraddittorio»'', e rinviando tutto ad un nuovo processo d'appello.<ref name=haver2>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/19/Delitto_Marta_Russo_stato_diavolo_co_0_0210191023.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150604004959/http://archiviostorico.corriere.it/2002/ottobre/19/Delitto_Marta_Russo_stato_diavolo_co_0_0210191023.shtml|titolo=Delitto Marta Russo «È stato il diavolo a premere il grilletto»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=19 ottobre 2002|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=4 giugno 2015}}</ref><ref>[http://www.radio1.rai.it/dl/radio1/archivio/puntate/20011207_puntata_18316-radio1.html ''Marta Russo: riparte la caccia all'assassino'']</ref> Geraci subì un procedimento interno, archiviato, per aver parlato in favore degli accusati.<ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/csm130602.htm Il Csm assolve Geraci: «Il pm non fu scorretto»] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151222113817/http://www.webalice.it/guido.vitiello/csm130602.htm |data=22 dicembre 2015 }}</ref>
Il 26 maggio [[2001]] la seconda edizione del torneo di scherma «Trofeo Marta Russo» è diventato internazionale. Dal [[2004]] ha cambiato denominazione in «Una stella per Marta».


Nel [[2001]] fu dedicato a Marta Russo un parco nel quartiere [[Labaro]] in Roma, adiacente a via Gemona del Friuli.<ref>[[Corriere della Sera]] articolo del 29 dicembre 2001 [http://archiviostorico.corriere.it/2001/dicembre/29/parco_per_Marta_Russo_una_co_10_01122910101.shtml]</ref>
Il giudice accolse le motivazioni dei difensori e del procuratore che parlavano di ''«illogicità»'', ''«inadeguatezza»'', ''«nullità della perizia balistica del prof. Compagnini»'', e della ''«critica infondata ed immotivata cui è stata sottoposta la perizia collegiale disposta in primo grado»'' ed effettuata dal prof. Torre, assieme a Romanini e Benedetti, e affermando, al di là della dichiarazione di innocenza, che le pene erano eccessive per un delitto giudicato colposo.<ref name=cassa1>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=MRRLaSentenzaDellaCassazionedocumen ''Marta Russo: La sentenza della Cassazione (documento del 6/12/2001)'']</ref> Per la Cassazione era discutibile che ''«la Corte abbia ritenuto di dare rilevanza alle sei particelle che intersecano solo la finestra dell'aula 6, pretermettendo di considerare le altre sei particelle compatibili esclusivamente con la finestra del bagno disabili e soprattutto le altre quindici traiettorie che intersecano entrambe le finestre»''.<ref name=cassa1/>


Dal 14 maggio [[2003]] si svolge il premio «Marta Russo. La Donazione degli organi: gesto d'amore a favore della vita», rivolto agli studenti degli istituti di scuola media superiore di Roma e provincia, promosso dall'Associazione Marta Russo e dalla Provincia di Roma.
Gli accertamenti delle perizie di secondo grado vengono giudicati ''«ultrasofisticati»'' ma inutili perché non hanno condotto a risultati certi e perché ''«la prova generica non ha alcun valore decisivo in questo processo che si impernia sulle chiamate in correità e in reità»'', e tale "chiamata in reità" della Alletto non appariva suffragata da riscontri scientifici e forensi.<ref>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/65000/63431.xml?key=Maura+Gualco&first=321&orderby=1&f=fir ''Comincia martedì, a cinque anni dall'omicidio. La mamma della ragazza uccisa all'Univeristà La Sapienza di Roma: «Speriamo che finisca presto» Marta Russo, il processo riparte dai testimoni''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150626135745/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/65000/63431.xml?key=Maura+Gualco&first=321&orderby=1&f=fir |data=26 giugno 2015 }}</ref>


Il 5 maggio [[2010]] l'Istituto Comprensivo ''Via Italo Torsiello'' di Roma, frazione di [[Trigoria]], fu intitolato a Marta Russo con una [[cerimonia]] alla quale parteciparono i genitori della ragazza.
Il secondo processo di appello, con il sostituto Procuratore Antonio Marini che avrebbe voluto una condanna più severa<ref name=haver2/> (22 anni per Scattone, 6 per Ferraro, 4 per Liparota<ref>{{Cita web |url=http://www.radioradicale.it/marta-russo-chiesti-22-anni-per-scattone |titolo=Marta russo: chiesti 22 anni per Scattone |accesso=22 ottobre 2016 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20161022221239/http://www.radioradicale.it/marta-russo-chiesti-22-anni-per-scattone |dataarchivio=22 ottobre 2016 |urlmorto=sì }}</ref>), però confermò le condanne ribadendo l'impianto precedente e non tenendo conto della sentenza della Cassazione, se non per l'entità della condanna irrogata e la nullità della particella binaria come prova di sparo; infatti la corte d'appello di Roma emise pene più miti: sei anni per Scattone, quattro per Ferraro, due per Liparota.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/05/Condanna_piu_severa_Scattone_co_10_030505020.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150505003320/http://archiviostorico.corriere.it/2003/maggio/05/Condanna_piu_severa_Scattone_co_10_030505020.shtml|titolo=«Condanna più severa a Scattone»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=5 maggio 2003|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=5 maggio 2015}}</ref>
{{citazione|Consegue la dichiarazione di responsabilità dello Scattone per omicidio colposo, di estrema gravità per le modalità della colpa, che precludono la concessione delle circostanze attenuanti generiche nel concorrente rilievo negativo del comportamento processuale tenuto, anche in considerazione delle velate minacce dibattimentali rivolte alla Alletto: ed il regime sanzionatorio adeguato risulta rideterminato, per gli effetti di cui all'articolo 81 Cp, nella pena principale complessiva di anni sei di reclusione ed euro 500 di multa.|Sentenza corte d'appello di Roma, 5 maggio 2003}} Avendo la Cassazione annullato le perizie, il verdetto si basò solo sulle testimonianze, principalmente Alletto e Lipari.
Il 15 dicembre [[2003]] la V Sezione Penale della [[Corte di Cassazione]], nell'assolvere l'usciere Francesco Liparota, condannò Giovanni Scattone a 5 anni e quattro mesi, e Salvatore Ferraro a 4 anni e due mesi<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/03/Marta_Russo_libero_Scattone_Voglio_co_9_040403055.shtml|titolo=Marta Russo, libero Scattone «Voglio un lavoro e dei figli»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Gianvito Lavinia|data=3 aprile 2004|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151013214452/http://archiviostorico.corriere.it/2004/aprile/03/Marta_Russo_libero_Scattone_Voglio_co_9_040403055.shtml|dataarchivio=13 ottobre 2015}}</ref>, eliminando a entrambi il reato di detenzione illegale di arma per l'impossibilità di determinarne la provenienza.<ref name=conferma>{{Cita web |url=http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/110000/105497.xml?key=ricercatore&first=231&orderby=0 |titolo=''«Scattone e Ferraro, colpevoli per sempre». Caso Marta Russo, la Cassazione conferma le condanne dei due ricercatori ma riduce le pene. Assolto Liparota'' |accesso=12 maggio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150518082017/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/110000/105497.xml?key=ricercatore&first=231&orderby=0 |dataarchivio=18 maggio 2015 |urlmorto=sì }}</ref>
{{citazione|La premessa conclusiva della Corte del disposto rinvio è che al termine del processo si sa che Giovanni Scattone ha sparato, ma non si sa né perché né come.. Manca, cioè, un movente accertato. Ma non si tratta di condotta penalmente inesigibile, ascrivibile a fatto fortuito: l'imputato si è trovato a maneggiare una pistola carica, neppure conoscendone le condizioni di uso, e, ciò nonostante, l'ha impugnata con direzione rivolta all'esterno, pur avendo esperienza di armi e potendo apprezzare il divieto giuridico delle modalità della correlativa condotta. Le conseguenze di omicidio per la provocata morte di Marta Russo (che era una passante qualsiasi, tragicamente sfortunata, una sconosciuta all'agente) non possono, però, essere ascritte all'imputato a titolo di dolo (diretto e intenzionale, ovvero eventuale), per difetto assoluto di dimostrazione probatoria di un effettivo intento omicidiario, ovvero a titolo di colpa per previsione (per difetto assoluto di dimostrazione probatoria di intento e di iniziativa di sparare verso il basso, in direzione del vialetto utilizzato anche dai pedoni). (...) La Corte di cassazione annulla, senza rinvio, l'impugnata sentenza nei confronti di Liparota Francesco, perché non punibile ai sensi dell'articolo 384 Cp; annulla, senza rinvio, l'impugnata sentenza nei confronti di Scattone Giovanni e di Ferraro Salvatore Antonio, limitatamente al reato di detenzione illegale di arma, perché il fatto non sussiste, ed elimina le relative pene di mesi otto di reclusione ed euro 150 di multa per Scattone, e di mesi quattro di reclusione e di euro 150 di multa per Ferraro. Ridetermina le pene complessivamente inflitte a Scattone Giovanni in anni cinque e mesi quattro di reclusione ed euro 350 di multa, eliminando la pena accessoria della interdizione perpetua dai pubblici uffici, ed a Ferraro Salvatore Antonio in anni quattro e mesi due di reclusione ed euro 350 di multa. Rigetta, nel resto, i ricorsi di Scattone e Ferraro.|Sentenza di condanna definitiva in Cassazione del 2003<ref>[http://www.avvocatinovara.com/processo-marta-russo-le-motivazioni-della-sentenza-della-cassazione/ Processo Marta Russo: le motivazioni della sentenza della Cassazione.]</ref>}}


== Fine pena di Scattone e Ferraro e successive polemiche ==
Liparota venne assolto tramite [[annullamento senza rinvio]], perché ''«[[cause di non punibilità|non punibile]] al momento del fatto»'' e versante in [[stato di necessità]], in quanto "terrorizzato" e poiché il suo favoreggiamento sarebbe stato frutto solo delle minacce ricevute dagli altri due e della sua personalità fragile e suggestionabile. Egli continuò però a negare di avere ricevuto minacce, dicendo che fu ''«un processo-farsa»''.<ref name=liparota2/> Dalla sua assoluzione, Francesco Liparota svolge attività di avvocato nello studio del fratello Fabio.<ref>[http://www.liparota.it/pages/ita/content/professionisti___avvocati.php Studio Legale Liparota - ''I professionisti''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150416195507/http://www.liparota.it/pages/ita/content/professionisti___avvocati.php |data=16 aprile 2015 }}</ref>
Nel settembre 2003 Salvatore Ferraro fu ingaggiato come consulente per la sceneggiatura di un film su un ''[[serial killer]]''<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/settembre/24/Ferraro_cinema_Esperto_per_serial_co_10_030924005.shtml|titolo=Ferraro si dà al cinema. «Esperto» per un serial killer|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=24 settembre 2003|accesso=23 febbraio 2013}}</ref>. Ha scritto anche alcuni spettacoli teatrali.<ref>[http://www.errorigiudiziari.com/io-killer-innocente-di-marta-russo-ora-metto-in-scena-la-cattiva-giustizia/ ''Io, killer innocente di Marta Russo ora metto in scena la cattiva giustizia'']</ref> Nel 2005 finì di scontare la pena ai domiciliari. Ferraro è inoltre divenuto un militante del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]], tra i responsabili dell'[[Radicalismo in Italia#Il Detenuto Ignoto|Associazione "Il Detenuto Ignoto"]] (da lui fondata con Irene Testa), e ha lavorato anche come collaboratore della Camera dei deputati dal 2006 al 2008, durante il [[governo Prodi II]], assunto da [[Daniele Capezzone]] che era allora deputato della [[Rosa nel Pugno]] e Presidente della Commissione Attività Produttive.<ref>[http://old.radicali.it/view.php?id=49241 ''Adesioni al digiuno di dialogo con la Commissione giustizia della Camera per l'Amnistia'']</ref><ref>[http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2006/10_Ottobre/22/ferraro.shtml ''Un lavoro alla Camera, polemica su Ferraro'']</ref>


Nel 2011, scontata la pena, prima in carcere (fino al 2004) poi ai [[affidamento in prova|servizi sociali]] fino al 2006, e non interdetto dai pubblici uffici in quanto ritenuto responsabile di delitto colposo e non volontario, Giovanni Scattone ottenne una supplenza in storia e filosofia presso il [[Liceo scientifico statale Camillo Cavour|liceo scientifico Cavour]] di Roma, dove aveva studiato Marta Russo, generando pareri contrastanti tra insegnanti, genitori e studenti riguardo la sua riammissione all'insegnamento.<ref>[http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/11/25/news/scattone_nella_scuola_di_marta_russo_la_preside_devo_obbedire_alla_legge-25578084/?ref=HREC1-7 Fonte: La Repubblica, 26.11.2011, "Scattone nella scuola di Marta Russo. La madre: «Non dovrebbe educare i giovani»"]</ref><ref>[http://www.ansa.it/web/notizie/videostory/primopiano/2011/11/29/visualizza_new.html_12161927.html Fonte: Ansa,29.11.2011,"La mamma di un'allieva di Scattone",]</ref><ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2011/novembre/26/UNO_SBAGLIO_CHE_RINNOVA_DOLORE_co_10_111126003.shtml|titolo=UNO SBAGLIO CHE RINNOVA IL DOLORE|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Fregonara Gianna|data=26 novembre 2011|accesso=24 febbraio 2013}}</ref> Dopo un periodo di polemiche accese, Scattone decise di abbandonare l'incarico, nonostante fosse la sua principale fonte di sostentamento nonché di pagamento dei risarcimenti civili e processuali.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/01/Scattone_Rinuncio_alla_cattedra_co_10_111201008.shtml|titolo=Scattone: «Rinuncio alla cattedra»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Fregonara Gianna|data=26 novembre 2011|accesso=24 febbraio 2013}}</ref> Tornò poi a insegnare filosofia nel liceo ''Primo Levi''<ref>[http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/cronaca/scatto/scatto/scatto.html Scattone dal carcere alla cattedra insegna storia e filosofia al liceo], ''La Repubblica'', 6 ottobre 2005.</ref>, e in anni successivi come [[insegnante]] supplente di [[discipline umanistiche|materie umanistiche]] in altri licei.<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/09/30/marta-russo-scattone-fara-il-professore-di-liceo-supplente-di-storia-fino-a-giugno/1138377/ ''Marta Russo, Scattone farà il professore di liceo: supplente di storia fino a giugno'']</ref><ref>[http://www.ilgiornale.it/news/scattone-lotta-studentescacritica-prof-assassinoma-alunni.html ''Scattone, Lotta Studentesca critica il prof: "Un assassino" Ma i genitori degli studenti si oppongono: "Un ottimo insegnante"'']</ref>
Scattone rifiutò di confessare il delitto e preferì andare in carcere per finire di scontare il periodo rimanente (rimarrà a [[carcere di Rebibbia|Rebibbia]] per circa 5 mesi). Ferraro sconterà il resto della pena ai domiciliari.<ref>[http://cinquantamila.corriere.it/storyTellerThread.php?threadId=SCATTONE+Giovanni Giovanni Scattone - Biografia]</ref> Il pg Antonio Marini dichiara che ''«volevamo che i giudici scrivessero soltanto tre parole: "sono stati loro", cioè che fosse riconosciuta la responsabilità di Scattone e Ferraro»''.<ref>[http://www.repubblica.it/2003/l/sezioni/cronaca/marta/marta/marta.html ''Marta Russo, Scattone e Ferraro condannati anche in Cassazione'']</ref> La famiglia di Marta Russo si disse soddisfatta della conclusione, accettando la tesi dell'omicidio colposo.


==Cultura==
Sia Salvatore Ferraro<ref>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/210000/206565.xml?key=Federica+Fantozzi&first=1281&orderby=1&f=fir&dbt=arc ''Salvatore Ferraro ora lavora in Parlamento. Condannato per la morte di Marta Russo, ha scontato la pena. Collabora con Capezzone alla commissione Attività produttive''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925075253/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/210000/206565.xml?key=Federica+Fantozzi&first=1281&orderby=1&f=fir&dbt=arc |data=25 settembre 2015 }}</ref> sia Giovanni Scattone annunciarono la volontà di chiedere la revisione del processo<ref>{{Cita web |url=http://archivio.panorama.it/archivio/Scattone-e-Ferraro-pene-ridotte-ma-confermate |titolo=''Scattone e Ferraro: pene ridotte ma confermate'' |accesso=9 aprile 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150414135403/http://archivio.panorama.it/archivio/Scattone-e-Ferraro-pene-ridotte-ma-confermate |dataarchivio=14 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>, cosa ribadita da Scattone nel [[2011]]<ref>[http://magazine.excite.it/risarcimento-marta-russo-stabilito-un-un-milione-N73584.html ''Marta Russo, stabilito il risarcimento di un milione di euro'']</ref> I legali dei due imputati avevano presentato già nel [[1999]] due ricorsi separati alla [[Corte Europea per i Diritti dell'Uomo]] per varie violazioni, tuttora pendenti, contestando in particolare<ref>[https://web.archive.org/web/20151120071822/http://archiviostorico.corriere.it/1999/dicembre/27/Ferraro_Scattone_seconda_vita_attesa_co_10_9912279079.shtml''Ferraro e Scattone, la seconda vita in attesa dell'appello'']</ref><ref name=rico/>:
===Cinema e televisione===
* carcerazione lunga
* La miniserie televisiva ''Morte di una ragazza perbene'' (1999) si ispirò vagamente all'omicidio di Marta Russo.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/08/13/si-ispira-al-caso-marta-russo-morte.html ''Si ispira al caso Marta Russo Morte di una ragazza perbene il film tv che Luigi Perelli sta girando a Belgrado'']</ref>
* pressioni psicologiche ai testimoni
* piste alternative non seguite
* il contraddittorio in aula negato tra testimoni a carico e testimoni a discarico (in seguito al rifiuto di contrapporre, in un pubblico dibattito, Gabriella Alletto a Laura Cappelli e Serenella Armellini, ecc.)

La Cassazione decise anche di non comminare pene accessorie, cancellando l'interdizione all'insegnamento per Scattone. Gli viene quindi accordata la [[riabilitazione (diritto)|riabilitazione penale]], a decorrere dal giorno della fine della pena, con revoca dell'interdizione dai pubblici uffici e restituzione dei diritti civili e politici.<ref name=conferma/>

Nel luglio [[2005]] Giovanni Scattone accusò il giornalista [[Paolo Occhipinti]] e la [[Rcs MediaGroup|RCS]] di violazione del diritto della personalità per un articolo sul settimanale ''[[Oggi (rivista)|Oggi]]'', che riteneva diffamatorio, ma perse la causa, con addebito a suo carico delle spese processuali.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2005/luglio/28/Negato_risarcimento_Giovanni_Scattone_co_10_050728031.shtml|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150604045656/http://archiviostorico.corriere.it/2005/luglio/28/Negato_risarcimento_Giovanni_Scattone_co_10_050728031.shtml|titolo=Negato risarcimento a Giovanni Scattone|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Redazione online|data=28 luglio 2005|accesso=24 febbraio 2013|urlmorto=sì|dataarchivio=4 giugno 2015}}</ref>

Fu respinta anche la richiesta di 750.000 euro all'Università da parte di Gabriella Alletto.<ref>[https://web.archive.org/web/20151220211528/http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/17/Alletto_chiede_alla_Sapienza_750_co_0_031017066.shtml ''La Alletto chiede alla Sapienza 750 mila euro per pagare i legali'']</ref>

Durante il processo alcuni testimoni a discarico (Marcucci, Basciu, Urilli, La Porta) furono denunciati per favoreggiamento (ma saranno tutti assolti), mentre un'amica di Ferraro fu minacciata di denuncia per [[apologia di reato]] per aver indossato in aula una maglietta in suo favore dove si denunciava il processo come "ingiustizia".<ref>[http://archivio.agi.it/articolo/8e04773422c10c6f7e721632457a1f62_19980420_marta-russo-fuori-amica-ferraro-per-slogan-su-maglietta/?query=omicidio_di_marta_russo Marta Russo: fuori amica Ferraro per "slogan" su maglietta] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151222091143/http://archivio.agi.it/articolo/8e04773422c10c6f7e721632457a1f62_19980420_marta-russo-fuori-amica-ferraro-per-slogan-su-maglietta/?query=omicidio_di_marta_russo |data=22 dicembre 2015 }}</ref> I pm, inoltre, querelarono per diffamazione alcuni giornalisti e opinionisti (tra cui [[Giovanni Valentini (giornalista)|Giovanni Valentini]]); saranno però prosciolti in istruttoria.<ref name=tavola/>

Nel [[2010]], il deputato [[Daniele Capezzone]], che aveva seguito il caso - definendolo "caso di giustizia [[Situazione kafkiana|kafkiana]] (cioè italiana)"<ref>[http://old.radicali.it/view.php?id=42980 ''Scattone. Capezzone: spero che finisca accanimento contro di lui'']</ref> -, fu condannato per diffamazione, per aver definito "teppistico" il comportamento dei magistrati, parlando di "testimoni minacciati".<ref>{{Cita news|url=http://www.repubblica.it/politica/2010/02/12/news/capezzone_condannato-2271230/|titolo=Definì 'teppista' un magistrato Capezzone condannato in Cassazione|pubblicazione=[[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] |giorno=12|mese=02|anno=2010|accesso=13 febbraio 2010}}</ref>

Nel maggio [[2011]] la XIII Sezione del Tribunale Civile di Roma, presieduta dal giudice Roberto Parziale, condannò Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro al risarcimento di un milione di euro (più di 900.000 per Scattone e circa 20.000 per Ferraro) ai familiari di Marta Russo - i genitori, Donato e Aureliana, e la sorella Tiziana - e al pagamento delle spese giudiziarie e detentive, stabilendo inoltre che La Sapienza non può essere ritenuta responsabile della morte della ragazza. Il solo Ferraro<ref>[http://notizie.radicali.it/articolo/2012-12-06/editoriale/condannati-preventivi-una-galleria-degli-orrori ''"Condannati preventivi": una galleria degli orrori''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150925205426/http://notizie.radicali.it/articolo/2012-12-06/editoriale/condannati-preventivi-una-galleria-degli-orrori |data=25 settembre 2015 }}</ref> fu condannato a versare all'università 28 mila euro come risarcimento dei danni di immagine.<ref>{{cita web|url=http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_05/marta-russo-risarcimento_0fe5484a-7760-11e0-a006-4d571262b3cd.shtml|titolo=Morte di Marta Russo, Scattone e Ferraro dovranno risarcire la famiglia|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Redazione online|data=5 maggio 2011|accesso=24 febbraio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150926004114/http://www.corriere.it/cronache/11_maggio_05/marta-russo-risarcimento_0fe5484a-7760-11e0-a006-4d571262b3cd.shtml|dataarchivio=26 settembre 2015}}</ref> In tale occasione, Scattone chiese pubblicamente a Gabriella Alletto di ritrattare la testimonianza, vista la prescrizione di un'eventuale calunnia.

Nell'aprile [[2013]] la Corte di Cassazione confermò il risarcimento delle spese del giudizio e della detenzione carceraria per € 300.468 a carico di Ferraro e a favore dello Stato italiano, motivando la sentenza con le circostanze che «il soggetto non si trova in stato di indigenza» e che «l'adempimento non comporta uno squilibrio del suo bilancio tale da precludere il suo recupero e il reinserimento sociale»<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/19/marta-russo-cassazione-conferma-oltre-300mila-euro-di-spese/568738/ Fonte: Il Fatto Quotidiano, 18.04.2013, "Marta Russo, Cassazione conferma oltre 300mila euro di spese"]</ref>.

== Teorie e piste alternative ==
Da subito emersero piste alternative che continuarono a essere proposte in seguito, mettendo in discussione la [[verità processuale]].
;Criminalità, politica locale e scambio di persona

Lo scambio di persona era già stato ipotizzato nelle prime indagini. All'inizio si indagò anche sul passato del padre di Jolanda, Renato Ricci, funzionario del [[Ministero della Giustizia]], responsabile degli appalti nel Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria (Dap) e già vicedirettore del [[carcere di Rebibbia]], nonché, secondo alcune fonti giornalistiche<ref name=valentinimauro/>, dirigente locale di [[Alleanza Nazionale]].<ref name=":0" /><ref name=valentinimauro>Mauro Valentini, ''Marta Russo. Il mistero della Sapienza'', p. 23</ref> Il padre di Jolanda aveva dichiarato di aver ricevuto alcune telefonate anonime,<ref name=donati>{{Cita news|autore = Flavio Haver|titolo = ''Donati gli organi di Marta. Il padre di Jolanda: "Colpirmi? Potevano farlo senza problemi"''|pubblicazione = Corriere della Sera|data = 13 maggio 1997|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20151222090805/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/14/Donati_gli_organi_Marta_co_0_9705145835.shtml|dataarchivio = 22 dicembre 2015}}</ref> con minacce dirette proprio alla ragazza.<ref name=valentini>{{Cita web|autore = Enrico Ratto|url = http://www.pedro.it/webs/alternews/segnalazioni/martaRusso.htm|titolo = Caso Marta Russo: Intervista a Giovanni Valentini|accesso = 15 ottobre 2014|data = |citazione = Giovanni Valentini è editorialista della "Repubblica", ha diretto "L’Europeo" e poi "L’Espresso". È autore del libro "Il mistero della Sapienza - il caso Marta Russo" (Baldini & Castoldi).}}</ref> Contemporaneamente, un altro esponente della destra romana, Enzo Ricci (non imparentato con Renato Ricci), suggerì che sua figlia (anch'ella somigliante a Marta Russo) poteva essere stata nel mirino di estremisti di sinistra. Si era infatti già parlato di ritorsioni per la vittoria alle elezioni studentesche, con accuse di brogli, dei candidati di AN.<ref>[http://archivio.agi.it/articolo/37525ae5b2e5c62e5a959dfa2f967063_19990324_marta-russo-le-piste-alternative-scartate-dalla-polizia/ ''Marta russo: le "piste alternative" scartate dalla polizia''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151222152143/http://archivio.agi.it/articolo/37525ae5b2e5c62e5a959dfa2f967063_19990324_marta-russo-le-piste-alternative-scartate-dalla-polizia/ |data=22 dicembre 2015 }}</ref> La Procura di Roma non fece inizialmente menzione del fatto che Renato Ricci era stato tra gli indiziati principali dei pestaggi avvenuti il 12 luglio [[1972]] nel carcere di cui era vicedirettore.<ref name=":0">{{Cita news|autore = Flavio Haver|titolo = "Colpita per errore, il bersaglio era l'amica"|pubblicazione = Corriere della Sera|data = 13 maggio 1997|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20151222155739/http://archiviostorico.corriere.it/1997/maggio/13/Colpita_per_errore_bersaglio_era_co_0_9705136520.shtml|dataarchivio = 22 dicembre 2015}}</ref><ref>{{Cita news|autore = Anonimo|titolo = Per il massacro di Rebibbia incriminati il direttore e i vice direttori|pubblicazione = [[Lotta Continua (quotidiano)|Lotta Continua]]|data = 29 luglio 1972|urlarchivio = http://www.fabrizioscottoni.it/archivio/OCR-PDF-compressi/LC1_1972_07_29.pdf|citazione = Il direttore del carcere di Rebibbia, il gendarme dottor Giovanni Castellano, i suoi due vicedirettori, Vincenzo Barbera e Renato Ricci, (che avevano presenziato di persona al pestaggio dei detenuti per accertarsi che le botte andassero a segno), alcuni sottufficiali e numerose guardie carcerarie, sono stati indiziati del reato di lesioni per aver sottoposto più di 45 detenuti al massacro di botte e di manganellate della notte del 12 luglio scorso. Ieri un avvocato ha sporto denuncia al magistrato perché il detenuto da lui difeso è in fin di vita in conseguenza delle botte ricevute quella notte.}}</ref>

Venne ipotizzata una [[vendetta]] trasversale contro la famiglia del funzionario<ref name=":0"/>, che avesse per obiettivo Jolanda Ricci in quanto figlia di Renato (oppure per un motivo personale), con la Russo colpita per errore data la vicinanza e la somiglianza da lontano (entrambe le ragazze avevano i capelli tinti di biondo e un vestito simile).<ref name=":0"/> La pista, ventilata anche dallo stesso Renato Ricci<ref name=":0"/>, venne dopo poco abbandonata dagli inquirenti.<ref name=psic>{{Cita pubblicazione|autore = Cinzia Palopodi|titolo = Psicologia della Testimonianza: Il caso Marta Russo|rivista = Tesi di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche|url = http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/10TESI(Psicologiadellatestimonianza).pdf|accesso = 15 ottobre 2014|p = 6|editore = Istituto MEME}}</ref>

Per quanto riguarda propriamente la [[criminalità organizzata]] ci furono alcune ipotesi:
* il citato scambio di persona con Jolanda Ricci (per colpire indirettamente Renato Ricci, a causa di qualcosa collegato al lavoro del funzionario penitenziario)<ref name=":0"/>;
* lo scambio con la figlia di un testimone sotto protezione messinese, frequentante sotto falso nome il corso di filosofia del diritto tenuto da [[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]]; la giovane affermò di essere stata nel mirino di killer [[mafia|mafiosi]].<ref name=comitato2/> La ragazza e suo padre sostennero che il delitto era una tentata ritorsione della criminalità (l'uomo, un imprenditore di Messina, aveva denunciato i boss locali per avergli estorto molto denaro causandogli la perdita di due supermercati di sua proprietà<ref name=pezz>{{cita|Pezzuto|}}: «I sicari sarebbero giunti dal Sud per attuare una vendetta trasversale contro suo padre, un imprenditore che aveva denunciato per estorsione e usura i criminali mafiosi che gli avevano tolto fino all’ultima lira e che si erano impossessati dei suoi due supermercati [...] Il verbale però viene inoltrato alla Procura di Roma perché competente sul caso e viene archiviato».</ref>), e che ci sarebbe stata una confusione causata da una forte somiglianza nel fisico e nei capelli biondi.<ref name=psic/>
{{citazione|I boss ci hanno rintracciato anche a Roma. Per l’agguato potrebbero aver scelto l’Università dove quasi ogni giorno io percorrevo lo stesso tragitto fatto da Marta.|Testimonianza della studentessa messinese.<ref name=pezz/>}} Grazie alla denuncia dell'uomo i due capomafia locali Luigi Sparacio e la suocera Vincenza Settineri (deceduta nel 2009) furono arrestati per la prima volta.<ref name=linkiesta>[http://www.linkiesta.it/it/article/2017/05/16/marta-russo-un-caso-in-cui-il-garantismo-e-fuori-luogo/34183/ Marta Russo, un caso in cui il garantismo è fuori luogo]</ref> I titolari dell'inchiesta tuttavia non ritennero verosimile l'ipotesi, sebbene gli investigatori della [[Direzione nazionale antimafia|Procura Nazionale Antimafia]] non la ritenessero totalmente "incompatibile"<ref name=haver1>[https://web.archive.org/web/20151030140038/http://archiviostorico.corriere.it/1999/febbraio/23/Volevano_colpire_non_Marta_Russo_co_0_9902232244.shtml Flavio Haver, ''"Volevano colpire me, non Marta Russo"'']</ref>; come raccontato dal quotidiano ''La Sicilia'', si rivolse nuovamente nel 1999 ai giudici antimafia e al sostituto procuratore Carmelo Petralia, asserendo che era solita passare in quel vialetto. I giudici, non rilevando "nulla di nuovo", passarono per competenza la denuncia alla procura romana che archiviò nuovamente<ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/marta/mafia/mafia.html ''Nel caso Marta Russo spunta una pista mafiosa'']</ref><ref>[http://www.zonedombra.com/component/content/article/38-contro-informazione/113-marta-russo-ipotesi-altrenative.html ''Marta Russo: le ipotesi alternative'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/02/23/magistrati-non-passo-mai-nel-vialetto.html ''I magistrati: "Non passò mai nel vialetto"'']</ref>; in alternativa la pista coinvolgente un'altra sosia, una ragazza di Frosinone, la cui famiglia fu minacciata da criminali locali; queste due piste sono state approfondite e riproposte dal giornalista [[Vittorio Pezzuto]] nel 2017, ma non c'è stata alcuna ripercussione giudiziaria.<ref>[http://www.panorama.it/news/in-giustizia/marta-russo-un-libro-una-nuova-ipotesi-sulla-morte/ Marta Russo: una nuova ipotesi sulla morte]</ref>
* un'ipotesi di un avvertimento mafioso-terroristico all'Università o alla politica, nello stile della [[strage di via dei Georgofili]]<ref name=comitato2/> o che l'obiettivo fosse il figlio di un poliziotto che partecipò ai primi soccorsi<ref>[http://www.nuovasocieta.it/primo-piano/una-nuova-pista-per-lomicidio-di-marta-russo/ ''Una nuova pista per l'omicidio di Marta Russo?'']</ref>, il testimone Roberto Lastrucci (segretario del [[Partito Democratico della Sinistra|PDS]] universitario minacciato da elementi di estrema destra), o un misterioso personaggio con una [[Mercedes]] rossa<ref name=tam/>;
* l'idea che Marta Russo possa essere stata colpita solo perché si trovava sulla traiettoria di un altro bersaglio, in particolare in mezzo ad un presunto regolamento di conti o un fuoco incrociato legato al [[traffico di droga]] e allo spaccio - specie di [[cocaina]] - intorno all'Università.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/03/14/misteri-del-delitto-di-marta-il.html ''I misteri del delitto di Marta. Il teorema del caso. Marta due killer senza movente'']</ref><ref name=valentiniin/>

È stato obiettato che la mafia non avrebbe usato una calibro 22, ma in alcuni delitti è risultato invece l'utilizzo di tale proiettile da parte dei sicari di [[Cosa nostra]] (es. omicidio di [[Beppe Alfano]]). Per la pista della criminalità organizzata furono ascoltati anche alcuni "[[pentitismo|pentiti]]", ma non emerse nulla<ref name=haver1/>; alcuni anni dopo un ergastolano per fatti di mafia, Pasquale De Feo<ref>[https://urladalsilenzio.wordpress.com/tag/giovanni-scattone/ ''Diario di Pasquale De Feo 22 ottobre – 21 dicembre''], blog Urla dal Silenzio</ref>, e l'ex membro della [[Banda della Magliana]] [[Antonio Mancini (criminale)|Antonio Mancini]] (collaboratore nel [[Emanuela Orlandi|caso Orlandi]]) hanno espresso a livello personale la loro convinzione dell'innocenza di Scattone, senza però portare prove a sostegno.<ref>«Piuttosto, ascolti bene [...] le verità processuali non sono mai quelle storiche. Penso a quel poveretto, Scattone, che non vogliono che insegni al liceo, quando secondo me non c'entra neanche con il delitto all'università e, comunque, ha scontato l'intera pena» (da [https://web.archive.org/web/20151208092050/http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/15_settembre_27/accattone-l-inchiesta-orlandi-l-archiviazione-illogica-e338788e-6545-11e5-b742-179fcf242c96.shtml ''L'Accattone e l'inchiesta Orlandi: «L'archiviazione è illogica»''])</ref>

;Testimonianze alternative

Ci furono alcune piste derivate da una lettera anonima e alcune deposizioni riguardo a persone sospette. La missiva fu spedita all'avvocato Coppi, era firmata "una dipendente dell'università" e parlava di un "portico"<ref name=piste/>, concludendo ''«Hanno sparato da lì, ho paura di farmi avanti»''.<ref name=piste/>
Le testimonianze riguardavano il piano superiore di Giurisprudenza e il sottopassaggio interno: Felicia Proietti parla di un «ragazzo di altezza media, con i capelli ondulati e qualcosa in mano, che uscì dal bagno di diritto pubblico<ref name=piste>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/12/04/marta-piste-alternative-tra-missive-testimoni.html ''Marta, piste alternative tra missive e testimoni'']</ref>», mentre Elisabetta Antonini Andreozzi, assistente di Diritto penale, di un «ragazzo alto forse un metro e 78, con capelli castani sfilzati a ciocche e lunghi sul collo longilineo», che correva nel tunnel con un giaccone.<ref name=rico>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Ricorso%20Scattone.htm Ricorso di Giovanni Scattone alla CEDU] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20150518081305/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Ricorso%20Scattone.htm |data=18 maggio 2015 }}</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/09/10/marta-uno-sparo-dal-tunnel.html ''Marta, uno sparo dal tunnel'']</ref> Andreozzi denunciò nei giorni seguenti il pedinamento da parte di un uomo, identificato con un sessantaseienne incensurato.<ref name=alibi2/> Al piano terra dello stesso edificio fu rinvenuto nello stesso giorno del delitto e dentro una scatola, un giaccone blu scuro come quello descritto, su cui furono rinvenuti residui chimici compatibili con la polvere da sparo (particella di piombo-bario, come quelle dell'aula 6, ma senza antimonio).<ref name=altro>[https://web.archive.org/web/20151031230459/http://archiviostorico.corriere.it/1997/luglio/18/Marta_ora_spunta_altro_uomo_co_0_970718539.shtml ''Marta, ora spunta un altro uomo'']</ref><ref name=rico/> Secondo una studentessa, nel ''«bagno delle donne, accanto all'aula sei [...] c'era un uomo, sui 35 anni, che rovistava nei cestini e guardava sotto i lavandini (...) ha cercato di aprire la porta che dà sul bagno»''. Indossava una ''«giacca nera plastificata [...] a mezza coscia, con fasce laterali sottili di color arancione fosforescente...Sarà stato 1,90. I capelli erano castani chiari, mossi sotto le orecchie»''.<ref name=brogi>[https://web.archive.org/web/20151222164913/http://archiviostorico.corriere.it/1998/ottobre/08/superteste_basta_confessate_co_0_9810082629.shtml ''La superteste: "Basta, confessate"'']</ref>

Altre testimonianze indicano il bagno disabili di Statistica, preso in considerazione anche dalle perizie balistiche per la traiettoria e la presenza del controsoffitto in lana di vetro. Uno studente di 22 anni raccontò alla redazione del ''[[Il Giornale|Giornale]]'' di essere entrato nel bagno disabili di Statistica dove avrebbe scorto «un giovane alto e bruno appoggiato alle vetrate dell'ingresso di scienze statistiche»: {{citazione|Un ragazzo vestito con un giubbotto jeans. Aveva una sacca rossa a tracolla e indossava un paio di occhiali scuri. Secondo me, faceva finta di guardarsi allo specchio. Come se avesse voluto aspettare che io me ne andassi per restare solo. Dopo un po' sono uscito e, qualche secondo più tardi, ho sentito lo sparo.<ref name=comitato2/><ref name=nipr/>}} Si accertò comunque che il bagno si poteva chiudere da dentro incastrando la maniglia della porta con la “cipolla” della doccia, che fu trovato fuori posto dalla polizia; le chiavi erano state rubate tempo prima e chiunque sarebbe potuto entrare nei locali.<ref name=caso/> Lo studente Leoni raccontò di avere chiuso la finestra (la cosiddetta "finestra 7") poco prima dello sparo; un testimone oculare del delitto, Andrea Ditta, spiegò di aver visto invece la finestra socchiusa subito dopo.<ref name=nipr/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/13/arresto-eccellente-per-marta.html ''Arresto eccellente per Marta'']</ref> Un verbale della questura del maggio 1997<ref>[https://mobile.twitter.com/emilioftorsello/status/642352354541633537/photo/1 Fotografia del documento reso pubblico]</ref> affermava che il bagno era usato come una postazione di tiro, forse durante le ore notturne: ''«il più accreditabile luogo da cui è stato esploso il colpo è stato il bagno per handicappati della Facoltà di Scienze Statistiche [...] la linea di tiro ideale (...) due scalfiture sul muro a pochi metri di distanza dalla medesima porta dimostrano e confermano come anche in precedenza all'evento delittuoso, e probabilmente dallo stesso punto di fuoco, sono stati sparati dei colpi»''. Sotto il davanzale vi era una «piastra metallica con vite» e la finestra aveva una grata.<ref name=caso/>

;La ditta delle pulizie
La Digos concluse il rapporto dicendo che ''«in conclusione, si può asserire che la mancanza di un bersaglio coincide logicamente con la responsabilità dell'azione di uno dei dipendenti della ditta che potrebbe aver agito senza un preciso scopo omicidiario»''.<ref>{{cita|Valentini 2016|p.34}}.</ref>
Ci fu infatti il ritrovamento, nella notte di domenica 11 maggio 1997, di alcune cartucce in un locale dell'Istituto di [[Fisiologia]] utilizzato proprio dagli inservienti delle pulizie.<ref name=":0" /> La Polizia aveva effettuato numerose perquisizioni presso gli uffici e i locali della ditta di pulizie ''Pul.Tra'', rinvenendo “bossoli e parti di armi”.<ref name=caso/> A casa di uno dei dipendenti vengono trovati tre fucili, una carabina ad aria compressa, pistole giocattolo e una rivoltella a salve modificate per accogliere anche cartucce calibro .22, buste e confezioni di cartucce. Negli armadietti vengono ritrovati anche silenziatori rudimentali artigianali. Viene fatta richiesta di intercettazioni, ''"ritenendo estremamente probabile coinvolgimento medesimi in episodio criminoso"'', secondo il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Nicolò D'Angelo.<ref name=caso/> I dipendenti vennero interrogati e i loro armadi perquisiti, ipotizzando contrasti di lavoro o uno sparo accidentale, ma risultarono estranei.<ref name=caso/><ref name=":0" /> Marta Russo fu colpita vicino alla porta d'ingresso di un magazzino da dove uscivano appunto i dipendenti nel giorno di paga; gli inquirenti pensarono che uno di loro avesse tentato di uccidere un collega (un'altra ipotesi era che avessero voluto fare uno scherzo a un collega che si trovava nel vialetto in bicicletta, sparando con una pistola a salve o modificata, ma avrebbero invece esploso un colpo vero per errore), ipotesi poi sostenuta dall'avvocato di Scattone nei processi d'appello.<ref name=donati/><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/10/15/marta-russo-ultima-verita.html Giovanni Valentini, ''Marta Russo, l'ultima verità'']</ref> Si accerta per loro dichiarazione e tramite intercettazioni ambientali che si esercitavano talvolta a sparare nel locale.<ref>{{cita|Valentini 2016|pp.35-36}}.</ref> Su nessuno dei dipendenti viene però effettuata la prova dello stub<ref name=stub/>, ma i loro alibi sembrano reggere e nessuno era di turno al lavoro.<ref name=stub>{{cita|Valentini 2016|p.35}}.</ref>

Alcuni indagati lamentarono aggressioni fisiche da parte di poliziotti della questura, e almeno due di loro erano considerati degli appassionati di armi, come risulta anche dalle intercettazioni: ''«Quale pistole? Embè la pistola mica ha sparato. Fanno prove eh? Sulla pistola... M'ha tirato tutti i capelli... Hanno trovato quei c... di proiettili. (...) I proiettili! Ti ricordi quando Ovidio ha sparato dentro il magazzino? (...) hanno trovato i bossoli? (...) C'era Tirelli quando hanno trovato il bossolo, m'ha detto di chi è il bossolo? Chi l'ha messo? Io ho detto ci è cascato»''.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/06/28/assassino-di-marta-libero-noi.html ''"L'assassino di Marta è libero e a noi ci ammazzano di botte"'']</ref><ref name=stub/>

;Il bibliotecario di Lettere

Il primo indagato ufficiale fu il citato bibliotecario di Lettere ed ex portavalori, Salvatore Carmelo "Rino" Zingale<ref name=zingale>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/13/bibliotecario-mano-armata.html ''Bibliotecario a mano armata''], su ''la Repubblica'', 13 febbraio 1998</ref> (trovato in possesso di armi e munizioni e accusato di girare armato<ref name=caso/>).<ref>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/settembre/16/verita_contraddizioni_una_borghesuccia_piccola_co_0_9809169760.shtml Giuseppe D'Avanzo, ''La verità e le contraddizioni di una "borghesuccia piccola piccola"'']</ref> Le intercettazioni della Pul. Tra si riferivano inoltre a un dipendente appassionato di armi, identificato dagli inquirenti in Zingale.<ref name=comitato2/><ref>{{cita|Valentini 2016|pp.36-37}}.</ref>

Il suo nome fu poi fatto da una telefonata anonima, risultata provenire da un tecnico del dipartimento di Energetica, che lo conosceva perché qualche volta il bibliotecario l'aveva visitato in laboratorio, interessandosi dei [[tornio|torni]] di precisione e chiedendo se potesse permettergli di fabbricare dei bossoli artigianali e un silenziatore, cosa confermata anche da due testimonianze considerate attendibili.<ref>{{cita|Valentini 2016|p.37}}.</ref><ref name=comitato2/><ref name=zingale/> Zingale risultò possedere 6 pistole, una delle quali calibro 22 e una grande quantità di munizioni.<ref name=comitato2/> Inoltre aveva in casa diverse foto e schede di giovani ragazze (dategli da un amico titolare di un'agenzia per modelle), una delle quali somigliante a Marta Russo.<ref>[http://archivio.agi.it/articolo/9441066d6a04403704e4aa5a4a6ef2da_19990413_marta-russo-pm-nessun-complotto-contro-imputati/?query=rai_storia&year=1998 ''Marta Russo, pm: "Nessun complotto contro gli imputati"''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151222150354/http://archivio.agi.it/articolo/9441066d6a04403704e4aa5a4a6ef2da_19990413_marta-russo-pm-nessun-complotto-contro-imputati/?query=rai_storia&year=1998 |data=22 dicembre 2015 }}</ref> Gli inquirenti ipotizzarono anche un litigio, degenerato<ref name=comitato2/>, tra lui e un suo amico, il citato Francesco Liparota, nella biblioteca della sede Filosofia del diritto, dove l'uomo aveva lavorato in precedenza, prima di essere trasferito a Lettere.<ref name=comitato2/> Le armi erano regolarmente denunciate, ma il porto d'armi era stato ottenuto mediante una falsa dichiarazione lavorativa.<ref name=comitato2/>

Zingale venne scagionato il 6 giugno<ref name=comitato2/>, poiché provvisto di un alibi e per il fatto che la calibro 22 detenuta non aveva sparato di recente, non essendo inoltre ritenuta compatibile.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/22/quella-pistola-non-ha-sparato.html?ref=search ''"Quella pistola non ha sparato"'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/05/mostro-sbattuto-in-prima-pagina.html?ref=search ''"Mostro sbattuto in prima pagina"'']</ref> Gli inquirenti si erano inoltre concentrati sull'aula assistenti di Filosofia del diritto, mentre lui lavorava alla Biblioteca di Storia Greca, presso Lettere<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/05/28/giallo-dell-universita-parla-uno-degli-indagati.html GIALLO DELL' UNIVERSITA' PARLA UNO DEGLI INDAGATI 'LA MIA VITA STRAVOLTA ... ']</ref>, dove fu intravisto da alcuni studenti nei momenti dell'omicidio; in seguito anche due colleghi dissero che intorno alle 11:40-11:50 era nel suo ufficio, fornendo un alibi. Zingale venne però condannato, con patteggiamento, a un anno di reclusione con la [[sospensione condizionale della pena|condizionale]], per i reati di [[Falso (ordinamento penale italiano)|falso]] in atto pubblico e violazione della legge sul porto d'armi.<ref name=parente/><ref name=crono>[http://www.caffeeuropa.it/attualita/38Russo-Lettipervoi.html ''Cronologia del caso Marta Russo'']</ref>

;Il terrorismo

L'ipotesi terrorista fu sostenuta subito come possibile, essendo il 9 maggio l'anniversario dell'uccisione di [[Aldo Moro]], poi abbandonata dalla procura e ripresa dai legali di Scattone, dallo stesso Scattone e anche da Liparota dopo l'assoluzione.<ref name=liparota2/> Il citato bagno disabili di Statistica fu preso in considerazione anche dagli inquirenti e dai periti del tribunale; a fine ottobre 2003, poco prima della sentenza definitiva la difesa di Scattone indicò alla stampa la presenza sul luogo e nel giorno del delitto di un dipendente di un'altra impresa di pulizie<ref name=sostiene/> (nelle stanze usate dagli addetti di aziende di pulizia furono ritrovati bossoli e armi modificate), la ''Team Service'' prima e la ''Smeraldo'' poi<ref name="archiviostorico.corriere.it">[https://web.archive.org/web/20151221031024/http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/27/secondo_covo_delle_nuove_vicino_co_10_031027009.shtml ''«Il secondo covo delle nuove Br vicino al metrò»'']</ref>, risultato poi appartenente alle [[Nuove Brigate Rosse]], [[Paolo Broccatelli]]<ref name=sostiene>[http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/105000/100274.xml?key=Maria+Zegarelli&first=2101&orderby=1&f=fir ''Sostiene Scattone: ci sono i brigatisti dietro il caso Marta Russo. Condannato da tre Corti, torna a parlare l'ex assistente di filosofia. Dice: Broccatelli lavorava alla Sapienza come addetto alle pulizie e quel giorno era in servizio''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304094953/http://cerca.unita.it/ARCHIVE/xml/105000/100274.xml?key=Maria+Zegarelli&first=2101&orderby=1&f=fir |data=4 marzo 2016 }}</ref> (in seguito condannato per [[associazione sovversiva]], ha scontato circa 9 anni di carcere), studente di Statistica con pochi esami alla laurea; lavorava anche nei locali dove si trovava il bagno disabili di Statistica, indicato da alcuni testimoni e dalla perizia del prof. [[Carlo Torre (medico)|Carlo Torre]] (assieme alle finestre pianterreno di filosofia del diritto) come possibile fonte dello sparo.<ref name=casamassima>Pino Casamassima, ''Il libro nero delle Brigate Rosse'', [https://books.google.it/books?id=bPLNu8brGQUC&pg=PT237&dq=libro+nero+brigate+rosse+paolo+broccatelli&hl=it&sa=X&ved=0CCoQ6AEwAGoVChMI_Iqf4fioxwIVRdEUCh25WQX2#v=onepage&q=libro%20nero%20brigate%20rosse%20paolo%20broccatelli&f=false estratto]</ref> Con Broccatelli furono arrestati tra gli altri nell'inchiesta diretta dallo stesso Italo Ormanni (che tuttavia non trovò prove che potessero collegare i due casi), un presunto telefonista e [[Federica Saraceni]] (figlia dell'avvocato, deputato ed ex magistrato [[Luigi Saraceni (politico 1937)|Luigi Saraceni]]). Oltre al bagno, i presunti brigatisti avrebbero avuto anche libero accesso ad altri luoghi indicati dalla perizia come possibile punto dello sparo, come lo spogliatoio dipendenti al pianterreno e l'aula informatica.<ref name=giovacchino/><ref name=mastrogiacomo>[[Daniele Mastrogiacomo]], [http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/05/14/la-stessa-polvere-da-sparo-dall-aula.html ''La stessa polvere da sparo dall'aula 6 fino a Marta'']</ref><ref name=casamassima/> I titolari dell'inchiesta sulle Nuove BR (tra cui lo stesso Italo Ormanni) ritengono che Broccatelli si trovasse a quell'ora nell'aula di informatica ma con altri studenti (fu però impossibile verificarlo, dato che dall'aula furono sottratti alcuni dischetti ed il registro delle presenze<ref name=nipr/>), mentre doveva dedicarsi al "ripasso bagni" la mattina e la sera<ref name="archiviostorico.corriere.it"/>; Paolo Broccatelli è stato quindi considerato estraneo all'omicidio dagli investigatori.<ref name=broccatelli1/>

Questa accusa (Broccatelli non ha comunque mai sporto querela per [[diffamazione]], né è mai stato ufficialmente sospettato) venne però criticata anche da alcuni innocentisti come [[calunnia|calunniosa]].<ref name=giovacchino>Rita Di Giovacchino, ''Il libro nero della Prima Repubblica'', Fazi, pag. 214 e segg.</ref><ref name=broccatelli1>[https://web.archive.org/web/20140912030020/http://archiviostorico.corriere.it/2003/ottobre/31/giudice_croce_accuse_Scattone_alle_co_0_031031119.shtml Paolo Mieli, ''Il giudice in croce e le accuse di Scattone alle Br'']</ref><ref>[http://www.dirittodicritica.com/2011/05/06/marta-russo-scattone-ferraro-19681/ Emilio Fabio Torsello, ''Marta Russo, Scattone e Ferraro condannati in sede civile. L'inchiesta, le ipotesi, la sentenza'']</ref><ref name=gregoretti2>[http://www.marcogregoretti.it/misteri/9-maggio-1997-marta-russo-22-anni-viene-uccisa-mentre-passeggia-con-unamica-alluniversita-di-roma-il-mio-articolo-sul-numero-otto-di-quarto-grado-magazine-in-edicola-fino-a-martedi-7-luglio/ Marco Gregoretti, ''9 maggio 1997. Marta Russo, 22 anni, venne uccisa mentre passeggiava con un'amica all'Università di Roma'', Quarto Grado Magazine]</ref>

Un possibile obiettivo del terrorismo - ipotesi avanzata subito - fu individuato nel professor Cesare Marongiu Buonaiuti (come affermato, in seguito, anche dallo stesso Scattone<ref name=broccatelli1/>), storico del cristianesimo moderno e titolare della cattedra di [[Storia della Chiesa]] alla facoltà di [[Scienze politiche]], nonché frequentatore occasionale dell'[[Istituto affari internazionali]], un ''[[think tank]]'' colpito da un fallito attentato brigatista nel 2001<ref>Allo sbaglio nella mira (causa disturbo o problema alle armi) si sarebbe potuto anche sommare lo scambio di persona, volendo colpire il guidatore dell'auto di Marongiu Buonaiuti, credendo vi fosse dentro un'altra persona, e colpendo invece Marta Russo che all'ultimo momento (a causa dell'apertura di una porta) si sarebbe spostata bruscamente. Riguardo sempre al terrorismo, Marongiu (che si era occupato anche dei rapporti tra Stati comunisti e chiese nella sua opera) aveva da poco partecipato anche ad un convegno nel quale era ospite e relatore Gianni Bonvicini, politologo e direttore dell'[[Istituto affari internazionali]], obiettivo dei [[Nuclei Iniziativa Proletaria Rivoluzionaria]] (un gruppo di fiancheggiatori e "aspiranti brigatisti", come il parallelo Organismi Rivoluzionari Combattenti che fu diffidato dalle stesse Nuove BR dall'usarne il nome (cfr. [http://www.dirittodicritica.com/2011/06/24/organismi-br-brigate-rosse-banelli-22340/ Emilio Fabio Torsello, ''Organismi”, l'organizzazione parallela alle Nuove Brigate Rosse '']) nell'attentato fallito di via Brunetti ([[2001]]). Tuttavia non sono stati trovati elementi a sostegno della tesi che qualche brigatista credesse che in quella vettura vi fosse in realtà Bonvicini o [[Massimo D'Antona]], e che volesse fare un attentato dimostrativo nell'anniversario dell'uccisione di Moro (9 maggio 1978).</ref>; egli passava in automobile a passo d'uomo nel vialetto quando il proiettile colpì Marta Russo e fu uno dei primi soccorritori.<ref name=pizz>[https://web.archive.org/web/20151119183435/http://archiviostorico.corriere.it/1997/giugno/16/Uccisa_Marta_sono_andati_festeggiare_co_0_97061617198.shtml ''Uccisa Marta sono andati a festeggiare'']</ref><ref name=nipr>[http://www.libbra.it/ancestralia/ancestralia4.htm ''Giallo Marta Russo: atto terroristico?'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/02/04/caso-marta-ai-raggi-auto-del.html?ref=search Caso Marta, ai raggi X l'auto del prof]</ref> Il pm Lasperanza, pur affermando la colpevolezza di Scattone, sostenne che era possibile e ''"indifferente colpire Marta Russo, o la sua amica Jolanda Ricci o il prof. Marongiu"''.<ref>[http://archivio.agi.it/articolo/3dcb29cfffb0aaa12a0f4772fa14a8d8_19990413_marta-russo-pm-uccisa-premeditatamente-2/ Marta russo: pm, "uccisa premeditatamente" (2)] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160204100755/http://archivio.agi.it/articolo/3dcb29cfffb0aaa12a0f4772fa14a8d8_19990413_marta-russo-pm-uccisa-premeditatamente-2/ |data=4 febbraio 2016 }}</ref> Lasperanza (che non si occupò dell'inchiesta sulle nuove BR) respinse già nel 1999 l'accusa di non aver voluto battere altre piste dopo l'arresto degli imputati, lanciata più volte dai legali di Scattone.<ref>[http://archivio.agi.it/articolo/9441066d6a04403704e4aa5a4a6ef2da_19990413_marta-russo-pm-nessun-complotto-contro-imputati/ Marta russo: pm, "nessun complotto contro imputati"] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151225070759/http://archivio.agi.it/articolo/9441066d6a04403704e4aa5a4a6ef2da_19990413_marta-russo-pm-nessun-complotto-contro-imputati/ |data=25 dicembre 2015 }}</ref>

Un'altra ipotesi è che fosse partito un colpo accidentale mentre qualcuno provava la mira dalla postazione, in quanto un errore non sarebbe stato rivendicato. Non risulta che nessun supposto terrorista sia mai stato sospettato, né che le loro armi calibro 22 siano state confrontate col proiettile.<ref name=nipr/>

;La pistola
Nel febbraio [[1998]], una pistola leggermente arrugginita calibro .22<ref name=ruggine>[http://archiviostorico.corriere.it/1998/febbraio/05/Caso_Russo_arrugginita_pistola_murata_co_0_9802057295.shtml ''Caso Russo: arrugginita la pistola murata'']</ref>, con il colpo in canna<ref name=pistola>[http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=/golpdf/uni_1998_02.pdf/03INT03A.pdf&query=maria%20zegarelli ''Trovata la pistola che ha ucciso Marta? Una calibro 22 nascosta nel Rettorato''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304102025/http://archiviostorico.unita.it/cgi-bin/highlightPdf.cgi?t=ebook&file=%2Fgolpdf%2Funi_1998_02.pdf%2F03INT03A.pdf&query=maria%20zegarelli |data=4 marzo 2016 }}</ref>, venne rinvenuta casualmente in un bagno maschile del Rettorato, sotto la sede della [[Biblioteca universitaria Alessandrina|Biblioteca Alessandrina]]<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/03/una-calibro-22-all-universita.html ''Una calibro 22 all'Università'']</ref>; all'idraulico che la rinvenne partì accidentalmente un colpo.<ref name=pistola/> In un bagno del Rettorato, annesso a un ripostiglio per le pulizie, un testimone affermò anche di aver visto la scheda tecnica di una pistola, qualche giorno prima del delitto.<ref name=caso/><ref>[http://www.dirittodicritica.com/2012/05/09/marta-russo-testimonianza-37965/ ''Caso Marta Russo, la testimonianza: “Nel bagno del Rettorato la scheda tecnica di una pistola”'']</ref>

La pistola arrugginita con la matricola abrasa<ref name=pistola/> non era - secondo una sommaria analisi della polizia - stata usata negli ultimi anni, e si trovava in un'intercapedine, avvolta in un berretto di lana; forse era lì da alcuni anni, e venne per ciò confrontata, senza esito, con il proiettile che a suo tempo aveva ucciso [[Giorgiana Masi]]; secondo indiscrezioni la pistola poteva essere appartenuta a membri dell'[[Autonomia Operaia]].<ref name=nessuno>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/03/25/periti-le-prove-negate-nessuno-sparo.html ''I periti e le prove negate Nessuno sparò dall'aula 6'']</ref><ref>{{collegamento interrotto|1=[http://carta.ilmessaggero.it/hermes/19980423/01_NAZIONALE/9/D.htm ''L'arma del delitto potrebbe confermare che ad uccidere la ragazza fu l'autonomo Fabrizio Nanni. Giorgiana Masi, si cerca la pistola''] |date=gennaio 2018 |bot=InternetArchiveBot }}</ref> I periti ipotizzarono all'inizio come arma una pistola "Bernardelli" a canna lunga con silenziatore, in seguito cambiando idea sulla tipologia precisa<ref name=silen>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/01/13/il-killer-di-marta-sparo-col-silenziatore.html ''Il killer di Marta sparò col silenziatore'']</ref>, ipotizzando una pistola a canna lunga per il [[tiro a segno|tiro sportivo]], [[.22 Long Rifle]]<ref name=cronaca/>; la pistola ritrovata era compatibile col proiettile ma era una [[Beretta serie 70|Beretta a canna corta]]. Secondo i periti la ruggine era troppa per essersi formata in nove mesi, a meno che non fosse arrugginita già nel maggio 1997 (ma il proiettile non aveva ruggine), e scartarono la Beretta.<ref name=ruggine/> Per motivi tecnici venne evitata l'analisi approfondita dell'arma, chiesta da difesa e accusa. C'erano inoltre piccole differenze nelle tracce delle rigature della canna sui proiettili e non venne trovato alcun silenziatore.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/10/stop-ai-test-sulla-beretta-trovata-alla.html ''Stop ai test sulla Beretta trovata alla Sapienza'']</ref> Per un test sicuro, sarebbero occorse prove di sparo per le quali serviva il restauro della pistola, rimasta col carrello bloccato.<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/21/marta-non-fu-uccisa-con-la-beretta.html ''Marta non fu uccisa con la Beretta 22'']</ref>

;Il cecchino solitario

Qualcuno ha ipotizzato il [[profilazione criminale|profilo criminale]] di un [[cecchino]] [[psicopatico]], forse [[serial killer|seriale]].<ref name=valentiniin>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/I%20misteri%20del%20delitto.htm Giovanni Valentini, ''I misteri del delitto di Marta - Controinchiesta'' (Prima puntata)] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160304142233/http://www.webalice.it/guido.vitiello/I%20misteri%20del%20delitto.htm |data=4 marzo 2016 }}</ref><ref name=lavorino>[http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2001/12/07/Cronaca/MARTA-RUSSO-DETECTIVE-LAVORINO-ORA-INDAGINI-A-TUTTO-CAMPO_132900.php MARTA RUSSO: DETECTIVE LAVORINO, ORA INDAGINI A TUTTO CAMPO. "COLPO MORTALE DA BAGNO DISABILI, COLPEVOLE UNO 'STRAGISTA'" ]</ref><ref name=definit>[https://webcache.googleusercontent.com/search?q=cache:JB51GRv2X4wJ:www.serialkiller.it/public/contenuti_documenti/Sentenza_Marta.doc+&cd=1&hl=it&ct=clnk&gl=us ''Il caso Marta Russo: una condanna definitiva'']</ref> Per il criminologo Lavorino il colpo era ''«partito dal bagno dei disabili e si è fratturato nella testa della povera ragazza perché è stato intagliato prima. Il colpevole è un soggetto psicopatico, una personalità inadeguata che voleva uccidere qualcuno ad effetto dimostrativo. Non un serial killer, ma uno stragista»''.<ref name=lavorino/> Nel 2001 si verificò un caso simile in via Trastevere, quando una religiosa, suor Piera Lucia Sonnetti, venne ferita al collo e a un polmone da un proiettile calibro .22, forse sparato da un'arma silenziata; il colpevole non venne mai individuato. Il caso è stato talvolta avvicinato a quello di Marta Russo.<ref name=definit/><ref>[http://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2001/04/30/SA304.html ''Suora colpita come Marta Russo Roma, sparo in viale Trastevere. La donna in ospedale: non è grave'']</ref> Sono stati fatti paragoni anche con omicidi irrisolti dalle modalità somiglianti, come quello del detective Duilio Saggia Civitelli (1995) alla stazione ostiense e del fotografo Daniele Lo Presti (2010) sul Lungotevere, uccisi da un colpo alla nuca di piccolo calibro, forse proprio calibro .22; anche in questi casi, come accaduto a Marta Russo, all'inizio i soccorritori pensarono ad un malore.<ref name=cronaca/><ref>[http://roma.repubblica.it/cronaca/2013/03/01/news/l_omicidio_del_fotografo_dei_vip_quattro_piste_per_un_delitto-53642059/ ''L'omicidio del fotografo dei vip: quattro piste per un delitto'']</ref>

;Altre teorie

Altre teorie e ipotesi furono:
* un colpo accidentale partito ad una persona sconosciuta nel maneggiare un'arma, magari ritrovata casualmente da un operaio durante le ristrutturazioni di alcuni locali (facendo l'esempio del colpo partito all'idraulico che trovò la citata Beretta)<ref name=caso/><ref>[http://www.francescoluna.com/?p=224 Francesco Luna, ''Quando finirà il calvario di Giovanni Scattone?'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/02/05/le-nuove-piste-la-ruggine-un-berretto.html ''Le nuove piste: la ruggine e un berretto di lana nero'']</ref>;
* un colpo (i difensori di Scattone paventeranno l'impistaggio o il depistaggio di copertura) sparato da un "agente" o "[[poliziotto]] in borghese", oppure da una [[guardia di sicurezza privata|guardia del corpo]], da un docente o altri dipendenti o studenti.<ref name=comitato2/><ref name=complotto/><ref name=definit/>
* vennero vagliati subito possibili moventi personali<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/07/09/marta-il-corvo-scrive-un-affare.html ''Marta, il Corvo scrive: "è un affare di sesso"'']</ref>, o legati a scandali del mondo universitario e dell'ateneo romano<ref>[https://web.archive.org/web/20151219174611/http://archiviostorico.corriere.it/2003/luglio/19/Alla_Sapienza_scatta_anche_indagine_co_10_030719009.shtml ''Alla Sapienza scatta anche l'indagine interna'']</ref><ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2003/07/18/quella-facolta-dal-30-frode-marta-russo.html ''Quella facoltà dal 30 e frode a Marta Russo'']</ref>, nel caso in cui la vittima o l'amica Jolanda avessero visto cose "scomode" e volessero denunciarle, o vi fosse il risentimento di qualcuno contro di loro.<ref name=gregoretti2/>

== Eventi successivi ==

* Nel settembre 2003 Salvatore Ferraro cominciò a lavorare come sceneggiatore per teatro e cinema, oltre che nel campo musicale.<ref name="havefer">{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2003/settembre/24/Ferraro_cinema_Esperto_per_serial_co_10_030924005.shtml|titolo=Ferraro si dà al cinema. «Esperto» per un serial killer|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Haver Flavio|data=24 settembre 2003|accesso=23 febbraio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20151222145249/http://archiviostorico.corriere.it/2003/settembre/24/Ferraro_cinema_Esperto_per_serial_co_10_030924005.shtml|dataarchivio=22 dicembre 2015}}</ref><ref>[http://www.errorigiudiziari.com/io-killer-innocente-di-marta-russo-ora-metto-in-scena-la-cattiva-giustizia/ ''Io, killer innocente di Marta Russo ora metto in scena la cattiva giustizia'']</ref> Nel 2005 finì di scontare la pena ai domiciliari; è inoltre divenuto un militante del [[Partito Radicale (Italia)|Partito Radicale]], tra i dirigenti dell'[[Radicalismo in Italia#Il Detenuto Ignoto|Associazione "Il Detenuto Ignoto"]], e fu anche collaboratore esterno della Camera dei deputati dal 2006 al 2008, retribuito da [[Daniele Capezzone]], allora Presidente della Commissione Attività Produttive.<ref name="havefer" />

== Controversie ==

* Nel 2011, scontata interamente la pena con 6 mesi di sconto, prima in carcere (giugno 1997-giugno 1999, con un periodo di 6 mesi ai domiciliari, ancora in carcere dal 2003 al 2004), poi ai [[affidamento in prova|servizi sociali]] (2004-2006), Giovanni Scattone ottenne una supplenza in storia e filosofia presso il [[Liceo scientifico statale Camillo Cavour|liceo scientifico Cavour]] di Roma, dove aveva studiato Marta Russo, generando pareri contrastanti tra insegnanti, genitori e studenti riguardo alla sua riammissione all'insegnamento.<ref>[http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/11/25/news/scattone_nella_scuola_di_marta_russo_la_preside_devo_obbedire_alla_legge-25578084/?ref=HREC1-7 Fonte: La Repubblica, 26.11.2011, "Scattone nella scuola di Marta Russo. La madre: «Non dovrebbe educare i giovani»"]</ref><ref>[http://www.ansa.it/web/notizie/videostory/primopiano/2011/11/29/visualizza_new.html_12161927.html Fonte: Ansa,29.11.2011,"La mamma di un'allieva di Scattone",]</ref> Dopo un periodo di polemiche mediatiche accese, ripetutesi nel 2014 e nel 2015, Scattone decise di abbandonare l'incarico, nonostante fosse la sua principale fonte di sostentamento.<ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/01/Scattone_Rinuncio_alla_cattedra_co_10_111201008.shtml|titolo=Scattone: «Rinuncio alla cattedra»|editore=''[[Il Corriere della Sera]]''|autore=Fregonara Gianna|data=26 novembre 2011|accesso=24 febbraio 2013|urlmorto=sì|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150626140205/http://archiviostorico.corriere.it/2011/dicembre/01/Scattone_Rinuncio_alla_cattedra_co_10_111201008.shtml|dataarchivio=26 giugno 2015}}</ref> Tornò poi a insegnare filosofia nel liceo ''Primo Levi''<ref>[http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/cronaca/scatto/scatto/scatto.html Scattone dal carcere alla cattedra insegna storia e filosofia al liceo], ''La Repubblica'', 6 ottobre 2005.</ref>, e in anni successivi come [[insegnante]] supplente di [[discipline umanistiche|materie umanistiche]] in altri licei.<ref>[http://www.ilgiornale.it/news/scattone-lotta-studentescacritica-prof-assassinoma-alunni.html ''Scattone, Lotta Studentesca critica il prof: "Un assassino". Ma i genitori degli studenti si oppongono: "Un ottimo insegnante"'']</ref> Nel 2015 ottenne, con regolare concorso, una cattedra fissa di psicologia, ma fu spinto nuovamente alla rinuncia e al licenziamento dalle furiose polemiche.<ref>{{Cita web|url = http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/10/giovanni-scattone-rinuncia-alla-cattedra-il-docente-condannato-per-lomicidio-marta-russo/2023865/|titolo = Giovanni Scattone, rinuncia alla cattedra il docente condannato per l’omicidio Marta Russo|accesso = 10 settembre 2015|data = 10 settembre 2015|editore=IlFattoQuotidiano.it}}</ref>

* Per buona parte di coloro che seguirono il processo, la conclusione fu considerata insoddisfacente, tale da far entrare il caso nei misteri della storia italiana.<ref name="caso" /><ref name="armati" /> Vittorio Pezzuto ha definito la condanna uno "scheletro spolpato", usando come analogia la vicenda del pescatore de ''[[Il vecchio e il mare]]'' di [[Ernest Hemingway|Hemingway]], per cui la procura ha ottenuto un trofeo simbolico, dopo alcuni fallimenti in celebri casi insoluti avvenuti a Roma (es. [[delitto di via Carlo Poma]]).<ref>{{cita|Pezzuto|}}: “Nel 1997 dopo gli omicidi non risolti di Alberica Filo Della Torre, Simonetta Cesaroni, Antonella Di Veroli, Giuseppina Nicoloso, procura e questura di Roma sono al punto più basso. La morte di Marta Russo scatena la voglia di rivincita. La procura imbocca una sola pista, piuttosto fragile, e trascura le altre. Il risultato finale – in Cassazione – è uno scheletro spolpato: manca il movente del delitto, manca l’arma, mancano le conferme dei periti chimico-balistici e dei tabulati telefonici, si sgretolano i riscontri, emergono folli pressioni sui testimoni, cade la presunta correità dei docenti"</ref> Secondo [[Giovanni Valentini (giornalista)|Giovanni Valentini]], la condanna per omicidio colposo a Scattone con il semplice favoreggiamento a Ferraro - pene scontate in gran parte come carcere preventivo - fu una sorta di compromesso (assieme ai vari proscioglimenti) tra una vera condanna per omicidio volontario e un'assoluzione, qualcosa di paragonabile alla vecchia formula processuale dell'[[insufficienza di prove]] o formula "dubitativa".<ref name="caso" /><ref name="armati" /><ref>[http://www.webalice.it/guido.vitiello/Condanna%20senza%20prove.htm Giovanni Valentini, ''Condanna senza prove''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20151222180523/http://www.webalice.it/guido.vitiello/Condanna%20senza%20prove.htm |data=22 dicembre 2015 }}, la Repubblica, 15 settembre 1999</ref><ref>[http://www.repubblica.it/online/fatti/martarusso/valenti/valenti.html Giovanni Valentini, ''Il processo ingiusto'', 2 giugno 1999]</ref> Questa tesi è sempre stata respinta dalla procura e dalla famiglia Russo.

== Cultura di massa ==
=== Cinema e televisione ===
* La miniserie televisiva ''Morte di una ragazza perbene'' (1999), liberamente ispirata all'omicidio di Marta Russo.
* ''Al di là di ogni ragionevole dubbio'' di Franco ed Enrico Carrozzino (2001), documentario su Salvatore Ferraro
* ''Al di là di ogni ragionevole dubbio'' di Franco ed Enrico Carrozzino (2001), documentario su Salvatore Ferraro
* ''[[Delitti (programma televisivo)|Delitti]]: L'enigma di Marta Russo'' (2011) [[docu-fiction]] di History Channel, episodio della quinta stagione
* ''Delitti: L'enigma di Marta Russo'' (2011) [[docu-fiction]] di [[History Channel]]
===Letteratura===

=== Letteratura ===
* [[Aldo Nove]], ''Marta Russo'', racconto contenuto nel volume ''[[Superwoobinda]]'' (1998)
* [[Aldo Nove]], ''Marta Russo'', racconto contenuto nel volume ''[[Superwoobinda]]'' (1998)
* Diego Paszkowski, ''Tesi su un omicidio'', postfazione di [[Giancarlo De Cataldo]], Fanucci, 2004 - romanzo ispirato alla storia di Marta Russo ma ambientato in [[Argentina]]
* Diego Paszkowski, ''Tesi su un omicidio'', postfazione di [[Giancarlo De Cataldo]], Fanucci, 2004 - romanzo ispirato alla storia di Marta Russo ma ambientato in [[Argentina]]
* Salvatore G. Santagata, ''La segretaria e l'onorevole'', Pellegrini, 2004 - Nel romanzo, ambientato nel 1997, viene brevemente ricordato il delitto di Marta Russo, in particolare la ritrattazione di Francesco Liparota
* Giuseppe Ruggeri, ''L'ovale perfetto'', A e B, 2014

=== Teatro ===
* ''Giovani cannibali'' (1998), regia di [[Pino Quartullo]], contenente il monologo tratto dal raccolto citato di Aldo Nove
* ''Una giornata qualunque'' (2010), di Simone Farina, molto liberamente ispirato alla vicenda di Marta Russo, proponendo una lettura simile alla cosiddetta pista alternativa sulle Nuove BR; il dramma è incentrato principalmente sul dolore privato del padre della vittima e sul rapporto instaurato con uno dei killer, dopo averlo rapito per scoprirne il vero movente<ref>[http://genova.mentelocale.it/43547-7876-una-giornata-qualunque-al-teatro-garage-ispirato-all-omicidio-di-marta-russo/ '''Una giornata qualunque' al Teatro Garage, ispirato all'omicidio di Marta Russo'']</ref>

=== Musica ===

* ''Marta'', canzone di Mauto contenuta nell'album Cosa Cambia (2012).


== Note ==
== Note ==
{{Note strette}}
{{references}}


== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore=[[Giovanni Valentini (giornalista)|Giovanni Valentini]] | titolo=Il mistero della Sapienza. Il caso Marta Russo | anno=1999 | editore=Baldini e Castoldi|cid=Valentini 1999 }}
* {{cita libro | Giovanni | Valentini | Il mistero della Sapienza. Il caso Marta Russo | 1999 | Baldini e Castoldi }}
* {{cita libro | autore1=Aldo Musci|autore2= Marco Minicangeli| titolo=Malaroma. Guida al lato oscuro della città eterna| anno=2000 |editore=Castelvecchi|cid=Musci-Minicangeli, pp.43-47}}
* {{cita libro |autore1= [[Alberto Beretta Anguissola]]|autore2=[[Alessandro Figà Talamanca]] | titolo=La prenderemo per omicida. Caso Marta Russo: il dramma di Gabriella Alletto | anno=2001 | editore=Koinè }}
* {{cita libro | Marco | Catino | Sociologia di un delitto. Media, giustizia e opinione pubblica nel caso Marta Russo | 2001 | Luca Sossella | Roma }}
* [[Piergiorgio Strata]], ''«Parere pro veritate» presentato nel «processo Marta Russo»'', 1999, [http://www.piergiorgiostrata.net/wp-content/uploads/2014/09/Parere_MARTA_RUSSO.pdf testo]
* {{cita libro | autore=[[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]] | titolo=Il dito contro. Memoriale del processo per l'assassinio di Marta Russo | anno=2001 |editore=Avagliano|altri=prefazione di [[Vittorio Feltri]]}}
* {{cita libro | Piergiorgio| Strata | La strana coppia. Il rapporto mente-cervello da Cartesio alle neuroscienze| 2014| Carocci}}
* {{cita libro |autore1= [[Alberto Beretta Anguissola]]|autore2=[[Alessandro Figà Talamanca]] |altri = prefazione di [[Giovanni Sabbatucci]] |titolo=La prenderemo per omicida. Caso Marta Russo: il dramma di Gabriella Alletto | anno=2001 | editore=Koinè| cid=Beretta Anguissola-Figà Talamanca}}
* {{cita libro | autore=Marco Catino | titolo=Sociologia di un delitto. Media, giustizia e opinione pubblica nel caso Marta Russo | anno= 2001 |città=Roma| editore= Luca Sossella |cid=Catino 2001}}
* {{cita libro | autore=[[Salvatore Ferraro (1967)|Salvatore Ferraro]] | titolo=Il dito contro. Memoriale del processo per l'assassinio di Marta Russo | anno=2001 |editore=Avagliano|altri=prefazione di [[Vittorio Feltri]]|cid=Ferraro 2001}}
* {{cita libro | Rita | Di Giovacchino | Il libro nero della Prima Repubblica | 2005 | Fazi }}
* {{cita libro | Rita | Di Giovacchino | Il libro nero della Prima Repubblica | 2005 | Fazi }}
* {{cita libro | Sabina |Marchesi | I processi del secolo. Enigmi, retroscena, orrori e verità in trenta casi giudiziari italiani da Gino Girolimoni a Marta Russo| 2008 |Olimpia}}
* {{cita libro |autore1= [[Massimo Picozzi]]|autore2=[[Carlo Lucarelli]] | titolo=La nera. Storia fotografica di grandi delitti italiani dal 1946 a oggi| anno=2008 | editore=Mondadori | cid=Picozzi-Lucarelli 2008}}
* {{cita libro |autore1= [[Massimo Picozzi]]|autore2=[[Carlo Lucarelli]] | titolo=La nera. Storia fotografica di grandi delitti italiani dal 1946 a oggi| anno=2008 | editore=Mondadori }}
* {{cita libro | Nino | Luca | Parentopoli. Quando l'università è affare di famiglia | 2009 | Marsilio}}
* {{cita libro | Nino | Luca | Parentopoli. Quando l'università è affare di famiglia | 2009 | Marsilio}}
* {{cita libro |autore= [[Ferdinando Imposimato]] | titolo=L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici | anno=2009 | editore=Giuffrè}}
* [[Pino Casamassima]], ''Il libro nero delle Brigate Rosse'', Newton Compton, 2011
* {{cita libro |autore= Annalisa Chirico | titolo=Condannati preventivi. Le manette facili di uno Stato fuorilegge | anno=2012| editore=Rubbettino}}
* {{cita libro |autore= Annalisa Chirico | titolo=Condannati preventivi. Le manette facili di uno Stato fuorilegge | anno=2012| editore=Rubbettino}}
* {{cita libro |autore= [[Mauro Valentini (giornalista)|Mauro Valentini]]| titolo= Marta Russo. Il mistero della Sapienza| anno=2016| editore=Sovera edizioni|cid=Valentini 2016}}
* {{cita libro |autore= [[Vittorio Pezzuto]]| titolo= Marta Russo. Di sicuro c'è solo che è morta. Una sconvolgente inchiesta a vent'anni dall'omicidio| anno=2017| editore=Amazon.it|cid=Pezzuto}}
* Tiziana Russo, ''Marta Russo. Vent'anni senza te'', Associazione Marta Russo, 2017
* Tommaso Gazzolo, ''La colpa dell’intellettuale'', [[Mondoperaio]], n. 6/2017, pp. 40 ss.


== Voci correlate ==
==Voci correlate==
* [[Giorgiana Masi]]
*[[Processo mediatico]]
* [[Giovanni Scattone]]
*[[Giorgiana Masi]]
* [[Paolo Broccatelli]]
*[[Paolo Broccatelli]]
* [[Processo mediatico]]
*[[Giovanni Scattone]]
* [[Salvatore Ferraro (1967)]]
*[[Salvatore Ferraro]]
* [[Università La Sapienza]]
*[[Università La Sapienza]]
* [[Verità processuale]]

== Altri progetti ==
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== Collegamenti esterni ==
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* {{cita web|http://www.martarusso.org/|Associazione Marta Russo}}
*[http://www.martarusso.org/ Associazione Marta Russo]
* {{cita web|http://www.federscherma.it/62-news-importate/news-secondarie/24980-una-stella-per-marta-sabato-a-roma-la-14esima-edizione-dell-evento-di-scherma|Una stella per Marta - Federazione Italiana Scherma}}
*[http://www.federscherma.it/62-news-importate/news-secondarie/24980-una-stella-per-marta-sabato-a-roma-la-14esima-edizione-dell-evento-di-scherma Una stella per Marta - Federazione Italiana Scherma]
*[http://giovanniscattone.blogspot.it/2012/03/lopinione-del-professor-sabbatucci.html ''L'opinione del prof. Sabbatucci'', riportata sul blog di Giovanni Scattone] - articolo dello storico [[Giovanni Sabbatucci]]
* {{cita web|http://www.eius.it/giurisprudenza/2004/116.asp|Sentenza definitiva della Cassazione del 2003}}
*[http://www.webalice.it/guido.vitiello/ Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro]
* [http://www.radioradicale.it/scheda/104810/105282-registrazione-audio-della-videocassetta-contenente-linterrogatorio-di-gabriella Registrazione dell'interrogatorio di Gabriella Alletto (11 giugno 1997)], da [[Radio Radicale]]
*[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/ Misteri d'Italia: Il caso Marta Russo]
* [https://www.youtube.com/watch?v=eCrjNVfcY0o Video di una piccola parte dell'interrogatorio di Gabriella Alletto], disponibile su [[YouTube]]
* {{cita web|http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/|Misteri d'Italia: Il caso Marta Russo}}
*[http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/11Assassinosconosciuo.pdf ''Assassino sconosciuto''] - la versione di Giovanni Scattone (uno dei due condannati in via definitiva), da ''L'Europeo'', n. 3, 2007
*[http://www.webalice.it/guido.vitiello/letterascattone.htm Lettera di Giovanni Scattone ai giudici della Cassazione]

=== Siti e articoli critici ===
* {{cita web|url=http://www.misteriditalia.it/altri-misteri/marta%20russo/10TESI%28Psicologiadellatestimonianza%29.pdf|autore=Cinzia Palopodi|titolo=Psicologia della testimonianza: il caso Marta Russo|editore=Istituto Meme}}
* [http://www.cinquantamila.it/storyTellerArticolo.php?storyId=0000002236692''Assassino sconosciuto''] di [[Giovanni Scattone]] (la versione di uno dei condannati in via definitiva), su ''L'Europeo'', n. 3, 2007 (riportata in Misteri d'Italia)
* {{cita web|http://www.dirittodicritica.com/tag/marta-russo/|Articoli del sito ''Diritto di critica'', con approfondimenti sulla pista brigatista}}
* [http://www.liberoquotidiano.it/news/italia/11828717/Tutta-la-verita-sull-omicidio-di.html Vittorio Pezzuto, ''Tutta la verità sull'omicidio di Marta Russo''], su ''[[Libero (quotidiano)|Libero]]'', 16 settembre 2015
* [http://www.affaritaliani.it/roma/venti-anni-fa-il-delitto-marta-russo-questo-libro-non-s-ha-da-pubblicare-410778.html Venti anni fa il delitto Marta Russo. "Questo libro non s'ha da pubblicare"]
* [http://www.loralegale.eu/lassassinio-di-marta-russo-ancora-un-colpevole-senza-volto-il-caso-ai-raggi-x/ Alessandra Severi, Wilma Ciocci, ''L’assassinio di Marta Russo. Ancora un colpevole senza volto. Il caso ai raggi X'']


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Targa in ricordo di Marta Russo all'Università La Sapienza di Roma

Marta Russo (Roma, 13 aprile 197514 maggio 1997) e stata una studentessa di giurisprudenza all'Università La Sapienza di Roma, fu vittima di un omicidio compiuto all'interno della Città universitaria il 9 maggio 1997, quando la ragazza, che era ventiduenne, fu ferita a morte da un colpo di pistola, morendo cinque giorni dopo in ospedale.

L'omicidio fu al centro di un complesso caso giudiziario, oggetto di grande copertura mediatica alla fine degli anni novanta, sia per il luogo in cui era stato perpetrato, sia per la difficoltà delle prime indagini, che non riuscivano a delineare un movente, oltre che per l'intervento di personalità politiche nel caso.

Nel 2003 furono condannati in via definitiva, sulla base di una testimonianza molto contestata[1] e di alcuni rilievi scientifici non univoci e talvolta dubbi[2][1], due assistenti universitari di filosofia del diritto, Giovanni Scattone, per omicidio colposo aggravato, e Salvatore Ferraro per favoreggiamento e porto abusivo di arma da fuoco, i quali si sono sempre professati innocenti. Il terzo indagato, Francesco Liparota, venne assolto dall'accusa di favoreggiamento dalla Corte di Cassazione lo stesso anno.

Dinamica del delitto

La mattina del 9 maggio 1997, alle ore 11:42 circa, Marta Russo, studentessa di giurisprudenza ed ex campionessa regionale di scherma[3], fu raggiunta alla testa da un proiettile calibro 22, non scamiciato e composto da solo piombo[1], mentre, insieme all'amica Jolanda Ricci, percorreva un vialetto all'interno della Città Universitaria, tra le facoltà di Scienze Statistiche, Scienze Politiche e Giurisprudenza. Il proiettile penetrò alla nuca, dietro l'orecchio sinistro, spezzandosi in undici frammenti che causarono danni cerebrali irreversibili. I testimoni parlarono di un colpo attutito, come sparato da un'arma col silenziatore, secondo alcuni una carabina, secondo altri una pistola, come verrà detto nel processo. La ragazza fu trasportata al vicino Policlinico Umberto I, dove arrivò in coma; il 13 maggio i medici constatarono la morte cerebrale[4] e il 14 maggio venne staccata la spina ai macchinari che la tenevano in vita. I genitori e la sorella decisero di donarne gli organi.[5]

La salma di Marta Russo riposa nel Cimitero del Verano di Roma.

Le indagini

La Città Universitaria di Roma, sede dell'Università La Sapienza, in una foto del 1938

A causa della complessità della scena del delitto, per ricostruire la dinamica degli eventi si dovette ricreare virtualmente il cortile dell'università con una videocamera laser tridimensionale unica in Italia, in possesso della Facoltà di Architettura dell'Università degli studi di Ferrara e in uso ai tecnici del NubLab[6] / DIAPREM[7]. Gli scanner 3D, utilizzati abitualmente per rilevare l'architettura storica in funzione del restauro, permisero in questo caso di realizzare un modello estremamente preciso e completo come base per le perizie[8]. Questa ricostruzione è stata tuttavia criticata da alcuni esperti di armi, come, alcuni anni dopo, l'ex magistrato Edoardo Mori; egli afferma che le perizie non potevano sostenere con certezza che il colpo partì da una precisa stanza (l'aula 6, piuttosto che il bagno di cui si parlò da subito da parte di alcuni periti, poi licenziati), scrivendo anche che a causa degli errori forensi, a suo dire commessi, si focalizzò l'attenzione sul luogo sbagliato come punto di partenza del colpo. A seconda della posizione della testa della vittima, si potevano infatti ricostruire diverse traiettorie.[9][10][11]

La pista terroristica e della criminalità organizzata

Subito dopo l'omicidio, la particolarità del luogo dove era avvenuto, la coincidenza con gli anniversari della morte di Aldo Moro (9 maggio 1978) e di Giorgiana Masi[12] (studentessa vittima di proiettile vagante durante una manifestazione a Roma, il 12 maggio 1977) e la clamorosa vittoria della destra nelle elezioni delle rappresentanze studentesche tenute il giorno precedente all'omicidio ma anche nel mese di aprile[13], resero plausibile la tesi dell'agguato terroristico a sfondo politico, ipotesi abbandonata perché né Marta Russo né l'amica Jolanda Ricci, erano iscritte a partiti o movimenti politici, se si escludeva la teoria dello scambio di persona.[3]

C'erano state comunque minacce ventilate di terrorismo nei giorni precedenti e seguenti, anche con informative di SISMI e SISDE[14], dal terrorismo rosso (risultato poi presente in alcuni ambienti della Sapienza) e nero al separatismo[15] fino al terrorismo islamista, che cominciava una campagna di attentati nel mondo e aveva nel mirino Roma e il Giubileo del 2000.[16][17][18] Per questi motivi, numerosi docenti, spesso con incarichi politici, hanno la scorta e le guardie di sicurezza e da tempo il commissariato più vicino è situato proprio all'interno della città universitaria. Anche l'ipotesi di una nuova strategia della tensione fu presto abbandonata, come quella della criminalità organizzata, emersa anche in seguito.[19]

L'ipotesi dello scambio di persona

Le indagini iniziali furono ad ampio spettro e scandagliarono il passato di Marta, dei suoi familiari, dell'amica Jolanda e di altri testimoni, come alcuni dipendenti che si stavano recando a prendere la paga mensile.[20]

L'amica Jolanda

Si indagò anche sul passato del padre di Jolanda, Renato Ricci, funzionario del Ministero della Giustizia, responsabile degli appalti nel Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria (Dap) e già vicedirettore del carcere di Rebibbia.[21] Il padre di Jolanda aveva dichiarato di aver ricevuto alcune telefonate anonime,[22] con minacce dirette proprio alla ragazza.[20] La Procura di Roma non fece inizialmente menzione del fatto che Renato Ricci era stato tra gli indiziati principali dei pestaggi avvenuti il 12 luglio 1972 nel carcere di cui era vicedirettore.[23][21]

Venne ipotizzata una vendetta trasversale, un avvertimento della criminalità organizzata (mafia, 'ndrangheta, banda della Magliana, ecc.)[21], rancori personali o un'azione dimostrativa del terrorismo rosso, che avesse per obiettivo Jolanda Ricci in quanto figlia di Renato, e non Marta Russo, colpita per errore data la vicinanza e la somiglianza da lontana (entrambe le ragazze avevano i capelli tinti di biondo e un vestito simile).[21] La pista, ventilata anche dallo stesso Renato Ricci[21], venne subito abbandonata.[24]

Le finestre del primo piano dell'edificio dell'Istituto di Filosofia del Diritto, da dove secondo le perizie più accreditate partì il colpo, viste dalla piazza del Rettorato
La figlia di un testimone sotto protezione

Nel 1999 la figlia di un collaboratore di giustizia messinese minacciato da boss dell'usura legati a Cosa Nostra, frequentante l'università La Sapienza sotto falso nome, affermò di essere stata nel mirino di killer mafiosi che avrebbero rintracciato la famiglia, nonostante il programma di protezione testimoni. La ragazza sostenne che poteva essere lei l'obiettivo per vendetta contro il padre testimone, data una certa somiglianza e i capelli biondi, e non Marta Russo o Jolanda Ricci.[24] Si sarebbe trattato di scambio di persona da parte dei sicari, come avvenuto in altri casi[25]; i pm titolari dell'inchiesta tuttavia non ritennero verosimile l'ipotesi, lasciando cadere questa presunta pista perché la ragazza non si trovava in quella zona dell'università, sebbene gli investigatori della Procura Nazionale Antimafia non la ritenessero totalmente "incompatibile". La giovane si era rivolta ai pm romani poco dopo l'omicidio, per non essere presa in particolare considerazione, poiché nel periodo di Messina avrebbe potuto essere un bersaglio più semplice; si rivolse allora ai giudici antimafia nel 1999, e asserì che era solita passare in quel vialetto, al contrario di quanto affermato dalla procura, e che poteva essere quindi l'obiettivo di un killer appostato quel giorno nel bagno disabili di statistica, anche se quel giorno non vi passò. I giudici passarono però, per competenza, la denuncia alla procura romana che archiviò nuovamente.[26][27][28][29]

Presenza delle Nuove BR alla Sapienza

A fine ottobre 2003, poco prima della sentenza definitiva, uno dei condannati, Giovanni Scattone, rivelò alla Stampa la presenza sul luogo e nel giorno del delitto di un dipendente di un'impresa di pulizie risultato poi appartenente alle Nuove Brigate Rosse, Paolo Broccatelli (che era anche studente), arrestato quell'anno e poi condannato per associazione sovversiva a 9 anni di reclusione, in relazione all'omicidio di Massimo D'Antona (1999), ucciso con una pistola con silenziatore; D'Antona era docente proprio alla Sapienza e i brigatisti avevano seguito a lungo le sue lezioni e i suoi spostamenti, preparando il delitto. Questa accusa venne però criticata anche da alcuni innocentisti.[30][31] Già in passato le Brigate Rosse avevano ucciso all'interno dell'Università, nel caso di Vittorio Bachelet (1980).[32]

Un altro possibile obiettivo fu individuato nel professor Cesare Marongiu Buonaiuti (ipotesi sostenuta in seguito anche dallo stesso Scattone[31]), titolare della cattedra di Storia della Chiesa alla facoltà di Scienze politiche, il quale passava in automobile nel vialetto quando il proiettile colpì Marta Russo.[33] Marongiu (deceduto poi per cause naturali nel 2003), dopo aver visto Marta accasciarsi a terra, scese subito per sincerarsi delle sue condizioni, ed era convinto di averla urtata con la vettura.[34] Sebbene i titolari dell'inchiesta sulle Nuove BR ritengono che Broccatelli si trovasse a quell'ora nell'aula di informatica, uno studente di 22 anni, il giorno successivo all'omicidio, raccontò alla redazione del Giornale di essere entrato nel bagno di Statistica dove avrebbe scorto "un ragazzo con una sacca rossa che fingeva di guardarsi allo specchio, come se avesse voluto aspettare che io me ne andassi". Dopo essere uscito udì lo sparo.[34] Uno dei testimoni al processo raccontò di avere chiuso la finestra del bagno poco prima dello sparo, e poi sarebbe uscito; un testimone oculare del delitto, Andrea Ditta, spiegò di aver visto invece la finestra socchiusa subito dopo il colpo.[35][34]

Aveva destato particolare scalpore il ritrovamento, nella notte di domenica 11 maggio 1997, di alcune cartucce in un locale dell'Istituto di Fisiologia utilizzato proprio dagli inservienti delle pulizie.[21] Interrogati e perquisiti, risultarono estranei alla vicenda.[21] Nel bagno di Statistica vengono trovati residui di presunta polvere da sparo e una pistola arrugginita, mentre nel bagno del Rettorato un testimone affermò di aver trovato la scheda tecnica di una pistola.[36][37] La Polizia effettua numerose perquisizioni presso gli uffici e i locali della ditta di pulizie Pul.Tra, rinvenendo “bossoli e parti di armi”.[36]

A casa di uno dei dipendenti vengono trovati tre fucili, una carabina ad aria compressa, una rivoltella a salve modificata per accogliere proiettili calibro 22, buste e confezioni di proiettili. Negli armadietti vengono ritrovati anche silenziatori rudimentali artigianali. Viene fatta richiesta di intercettazioni, "ritenendo estremamente probabile coinvolgimento medesimi in episodio criminoso", secondo il dirigente della Squadra Mobile di Roma, Nicolò D’Angelo.[38][36]

Il 21 maggio, sul davanzale dell’Aula Assistenti della Istituto di filosofia del diritto, la Polizia Scientifica ritrova una particella di “ferro-bario-antimonio”, indirizzando gli inquirenti ad abbandonare le precedenti indagini sulla ditta di pulizie e su altre persone. La sentenza di Cassazione del 2001 definirà questo fatto come "un errore".[36]

Il colpo esploso "per errore"

Oltre all'ipotesi dello scambio di persona, si parlò di colpo di pistola partito per sbaglio a qualcuno, nel pulire o maneggiare un'arma. Uno dei poliziotti che indagavano avrebbe però commentato, prima ancora di avere qualsiasi conferma e molto prima che venissero fatti i nomi di Scattone e Ferraro: "Secondo noi sono stati due assistenti che cazzeggiavano con una pistola".[36]

Il proiettile recava tuttavia fibre di lana di vetro, mentre le finestre erano invece intatte, e le fibre erano compatibili con quelle del controsoffitto del bagno di Statistica, inizialmente indicato dai testimoni come luogo dello sparo, e non con l'aula 6.[39] La finestra, dalla quale era stato esploso il colpo secondo la scientifica era negli uffici al secondo piano della Facoltà di Giurisprudenza. Gli inquirenti cominciarono a raccogliere testimonianze ma nessuna delle persone nelle stanze superiori venne collegata al terrorismo. Si parlò anche di altri scandali legati al mondo universitario (riemersi in anni seguenti) o di motivi personali.[40]

I difensori paventeranno perfino l'inpistaggio o il depistaggio, per coprire un possibile colpo partito per caso o per imprudenza a un "agente" o "poliziotto in borghese", oppure a una guardia di sicurezza privata o altri, magari presenti sul luogo a causa dell'incremento di sicurezza dovuto alla citata minaccia terroristica.[32]

Ipotesi minoritarie

Nel 2001 si verificò un caso simile a Roma, in via Trastevere, quando una religiosa, suor Piera Lucia Sonnetti, venne colpita al collo da un proiettile calibro 22, forse sparato da un'arma silenziata, che penetrò nei polmoni; la donna sopravvisse, ma il colpevole non venne mai individuato[41]; si ipotizzò un errore o, da parte degli innocentisti sul caso Scattone-Ferraro, la possibile presenza di un cecchino seriale a Roma[42] (spesso coinvolgente anche la lunga catena di omicidi con armi da fuoco irrisolti[43] o varie teorie del complotto[44]), idea peraltro proposta già nel 1997, ma che non ha mai trovato riscontri effettivi.[45][46][47][48][49]

Scattone e Ferraro

Vennero iscritti nel registro degli indagati circa 40 dipendenti e frequentanti l'Università, e venne indiziato all'inizio un bibliotecario di Lettere, Salvatore "Rino" Zingale (trovato in possesso di armi e munizioni e accusato di girare armato[36]), poi scagionato dopo pochi giorni poiché provvisto di un alibi verificato; viene condannato, con patteggiamento, a un anno di reclusione con la condizionale, per il reato di falso.[50][51]

File:Giovanni Scattone.jpg
Giovanni Scattone nel 2003

Furono ascoltati, tra gli altri, una studentessa fuoricorso, Giuliana Olzai, 44 anni (interrogata anche per il suo background famigliare, per sua stessa ammissione è infatti sorella di «due pregiudicati sardi» coinvolti anche nel sequestro di Dante Belardinelli[52] nel 1989[53]), il professor Nicolò Lipari, ex parlamentare democristiano, e soprattutto sua figlia Maria Chiara Lipari, dottoranda, che fece, dopo aver riferito i ricordi in maniera frammentaria, definita "subliminale" e parlando di "atmosfera strana" nell'aula[54], i nomi del professor Bruno Romano, direttore dell'istituto e noto filosofo, che fu arrestato (ai domiciliari) per favoreggiamento e poi presto scagionato (Romano venne difeso dagli avvocati Giulia Bongiorno e Franco Coppi), di Gabriella Alletto, 45 anni, impiegata dell'istituto, di Francesco Liparota, 35 anni, all'epoca usciere della facoltà ma laureato in legge e in procinto di divenire avvocato libero professionista[55], e in seguito di due assistenti universitari, Giovanni Scattone, 29 anni, assistente volontario[56] (cioè senza stipendio fisso) del professor Romano presso la facoltà di Lettere e Filosofia e ricercatore di "teoria generale del diritto e filosofia della politica"[57], e Salvatore Ferraro, 30 anni, già dottore di ricerca in Giurisprudenza e assistente del professor Gaetano Carcaterra assieme a Scattone stesso[20], i quali tenevano alcuni corsi di filosofia del diritto[58][59]. La Lipari fa anche il nome di Massimo Mancini, che possiede delle pistole (che risulteranno incompatibili) come presente nella stanza, ma gli inquirenti verificano il suo alibi e lo trovano inattaccabile.[60]

Una ventina di studenti testimoniarono che il "delitto perfetto", su cui avrebbero tenuto anche un seminario, era ricorrente nei discorsi dei due assistenti universitari[61].

File:Salvatore Ferraro radicale 2.jpg
Salvatore Ferraro nel 2013

Riguardo alle lezioni tenute dai due sospetti, i giornalisti ipotizzarono anche delle fantasiose connessioni tra il "Superuomo" di Nietzsche (tesi portata avanti durante il processo di primo grado dal pm Ormanni) e la figura di Raskolnikov, il protagonista immaginario di Delitto e castigo di Dostoevskij, che realizza un delitto quasi perfetto e che reputa a fin di bene, ma poi confessa tutto al giudice Porfirij Petrovič, spinto dal rimorso, o con i film di Hitchcock Delitto perfetto e Delitto per delitto; seppur considerata una pista poco consistente, gli inquirenti insistevano che i due avessero voluto "inscenare" o "simulare" un delitto senza movente, ma che la situazione fosse degenerata per colpevole imprudenza, circostanza sempre negata con determinazione da Scattone e Ferraro e poi caduta nel corso delle indagini e del primo processo.[62] In realtà i due non tennero mai un seminario universitario sul tema citato: il professor Carcaterra andò al processo a smentire, precisando che era lui a decidere il titolo e il contenuto dei seminari.[20] Qualcun altro ipotizzò che lo sparatore avesse preso esempio da una scena del film Schindler's list, andato in onda la sera prima, in cui si vede il nazista Amon Göth (interpretato da Ralph Fiennes) sparare a casaccio sugli ebrei, pur non risultando che i due indagati avessero simpatie per l'estrema destra o la passione delle armi.[16]

Un investigatore si spinse addirittura a paragonare Scattone e Ferraro ai "compagni di merende" del caso del Mostro di Firenze, coniando il nome "compagni di pizzeria" e citando molestie, mai avvenute, da parte dei due assistenti alle studentesse.[33]

Si giunse all'incriminazione di Scattone e di Ferraro, che si proclamarono sempre innocenti, ma che fornirono alibi non confermati[63] e talvolta smentiti; Scattone dirà di essere stato in diversi luoghi, dove in effetti fu visto, ma ciò non escluse una veloce partecipazione al delitto, secondo gli inquirenti: prima avrebbe incontrato il professor Lecaldano, poi andò a ritirare un certificato per gli esami del corso di Lettere a cui era iscritto come studente e infine vide, alcune studentesse, lo studente La Porta e l'assistente Fiorini; gli ultimi due confermarono.[64] Salvatore Ferraro disse di essere stato con Marianna Marcucci, che confermò ma venne indagata per favoreggiamento a causa un'incongruenza con i tabulati telefonici, e si rifiutò poi di testimoniare in aula.[65] Assieme a Scattone e Ferraro venne rinviato a giudizio anche Francesco Liparota per favoreggiamento; tutti e tre vennero arrestati, i primi due per concorso in omicidio volontario; Liparota sarà poi scarcerato dopo alcuni mesi[66].

Le perizie Torre, Falso e Zernar

Sul davanzale erano state ritrovate particelle di bario e antimonio, metalli pesanti compatibili con la polvere da sparo e i proiettili, e di ferro, ma non fu possibile stabilire se effettivamente fossero residui di sparo.[67]

Tuttavia, secondo gli altri periti nominati successivamente dalla Corte, le tracce (una "particella") che gli inquirenti avevano creduto di identificare come "univocamente" attribuibile allo sparo avrebbe potuto, con alta probabilità, «non avere nessun rapporto col colpo» che uccise Marta Russo, «sia per la presenza in essa di antimonio sia per la preponderante presenza di ferro, che la renderebbe compatibile soltanto con un colpo esploso da un’arma arrugginita (e non è, come si è visto, il caso in oggetto)»; una vecchia pistola arrugginita, che però non aveva sparato negli ultimi anni, venne trovata in effetti in un intercapedine del detto bagno. I proiettili prodotti dalla ditta inglese Eley, come quello trovato nel capo della vittima, non contengono antimonio nell’innesco e rilasciano invece piombo, bario e calcio, oltre a tracce di fosforo.[16] La particella non era sferica, mentre quelle di uno sparo lo è.[1] Secondo questi periti la particella aveva quindi «un’origine diversa dallo sparo (proviene cioè da inquinamento ambientale)», essendoci particelle analoghe su altre finestre degli edifici circostanti.[68] Secondo i periti, il prof. Carlo Torre, Paolo Romanini e Pietro Benedetti, erano compatibili con il percorso fatto dal proiettile le traiettorie dalle finestre uno, tre, quattro, sei (l'aula "incriminata"), sette e otto dell'istituto di Filosofia del diritto. Ma «solo la sette e la otto», al pianterreno, hanno «una più accentuata probabilità».[69]

Ad occuparsi dei rilievi sulla presunta particella fu anche il perito Ezio Zernar, condannato definitivamente nel 2014 a due anni di reclusione per falsificazione di prove[70], avvenuta nel suo laboratorio, nel caso di Elvo Zornitta.[71][72] Zernar, dopo che il perito Giacomo Falso aveva trovato i residui sulla finestra dell'aula 6, trovò comunque analoghe particelle sulla finestra del professor Costantino.[72]

Nella borsa di Ferraro, sempre a opera di Zernar[2], furono ritrovati altri residui, secondo l'accusa sempre resti di polvere da sparo, secondo altri polvere metallica derivata da particelle di pastiglie freno dei veicoli, diffuse nell'aria di Roma.[11] L'arma del delitto non verrà mai ritrovata.[11]

Venne accettata dalla procura la ricostruzione secondo la quale Scattone e Ferraro avessero portato in aula una pistola, credendo fosse scarica o con la sicura inserita[73], e a Scattone sarebbe partito accidentalmente un colpo, mentre la maneggiava; oppure Scattone avrebbe sparato volontariamente (anche se venne escluso il dolo eventuale), per motivi rimasti sconosciuti, per fare uno scherzo o per dimostrare la detta possibilità del delitto perfetto[61], ma non voleva colpire nessuno, ma solo sparare in aria o al muro[61]; non avrebbe però calcolato la deviazione a destra della mano dello sparatore[61], colpendo accidentalmente Marta Russo; da qui la reazione concitata che sarebbe avvenuta in seguito in Ferraro e Liparota. I due assistenti negarono sempre anche questa accusa, affermando di non avere mai avuto una pistola.[62] A parte la particella presunta nella borsa e quella variamente interpretata sulla finestra, non venne ritrovata alcuna traccia di polvere da sparo nei luoghi frequentati da Scattone o sui vestiti, né alcun tipo di arma o di bossolo sarà mai ritrovato a casa loro.[36]

Critiche alle prime indagini

Il metodo di raccolta delle testimonianze fece subito discutere: «E questi fino alle 5 di mattina hanno voluto assolutamente che dal subconscio... dall'ano proprio del cervello mi venisse in mente qualche faccia, qualche immagine... E in parte sono anche riuscita a recuperare qualche sensazione... Quest'ultimo interrogatorio è stato due ore e mezzo con un certo Procuratore... è stato anche a tratti violento... questo diceva sputtano lei, sputtano suo padre... per intimidirti, per costringerti... dicevano "mors tua vita mea"... mi dicevano sì, però allora ti incolpiamo a te, per cui dillo» (intercettazione telefonica di Maria Chiara Lipari, 23 maggio 1997).[74] E ancora: «Sto proprio uscendo di capoccia... Mi sembra tutto brutto, tutto negativo, sono veramente confusa... Ho guidato come una pazza a rischio veramente di schiantarmi, per i nervi che ho addosso... A me mi sembra che mi crolli il mondo addosso... Non so a che filo appendermi per riprendere un equilibrio... Ma devo essere furba, devo tentare di uscine vincitrice... Tento di controllare anche i comportamenti degli altri, non mi fido di nessuno, manco dei miei... cioè ci ho questo veramente delirio». Anche Liparota riferì di aver ricevuto indebite pressioni, ma nonostante le presunte minacce e il carcere, ritratterà subito una presunta confessione, difendendo gli altri accusati.[69] Lo stesso Salvatore Ferraro rifiuta di accusare Scattone per far cadere l'accusa nei suoi confronti[75], riferendo poi di essere stato insultato e maltrattato dai poliziotti (avrà una denuncia per calunnia, poi caduta).[76] Fu però l'interrogatorio dell'altra testimone chiave, Gabriella Alletto, che scatenò feroci polemiche, anche a livello politico.[77]

Sentenze

Primo e secondo grado

Nel processo di primo grado emersero collegamenti con soggetti legati alla 'ndrangheta riguardante la provenienza della pistola, poi caduti in dibattimento. Molto criticata fu anche l'affermazione dell'accusa secondo cui "il movente è l'assenza di movente".[19]

Il caso Alletto

La condotta dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio preliminare della testimone Gabriella Alletto (al quale partecipò come testimone anche il cognato carabiniere della donna[51]), al limite della minaccia verso la donna che ebbe una crisi nervosa, fu definita "gravissima" dall'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi[77], e ci furono critiche da parlamentari e dal Ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, che aprì un'inchiesta ministeriale[77], i seguito alla quale vennero rinviati a giudizio dalla procura di Perugia per abuso d'ufficio e violenza privata, ma in seguito prosciolti.[78]

La Alletto venne interrogata circa 13 volte e lungamente per circa 3 giorni. I pm affermarono - nei fatti - che l'impiegata doveva dire che Scattone e Ferraro erano nella stanza, altrimenti sarebbe stata lei sola ad essere accusata di omicidio: «Cioè, non ha capito che lei è messa male, è messa peggio de quello che ha sparato. (...) I casi sono due: o lei è responsabile di omicidio, o lei è responsabile di favoreggiamento personale. Non si sbaglia, non si scappa!. Per omicidio lei va certamente in carcere e non esce più»[77] e all'affermazione della testimone "finirà che me ammazzo... a me me prenderanno pe’ scema, pe’ fissata a me", il procuratore Italo Ormanni (che in passato si occupò di vari casi celebri, come via Poma, tutti rimasti irrisolti tranne uno, l'Olgiata, grazie alla confessione dopo molti anni del colpevole) rispose «No, la prenderanno... la prenderemo per omicida! (...) La prenderemo per omicida!»; il processo per favoreggiamento nei suoi confronti sarà poi archiviato.[77] Il pm Carlo Lasperanza disse invece che «suo cognato l'ho ripescato io, che nessuno lo voleva, lo voleva prendere: sono disposto a fargli un encomio scritto a suo cognato, per quest'opera che sta facendo, quindi ne avrà anche un vantaggio personale».[79]

Nel videotape dell'11 giugno 1997, con l'audio originale fornito da Radio Radicale, la Alletto ripeteva, per quasi quattro ore, infatti: «Non sono mai entrata in quell'aula... Io nun ce stavo là dentro, te lo giuro sulla testa dei miei figli… Non ci sono proprio entrata, ma come te lo devo dì? Fino allo sfinimento…».[36] Parti delle registrazioni, in cui afferma col cognato di non essere mai stata nell'aula, verranno trovate tagliate o manomesse.[76]

Parlando da sola col cognato Gino Di Mauro, la Alletto ribadisce poi che era in un'altra aula:

«A: Io non ce stavo là dentro Gi'… te lo giuro sulla testa dei miei figli, ha sbagliato la Lipari…
DM: E tu dove stavi?
A: Stavo nella quattro…
DM: Con chi stavi?
A: Da sola… a fare un fax, che la Lipari lo può di'… io ci ho anche le prove che ho fatto il fax…»

In aula la dottoressa Cappelli dichiarerà che il 12 giugno la Alletto le disse: «Mi hanno messa in mezzo…io in quella stanza non c’ero, però non mi conviene dire che non c’ero […] loro si immaginavano la scena, ma avevano bisogno di un testimone attendibile, di una persona affidabile».[36]

In un altra intercettazione (12 giugno 1997, ore 8.25), dice: «Mi hanno infilato dentro come una stronza…non mi conviene dire che non c’ero… loro si immaginano la scena ma vogliono un teste, una persona affidabile,… a me mi fanno veramente vacillà la testa».[36] Aggiungendo poi, come riportato anche da testimoni:

«Non li vidi sparare, non c'ero... Mi stanno convincendo che ero lì dentro... mi stanno convincendo che hanno sparato da lì...»

I colleghi riferiscono che la donna parlava anche della minaccia di toglierle il figlio[83], prima dicendo che "I nomi non me li hanno fatti", poi il contrario.[84]

Il 14 giugno, dopo tutte le suddette pressioni e interrogatori (le viene contestata anche la sua presunta assunzione irregolare come dipendente alla Sapienza, la donna era entrata difatti come invalida civile al 35 %, nel 1988[36]), cambia improvvisamente versione accusando i sospettati.[36]

La testimone Serenella Armellini riferì ancora che la mattina del 14 giugno la Alletto, subito prima di recarsi in Questura dove cambierà versione, e dove sarà interrogata da membri della DIGOS senza la presenza dell'avvocato difensore e per nove ore (in assenza di verbale scritto), le disse: "Bisogna fare come dicono loro", riferendosi agli inquirenti.[77][85]

Il 15 settembre 1998 ripetè in tribunale: "Ero nell'aula 6, Scattone aveva una pistola, poi ho visto un bagliore e sentito un tonfo"[77], rendendo quindi una contestata dichiarazione, sempre al processo, sulla presenza dei due accusati nella stanza (sulla base della precedente "confessione", ritenuta dai critici "forzata", ma che la donna, pur non volendone più parlare, non ritrattò mai):

«Scattone aveva in mano una pistola nera, ho visto un bagliore e ho sentito un "tonfo". Ferraro si è messo le mani nei capelli, dentro c'era pure Liparota... Scattone, invece, con la mano sinistra spostava le doghe della tenda e con la destra ritraeva la pistola... Era il gelo assoluto. Non hanno detto nulla, poi è entrata la Lipari... Era un'arma nera, lunga venticinque - trenta centimetri. Scattone l'ha messa nella borsa che era sulla scrivania ed è uscito bisbigliando qualcosa, forse un saluto, alla Lipari che era appena entrata. Ferraro ha preso la borsa e l'ha portata via uscendo insieme con Liparota. Giurai il falso sui miei figli, dovevo proteggermi (...) il ricordo non è più chiaro anche perché ho cercato di mandare via quei tremendi giorni. (...) Ho dovuto fare uno sforzo per ricordare, non volevo essere coinvolta, non volevo coinvolgere i miei figli e la mia famiglia (...) Non volevo, ma l'ho dovuto fare. L'ho fatto per amore e perché non voglio che succeda più ad altri (...) In ufficio sono stata coinvolta in un lavaggio del cervello, le persone che dovevano aiutarmi, che dovevano dirmi "Gabriella, puoi fare qualcosa", non mi hanno aiutato. Il professor Bruno Romano ha avuto un atteggiamento non buono e mi dispiace dirlo.»

Testimoni a favore dei due imputati

Liparota avrebbe riferito anche lui una versione simile il giorno dell'arresto, prima di negare e ritrattare tutto, ascrivendo però il racconto alle fortissime pressioni dei pm che volevano una conferma esatta della loro ricostruzione, conferma chiesta pressantemente anche alla Alletto e quindi tentando di scagionare Scattone e Ferraro:

«Il 9 maggio del 1997 era per me una giornata normalissima. Agli inquirenti che mi interrogarono dissi subito che non potevo escludere di essere stato nell'aula 6. In quella stanza io entravo in continuazione, lo facevo quasi tutti i giorni perché faceva parte del mio lavoro... Ho subito interrogatori pressanti, ero sorvegliato durante le pause, non ero libero di andare a mangiare. In questo clima, crescevano le mie angosce e le mie preoccupazioni. Psicologicamente ero a pezzi... Il pm Lasperanza mi raggiunse in Questura e mi disse: "guardi, i giochi sono fatti, l'Alletto ha parlato, sappiamo che lei non ha sparato, ma deve confermarci tutto altrimenti va in galera"... In quel momento stavo impazzendo. Alcuni poliziotti ridevano. Ero in crisi e leggendo l'ordinanza fui preso da non pochi dubbi circa le mie psicofacoltà di quel momento. In quei giorni stavo male e mi curavo prendendo dei farmaci e pensai forse che avevo assistito alla scena senza essermene accorto. Un poliziotto mi descrisse il carcere e disse quello che mi sarebbe toccato da detenuto... Decisi di confermare quanto raccontato dalla Alletto variando qualche piccolo particolare per essere più attendibile. Inventai di sana pianta la storia delle minacce fatte da Ferraro. Un poliziotto mi consigliò di segnare su un foglietto queste accuse che poi avrei dovuto riferire al gip. Il foglio mi fu sequestrato a Regina Coeli... Sono certo che io non ho mai vissuto la scena raccontata dalla signora Alletto, mai, e che la mattina del 9 maggio non sono mai stato, contemporaneamente alla signora Alletto, al dottor Ferraro e al dottor Scattone, nell'aula 6, e tanto meno alla dottoressa Lipari.»

La mattina dopo Liparota difatti ritrattò subito "quelle falsità", ma venne, a suo dire, spaventato da una guardia penitenziaria, che gli disse che sarebbe stato trasferito in cella con altri detenuti. «Davanti al gip tentai più volte di dire la verità, ma il giudice non mi stava a sentire. Il 16 giugno uscii dal carcere. A casa confessai ai miei che avevo raccontato solo falsità e che avrei ritrattato tutto».[69]

I pm rispondono accusando i dipendenti dell'Istituto di "omertà". Olzai, Lipari e Alletto affermano la presenza di Scattone e Ferraro nell'edificio, mentre Liparota e molti altri la negano.[83]

Stefano La Porta, studente e amico degli imputati nonché testimone chiamato dall'accusa, ribaltò anch'egli la testimonianza in favore di Giovanni Scattone, e venne incriminato per falsa testimonianza per aver confermato la versione dell'assistente universitario (cioè che Scattone era arrivato solo in tarda mattinata, quasi a mezzogiorno, all'Istituto, per poi accorgersi più tardi del trambusto provocato dal delitto[86]). La Porta verrà però prosciolto dall'accusa. Egli disse in aula:

«La mattina del 9 maggio, a Legge, ho visto arrivare Scattone alle 12.15 nella stanza del catalogo. Era allegro e gioviale. Ha fatto una telefonata. Poi gli ho chiesto per l'esame del 16. In realtà avrei voluto parlarne con Ferraro, ma quella mattina non c'era. Scattone mi ha risposto con uno schema di domanda di logica su un biglietto. Quel foglietto, restato in una tasca dei miei pantaloni, è finito in lavatrice. Ma sopra si leggono ancora alcune parole. Lo conservo a casa.»

Questa deposizione è contrastante con quella di Giuliana Olzai, teste dell'accusa che riferì, il 9 luglio, di aver visto e incontrato Scattone mentre usciva via velocemente poco dopo lo sparo, pressapoco alla stessa ora, con atteggiamento preoccupato e sospetto.[86]

Incongruenze nella testimonianza della Alletto

Oltre alla forzatura e alla presunta manipolazione della testimonianza di Gabriella Alletto, rimasta comunque unico caposaldo dell'accusa, furono rilevate alcune incongruenze nel contenuto della testimonianza stessa:

  • durante il processo, rifiuterà il confronto con le tre colleghe che smentiscono la sua versione dei fatti, affermando le perplessità della Alletto stessa, e la sua assenza dall'aula 6 allora del delitto[36]
  • la divergenza con il fatto (stabilito da varie perizie) che, per sparare da quella posizione, Scattone avrebbe dovuto sporgersi abbastanza o sporgere comunque il braccio dalla finestra in maniera significativa, cosa che secondo la Alletto stessa, non avrebbe invece fatto. Un colpo effettuato "per caso" e senza rimbalzo del proiettile, data la lontananza della finestra e il posizionamento di due condizionatori d'aria sulla parte sinistra[88] (della persona che si affacci al davanzale) a ostruire in parte la visuale, sarebbe stato assai improbabile nel modo descritto, senza sporgersi affatto dalla finestra[89], mentre sarebbe stato possibile dalla finestra del bagno disabili[1]; è stato anche detto che un simile tiro sarebbe stato difficile anche per un tiratore esperto (Giovanni Scattone aveva prestato servizio militare nei Carabinieri[90] ma, a parte questo, non era un esperto nell'uso delle armi; infatti non fu possibile dimostrare alcune indiscrezioni che lo volevano frequentatore di poligoni di tiro).[11] Secondo la perizia Romanini, anche sporgendosi la possibilità per un cecchino capace di colpire con precisione un bersaglio mobile era di circa il 30 %[1]
  • un testimone dello sparo non vide nessuno dalle finestre dell'aula 6, che erano presumibilmente chiuse[81]
Il deputato Marco Taradash

Al processo le fu anche chiesto: "se i colpevoli sono Scattone e Ferraro, e Lei sapeva quindi che l’uomo in precedenza fermato era innocente, perché non si è fatta viva per scagionarlo?" e la Alletto rispose: “Mica è un mio parente”; questa dichiarazione (la teste affermò di non aver capito la domanda) fu usata dalla difesa per tentare di indebolirne la testimonianza.[51]

La polemica politica

Dopo l'intervento di Prodi, ci furono interrogazioni parlamentari. La Alletto denunciò poi per diffamazione il deputato di Forza Italia Marco Taradash e ottenne il suo rinvio a giudizio[91].

Il deputato aveva denunciato una "montatura giudiziaria" e affermato che «a me sembrano testimonianze costruite a tavolino in cambio delle quali almeno due hanno avuto la garanzia dell'impunità» e che la Alletto aveva subito un condizionamento simile all'ipnosi da parte di due agenti dei servizi segreti; viene fatto il nome di Aurelio Mattei, criminologo e funzionario del SISDE, collaboratore di uno dei periti dell'accusa, Francesco Bruno.[92]

Venne dai difensori fatta anche l'ipotesi di un falso ricordo, di una confusione con un altro giorno, e con un altro oggetto somigliante a una pistola.[32][93][94]

Condanna dei due imputati

I pm chiesero la condanna di Scattone e Ferraro a 18 anni di reclusione per concorso in omicidio volontario causato da dolo eventuale (ma con la concessione delle attenuanti generiche), e per detenzione illegale di arma da fuoco, e, per favoreggiamento, cinque anni e 9 mesi per Liparota e quattro per Romano (che verrà invece assolto con formula piena).[95]

Durante il processo, al padre di una testimone (l'assistente Simona Sagnotti) vengono sequestrati alcuni beni di cui era intestatario fittizio, in quanto erano proprietà di Enrico Nicoletti, persona legata alla banda della Magliana, in particolare a Enrico De Pedis.[50] Per la procura la testimonianza della Sagnotti (contro la Alletto) non è valida per conflitto di interesse.[96]

Il dibattimento di primo grado, che ebbe tra i giudici anche Giancarlo De Cataldo[97], si concluse, dopo lunghe udienze e incidenti probatori, con la condanna di Giovanni Scattone per omicidio colposo con aggravante della colpa cosciente (escludendo quindi il dolo[98]) a 7 anni, e di Salvatore Ferraro per favoreggiamento a 4 anni, e con la legittimazione dell'operato dei pubblici ministeri nel corso dell'interrogatorio della Alletto.[78]

La campagna innocentista e l'appello

Dopo la sentenza, Scattone e Ferraro, nel frattempo scarcerati verso la fine del 1999 e posti agli arresti domiciliari (in seguito in libertà per scadenza dei termini della custodia), furono illecitamente invitati in esclusiva a Porta a Porta dietro compenso di 130 milioni di lire ciascuno. Agostino Saccà, al tempo direttore di RaiUno, fu indagato in concorso con altri per «mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice»[99]. Fu comunque un processo mediatico, con l'opinione pubblica divisa innocenti e colpevolisti, come se ne sarebbero visti altri in seguito, con risonanza anche internazionale e politica; ci si domandò nei dibattiti e da parte di giuristi, anche in seguito, se le pene erano basse per reale convincimento dei giudici della non dolosità, oppure perché si era consci (pur non volendo ammetterlo) che Scattone e Ferraro erano un capro espiatorio, e venne fatto un paragone con altri fatti, come il caso dell'omicidio Kennedy (con Lee Harvey Oswald e la cosiddetta "pallottola magica"), o quello di Adriano Sofri.[100]

Intervenne anche l'ex direttore del più importante quotidiano italiano (il Corriere della sera), Paolo Mieli, che affermò:

«Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro sono manifestamente innocenti.[101]»

Si costituì un Comitato per la difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro (non legata agli avvocati ufficiali Siniscalchi, Rossi e Petreilli), per iniziativa del francesista Alberto Beretta Anguissola (autore di numerosi interventi pubblici in favore degli imputati[102]), e a cui aderirono Alessandro Figà Talamanca, Guido Vitiello e altri 148 cittadini[103], con lo scopo di sostenere moralmente ed economicamente i due assistenti universitari; appoggiarono la campagna innocentista anche l'ex Rettore della Sapienza Giorgio Tecce, lo scrittore Vincenzo Cerami[104], lo storico Giovanni Sabbatucci, il giornalista Giuseppe D'Avanzo[105], i politici Marco Taradash e Daniele Capezzone.[106] Espresse dubbi anche il magistrato Ferdinando Imposimato.[1]

«Non solo manca la certezza che lo sparo sia partito da quella finestra (e questo già lo si sapeva), ma c'è qualche buon motivo in più per pensare che lo sparo non sia partito da lì; e che dunque tutto l'improbabile scenario costruito dall'accusa (due giovani studiosi incensurati si procurano, non si sa come, una pistola, mai ritrovata, e la usano per sparare a casaccio da una finestra colpendo a morte la povera studentessa: il tutto in un luogo aperto al pubblico e alla presenza di testimoni che li conoscono bene) sia fondato praticamente sul nulla.»

Nel processo di appello fu confermata la sentenza di primo grado, con un lieve aumento della pena (8 e 6 anni) perché Scattone fu accusato anche di detenzione illegale di arma da fuoco. Francesco Liparota, assolto in primo grado, fu condannato anch'egli per favoreggiamento, a 4 anni.[107]

Annullamento della Cassazione e nuovo appello

Il 6 dicembre 2001, la Corte di Cassazione, su richiesta anche del Procuratore Generale che avrebbe voluto una condanna più severa, ma definì comunque illogiche e contradditorie molte prove, annullò la sentenza di appello.[108] Il giudice accolse però le motivazioni dei difensori - criticando le prove e le modalità delle indagini - che parlavano di «illogicità», «inadeguatezza», «nullità della perizia balistica del prof. Compagnini», e della «critica infondata ed immotivata cui è stata sottoposta la perizia collegiale disposta in primo grado» ed effettuata dal prof. Torre, assieme a Romanini e Benedetti, e affermando, al di là della dichiarazione di innocenza, che le pene erano eccessive per un delitto giudicato colposo.[109]

Il secondo processo di appello, invece, confermò le condanne ribadendo l'impianto precedente, ma con pene più miti: sei anni per Scattone, quattro per Ferraro, due per Liparota.[110]

Condanna definitiva di Scattone e Ferraro e assoluzione di Liparota (Cassazione, 2003)

Il 15 dicembre 2003 la V Sezione Penale della Corte di Cassazione, nell'assolvere l'usciere Francesco Liparota[111], condannò in via definitiva Giovanni Scattone (eliminando però il reato di detenzione illegale di arma, e costituendo così una nuova incongruenza, dato che Scattone non aveva mai avuto nessuna arma regolarmente detenuta) a 5 anni e quattro mesi, e Salvatore Ferraro a 4 anni e due mesi[112], aggiungendo invece a suo carico il porto illegale di armi da fuoco.[113] Liparota venne assolto perché «non punibile» poiché il suo favoreggiamento - secondo la sentenza - fu frutto solo delle minacce ricevute dagli altri due e della sua personalità e psicologia fragili e suggestionabili. Egli stesso però negò, anche dopo l'assoluzione, di avere ricevuto minacce dagli assistenti universitari, dicendo che fu «un processo-farsa, niente di tutto questo è mai stato vero».[55]

Dalla sua assoluzione, Francesco Liparota svolge attività di avvocato nello studio del fratello Fabio.[114]

Scattone, che avrebbe potuto scontare la maggioranza della pena ai domiciliari, rifiutò di confessare il delitto e preferì andare in carcere per finire di scontare gli anni rimanenti (rimarrà a Rebibbia per un altro anno). Ferraro sconterà il resto della pena ai domiciliari.[115] Il pg Antonio Marini dichiara che «volevamo che i giudici scrivessero soltanto tre parole: "sono stati loro", cioè che fosse riconosciuta la responsabilità di Scattone e Ferraro, e questo è avvenuto. Non ci interessava il resto».[116] La famiglia di Marta Russo si disse soddisfatta della conclusione, accettando la tesi dell'omicidio colposo ad opera dei due condannati.

Richieste di revisione del processo e ricorso alla Corte Europea

Sia Salvatore Ferraro[117] sia Giovanni Scattone annunciarono la volontà di chiedere la revisione del processo[118], cosa ribadita da Scattone nel 2011[119]: «Ho la coscienza pulita, perché sono innocente e con l’omicidio di Marta Russo io non c’entro. [I genitori di Marta] sono sempre stati colpevolisti e questo per me è un grande dolore».[120] I legali dei due imputati avevano presentato già nel 1999 due ricorsi separati alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo per varie presunte violazioni (carcerazione preventiva lunga e senza prove certe, niente contradditorio con i testimoni, ecc.), tuttora pendente.[121][122]

Procedimenti correlati

Nel luglio 2005 Giovanni Scattone accusò il giornalista Paolo Occhipinti e la RCS di violazione del diritto della personalità per un articolo pubblicato sul settimanale Oggi, ma perse la causa di risarcimento dei danni, con addebito a suo carico delle spese processuali.[123]

Nell'ottobre 2005 l'investigatore privato e criminologo[124] Carmelo Lavorino (ma non del deputato Marco Taradash, prosciolto) fu condannato a un anno e mezzo di reclusione (pena sospesa) per calunnia nei confronti degli investigatori dell'accusa e di Gabriella Alletto[125].

Nel 2010, il deputato Daniele Capezzone, che aveva seguito il caso - definendolo "caso di giustizia kafkiana (cioè italiana)"[126] -, fu condannato in via definitiva per diffamazione a mezzo stampa, per aver definito "teppistico" il comportamento di alcuni magistrati romani nel caso Marta Russo, in particolare quello del pm Carlo Lasperanza, dichiarazione resa nel 2002 quando era ancora segretario radicale.[127][128]

Nel maggio 2011 la XIII Sezione del Tribunale Civile di Roma, presieduta dal giudice Roberto Parziale, condannò Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro al risarcimento di un milione di euro ai familiari di Marta Russo - i genitori, Donato e Aureliana, e la sorella Tiziana - e al pagamento delle spese giudiziarie, stabilendo inoltre che La Sapienza non può essere ritenuta responsabile della morte della ragazza. Il solo Ferraro - pur non essendo stato dichiarato come colui che impugnava l'arma[129] - fu condannato a versare all'università 28 mila euro come risarcimento dei danni di immagine.[130]

Scattone chiede poi pubblicamente a Gabriella Alletto di ritrattare la testimonianza, vista la prescrizione di un eventuale calunnia. Nell'aprile 2013 la Corte di Cassazione confermò il risarcimento delle spese del giudizio e della detenzione carceraria per € 300.468 a carico di Ferraro e a favore dello Stato italiano, motivando la sentenza con le circostanze che «il soggetto non si trova in stato di indigenza» e che «l’adempimento non comporta uno squilibrio del suo bilancio tale da precludere il suo recupero e il reinserimento sociale»[131].

Commemorazioni

Il 26 maggio 2001 la seconda edizione del torneo di scherma «Trofeo Marta Russo» è diventato internazionale. Dal 2004 ha cambiato denominazione in «Una stella per Marta».

Nel 2001 fu dedicato a Marta Russo un parco nel quartiere Labaro in Roma, adiacente a via Gemona del Friuli.[132]

Dal 14 maggio 2003 si svolge il premio «Marta Russo. La Donazione degli organi: gesto d'amore a favore della vita», rivolto agli studenti degli istituti di scuola media superiore di Roma e provincia, promosso dall'Associazione Marta Russo e dalla Provincia di Roma.

Il 5 maggio 2010 l'Istituto Comprensivo Via Italo Torsiello di Roma, frazione di Trigoria, fu intitolato a Marta Russo con una cerimonia alla quale parteciparono i genitori della ragazza.

Fine pena di Scattone e Ferraro e successive polemiche

Nel settembre 2003 Salvatore Ferraro fu ingaggiato come consulente per la sceneggiatura di un film su un serial killer[133]. Ha scritto anche alcuni spettacoli teatrali.[134] Nel 2005 finì di scontare la pena ai domiciliari. Ferraro è inoltre divenuto un militante del Partito Radicale, tra i responsabili dell'Associazione "Il Detenuto Ignoto" (da lui fondata con Irene Testa), e ha lavorato anche come collaboratore della Camera dei deputati dal 2006 al 2008, durante il governo Prodi II, assunto da Daniele Capezzone che era allora deputato della Rosa nel Pugno e Presidente della Commissione Attività Produttive.[135][136]

Nel 2011, scontata la pena, prima in carcere (fino al 2004) poi ai servizi sociali fino al 2006, e non interdetto dai pubblici uffici in quanto ritenuto responsabile di delitto colposo e non volontario, Giovanni Scattone ottenne una supplenza in storia e filosofia presso il liceo scientifico Cavour di Roma, dove aveva studiato Marta Russo, generando pareri contrastanti tra insegnanti, genitori e studenti riguardo la sua riammissione all'insegnamento.[137][138][139] Dopo un periodo di polemiche accese, Scattone decise di abbandonare l'incarico, nonostante fosse la sua principale fonte di sostentamento nonché di pagamento dei risarcimenti civili e processuali.[140] Tornò poi a insegnare filosofia nel liceo Primo Levi[141], e in anni successivi come insegnante supplente di materie umanistiche in altri licei.[142][143]

Cultura

Cinema e televisione

  • La miniserie televisiva Morte di una ragazza perbene (1999) si ispirò vagamente all'omicidio di Marta Russo.[144]
  • Al di là di ogni ragionevole dubbio di Franco ed Enrico Carrozzino (2001), documentario su Salvatore Ferraro
  • Delitti: L'enigma di Marta Russo (2011) docu-fiction di History Channel

Letteratura

Note

  1. ^ a b c d e f g F. Imposimato, L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici, caso 20: Marta Russo, pp. 159-162
  2. ^ a b Marta Russo, la perizia non chiarisce i dubbi
  3. ^ a b Killer all'università, studentessa in coma
  4. ^ Appunti sulla morte di Marta Russo, Corriere della sera
  5. ^ «Legata a quell'ostaggio dal cuore di Marta»
  6. ^ Laboratorio di modellazione e rilievo in tre dimensioni.
  7. ^ Development of Integrated Automatic Procedure for Restoration of Monuments.
  8. ^ La Repubblica Effetti speciali in aula targati Hollywood
  9. ^ Cecchino spara all'Università
  10. ^ Un laser per la verità su Marta
  11. ^ a b c d Edoardo Mori, Drammatica situazione delle scienze forensi in Italia
  12. ^ Agguato all'università, studentessa in coma
  13. ^ Il candidato di Alleanza Universitaria-AN si impose tra il sospetto di brogli (vedi: Sapienza, schede sospette, Università, bis della destra
  14. ^ Separatismo nuovo colore del terrorismo?
  15. ^ Lo stesso giorno ci fu il cosiddetto "assalto al campanile di San Marco" di Venezia da parte del gruppo denominato Serenissimi.
  16. ^ a b c Yara, Sarah Scazzi, Marta Russo: quando le inchieste ripartono da zero
  17. ^ Il capo dell'antiterrorismo USA: "L'Italia deve fare di più"
  18. ^ Giubileo, pericolo terroristi islamici
  19. ^ a b c Haver Flavio, " Scattone aveva in mano una pistola ", su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 15 settembre 1998. URL consultato il 23 febbraio 2013.
  20. ^ a b c d Enrico Ratto, Caso Marta Russo: Intervista a Giovanni Valentini, su pedro.it. URL consultato il 15 ottobre 2014.
    «Giovanni Valentini è editorialista della "Repubblica", ha diretto "L’Europeo" e poi "L’Espresso". È autore del libro "Il mistero della Sapienza - il caso Marta Russo" (Baldini & Castoldi).»
  21. ^ a b c d e f g Flavio Haver, "Colpita per errore, il bersaglio era l'amica", in Corriere della Sera, 13 maggio 1997 (archiviato dall'originale).
  22. ^ Flavio Haver, Il padre di Jolanda, in Corriere della Sera, 13 maggio 1997 (archiviato dall'originale).
  23. ^ Anonimo, Per il massacro di Rebibbia incriminati il direttore e i vice direttori, in Lotta Continua, 29 luglio 1972 (archiviato dall'originale).
    «Il direttore del carcere di Rebibbia, il gendarme dottor Giovanni Castellano, i suoi due vicedirettori, Vincenzo Barbera e Renato Ricci, (che avevano presenziato di persona al pestaggio dei detenuti per accertarsi che le botte andassero a segno), alcuni sottufficiali e numerose guardie carcerarie, sono stati indiziati del reato di lesioni per aver sottoposto più di 45 detenuti al massacro di botte e di manganellate della notte del 12 luglio scorso. Ieri un avvocato ha sporto denuncia al magistrato perché il detenuto da lui difeso è in fin di vita in conseguenza delle botte ricevute quella notte.»
  24. ^ a b Cinzia Palopodi, Psicologia della Testimonianza: Il caso Marta Russo (PDF), in Tesi di Specializzazione Triennale in Scienze Criminologiche, Istituto MEME, p. 6. URL consultato il 15 ottobre 2014.
  25. ^ Questa opinione è stata condivisa, nel 2011, da un ergastolano per fatti di mafia, Pasquale De Feo; cfr: Diario di Pasquale De Feo - Urla dal silenzio
  26. ^ Nel caso Marta Russo spunta una pista mafiosa
  27. ^ Flavio Haver, "Volevano colpire me, non Marta Russo"
  28. ^ Marta Russo: le ipotesi alternative
  29. ^ I magistrati: "Non passò mai nel vialetto"
  30. ^ Paolo Mieli, Il giudice in croce e le accuse di Scattone alle Br, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 31 ottobre 2003. URL consultato il 23 febbraio 2013.
  31. ^ a b La morte di Marta Russo, l'uomo delle pulizie e i dubbi di Scattone
  32. ^ a b c Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, Le cosiddette piste alternative
  33. ^ a b Uccisa Marta sono andati a festeggiare
  34. ^ a b c Giallo Marta Russo: atto terroristico?
  35. ^ Il professor Marongiu aveva partecipato anche ad un convegno nel quale era ospite Gianni Bonvicini, politologo e direttore dell'Istituto affari internazionali, il quale quattro anni dopo fu uno degli obiettivi dei Nuclei Iniziativa Proletaria Rivoluzionaria nell'attentato fallito di via Brunetti (cfr. La bomba innescata con un telefonino): dalle carte sequestrate ad alcuni neo-brigatisti risultatono dei legami ideologici e operativi con i NIPR.
  36. ^ a b c d e f g h i j k l m Le ombre del caso Marta Russo
  37. ^ Caso Marta Russo, la testimonianza: “Nel bagno del Rettorato la scheda tecnica di una pistola”
  38. ^ Un verbale della questura afferma: “anche in precedenza all’evento delittuoso, e probabilmente dallo stesso punto di fuoco sono stati sparati dei colpi... Alcune persone rintracciate sono sicuramente solite 'divertirsi' a sparare". Si accerta che il bagno di Statistica si poteva chiudere da dentro incastrando la maniglia della porta con la “cipolla” della doccia. Le chiavi erano state rubate tempo prima e chiunque avrebbe potuto entrare nei locali.
  39. ^ Marta Russo, l'appello bis, si cerca l'ultima verità
  40. ^ Alla Sapienza scatta anche l'indagine interna
  41. ^ Suora colpita come Marta Russo Roma, sparo in viale Trastevere. La donna in ospedale: non è grave
  42. ^ Scattone, Giovanni - articoli sull'omicidio raccolti su Murderpedia
  43. ^ La lunga scia di omicidi ancora irrisolti
  44. ^ «Marta Russo, non ci fu complotto»
  45. ^ Uno sparo a Trastevere ferita una suora, è giallo
  46. ^ La vendetta di un balordo dietro il giallo di Trastevere
  47. ^ Il chirurgo: la suora colpita da un cecchino. Il pm la interroga in ospedale, un uomo convocato in caserma
  48. ^ «Mi hanno distrutto, lascio l'Italia». Il caso Marta Russo: una condanna definitiva
  49. ^ Giovanni Valentini, I misteri del delitto di Marta - Controinchiesta (Prima puntata)
  50. ^ a b Cronologia del caso Marta Russo
  51. ^ a b c Alletto: mi sono comportata da madre di famiglia
  52. ^ Bernardino Olzai, morto in uno scontro a fuoco con la polizia durante il sequestro presso Roma, e Diego Olzai
  53. ^ Una morte avvolta nel mistero
  54. ^ Alberto Beretta Anguissola, Le memorie troppo volontarie di Maria Chiara Lipari
  55. ^ a b «Volevo suicidarmi, ora torno a vivere»
  56. ^ Corrado Augias, Indizi, veleni e misteri di un delitto senza movente
  57. ^ Giovanni Scattone - Curriculum
  58. ^ Haver Flavio, Marta Russo, scontro tra i professori, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 16 luglio 1998. URL consultato il 25 febbraio 2013.
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  60. ^ In trappola l'assassino di Marta
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  64. ^ Giovanni Valentini, Quegli alibi così normali
  65. ^ Processo Marta, pm all'attacco. Ferraro smentito dai tabulati
  66. ^ Haver Flavio, "Testimone flop" per l' alibi di Scattone, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 25 aprile 1998. URL consultato il 23 febbraio 2013.
  67. ^ L'omicidio di Marta Russo nella ricostruzione di Roberta Bruzzone (I parte)
  68. ^ Le ragioni del nostro impegno, Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro
  69. ^ a b c d Marta Russo, sull'aula 6 si sbriciolano le prove
  70. ^ Unabomber, la Cassazione conferma: condannato a due anni il poliziotto Zernar
  71. ^ Un ingegnere di Pordenone accusato ingiustamente di essere il bombarolo soprannominato "Unabomber italiano".
  72. ^ a b Comitato per la Difesa di Giovanni Scattone e Salvatore Ferraro, Le cosiddette piste alternative, pag. 20
  73. ^ Scattone non sapeva che la pistola era carica
  74. ^ Lipari, la fatica di ricordare
  75. ^ Ferraro: «Mi offrirono di accusare Scattone»
  76. ^ a b Processo Marta, il giallo delle bobine
  77. ^ a b c d e f g la Repubblica/fatti: Marta Russo, i due pm rischiano la sostituzione
  78. ^ a b Marta Russo, prosciolti i magistrati romani
  79. ^ Il caso Marta Russo - Interrogatorio di Gabriella Alletto
  80. ^ Stralci dell'interrogatorio
  81. ^ a b Vacilla la verità di Gabriella Alletto
  82. ^ Non li vidi sparare, non c'ero
  83. ^ a b Il drammatico confronto: «Vi ho visto, dovete confessare» Quelle pressioni sulla Alletto e l'inchiesta di Flick sui Pm
  84. ^ Delitto alla Sapienza, la bibliotecaria racconta le confidenze della superteste. Caso Marta, un’altra ombra sull’Alletto Un’amica: non era nell’aula sei
  85. ^ Marta, è colpo di scena. Alletto: "Non parlo più"
  86. ^ a b Corrado Augias, Indizi, veleni e misteri, un delitto senza movente
  87. ^ Marta, indagato teste dell'accusa
  88. ^ Fotografia della finestra, in alto a sinistra
  89. ^ Rita Di Giovacchino, Il libro nero della Prima Repubblica, Fazi, pag. 215
  90. ^ Marta Russo: "Scattone sparò consapevolmente"
  91. ^ Brogi Paolo, Gabriella Alletto ottiene il rinvio a giudizio di Taradash, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 13 febbraio 1999. URL consultato il 23 febbraio 2013.
  92. ^ IL RUOLO DEI SERVIZI SEGRETI Ecco gli omicidi irrisolti in cui compare sempre uno 007
  93. ^ "Alletto ipnotizzata perché accusasse"
  94. ^ Alletto: Taradash rinviato a giudizio
  95. ^ Marta Russo: chiesti 18 anni per Scattone e Ferraro
  96. ^ http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/05/26/quella-teste-odia-la-procura.html «Quella teste odia la procura»
  97. ^ Guido Vitiello, Poetic Justice. Il caso Marta Russo, dieci anni dopo
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  100. ^ Osvaldo Duilio Rossi, Capri espiatori di massa, 2011, pag. 2-3
  101. ^ Tavola rotonda sul tema: "Informazione e giustizia: un rapporto difficile"
  102. ^ ad esempio, l'articolo Psicanalisi della giustizia
  103. ^ Adesioni al Comitato pro Scattone e Ferraro
  104. ^ Cerami: ma contano solo i fatti
  105. ^ Un'inchiesta troppo poliziesca condotta con metodi da inquisizione
  106. ^ Comitato per la difesa di Scattone e Ferraro
  107. ^ Haver Flavio, "Ecco perché Scattone sparò ", su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 5 maggio 2001. URL consultato il 23 febbraio 2013.
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  109. ^ Marta Russo, la sentenza della Cassazione del 2001
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  112. ^ Di Gianvito Lavinia, Marta Russo, libero Scattone «Voglio un lavoro e dei figli», su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 3 aprile 2004. URL consultato il 23 febbraio 2013.
  113. ^ «Scattone e Ferraro, colpevoli per sempre». Caso Marta Russo, la Cassazione conferma le condanne dei due ricercatori ma riduce le pene. Assolto Liparota
  114. ^ Studio Legale Liparota - I professionisti
  115. ^ Giovanni Scattone - Biografia
  116. ^ Marta Russo, Scattone e Ferraro condannati anche in Cassazione
  117. ^ Salvatore Ferraro ora lavora in Parlamento. Condannato per la morte di Marta Russo, ha scontato la pena. Collabora con Capezzone alla commissione Attività produttive
  118. ^ Scattone e Ferraro: pene ridotte ma confermate
  119. ^ Marta Russo, stabilito il risarcimento di un milione di euro
  120. ^ Scattone: "Ho la coscienza pulita, sono innocente"
  121. ^ Ferraro e Scattone, la seconda vita in attesa dell'appello
  122. ^ Testo del ricorso di Scattone
  123. ^ Redazione online, Negato risarcimento a Giovanni Scattone, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 28 luglio 2005. URL consultato il 24 febbraio 2013.
  124. ^ Meredith Kercher “uccisa solo da Guede”: Carmelo Lavorino, criminologo, convinto
  125. ^ Di Gianvito Lavinia, «Marta Russo, non ci fu complotto», su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 15 ottobre 2005. URL consultato il 24 febbraio 2013.
  126. ^ Scattone. Capezzone: spero che finisca accanimento contro di lui
  127. ^ Cassazione: condannato Capezzone, diede dei 'teppisti' alle toghe, in Adnkronos, 12 febbraio 2010. URL consultato il 13 febbraio 2010.
  128. ^ Definì 'teppista' un magistrato Capezzone condannato in Cassazione, in La Repubblica, 12 febbraio 2010. URL consultato il 13 febbraio 2010.
  129. ^ "Condannati preventivi": una galleria degli orrori
  130. ^ Redazione online, Morte di Marta Russo, Scattone e Ferraro dovranno risarcire la famiglia, su corriere.it, Il Corriere della Sera, 5 maggio 2011. URL consultato il 24 febbraio 2013.
  131. ^ Fonte: Il Fatto Quotidiano, 18.04.2013, "Marta Russo, Cassazione conferma oltre 300mila euro di spese"
  132. ^ Corriere della Sera articolo del 29 dicembre 2001 [1]
  133. ^ Haver Flavio, Ferraro si dà al cinema. «Esperto» per un serial killer, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 24 settembre 2003. URL consultato il 23 febbraio 2013.
  134. ^ Io, killer innocente di Marta Russo ora metto in scena la cattiva giustizia
  135. ^ Adesioni al digiuno di dialogo con la Commissione giustizia della Camera per l'Amnistia
  136. ^ Un lavoro alla Camera, polemica su Ferraro
  137. ^ Fonte: La Repubblica, 26.11.2011, "Scattone nella scuola di Marta Russo. La madre: «Non dovrebbe educare i giovani»"
  138. ^ Fonte: Ansa,29.11.2011,"La mamma di un'allieva di Scattone",
  139. ^ Fregonara Gianna, UNO SBAGLIO CHE RINNOVA IL DOLORE, su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 26 novembre 2011. URL consultato il 24 febbraio 2013.
  140. ^ Fregonara Gianna, Scattone: «Rinuncio alla cattedra», su archiviostorico.corriere.it, Il Corriere della Sera, 26 novembre 2011. URL consultato il 24 febbraio 2013.
  141. ^ Scattone dal carcere alla cattedra insegna storia e filosofia al liceo, La Repubblica, 6 ottobre 2005.
  142. ^ Marta Russo, Scattone farà il professore di liceo: supplente di storia fino a giugno
  143. ^ Scattone, Lotta Studentesca critica il prof: "Un assassino" Ma i genitori degli studenti si oppongono: "Un ottimo insegnante"
  144. ^ Si ispira al caso Marta Russo Morte di una ragazza perbene il film tv che Luigi Perelli sta girando a Belgrado

Bibliografia

  • Giovanni Valentini, Il mistero della Sapienza. Il caso Marta Russo, Baldini e Castoldi, 1999.
  • Alberto Beretta Anguissola e Alessandro Figà Talamanca, La prenderemo per omicida. Caso Marta Russo: il dramma di Gabriella Alletto, Koinè, 2001.
  • Marco Catino, Sociologia di un delitto. Media, giustizia e opinione pubblica nel caso Marta Russo, Roma, Luca Sossella, 2001.
  • Salvatore Ferraro, Il dito contro. Memoriale del processo per l'assassinio di Marta Russo, prefazione di Vittorio Feltri, Avagliano, 2001.
  • Rita Di Giovacchino, Il libro nero della Prima Repubblica, Fazi, 2005.
  • Sabina Marchesi, I processi del secolo. Enigmi, retroscena, orrori e verità in trenta casi giudiziari italiani da Gino Girolimoni a Marta Russo, Olimpia, 2008.
  • Massimo Picozzi e Carlo Lucarelli, La nera. Storia fotografica di grandi delitti italiani dal 1946 a oggi, Mondadori, 2008.
  • Nino Luca, Parentopoli. Quando l'università è affare di famiglia, Marsilio, 2009.
  • Ferdinando Imposimato, L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici, Giuffrè, 2009.
  • Annalisa Chirico, Condannati preventivi. Le manette facili di uno Stato fuorilegge, Rubbettino, 2012.

Voci correlate

Collegamenti esterni